POESIE LORETO CULTO MARIANO libro: Laudi spirituali nel pellegrinaggio Mantova 1749

SANTUARIO LORETANO

D  I    M  A  R  I  A

CON LE VARIE TRASLAZIONI, MIRACOLI,

INDULGENZE E PRIVILEGI

Composto da quel che hanno scritto il Padre Horatio

Torsellino, della Compagnia di GIESU’

e molti altri Autori.

Con una breve Cronica de’ Protettori e Governatori d’esso,

e delle cose più notabili, e che nel lor tempo si fecero

e accederono dall’Anno 1191, infino

del 1646, e 1647.

DAL SIG. ANTONIO SALT SACERDOTE

Della Città di Valenza nella Spagna.

Tradotto dalla lingua Spagnola nell’Italiana da un

Devoto della Madonna Santissima

Con la  giunta d’alcune altre cose notabili cavate da libri

Originali dell’Archivio e Custodia della S. Casa.

______________________________

In Macerata, Appresso Agostino Grisei, 1648

Con privilegio, e licenza de Superiori.

SANTUARIO LORETANO

D  I    M  A  R  I  A

Dal SIG. ANTONIO SALT VALENTIANO

Dedicato all’Ill.mo e Reverendiss. Sig.

MONSIGNOR

F  R  A  N  C  E  S  C  O

C  A  E  T  A  N  O

Referendario Apostolico dell’una, a l’altra

Signatura, e Governatore della Santa

Casa, e città di Loreto

In Macerata, Per Agostino Crisei, 1648

Con privilegio e licenza de’ Superiori

_____________________

A conto d’Alessandro Greco della Città di Loreto

A l’insegna dell’Aquila nera.

I N N O C E N Z O    P A P A    X

A FUTURA MEMORIA DEL FATTO

Abbiamo saputo che il diletto figlio Alessandro Greco di Loreto intende far stampare a proprie spese nella nostra città di Loreto un libro intitolato “Santuario Loretano” del diletto figlio nostro Antonio Salt presbitero spagnolo di Valenza che l’ha scritto in lingua spagnola e al presente è tradotto in lingua italiana da un altro e con ciò egli tuttavia ha timore che altri che cercano guadagno dal lavoro altrui si adoperino a stampare questo stesso libro con danno per il detto Alessandro e pertanto egli fece fare una supplica rivolta umilmente a Noi affinché ci disegnassimo, di benignità Apostolica, di provvedere opportunamente su ciò: Noi pertanto vogliamo accondiscendere con speciali favori al detto Alessandro e con grazia decidiamo che egli sia dichiarato innocente e sarà assoluto da sentenze Ecclesiastiche di sospensione, di interdetto da altre pene e censure che siano date in qualsiasi modo fosse stato coinvolto per qualsiasi causa, occasione giuridica o umana, se mai ciò fosse avvenuto, in conseguenza solamente di tali fatti presenti. Noi siamo propensi alla supplica di tale tipo a favore di Alessandro in modo che nel prossimo decennio da calcolare dalla prima stampa del detto libro, purché tuttavia egli abbia approvazione antecedente dal Venerabile fratello il Vescovo Lauretano per cui nessuno sia nell’Urbe, sia nel restante Stato Ecclesiastico sottomesso a lui in modo diretto o indiretto, possa né valga vendere uomini di vendita o proporla del libro stampato da altri, né stamparlo senza la specifica autorizzazione del detto Alessandro o dei suoi eredi e successori o di chi ne abbia ragione. Questo Noi concediamo e favoriamo di autorità Apostolica per mezzo del presente scritto. Noi pertanto proibiamo a tutti i fedeli dell’uno e dell’altro sesso, soprattutto a tipografi e librai sotto pena di scomunica e multa di 500 ducati d’oro di camera dei libri e della intera tipografia applicando una parte alla camera apostolica, un’altra parte lo stesso Alessandro e per la restante terza parte a favore dell’accusatore e del giudice esecutore e ciò in modo irreversibile per il fatto stesso, senza alcun altra dichiarazione, in modo che nessuno osi nè presuma nell’Urbe e nel restante anzidetto Stato Ecclesiastico, né stampare, né avere in vendita, né proporla, senza l’autorizzazione per tale libro, in nessun altro modo. Pertanto diamo ordine ai diletti figli nostri e ai Delegati della Sede Apostolica, ai Vicedelegati, o Presidenti, ai Governatori, ai Pretori, agli altri ministri delle Province, delle Città, delle Terre e dei luoghi dello Stato Ecclesiastico anzidetto, che diano assistenza, presidio, difesa al detto Alessandro ed ai suoi eredi e successori e a chi ne ha ragione, per le cose espresse e quanto detto sopra, ogni qualvolta ne siano richiesti dallo stesso Alessandro. Ai suoi predetti eredi: facciano senza remissione dell’esecuzione contro chiunque non sia obbediente, nonostante qualunque Costituzione e Ordine apostolico e qualsiasi Statuto e consuetudine anche con giuramento e conferma apostolica e nonostante qualsiasi altra validazione che sia in contrasto alle cose anzidette ed in qualsiasi modo concesse e approvate che siano in contrasto. Vogliamo che quando sono esibite o presentata tali cose di fedeltà usino il presente scritto con sottoscrizione di un notaio pubblico e munito di sigillo di qualche persona di dignità Ecclesiastica così in fedeltà dovunque.

Data a Roma presso Santa Maria Maggiore sotto l’Anello del pescatore il giorno 6 giugno 1647 anno terzo del nostro Pontificato

                                                      M. A. MARALDO

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno della Natività dello stesso Signore 1647 al tempo del Pontificato del Padre santo in Cristo e Signore nostro signor Innocenzo X Papa per divina Provvidenza, nel suo terzo anno, il giorno 14 del mese di agosto di tale anno 1647 faccio fede al testo con parola di verità io Pietro Antonio Bertinelli da Montottone della diocesi Fermana, notaio pubblico di autorità Apostolica e Imperiale che ho estratto dal proprio originale il Breve Apostolico spedito sotto l’Anello del Pescatore ed esso concorda con lo stesso Breve originale, come ho riscontrato che concorda facendo io la collazione, sempre salvo; eccetera e l’ho pubblicata in fede delle predette cose e ho apposto il sigillo ed il mio nome, eccetera.

                                                                                           LUOGO DEL SIGILLO

All’Illustrissimo e Reveremdissimo Sig.

Monsignor

F  R  A  N  C  E  S  C  O

C A E T A N O

REFERENDARIO APOSTOLICO DELL’

una, e l’altra Signat. E Governatore della

Santa CASA, e Città di Loreto.

CONSAGRO umilmente a V, S, Illustriss. Il Maestoso Santuario Loretano, piccolo parto del mio corto ingegno, però opra immensa in piccolezza ristretta per trattar di Maria. Non lo dedico acciò mi protegga, ò difenda  da gl’Aristarchi, ò Critici: poiche il secondo sarìa empietà (trattando della Madre di Dio) di chi armasse la sua audace, e mordace lingua contro il suo Cielo: e il primo m’assicura la sperienza: percioche havendo questo Santuario nel suo primo arrivo à questi paesi trovato la prottione della Casa di V. S.  Illustriss. riconosco per suo primiero benefattore Bonifacio VIII,  dell’Eccellentiss casa Gaetana, il quale contanto gli illustrò il suo Pontificato con la con la protettione di esso; giudico superfluo ricercare il suo favore, tenendolo per sicuro, per discendere ella dall’istessa prosapia, per haver col materno latte succhiato il cordiale affetto a questa grande Madre, e governare attualmente la sua Casa, e Città con la prudenza che tutto il Mondo vede. Consagrolo dunque non perché lo difenda, ma perché lo legga, leggendolo contempli la grandezza immensa di esso registrata in pochi fogli dell’in molti, che in varij libri si trovano sparsi; perche dedicar libri di conti con quel solo fine tengono li Savil esser vanità della quale fanno capitale li presuntuosi; consagrarli  à quelli che non sanno leggerli è più tosto disprezzarli, che favorirli, imbattendosi l’autore in un mal Padrone, e etiandio con sospetto d’essere tassato se non dell’intento, almeno di non buon’intendimento. Et acciò che questo mio dovuto ossequio non abbia apparenza di Dedicatoria interessata passarò in silenzio la grandezza, della sua casa Gaetana, rimettendo li lelettori per le notizie d’essa alle

 Historie umane, che distesamente la scrivono: dove potranno leggere tutti del nobilissimo sangue di V. S. Illustriss.  incoronati, ò porporati con Regni Pontifici con Porpore Cardinalitie, ò con Mitre, e Bacoli Pastorali, ò con Titoli di Grandi:

______________ il mio detto la Sede Apost. con  ____ Bonifacio VIII il Collegio de Cardinali con quindeci d’essi, la Corte della Maestà del Rè Catholico mio Padrone, e il suo Regno di Napoli con tanti Grandi, e quella di Roma con tutta l’Italia con tante Prelatie, Dignità Ecclesiastiche, e Governatori, chiamando tutti la sua persona alla maggiore esaltatione, che le sue virtudi meritano, e li suoi humili Capellani le bramano. Riceveva adunque questo Santuario più tosto suo, che mio, poiché lo governa, e riconoscerà in esso il suo valore, e dei suoi Maggiori, e se non applaude al mio ingegno disuguale all’opera, e contenuto in essa, e alla persona, à cui si consagra, applauda almeno alla mia buona volontà, e al desiderio di essa, che non è stato altro, che dimostrar la devozion mia, e affetto cordiale a questa Signora, e alla sua S. Casa e la servitù mia verso V. S.  ILlustriss. à cui  Giesù Christo, e la sua S. Madre concedano la loro grazia, e con lunga vita buona salute, con l’augmento, e esaltazione, che di cuore le prego. Loreto 10 Giug. 1646.

