IL TORNEO CAVALLERESCO nelle Marche dall’epoca feudale (Gabriele Nepi)

PIU’ DI OTTO SECOLI DI GIOSTRE NELLE MARCHE DAL 1149 IN UN DOCUMENTO STUDIATO da Gabriele NEPI a Fermo

Tornei e Cavalcate hanno caratterizzato il medioevo. Dante stesso parla “ … di color che corron a Verona il drappo verde’’ (Inferno XV, 123/24) e di “cavalier muover lo campo a cominciar stormo e far loro mostra… e vidi gir gualdane ferir torneamenti e correr giostra’’. Non si parla di azioni guerresche, ma di esercizi e spettacoli militari. Giostre e tornei sono una peculiarità del feudalesimo e della Cavalleria. Sebbene si fa risalire la loro istituzione a G. De Prévelly nel 1066, essi esistevano da tempo in epoca feudale. Avevano luogo generalmente a primavera per festeggiare fausti avveni menti o in occasione dell’investitura di nuovi cavalieri. Di essi si dava notizia a mezzo dei messi e il bando veniva reso pubblico per ogni dove. Accorrevano, anche da lontano, dame e menestrelli, suonatori e cavalieri. Il rullo dei tamburi ed il clangore delle chiarine caratterizzavano l’evento. Figuranti in ricchi paludamenti dai colori sgargianti e dame sfoggiami vesti ricchissime, costituivano la folla variopinta. Il Concilio del 1139 proibì tornei, cavalcate e giostre cruenti che finivano con il far morire l’avversario. Agonismo accettabile quello “sportivo” di gioia, di festa e talvolta di tripudio. E in questa forma furono autorizzati di nuovo alla fine secolo XII. Il premio che andava al vincitore era rappresentato da oggetti simbolici, quali una corona, gioielli e in modo speciale da un palio o panno di seta coloralo che costituiva il trofeo agognato per ogni partecipante alla gara. La dama consegnava il premio al vincitore tra squilli di trombe, rullo di tamburi e suono delle campane. Nella storia dei tornei, delle giostre e dei palii; ne compaiono di molto antichi. Quello “di Fermo, risale al 1182 o addirittura al 1149 dato che nel 1449 in un atto notarile Monterubbiano dichiarava a Fermo che il palio veniva consegnato alla città da trecento anni. Nel secolo XIII vengono i palii di Ferrara (1279) Asti c Vercelli. Celebre è il palio di Siena. Nel Fermano tali manifestazioni sono tra le più antiche d’Italia: si ricordano quelli tuttora celebrati come “Sciò la Pica” nel giorno di Pentecoste a Monterubbiano, che ricorda la venuta dei Piceni guidati da un picchio. Vi è il Palio della cavalcata dell’Assunta a Fermo (15 agosto). Si ricorda la sfilata tra scampanii festosi e sparo di colubrine dalla rocca. Le vie e le piazze erano pavesate a festa in una gloria di sole e di colore. Oltre alle Magistrature, sfilavano i Capitani d’armi. Era tutto uno scintillare di elmi e di corazze, un garrire di gonfaloni e di orifiammi, un incedere ieratico e maestoso, festoso, solenne e gaio. Vi era anche la Quintana. Il cavaliere si esercitava su un bersaglio mobile costituito da una statua gigante con braccio teso lateralmente. Vi era inoltre la Giostra del Toro, per molti versi simile all’attuale corrida. C’è poi – nuovo sulla scena ma non meno importante – il Torneo Cavalieresco di Castel Clementino che rievoca la cessione del territorio di San Gualtiero da parte della Comunità di Santa Vittoria in Matenano a Servigliano.

Gabriele Nepi

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