LA FEDE CRISTIANA TESTIMONIATA DAL MARTIRE STEFANOI. MEMORIA AD ANCONA.

Il martire santo Stefano e Ancona. La cattedrale di Santo Stefano è considerata la prima chiesa cattedrale della città di Ancona. Fin dal primo secolo si ricordano presenti i cristiani ad Ancona.

Sant’Agostino, nel Discorso 322, nell’anno 425 narra: «”…nel mio peregrinare raggiunsi pure Ancona, città dell’Italia, dove il Signore opera molti miracoli per l’intercessione del gloriosissimo martire Stefano …. Quando santo Stefano veniva lapidato erano pure presenti alcune persone innocenti, soprattutto coloro che già avevano creduto in Cristo. Si dice che una pietra gli avesse raggiunto un gomito e, rimbalzata di lì, fosse finita davanti ad un uomo religioso. Questi la prese e la conservò. Quell’uomo era marinaio di professione; un caso fortuito, proprio del navigare, lo sospinse sul lido di Ancona e gli venne rivelato che quella pietra doveva essere lì riposta. Quello assecondò la rivelazione e fece ciò che gli era stato ordinato: da questo fatto vi si edificò una cappella in onore di santo Stefano… essendo stato quello il luogo della rivelazione, là doveva restare la pietra rimbalzata dal gomito del Martire, in quanto, in greco, “gomito” suona ankòn. Ma a renderci bene informati siano proprio coloro che sanno quanti miracoli avvengono in quel luogo. Tali miracoli cominciarono a verificarsi colà solo dopo che fu rinvenuto il corpo di santo Stefano”.

Questa memoria è stata scritta dopo che nel 415 fu rinvenuto il corpo del primo cristiano martirizzato testimone della risurrezione di Gesù Figlio di Dio, Messia redentore del popolo di Dio. Si ricorda che vivente Gesù fu martirizzato Giovanni il Battista e Precursore del Vangelo.

“Martire cristiano” significa testimone della fede in Cristo e diffusore della Chiesa nell’annuncio del Vangelo. Stefano era un discepolo che aveva ascoltato la predicazione di Gesù e aveva  assistito anche alla sua moltiplicazione dei pani. La vicenda del suo martirio è narrata negli Atti degli Apostoli capitoli 6 e 7.

Per potenziare il servizio alla Parola di Dio e alle mense per i bisognosi, gli apostoli stabilirono sette diaconi a Gerusalemme. Stefano era il diacono che faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Molte erano le conversioni a Gesù Messia e una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

Il tribunale del Sinedrio a Gerusalemme ha fatto catturare Stefano che nel dichiarare la sua fede ha raccontato ai giudici la storia compiuta da Dio con il popolo ebraico per mezzo di Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe e come aveva fatto uscirne questo popolo tramite Mosè dalla terra d’Egitto per donargli la terra promessa. Il compimento delle promesse antiche dell’alleanza di Dio con il suo popolo si stava realizzando con il Figlio di Dio incarnato, Gesù risorto.

Nel sinedrio c’era anche il giudice Gamaliele che era stato maestro di Stefano e dichiarava, con retta intenzione di giustizia, che i fedeli in Cristo dovevano essere lasciati liberi, dicendo: “ Se la loro è opera di origine umana, verrebbe distrutta. Ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli”.

Quasi tutti i giudici che tengono il processo considerano Stefano un traditore che ha rinnegato la Legge e il Tempio, lo insultano, lo colpiscono, lo feriscono, lo coprono di sputi; ma Stefano tace, resta calmo e dignitoso, estatico, dice: “ Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Calpestato, ferito, Stefano è trascinato nel vicino cortile.

Gamaliele disapprova nel suo cuore la violenza ingiusta e tace, ma condivide il significato del discorso fatto da Stefano, per protesta si allontana dai sinedristi. Il giovane Saulo (Paolo di Tarso) difende convintamente la condanna, presente  all’uccisione, mentre Stefano lo guarda in modo benevolo. I giudici lanciano una grandine di selci aguzze e di sassi fino a coprire tutto il corpo di Stefano che prega: “Signore mio, Gesù, ricevi lo spirito mio”. Spirando sotto i colpi prega la misericordia divina a favore dei suoi carnefici: “Signore, Padre, perdonali; … per questo peccato …”

La pace, la serenità e lo spirito che Dio dona al martire Stefano fanno meditare Gamaliele su quella vicenda muovendolo alla ricerca di verità, luce, giustizia e alla fine professerà la sua fede cristiana. San Paolo che si era messo ad imprigionare i cristiani, è stato fermato sulla strada verso Damasco dalla visione di Gesù Cristo e si è convertito.

 

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