   D.V.S. Illustriss. e Reverendiss.

                                                              Humilissimo Servitor, e Capellano

                                                              Antonio Salt Sacerdote Valentiano

PROLOGO DELL’AUTORE

al lettore

Autori da quali si è cavata la presente Historia

L’Intento di questa mia piccola fatica (saggio Lettore) solamente è stato dimostrare la devotion mia verso la mia Signora la Vergine Madre, la quale in questo Santuario è visitata, e venerata da tutto il mondo, e parimente a crescere quella de i miei nazionali, li quali tenendo la stampata ne i suoi cuori etiandio dal tempo della primitiva Chiesa, non giudico per difficile, che questo mio desiderio non sia per avere il suo bramato effetto. Non penso comporre nuova Historia, se non notare in dodeci paragrafi questa che composero, e ordinarono diversi scrittori antichi, e moderni, e fra essi il P. Horatio Torsellino della Compagnia di Giesù, il quale l’anno 1595 in cinque libri descrisse questo Santuario, le sue Traslazioni, Miracoli, Privilegi, Indulgenze, e doni, la quale nell’anno 1600 tradusse in linguaggio Italiano Bartholomeo Zucqui con l’addizione del libro sesto, e acciò che vedi che io non metto niente del mio, ho giudicato nel bel principio, prima di cominciar la narration d’esso fare un Catalogo di alcuni Autori, che di questa Casa hanno scritto diversi trattati o ragionato se i suoi libri, dalli quali come ape ingegnosa ho composto il mellifluo sano di questo Santuario.

     Primieramente oltre gli santi Evangelisti, e in particolare gli Santi Matteo, Marco e Luca, i quali in diversi luoghi della loro Historia Evangelica si dipinsero gl’altri, e secreti misteri, che in esso la potente mano di Dio operò; hanno scritto di questo Santuario molti Dottori, e Scrittori Greci, e Latini, come Sant’Epifanio, San Damasceno, Eusebio, Paolino, San Girolamo, Beda, Niceforo, Guglielmo Tirio, Paolo Emilio, Variaco, Clitoveo, Valterrano, l’Abulense, e molt’altri: come si vedrà nel paragrafo secondo. Doppo che la Maestra di Dio con la sua miracolosa Traslazione volse onorar l’Occidente collocandolo primieramente nella Dalmazia, e poi in Italia, e nel sito dove al presente si trova, non hanno mai mancato Autori gravi, e dotti, i quali con la loro penna l’hanno illustrato, alcuni d’essi scrivendo l’istoria intiera, altri raccontando le sue Traslazioni, e miracoli nelle sue Croniche generali, e particolare, altri componendo Apologie contro gl’Heretici, e non pochi facendo magnifica mentione nelle sue scolastiche questioni, ò libri devoti. I primi che mostrorno la lor devozione verso questa Angelica casa furono quelli, che prima dell’altri (benche pochi anni) goderono di questo Thesoro, li Dalmatini, quali intorno all’anno 1293, descrivendo nelli suoi  Annali questa, e la sua Traslazione, animarono gl’altri imitarli. L’istesso fecero li Recanatesi l’anno 1296, e del 1387 quali assieme con quelli di Dalmazia furono mandati dalli stessi Recanatesi al sommo Pontefice Leone X e l’anno 1355 a tempo di Benedetto XII, il Vescovo di Macerata, e Recanati fece comporre un compendio dell’Historia di questa Santa Casa, e miracoli; e la città di Recanati ordinò che li Maestri di Scola in vece di altri libri profani legessero questo alla Gioventù della sua città, acciò che col studio  succhiarselo la devotion di questa Signora. Doppo l’anno 1435 Flavio Biondo Segretario d’Eugenio IV, lib.3 de Italia illustrata,: compose un grave Elogio di questa Santa Casa, si come riferisce Torsellino lib. I c. 24. Venne l’anno 1460 e in esso Pier Giorgi Preposito Teremano Governatore di Loreto fece scolpire in una tavola di marmo l’Historia, e Traslazioni di questo Santuario in uno linguaggio Italiano, e a imitazion di questo col tempo si sono messe nelle colonne del Tempio molt’altre di varii linguaggi, e al presente se ne vedono tredici, cioè Latina, Arabica, Greca, Spagnola, italiana, Francese, Polacca, Todesca, Illirica, Inglese, Bretana, Hibernese, e Scozzese. Il P. F. Bartholomeo di Valle umbrosa l’anno 1472 compose questa medesima Historia cavata, come l’istesso dice, da scrittore antiche e dall’inscittione del Teremano e l’anno 1491 sendo Pontefice Innocenzo VIII, il  P. F. Battista Mantovano Vicario Generale della Congregat. di Mantova scrisse questa Historia, e la dedicò al Protettore di questo Santuario il Cardinale Girolamo della Rovere, la quale poi tradusse in Italiano Gio: Sabadino Bolognese. Da questi, e massime dalli prefati Annali l’anno 1533 formò la sua Historia Loretana Girolamo Angelita Cittadino, e Segretario di Recanati, e la dedicò a Clemente VII all’’hora Pontefice; l’istesso fece il suo figlio Gio: Francesco Angelita nelli suoi manoscritti dell’anno 1563. Nicolò Bargilesi Sacerdote Bolognese fece un discorso della vera Historia di questo Santuario. Il P. Fra Francesco Millier Romito di Sant’Agostino cavò questa Historia da certe scrittore antiche di carta pergamena. Bernardino Cirillo Commissario Apostolico di Loreto l’anno 1573 illustrò con discorsi acuti questa Historia, l’istesso fece in vari libri Vittorio Briganti Canonico d’Ancona, e parimente fece un aggiunta all’Historia dell’Angelita cominciando da Clemente VI al Pontificato di Sisto V.

     Oltre il Torsellino hanno scritto l’Historia intiera di Loreto il P.  Luigi Richeomo, nel Pellegrino loretano in lingua francese, Silvio Serragli nel libro intitolato La Santa casa abbellita. P. Bartholomeo Casio in lingua Illirica, e il P. Marco Lima in Greco volgare hanno composto un breve compendio, entrambi Penitentieri Apostolici, il primo di San Pietro, e il secondo di questa Santa Casa. Molti hanno composte Apologie in difesa d’essa contra gl’Eretici come lo fecero li Padri Francesco Turriano in Apologetica Respons. Contra Vergerium: Pietro Caniso

de Deipara lib. 5 c. 25 contra l’istesso Heretico, Giorgio Helsteo contra i Calvinisti, Rutilio Benzonio secondo Vescovo di Loreto contra Vegerio lib. 6 de Iubil, à  cap. 8,

ad c. 28, e nel Specchio di Vescovi lib. I d. I q. 2 e sopra il Magnificat lib. i  c. 21-22 dub. 7 e l’Abbate Luigi Cento Fiorini in Clupeo  Lauret, contra Hereticorum Sagittas.

Parimenti l’ illustrarono alcuni Dottori scolastici come il P. Fra Gio: Viguerio nell’instituzioni Teologiche c. 3 $ 2 Versic. 3 de mot. loc. Ang. P. Francesco Suarez tom. 2  in 3 p. disp. 19 sett, 5 e il P. Gabriel Vasquez nell’istesso luogo disp.126 c.3 n.23. Oltre di questi li Cronologi nelle sue Croniche sono diventati eloquentissime lingue in lode di questo Santuario, come Ambrogio Novidio in Fast. Lib.9 lo stesso Torsellino nell’Epitome del mondo circa all’anno 1291 il cardinal Baronio tomo 1 Annal. Anno 9. Abramo Baronio tomo 1 Cron, lib.6 n.6 ann. 1294. Alfonso Giacconio nelle vite dei sommi Pontefici, e Cardinali, Andrea Vittorelli, e Ferdinando Ughelio nell’addizioni alle sodette vite, e in particolare nell’Italia sacra trattando del Vescovato di Loreto. P. Saliano tom.6 Annal. Ann. 405 2 n.61. P. Gualtero in Chron. saecul. 16 an. 1590 P. Nicolo Orlandino tom.1 Histor. Soc. Iesu lib.14 n.23.24.26 lib.15 n,XI e seq. P. Francesco Sacchino tom.2 eiusd. Histor.  Lib.I n.94 lib.3 n-53, lib.5 n. 119, lib.15 n.154. P. Pietro di Ribadeneira nell’istessa Historia p.1 nella vita di Sant’Ignazio lib.4 c.10 e nella seconda parte della vita del B. Francesco di Borgia lib.2 c.23 lib.3.6.13. Abramo Ortelio nel Theatro del mondo. Leandro Alberto nella descrizione d’Italia descrive questa Santa Casa, le sue Traslazioni, e grandezze. Gio: Antonio Magino nella Geographia descript.15. Gioacchino Vadiano descrivendo la Marca, Nicolò Peransoni nella descrizione della medesima Marca, Francesco Scoto e Girolamo Capugnano nell’itinerario d’Italia part.I.  P. Gop: Bonifatio Spagnolo nell‘Istoria Verginale. Hercole _______________ nella vita della Madonna. Alfonso di Vigliega nella  I parte del Flos Sanctorum nella vita della Madonna. Agostino Manno nell’Historia delle case memorabili cap. 89. Landolpho nella vita di Cristo.P. Lorenzo Masselli  nella vita della Beata Vergine. P Pier’Antonio Spinello nel libro de Maria Deipara cap.29 erc tratt.  De festis Deiparae, num.3. Gio: Pietro Guisano nella vita di San Carlo,lib.2, c.30, lib.6 c.1. Gabriel Fiamma nelle vite de Santi; Antonio Santarelli

nella vita di Christo c.1 n.9 e 10. P. Gio: Pietro Maffeo nella vita di sant’Ignatio lib.3 c.4. P. Virgilio Ceppari nel ristretto della vita del beato Francesco di Borgia Scrive che questo Beato Padre essendo Generale doppo d’una lunga infermità stando ancora con la febre volse visitar questo Santuario, e quanto più s’avvicinava a Loreto scemava la febre, e trovandosi trenta miglia discosto svanì affatto la febre; ed anche fa mentione di questo Santuario nella vita del Beato Luigi Gonzaga p.I, c.2.

Modesto Benvenuti nelle vite de Santi Recanatesi. Tomasso Massucci nella prefazione della vita di S. Paolo. La vita della Madonna stampata in Ingolstadio l’anno 1502 il P. Francesco Glavinich nel Flos Sanctorum in lingua Illirica. P. Rafaele Riera della Compagnia di Giesù Penitentiero di questa Santa Casa dei manoscritti come dice Torsellino in varii luoghi della sua Historia; Christoforo Pacamero nella descrittione di questo santuario. Valentino Laido lib. de Imaginibus. Marc’Antonio Moreto ne li suoi versi.

Ultimamente molti altri Autori dotti, e divoti hanno honorato i suoi libri con far mentione in quelli di questa Casa Angelica; come il P. Fra Niccolò di Cataro nel sacro pellegrinaggio alla Santa Casa. Pietro Gomez Duran  dell’Habito di San Giacomo nell’Historia generale della vita, e pellegrinaggio del Figliol di Dio nel mondo con le descrittioni de il luogo dove dimorò. P. Fra Fulgentio Gallucci nelle grandezze della Santa casa.Laimon di Francia nel viaggio della Madonna, Sebastiano Fabrino nel trattato del giubileo c.36. Gio: Bellarino ne la guida alla Santa casa di Loreto. Gio: Battista Magnati nelli devoti applausi alle glorie della Santa Casa; Alessandro Vitaleone nelle glorie Loretane; il libro delle Regole, Indulgenze, e Orazioni della Congregazione de’ Mercanti  d’Ancona. Il P. Fra Gio: di Cartagena nelle homilie de sac. arcan, tom.3 lib.5, homil.3, tom.4, lib.8 homil.7, lib.ult etc 14. P. Fra Christophoro di Fonseca ne’ discorsi morali della vita di Christo tom.I, trattando dell’Annuntiatione della Madonna. P. Lorenzo Crisogono  Dalmata della Compagnia di Giesù in Mundo Mariano part. I, discurs.13 n.86 e seg. P. Gasparo Loarte nell’Itinerario delli sacri pellegrinaggi. P. Francesco Bencio lib.I, carm. P. Gio: Battista Ferrari nella Casa Pellegrina. P. Biderman nel Domicilio Volante. P. Francesco Remondo orat.2, ne i Funerali del Card. Guastavillani Protettore di questa Santa Casa. P Francesco Costero nell’Epistola Dedicatoria dell’Instituzioni Cristiane. P. Andrea Gelsomini nella prefazione del libro intitolato Thesoro celeste della divotione della Madonna il libro intitolato Mater Agonizantium Praxi. 2, ed in particolare l’Archivio della Città di Loreto, e le Bolle Pontificie che in esso si conservano, cominciando da Benedetto XII, il quale nell’anno 1341, concesse le prime indulgenze fin’a nell’anno 1646 nel quale il Sommo Pontefice Innocentio X non ha lasciato d’honorar questa Santa Casa con particolari indulgenze. Molti altri vi sono, e in particolare della mia natione, che hanno illustrato questo Santuario, e honorato le sue opere con particolari Elogi in lode di quest’Angelica Camera, i quali per non sovvenirmi il nome loro, non li ho posti, e numerati in questo catalogo. Solamente mi è parso registrare qui quelli Autori, che sono capitati alle mie mani, e ho letto nell’Italia, acciò che vedi, che quanto in questo compendio con brevità dirò, l’ho cavato da questi; aggiungendo solamente alcune cose delle moltissime, che in questi tempi sono accadute, e sono venute a notizia mia; per tanto non dirò cosa alcuna senza Autore, come lo vedrai nella margine di questo libro diviso in dodeci Paragrafi per maggior chiarezza dell’Historia, supplicandoti a voler gradire la loro ben’impiegata fatica, e la mia divotione; poiché non pretendo altro, se non la maggior gloria di Dio, essaltatuione della Madonna, e della sua Santa Casa, e l’accrescimento della divotione dei miei Nazionali verso questo Angelico Santuario di Giesù, Maria, e Giuseppe, che siano sempre lodati. Amen.

S A N T U A R I O    L O R E T A N O

D I   M A R I A

Con le sue varie Traslatoni, Miracoli,

Indulgenze e Privilegi

P A R A G R A F O   P R I M O.

Misterii oprati in questo santuario, e Angelica Casa stando in Nazaret,

La Santa Zasa, e Santuario Angelico di Maria, che infino al giorno d’hoggi con gloria grande, e singolare splendore dell’Europa si vede,visita,  e adora da tutto il Mondo in Loreto Città della Marca Anconitana, Provincia d’Italia, e la medesima, ò parte di quella, che li Santi Gioacchino, e Anna Progenitori della Verg. diedero per dote al patriarca San Gioseppe suo Sposo. In questa, secondo alcuni vogliono, habitarono avanti molti Patriarchi del Testamento vecchio, dalli quali l’hereditarono li detti Gioachino, e Anna, e ivi santamente morirono. Qui  (come si trova iscritto nelle Bolle d’alcuni Pontefici) fu conceputa la purissima immacolata Vergine. Qui nacque, e fu allevata da Sant’Anna per lo spazio di tre anni, e sino a tanto, che fu presentata nel Tempio di Gierusalemme, nel quale doppo  essersi trattenuta undeci anni se ne ritornò alla detta Santa Casa, dove si sposò con San Gioseppe (secondo il parere dell’Abulense). Qui discese lo Spirito Santo per unire nella persona del Verbo nel purissimo ventre della Vergine la natura divina, e umana, oprando quello stupendissimo misterio dell’Incarnazione del Verbo Eterno per la salute del mondo, dichiarando questa Signora Madre dell’istesso Dio, e nostra. In questa Casa tutte le Gerarchie de gl’Angeli resero omaggio al Verbo Incarnato, li quali poi divisi in chori, e squadre, ogn’uno il suo mese assistettero facendo guardia al suo Principe fatto uomo nel ventre Verginale di Maria, facendo festa, si come havevano fatto nel tempo della Concettione, e in attività della sua Madre, secondo che dice san Vincenzo Ferrerio, e fù rivelato ancora a Santa Brigida. Da questa Casa, doppo che fù annuntiata si partì la Vergine per visitare santa Elisabetta, e a santificare il Precursor di Christo san Gio: Battista, stando tre mesi in casa di Zacaria, se ne ritornò in detta casa; di dove passati sei mesi se ne andò a Bethleem, dove partorì il Fanciullo Giesù; Da Bethleem, avendo adempiuto la legge della Purificazione, se ne ritornò alla sua casa di Nazaret. Di qui doppo un’anno (secondo la più probabile opinione) per ordine del Cielo se ne fuggì in Egitto con il suo Figliuolo, e S. Gioseppe, dove essendosi trattenuta sette anni, poco più, o meno, fece ritorno nella sua primiera casa di Nazaret, e vi dimorò poi successivamente lo spazio diventi, e più anni in compagnia delli medesimi; nel qual tempo ogni anno visitava il Tempio di Gierusalem per celebrare la Pasqua, particolarmente essendo il Fanciullo Giesù di 12 anni. Nella medesima habitò infino all’età di trent’anni di Christo; il quale essendosi partito da questa casa per ricevere il S. Battesimo, e havendo digiunato 40 giorni, e 40 notti, ritornò a Nazaret, dove oprò alcuni miracoli, sanò varii infermi, diede principio alla sua predicatione (secondo afferma Tito Bostrense) eleggendo per suo primo pulpito la Città, e casa dove fatto huomo, cominciò a vivere tra gli huomini, e in questo tempo v’habitò ancora la Verg.. Di qui si partì varie volte Christo per andare al Giordano a visitare la S. Giovanni Battista, e honorar con la sua presenza le sue prediche, e cominciò ad adunare discepoli; e doppo l’anno, che fu battezzato, e che digiunò, conforme la più comune opinione, se ne andò da Nazaret colla sua Madre, e Discepoli alle nozze di Cana di Galilea, dove convertì l’acqua in vino. Da Cana in compagnia delli medesimi ritornò a Nazaret, e quivi essendo stato alcuni giorni, e havendo intesa la Prigionia del suo Precursore S. Gio: Battista, se ne andò ad abitare a Cafarnau. Da questa Città ritornò un’altra volta a Nazaret honorando spesso questa amata Casa con la presenza sua, degli Apostoli, e Discepoli, quali la Vergine in questa stessa Casa alloggiava, e accarezzava. In questa morì San Gioseppe poco avanti la Passione di Christo. Questa parimente visitò Christo molte volte dopo la sua Resurrettione, accompagnato dalli Padri del Limbo dentro li quaranta giorni, che stette in terra apparendo in essa alla Vergine sua Madre, alle tre Marie, e a gl’Apostoli, secondo si raccoglie da gl’Evangelisti; e in essa, come affermano San Girolamo, e Ruperto Abbate, il medesimo Christo mostrò, e diede a toccare le sue Santissime piaghe all’Apostolo San Tomaso stando con gl’altri Apostoli. Finalmente doppo la sua Ascensione la Vergine Madre la maggior parte delli quindeci, ò venti quattro anni che visse, habitò in questa Casa. Dal che raccolgo, che delli  63, ò 72 della sua vita,

(secondo l’opinioni di diversi Autori) habitò in essa più di cinquanta anni, e Christo delle trentatre la maggior parte occupato in intercedere presso il Padre Eterno per la salute dell’huomo, e impiegato nell’arte di legnaiolo per sostentare sua Madre, restando questa santa Casa con la presenza d’entrambi santificata, e consagrata.

P A R A G R A F O   I I

Fù honorato, e visitato questo Santuario da gli

Apostoli, dall’Imperatrice Santa Elena,

San Luigi Re di Francia, altri Santi,

e Principi del Mondo.

Vedendo gli Apostoli, e tra gl’altri il Vicario di Christo, e il suo Principe San Pietro, la stima grande, che il Figliol di Dio, e la sua Madre havevano fatta di questa santa Casa, come Officina delli maggiori misteri, e in particolare della sua sacrosanta Incarnazione, e considerando, che non solo in Gierusalem erano consacrati Tempii, ma ancora in Ispagna nella città di Zaragora, capo del Regno d’Aragona, apparendo la Vergine sopra un pilastro all’Apostolo s. Giacomo il maggiore appresso il fiume Hebro, gl’ordinò che consacrasse un Tempio al suo nome, come lo fece, e attualmente infino ai nostri tempi si chiama la Madonna del Pilastro, ed è venerato da tutta la Spagna, e celebrato dalle penne d’insigni, e famosi Scrittori, e ricevuto per tale dalla traditione di tutte le Chiese della medesima Spagna. Considerando dunq. tutto questo gl’Apostoli, determinarono consacrarla in Chiesa (come fecero) ponendovi l’Altare, nel quale si dicesse Messa, e il primo, che vi celebrò, si dice, che fusse S. Pietro, imitandolo in questo gl’altri Apostoli; e ancora si crede, la prima, che si comunicasse in questa Santa Casa, fusse la Vergine, mentre di quella dice il Anonimo citato dal Metafraste: Ogni giorno si accostava ai divini misteri e colui che prima teneva nella gestazione, poi spesso lo accoglieva nel corpo. Costume della primitiva Chiesa, secondo avvertì il P. Ferdinando di Salazar della Comp. di Giesù, e si cava da gl’atti degl’Apostoli. Dedicò s. Pietro in compagnia de gl’altri Apostoli questa s. Casa all’Incarnazione del Figliol di Dio, e all’Annuntiatione della Madre. Si confermò quest’Angelica camera infino all’anno 326 nel qual tempo l’Imperatrice S. Elena madre del gran Costantino desiderosa di trovare di legno della Santa Croce di Cristo, se ne passò alla Palestina, e avendo ritrovato ciò che desiderava, e visitati i santi luoghi di Gierusalem, e fabbricativi con real magnificenza Basiliche grandissime, e sontuosiss. Tempi, seguitò il suo viaggio, e arrivata a Nazaret  s’incontrò in questa s. Casa, e sapendo li misteri che Dio havea oprati in quella, volle honorarla non solo con la sua presenza, e con preziosissimi doni, ma anco ingrandirla con farvi fabricare intorno a quella un magnifico, e belliss. Tempio; e da questo tempo cominciò questa s. Casa ad essere riverita da fedeli, è visitata da diversi pellegrini. La visitarono s. Girolamo Dottore della Chiesa, e il s. Paola Matrona Romana l’anno del Sig. 385 (secondo riferisce l’istesso Dottore) quali furono imitati da molti Principi, come Gotifredo Duca di Lorena, che conquistò la Terra santa l’anno 1099,  da Alfonso VI Re di Castiglia, che si trovò nell’istessa conquista, secondo dice Paolo Emil. Oltre di questi Tancredo Principe Normando, il quale non solo visitò, e arricchì questa S. Casa con doni, ma anco dichiarò metropoli, e capo della Galilea la città di Nazaret  per risiedervi questo Santuario.

I Religiosi Militari Templari, e quelli di San Gio: Gierosolimitano, de quali li primi hebbero principio l’anno 1096, e li secondi il 1119 non sono mostrarono la loro devotione verso questa santa Casa con visitarla spesse volte, ma anco la loro Christiana fortezza, assicurando con le loro armi il passo a i Pellegrini, e mostrando la loro pietà con alloggiarli, e accarezzarli negli Hospitali Fabbricati a questo effetto, si come racconta Tirio. Mancò doppo un poco di tempo questo concorso, e divotione per essersi impadronito della Palestina l’inimico della Fede, e Religion cristiana; in fin tanto, che Federico re di Sicilia, e di Gierusalemme l’anno 1225 conquistò col suo esercito la Terra Santa, e aprì un’altra volta la strada alla divotione de Pellegrini, in particolare Europei, si come riferisce l’istesso Tirio. Visitata ancora spesse volte nel giorno della festa dell’Annuntiata dal Cardinal Giacomo Vitriaco Patriarca di Gierusalemme, che visse nell’anno 1238 il quale vi disse Messa, si come egli medesimo lo racconta. Ma chi superò tutti i Principi fu il Religiosissimo Re di Francia San Luigi, il quale essendosi incamminato nell’anno 1249 per l’impresa di Terra Santa, volse ancora visitar questa Santa Casa di Maria, e vedendola di lontano smontò da cavallo, si inginocchiò, e con lacrime la salutò, ringraziando Dio, che in essa havesse  oprato così sovrani misteri, e seguitando il suo viaggio a piedi vestito d’un aspro cilizio, arrivò a detta Santa Casa essendo vicino la festa dell’Annunziata, e havendo la vigilia digiunato in pane, e acqua, festeggiò il suddetto giorno con gran pompa, e solennità, communicandosi con grande divotione a la messa, che vi fece cantare con regio apparato, e magnificenza; e altresì con questo ci lasciò un maraviglioso esempio della pietà, e divotione sua verso detta Santa Casa, si come racconta Clitoneo. Durò poco questa consolazione alli devoti, e fedeli Pellegrini per causa delle guerre, che erano nella Soria, e nella Palestina, e per questo cessò il concorso della gente, ma non già la divotione de fedeli verso questa Santa casa di Maria.

P A R A G R A F O    I I I

Fù trasportato da gl’Angeli questo Santuario da

Nazaret à Dalmazia, e da la Dalmazia in

Italia, Miracoli oprati, e diligenze

fatte da Marchigiani.

Vedendo il Signore, e questo Santuario della sua Madre non era riverito come meritava, ordinò a gl’Angeli, che dall’Oriente lo portassero all’Occidente, e da Nazaret nella Galilea a Tersatto nella Dalmazia. Il che successe alle 9 maggio del 1291 nel Pontificato di Nicolò IV, essendo Imperatore Adolfo I. E subito che comparve questa santa Casa nella Dalmazia, cominciò il Signore ad oprar miracoli in confermazione di essa. Primieramente abbonn acciò le tempestose onde dell’Adriatico mare, che solevano infestare le sponde, e riviere della Dalmazia; doppo per mezzo della Vergine rivelò la verità della Traslazione di questa sua Casa, e dei misteri ivi oprati, ad un devoto Sacerdote nominato Alessandro, Rettore, ò Curato  di Terssatto, liberandolo da una infermità mortale, acciò con maggior credito pubblicasse alli popoli circonvicini della sua Terra, e di tutta la Dalmazia la miracolosa Venuta di questo Santuario di Maria, si come lo fece; il quale doppo in compagnia d’altri tre, col consiglio di Nicolò Francipane Cavaliere Romano Governatore della Provincia,  e Signore di Tersatto se ne andò a Nazaret  per informarsi di questa Traslazione; dove ritrovò esser questa la medesima casa della Vergine, che da Nazaret per mano de gl’Angeli era stata trasportata a Dalmazia,

Stette in Tersatto questo Santuario tre anni, e sette mesi riverito da quelli habitatori, e visitato da diversi pellegrini, che in varie nationi vi concorrevano, per adempiere con divozione i loro voti, in fin tanto, che volendo il Signore honorare l’Italia, e in quella lo Stato della Chiesa, e in particolare la Marca Anconitana, ordinò, che vi fusse trasportata dagli stessi Angioli, li quali di peso levandola, passato il Mare Adriatico, la posero in una selva del Territorio di Recanati, lontana dal mare un miglio, qual selva era di una Signora della stessa Città di Recanati, chiamata Loreta, e da questa la Città, nella quale oggi attualmente si vede si cominciò a chiamar Loreto, e la medesima Casa si chiamò la Santa Casa di Loreto.

Successe questa traslazione a’ 10 di Decembre del 1294 in giorno di sabato nel pontificato di Bonifacio ottavo, per l’Eccellentissima Casa casa Caetana, ò secondo altri vogliono, e è opinione più certa in tempo di Celestino V, detto volgarmente S. Pietro Morone, tre giorni avanti di rinunziare il Papato, essendo Imperatore nell’Oriente Michele Paleologo, e nell’Occidente Adolfo, regnando nella Spagna Ferdinando IV, in Francia Filippo chiamato il bello, in Ungaria Filippo III il Veneziano, in Polonia Henrico il buono, ò Primislao II, e in Inghilterra Edoardo II chiamato communemente il primo. Lascio adesso a’ contemplativi il pensare di che dolore fosse alli Dalmatini, e di allegrezza a gli Italiani, a li primi per haver perso si gran tesoro, alli secondi per possedere dentro i suoi confini deposito così sovrano, quelli per lo dolore erano inconsolabili, questi non capivano in se stessi per l’allegrezza, quelli si dolevano della poca fortuna loro, questi pubblicavano la loro felicità, li Dalmatini con ogni umiltà pregando la Vergine ancora stanno dicendo: Tornate a’ noi Madonna, tornate a’ noi. Gli Italiani possessori di così gran Santuario, con affettuose preghiere, umilmente supplicano la Vergine, che non gli abbandoni.

     Si rallegrò dunque con questa venuta l’Italia tutta, e Dio volse con nuovi miracoli illustrare detta sua Traslazione. Primieramente perché venendo questa santa Casa nel più scuro della notte, la fece risplendere con nuova, e meravigliosa luce, dandola a conoscere a’ Pastori, che in detta selva si ritrovavano alla custodia del loro bestiame, li quali rimasti attoniti da così gran lume, corsero alla Città di Recanati lontana quattro miglia dalla selva, a’ dar notizia di tutto quello, che avevano veduto con li propri occhi, e della nuova forastiera, che del loro territorio improvvisamente s’era impadronita; Il che inteso da’ divoti Recanatesi, invitandosi l’un l’altro, se ne andarono a truppe alla selva, e videro la nuova Casa, riverirono le sue muraglie, adorarono la Vergine, e lodando il Signore per un prodigio si grande, lo ringraziarono di tanto favore. Lo stesso fece la pietosa signora Loreta, discorrendo in persona per tutta la Provincia, pubblicando universalmente l’onore, che il Signore gli aveva fatto, collocando nella sua selva si gran tesoro. Secondariamente gli alberi per dove passò questa santa Casa si piegarono in segno di riverenza, e così restarono infino all’anno 1575 quali poi i contadini inconsideratamente per più comodamente coltivare la terra tagliarono. Terzo rivelò il Signore la verità di questa santa Casa ad un divoto Heremita chiamato Paolo della Selva, che abitava vicino al medesimo luogo con nuovi lumi, con li quali varie volte la vidde illuminata, e apparendoli la Vergine, gli dichiarò ciò che in quella si conteneva, ed i grandissimi misteri, che nella medesima il Signore haveva oprati. Quarto cominciarono con questa sua venuta a cessare le guerre sanguinose d’Italia cagionate dalle discordie fra Principi Christiani.

     In questa selva si trattenne per lo spazio di otto mesi, perché vedendo il Signore, che ivi non gli era portata la dovuta riverenza, e che i pellegrini per causa delli latrocinii, e homicidi non potevano liberamente visitarla, ordinò che fusse trasportata in un colle di due fratelli, lontano dalla selva un miglio, dove parimente stette poco tempo, e così nel termine delli quattro mesi della sua terza Traslazione stabilì mutarla la quarta volta, e collocarla nella strada pubblica poco lontana dal colle; e l’origine di questa mutazione furono le discordie nate tra detti due fratelli per causa delli doni, che s’offerivano dalli pellegrini, e per questo determinarono finir  la lite con l’armi; ma la Vergine volse terminarla lei con partirsi da quel colle, e trasferirsi nel luogo, dove al presente si visita, e adora da tutto il mondo.

 Subito, che la Città di Recanati si vidde honorata, e arricchita di così tanto, è prezioso Tesoro, elesse questa sovrana Regina, per sua Avvocata, e particolare padrona insieme con tutta la Provincia Anconitana, fabricandoli un Tempio intorno, imitando in questo l’Imperatrice Santa Elena, a persuasione del Vescovo di Macerata, sotto la di cui Diocesi era allora Recanati (come dice il Torsellino) liberando tutto il suo distretto da ladroni, e banditi, che con furti, e homicidi travagliavano i pellegrini, dal che acquistò il nome di città giustissima; e doppo in rendimento di grazie per essere stata liberata dalla peste ad intercessione della Vergine adornò a proprie spese la santa Imagine di questa sua Madre, e Avvocata con una ricchissima corona d’oro, tempestata di varie gioie, e perle pretiose; e scegliendo sedici huomini di gran fede, e credito di tutta la Marca nel secondo anno della sua Venuta in Italia, li mandò in Dalmazia, e doppo a Nazaret per accertarsi della verità di questa santa Casa, e delle sue traslazioni. Li quali d’accordo, usate le dovute diligenze, si in Dalmazia, come in Nazaret, che giustificarono esser questa Casa la medesima, che stava in Nazaret, e che doppo si trasferì nella Dalmazia, ed dove fu conceputa, e nacque la Madre di Dio, il Verbo Eterno si incarnò, e furono oprati li misteri detti nel primo Paragrafo di questo Santuario, e autenticarono il tutto con istrumento pubblico, sottoscritto da molti testimoni, il quale fu conservato da Recanatesi nel loro Archivio per molti anni, infino che seguì l’incendio, e rovina della loro Città.

P A R A G R A F O   I V

Si descrive questo Santuario con l’Immagini della

Madonna, bambino Giesù secondo vennero

in Italia, e del modo, col quale

al presente si trovano.

    Venne questa Santa Casa di Nazaret in Dalmazia, e doppo in Italia senza fondamenti, e senza pavimento (restando il tutto in Nazaret per più certezza del miracolo) con sole quattro muraglie in forma quadrata più lunga, che larga, coperta di tetto nel di fuori, e di dentro con sottovolta di legno gentilmente soffittata, e lavorata con piccioli quadretti in forma di scacchiera colorita in azurro, adornata, e abbellita d’indorate stelle parimente di legno. Immediatamente sotto il soffitto intorno alli santi Muri spiccavansi tanti archi, o lunette, overo semicircoli insieme congiunti, dentro de quali erano incastrati, ò inseriti certi vasi di creta vitriati, e vergati con colori come scudelle, tazze, o catini piccioli. Le muraglie grosse di due palmi non sono di mattoni, ma di pietra viva di colore castagnaccio, simili però alli mattoni, che si usano da noi, disuguali fra di loro nella grandezza. Erano dipinte in queste muraglie diverse pitture, che rappresentavano alcuni miracoli operati in quella santa Casa, e molti altri Santi, come il S. Giorgio martire, Sant’Antonio Abbate, San Luigi Re di Francia, e molti altri, e infino al di d’hoggi si vedono molte di queste pitture. Tutta la Casa è di lunghezza, quasi quarantatre palmi romani, di larghezza poco più di dieciotto, ed altezza diecinove. In mezzo della muraglia, che riguarda al settentrione, facciata, e frontespizio di questa santa Casa (secondo il parere del P. Torseòòomo) vi era una porta alta diece palmi, e larga poco più di sei, con il suo architrave di legno massiccio, e quasi incorruttibile; qual porta adesso sta ferrata, e ancora si vede l’architrave della stessa muraglia, e vicino alla mano manca di detta muraglia vi era un armario alto tre palmi, e  mezzo, largo due, e mezzo, (e al presente si vede riccamente adornato d’argento dal duca di Parma) dove si crede, che la vergine conservava la sua Bibbia, e li suoi poveri arnesi, e doppo gl’Apostoli il Santiss. Sacramento, e attualmente in essa si conservano le scudelle (dove si crede piamente, che Christo, la Vergine, e S. Gioseppe mangiassero) ornate riccamente d’oro dalle Eminentiss. Signor Cardinal Sandoval Vescovo all’hora di Giaen, e adesso Arcivescovo di Toledo, primate di Spagna, dentro un cassettino d’argento curiosamente lavorato a spese del Duca d’Alcalà, grande parimente di Spagna. Nella muraglia verso mezzo dì stava l’Altare alto cinque palmi, e largo poco più di sei, consacrato dagli’Apostoli, sopra del quale vi era una Croce alta cinque palmi, e altre tanti larga, con un Christo Crocefisso, da una parte la Santissima Vergine, e dall’altra S. Giovanni, il tutto fatto, e dipinto per mano di san Luca. Questa Croce è stata diverse volte levata dalla Santa Casa, e sempre miracolosamente vi è ritornata, e al presente si vede sopra la finestra, dove entrò l’Angelo, adornata riccamente d’argento dall’Eccellentissimo Signor Don Taddeo Barberino Principe Prefetto Nipote di Papa urbano Ottavo. Questo altare doppo per maggior commodità fù posto dove al presente si vede, cioè sotto l’Altare dove si celebra l’incruento sacrificio della Messa. Nella stessa muraglia à mano destra del detto Altare, e sopra la porta che fù fabbricata per entrare nel santo Camino vi era una fenestra ferrata in forma d’armario, dove venne l’Imagine della Vergine coperta, con una veste di seta come di ciambellotto di color di rose secche, che ancora si conserva in un’armario vicino al santo Camino, dentro un cassettino d’argento. Nella muraglia Occidentale vi era una fenestra quattro palmi, e mezzo alta, e larga quattro, che si dice essere stata quella, dove entrò l’Angelo per annuntiare la Vergine, e hoggi attualmente si vede adornata d’argento dal Duca Caetano. Nella muraglia Orientale vi era il Camino dove la Cergine cucinava per lo suo Figliuolo, e per San Gioseppe, suo Sposo, e si chiama il Santo Camino, che è alto poco più di sei palmi, e largo poco meno di tre, e mezzo; la cima del quale stava aperta sopra la medesima muraglia da un lato, e dall’altro un campanile con due campanelle, che adesso ancora si conservano dentro questa santa Casa, il suono delle quali è unico rimedio per le tempeste di grandine, si come l’esperienza lo dimostra. Sopra questo santo Camino vi è stato fabbricato un nicchio adornato, e arricchito con diverse perle, e pietre pretiose, dentro il quale al presente sta collocata, la Santa Imagine della Vergine con quella del suo Figliuolo riccamente vestita; le cui teste sono adornate da due corone d’oro tempestate con molti diamanti: Precioso dono della Maestà Christianissima donna Anna di Borbone, e Austria, moglie di Luigi XIII, Re di Francia, e sorella di Don FilippoIV, Re di Spagna.

     Questa Santa Imagine della Vergine, con quella del Pargoletto Giesù di legno di cedro setino, o d’altro legno incorruttibile poco più di quattro palmi alta, la sua veste dorata con una cinta piena di perle, porta la corona reale in testa, di capelli sono alla Nazarena sparsi per le spalle con un manto di color azzurro, che coprendo la schiena, e le spalle, e piegato sotto il braccio dritto parimente copre la maggior parte del corpo della Vergine, e arriva fino alli piedi, e orlo della veste, e con il braccio sinistro tiene mezzo abbracciato il suo Pargoletto Giesù alto poco più d’un palmo, e mezzo, e con la mano dritta lo sostiene. Questo Bambino con la sua capigliara alla Nazarena, con il suo picciol manto di color azzurro, vesticciola rossa con la bellezza del volto, e fattezze del corpo mostra gran maestà, tiene le prime dita della mano dritta un poco rilevate in forma di dar la benedizione, e con quella della mano sinistra sostenta il mondo. Il volto della Vergine è molto sereno, grave, e bello, illustrato con color bianco, e risplendente come d’argento imbrunito, ma però per lo spazio del tempo, e per lo fumo causato da molte Lampade d’oro, e d’argento, che sempre ardono nella S. Capella si è un poco annegrito, e offuscato. Questa Figura di rilievo della Vergine, e del Santo Bambino fu intagliata nel medessimo legno da S. Luca Evangelista, secondo, che è stato rivelato per mezzo della Vergine a persone serve di Dio, e degne di fede. In questa maniera venne la Santa Casa con l’Imagine della Vergine a Dalmazia, e dalla Dalmazia alla nostra Italia. Vedasi il P. Torsellino.

     Doppo per più comodità di Custodi di questo Santuario Angelico, e delli Pellegrini serrandosi la porta grande con la quale venne, furono aperte nelle sue muraglie tre porte, una per quelli che entrano a visitare il Santo Camino, l’altre due per li pellegrini, e altra gente, e sono quelle per dove ordinariamente s’entra nella medesima Santa Casa; e insieme per fortezza di quella, Paolo III li fece levare il tetto di legno, che fu sotterrato nel pavimento della stessa Casa, e in suo luogo, fabbricata una curiosissima, e bellissima volta, con un occhio, o fenestrino in mezzo. Del detto tetto si conservano ancora due travi, uno de’ quali sta sotto il pavimento vicino a alla muraglia Occidentale, sotto la fenestra per dove entrò l’Angelo, il quale, benché del continuo si ricopra di ferro, o d’argento, per essere calpestato dal popolo, più presto si consuma detto ferro, che detto trave, restando sempre incorruttibile. L’altra si vede hoggidì delle medesime mura della Santa casa, e sta nella cima, o cornice del parapetto, o d’irrisione d’argento, che tra l’altare, e il Santo, coperta parimente d’argento al costo del Cardinal Dietrichstain vescovo di Olmuz nella Moravia; si conserva ancora del detto tetto un pezzo di tavola con una stella attaccata, e con molte altre in una cassetta dentro l’armario delle Sante Scudelle.

     Finalmente per consolatione di quelli, che leggeranno questo Santuario Loretano, avverto, che se contemplano bene il sito di questa Santa Casa, troveranno conforme le regole dei Mathematici, che sta collocata egualmente alle quattro parti del Mondo, cioè Oriente, Occidente, Mezzo dì, e Tramontana, quasi invitando a sé tutti gli uomini, acciò con devoto, e santo pellegrinaggio la visitino, e adorino, e arricchischino con i suoi doni; e così la muraglia dove sta collocata la santissima Vergine riguarda à dirittura l’Oriente, la parte contraria dove sta la fenestra dell’Angelo riguarda l’Occidente, la parte sinistra, dove stava la porta antica di questa Santa Casa rimira la Tramontana, e la parte dove anticamente era l’Altare consagrato dagl’Apostoli rimira il Mezzo dì, e in questa maniera il Sole secondo i suoi diversi corsi, e movimenti va salutando, e scomparendo i suoi raggi alla Madre del vero Sole Christo Giesù; e questo stesso sito (crede probabilmente il Torsellino) che havesse questo Angelico Santuario di Maria in tutti quei luoghi, nei quali era stato e per l’addietro s’era fermato.

     Concludo finalmente questo Paragrafo, con avvertire il Lettore, che quel luogo, dove si posò l’Arcangelo San Gabriele per Salutare, e Annuntiare la Vergine, fù quell’angolo, che vanno dentro le due parti, Occidentale, e Meridionale, e quel luogo dove stava la Vergine in profondissima contemplatione ritirata, fu l’altro angolo opposto, che fanno parimente l’altre due parti, Orientale, e Settentrionale, come lo riferisce il medesimo Torsellino.

P A R A G R A F O   V

Si descrive l’ornamento di Marmo, col quale,

questo santuario e d’ogn’intorno coperto

I Sommi Pontefici per maggior grandezza, splendore, e abbellimento di questo Angelico Santuario, non solo gli fecero fabbricare il magnifico Tempio adornato, ed abbellito con varie colonne, capelle, e pitture, sacrestie diverse, Sala del Tesoro, Choro di canonici, Fonte battesimale, e le porte curiosamente coperte d’effigiati bronzi, ma anco circondarono la medesima Santa Casa con un magnifico, sontuoso, e leggiadro ornamento di bianchi, e fini marmi, i quali con tal’artificio coprissero le sue mura, che componessero per se stessi un superbo edificio, con tal lavoro di statue, e figure, che senza esagerazione potesse essere annoverato fra i sette miracoli del Mondo, e campeggiasse non tanto fra agli innumerabili, e degni edifici di Roma, ma anco di tutto il mondo.

     Quest’ornamento a quattro parti, ò quadri conforme alle quattro muraglie della santa Casa, che d’ogn’intorno la cingono, e l’adornano; nelle quali con maraviglioso, e singolare artifizio sono scolpite bellissime figure, rappresentanti diversi misteri della vita di Nostro Signor Giesù Christo, e della Vergine Santissima, molti dei quali sono stati oprati in questa santa Casa. Nella parte Occidentale, che riguarda la porta del Tempio vi è  scolpita quando la Vergine fu annuntiata, e quando visitò santa Elisabetta, e quando la Vergine, e S. Gioseppe s’arrolavano per pagare il solito tributo in Bethlem, e in mezzo di questo vi è la fenestra dove entrò l’Angelo, sotto la quale sta l’Altare è chiamato communemente dell’Annuntiata. Nella parte Orientale di sono scolpite quando la Vergine fù Assunta, ed i quattro luoghi, nei quali la santa Casa, portata miracolosamente dagl’Angeli, si posò, con una breve inscrezione dell’Historia. Nella muraglia Settentrionale vi è scolpita la Natività della Vergine, con lo sposalitio di S. Gioseppe. Nella muraglia Meridionale vi è scolpito il Natale del Signore con l’adorazione de Magi. Sono adornati questi quadri, e divise le sudette figure da sedici colonne scannellate con le basi, e capitelli lavorati con ordine Chorinthio, e negli spazi tra l’una, e l’altra colonna vi sono i nicchi dove risiedono dieci Sibille, e altrettanti Profeti. Nel quadro Occidentale vi sono due Sibille, e due Profeti, à mano dritta sta la Sibilla Libica, e sotto il profeta Geremia, nella sinistra sta la Sibilla Persica, e sotto il Profeta Ezechiele. Nel quadro Orientale, che riguarda la Capella della Provincia, vi sono altrettanti Sibille, e Profeti, a mano dritta si vede la Sibilla Samia, e sotto il profeta Moise, nella sinistra la Sibilla Cumana, e sotto il profeta Balaam. Nel quadro Settentrionale vi sono intagliate tre Sibille, e tre Profeti, in mezzo sta la Sibilla Frigia, e sotto il Profeta Giona, nella mano dritta la Sibilla Helespontica, e sotto il Profeta Isaia, nella sinistra la sibilla Tiburtina, e sotto il profeta Amos. Nell’altro quadro Meridionale vi sono intagliate altre le Sibille con altrettanti Profeti, nel mezzo sta la Sibilla Cumea, e sotto il profeta Davide, à mano dritta la Sibilla Eritrea, e sotto il profeta Zaccaria, alla sinistra la Sibilla Delfica, e sotto il Profeta Malachia.

     Tutta questa artificiosa macchina e accerchiata, e incoronata di sopra d’una vaghissima, e ben disposta balaustrata di marmo. Si vedono in quest’ornamento quattro porte  effigiate di bronzo; per tre delle quali s’entra dentro la Santa Casa, essendo l’altra stata fabbricata solamente per salire sopra la volta della santa Capella, e per corrispondenza dell’altre, e per abbellimento dell’Edifizio. Tutte queste porte sono adornate di marmo fino con due Angeli sopra l’architrave di ciacheduna, e con l’arma di Lione X, e altri fiorami al lato. Finalmente sotto la parte Orientale si legge la seguente iscrizione scolpita in una tavola di marmo, e contiene un breve sommario di questa Historia, e delle quattro mutazioni che fece, le quali si vedono curiosamente intagliate nel detto quadro; e Clemente VIII ordinò che si facesse la detta iscrizione, essendo Protettore di questa Santa Casa il cardinal Gallo.

P E L L E G R I N O   C R I S T I A N O

che qui sei venuto per pietà o per voto,

contempla la Santa Casa di Loreto venerata in tutto il mondo

per i divini misteri e per la gloria dei miracoli.

Qui è venuta alla luce la Santissima Madre di Dio, qui è stata salutata dall’Angelo, qui l’Eterno Verbo di Dio si è fatto uomo. Gli Angeli in un primo momento la trasportarono dalla Palestina nell’Illirico, presso il Castello di Tersatto, nell’anno della Salvezza 1291, essendo Sommo Pontefice Niccolò IV. Dopo tre anni, all’inizio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva di questo colle. La stessa, per opera degli Angeli, mutato per tre volte il sito nello spazio di un anno, fu traslata laddove finalmente fissò la sua sede per volere divino trecento anni or sono. Da quel tempo, i popoli vicini furono presi d’ammirazione per sì stupenda novità e in seguito, per la fama dei miracoli divulgata in largo e in lungo, questa Santa Casa ebbe grande venerazione da parte di tutte le genti. Le sue pareti, senza fondamenta, dopo tanti secoli permangono integre e stabili. Il papa Clemente VII la rivestì con un ornamento marmoreo nell’anno del Signore 1534. Clemente VIII, Pontefice Massimo, ordinò che in questa lapide fosse scritta una breve storia dell’ammirevole Traslazione nell’anno 1595. Antonio Maria Gallo, Cardinale Prete di Santa Romana Chiesa e Vescovo osimano, Protettore della Santa Casa, la fece eseguire. Tu, pio pellegrino, venera con devozione la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e per la sua intercessione, tu possa conseguire dal Figlio dolcissimo, autore della vita, il perdono dei peccati, la salute del corpo e il gladio eterno.

Vedasi in Torsellino la descrittione di quest’ornamento, e nel Paragrafo seguente, e nell’undicesimo di questo Santuario si riferiranno li Pontefici che ordinarono si facesse, per perfezionasse.

P A R A G R A F O    VI

Indulgenze, e privilegi concessi da Sommi Pontefici

à questo Santuario.

     Non contenti di questo i Sommi Pontefici à gara sin dal principio della sua Venuta in Italia, non solo lo visitarono, e arricchirono con i loro doni, ma ancora li ingrandirono, e illustrarono con Privilegi, Grazie, e Indulgenze. Registrarò brevemente tutto ciò, che hanno fatto i pontefici in favore di questo Santuario, rimettendo il lettore al Paragrafo undecimo, dove si vedranno l’altre cose, che li Protettori, e Governatori di questa Santa Casa hanno fatto nel tempo di questi Pontefici. Benedetto XII nell’anno 1342 concesse le prime indulgenze ad istanza dei Recanatesi. Urbano V nell’anno 1365 ovvero 1366 (secondo il parere d’alcuni) venendo da Avignone di Francia a Roma, a persuasione del Legato Apostolico di tutta l’Italia il Cardinal Egidio Carriglio Albornoz visitò questo Santuario, e fu il primo Sommo Pontefice che lo onorò con la sua presenza. Urbano VI nel 1388 a 13 di Novembre con l’occasione delli miracolosi lumi, che si viddero apparire nella S. Casa per la festa della Natività della Vergine concesse per questo giorno indulgenza plenaria. Bonifacio IX nell’anno 1390 prorogò l’istesse indulgenze per li mesi di Settembre, Ottobre, Novembre, e ne concesse una plenaria per lo giorno dell’Annuntiata, Martino V ad honore di questa S. Casa, si come dice il breve del 1420 diede facoltà di far la fiera alli Recanatesi nelli detti tre mesi con le medesime indulgenze. Nicolò V dell’anno 1447 concesse un’altra indulgenza plenaria per lo dì dell’Annuntiata, e ordinò, che i doni, e regali fatti a questa Santa Casa non si potessero impiegare in altro senza licenza del Pontefice. Calisto III Valentiano dell’Eccellentissima Casa Borgia nel 1456 fortificò questa Santa Casa, ponendovi presidio contro il Turco. Pio II, del 1464 visitò questo Santuario in rendimento di grazie per essersi liberato da una infermità ad intercessione della Madonna di Loreto, e li donò un calice d’oro, con altri doni. Paolo II del 1464 obbligato alla Vergine per averlo liberato dalla peste, e rivelato ancora in questa S. Casa, che doveva essere Papa, concesse indulgenze per li giorni della Natività, Purificazione, Assunzione della Vergine, e per tutte le Domeniche dell’anno, per tutti i giorni della settimana Santa, per le Pasque di Resurrezione, e della Pentecoste con le sue feste, per il Corpus Domini con tutta l’Ottava; esentò questa santa Casa, soggettandola immediatamente al Papa, cominciò il Tempio, e ai Confessori concesse autorità di poter assolvere da’ i casi reservati alla Sede Apostolica. Sisto IV nel 1473 confirmò tutte l’indulgenze concesse dai suoi antecessori, e di nuovo ne concesse una plenaria nel giorno della Natività della Madonna, vi dichiarò un  Vicario per lo spirituale, ed un Governatore per lo temporale con otto Capellani, ò sacerdoti per assistere al culto divino della S. Casa, e confessare i poveri pellegrini, concedendoli autorità di commutar li voti, fuor de li cinque riservati al Pontefice, e seguitò la fabbrica della Chiesa. Innocentio VIII nel 1491 non solo adornò con l’Imagine della B. Vergine con un preziosissimo gioiello con la sua arma, e la Chiesa con una ricca, e curiosa tapezzaria, ma ancora sapendo, che i Padri Carmelitani havevano avuto cura di questo Santuario stando in Nazaret, ad  istanza del Cardinal della Rovere Nepote di Sisto IX Protettore vi stabilì trenta di loro, con autorità di Penitentieri Apolstolici, sì come si vedrà nel seguente Paragrafo. Giulio II del 1507 al li 21 di Ottobre confirmò tutte le indulgenze, concedendone un’altra plenaria per il giorno dell’Annuntiata, esentantola dalla giurisdizione dei Recanatesi, e volse lui medesimo esserne Protettore, intitolandola Sacello, ò Capella Pontificia, e li suoi ministri Familiari del Papa, e misto imperio al Governatore, fece l’organo, e istituì la musica, fini la Chiesa, fece far due campane grosse, fece condur marmi per l’ornamento di questa Santa Casa, dandoli molte possessioni, la visitò due volte in persona, nella prima disse messa, diede la benedittione al popolo, e li concesse molte indulgenze, e nella seconda in rendimento di grazie alla Vergine per essere stato liberato d’un colpo d’artiglieria nell’assedio della Mirandola, e la palla ancora si vede pendente della Santa Casa in memoria di questo miracolo, e per segnale della vittoria ottenuta da i suoi nemici, e fra gl’altri doni presentò alla Vergine una bella, e ricca Croce, con dei candelieri d’argento indorati l’anno 1510. Leone X nell’anno 1513 alli 19 di Aprile aumentò l’autorità alli Penitentieri, e l’anno 1514 dichiarò, che nella sospensione generale dell’indulgenze non si intendono sospese quelle della Santa Vasa, e alli otto di Decembre eresse in Collegiata la Chiesa di Loreto con dodeci Canonici, e uno di essi con titolo d’Arciprete, e altrettanti beneficiati, con sei chierici aiutanti di coro; e ordinò che da questi s’eleggessero sei, ò otto Penitentieri, due Canonici, e gli altri Beneficiati, e l’anno 1515 a 18 di Gennaro confermò li privilegi, indulgenze, e di nuovo a concesse un’altra plenaria per lo giorno del santo Natale, e le due feste seguenti; e l’anno 1518 al primo d’Agosto confermò un’altra volta li privilegi, indulgenze, e ve ne aggiunge di nuovo un’altra plenaria per tutte le Domeniche che di Settembre, e Ottobre, e l’anno 1519 al primo di Giugno confirmò la terza volta l’indulgenze, e privilegi, e l’esentò dalla giurisdizione del Legato della Marca. Oltre di questo fece un Spedale, e ordinò, che fosse fusa una campana di rara grandezza, e chiamolla dal nome della terra Loreta; cinse, e fortificò Loreto di bastioni, di mura, e di baloardi, ed diede principio all’ornamento di marmo. Adriano VI, l’anno 1522 confirmò tutte le indulgenze concesse a questo Santuario. Clemente VII l’anno 1525 a 11 Aprile, e secondo del suo Pontificato confermò tutte le indulgenze, e privilegi concessi da Leone X ingrandì la fabrica del Tempio, e del palazzo, e fece la maggiore, e migliore parte dell’ornamento di marmo, mandò tre camerieri suoi a Nazaret e per investigar con diligenza la verità di questa santa Casa, nell’anno 1534 la visitò quando ritornò da Bologna da coronare l’invittissimo Carlo V Imperatore Romano Re, e Monarca delle Spagne. Paolo III l’anno 1535 confirmò tutte le indulgenze, e ne concesse dell’altre, fondò un Seminario di putti per cantare le lodi alla Madonna, fabricò tre Hospitali, fece la volta della santa Capella, e li balaustri, che cingono l’ornamento di marmo, e la visitò due volte, offerendoli ricchissimi doni, e li concesse altri privilegi, e esenzioni, e l’anno 1549 un ultimo del suo Pontificato illustrò il Signore questa santa Casa con una colonna di fuoco di grandissimo lume risplendente, la quale apparve su’l Tempio, e fu osservata incaminarsi pian piano verso la Chiesa intitolata a Santa Maria delle Vergini della Città di Macerata quattordici miglia discosto da Loreto, si come dice il Torsellino. Giulio III nell’anno 1554 essendo vivo ancora Sant’Ignazio fondo il collegio della compagnia di Gesù, e in questo stesso tempo illustrò il Signore questa Santa casa con nuovi, e miracolosi lumi, li quali partendosi da essa, si inviarono verso un’altra chiesa della Madonna detta dal borgo Santa Maria di Storaco di Monte Filottrano terra della marca anconetana, e doppo di haverla illustrata, girando intorno intorno per alquanto ispazio di tempo, finalmente se ne tornarono al medesimo luogo donde si erano partiti; e queste celesti fiamme furono ancora vedute nel Tempio medesimo di Loreto l’anno 1555 come si vedrà nel prossimo Paragrafo. Marcello II l’anno 1555 obbligato alla Vergine per averli in questa santa Casa rivelato d’essere eletto P. Apa, pensò di fare tutto ciò, che doppo fece Sisto V si come apparisce in alcune memorie sue, che ancora si confermano in M. Fano sua patria, ma lì pochi giorni del suo Pontificato furono causa di non poter effettuare tutto ciò, che desiderava. Paolo IV Napolitano di casa Caraffa dell’anno 1555 confirmò tutti i privilegi, indulgenze, accrebbe il numero dei ministri di detta santa Casa, facendolì moltissimi, e ricchissimi regali. Pio IV l’anno 1559 confirmò l’indulgenze, e privilegi delli suoi antecessori, e l’anno 1561 vi aumentò il numero dei Canonici, confirmò il Collegio della Compagnia di Giesù, e gli stabilì l’entrata, e adornò la cupola del Tempio. Pio V l’anno 1566 gli inquirenti assai, nel i primi Agnusdei da lumi benedetti di fece improntare l’immagine della Madonna di Loreto, con queste parole: Veramente splendida è la casa che fu a Nazare, fece cercare, e gli determinò buonissimi musici, fece mettere nell’ornamento di marmo diece Sibille, e altrettanti Profeti, fece un Hospitale, istituì quattro Confraternite, e li diede le regole, e leggi che dovevano osservare, prohibì che voti fatti a questa santa Casa non si potessero commutare in altre opere pie, e li fece ricchi, e precisi regali. Gregorio XIII dell’anno 1574 confermò tutte le indulgenze, e concesse l’altre, e di più, che non si intendessero sospese nel tempo del Giubileo universale, accrebbe l’entrata de’ Canonici, fondò il Collegio Illirico sotto il governo dei Padri della Compagnia di Giesù, e donò a questa medesima Vergine la Rosa d’oro, che ogn’anno si benedice la Domenica quarta di Quaresima, con molti altri doni, e l’anno 1577 li concesse un’Altare Privilegiato per l’Anime del Purgatorio, e fece l’altre cose, che si registreranno nel Paragrafo undecimo. Sisto V a 17 di Marzo dichiarò Cathedrale e la Chiesa della santa Casa, li diede il Vescovo, e fece Città Loreto, istituì il Magistrato, eresse il Monte della pietà, finì e perfezionò la facciata della Chiesa, e concesse molti privilegi, indulgenze; per lo che li fu eretta una bellissima statua di bronzo, e le furono messe due iscrizioni sopra le due porte picciole della Chiesa di detta S.  Casa; alcuni vogliono, che diede quaranta mila scudi per far le porte di bronzo del Tempio; altri però affermano, che Gregorio XIII fece questa limosina. Clemente VIII nell’anno 1593 confermò li privilegi, indulgenze di questa santa Casa, la visitò due volte, quando andò, e tornò da Ferrara, vi disse Messa di giorni che si trattenne in Loreto, promuovendo al Sacerdotio il Cardinale Aldobrandino suo Nipote, concesse indulgenza plenaria perpetua a tutti quelli che visitassero, l’arricchì di molti, e preziosi doni, ordinò, che nell’ornamento di marmo si scrivesse l’Hstoria di questa santa Casa, e le quattro mutazioni che fece, e nell’ultimo anno del suo Pontificato per opra de Padri Pemitentieri della Compagnia di Giesù, diede licenza che si celebrasse la festa della Venuta di questa santa Casa in Italia a i 10 Decembre, e poco doppo fu cominciata a celebrare, quale poi l’anno 1632, a 29 di Novembre ad istanza dell’Eminentissimo cardinal Roma vescovo in quel tempo di Loreto, e Recanati, e dell’illustriss. Gio: Battista Rinuccini Arcivescovo di Fermo con  Breve particolare, conformò, e ampliò Urbano VIII concedendo, che si potesse celebrare etiandio per tutta la Provincia della Marca. Paolo V l’anno 1606, confermò tutte le indulgenze, e privilegi di questa santa Casa. Fece venire da Ricanati per un dispendiosissimo, e grandissimo condotto l’acqua, ordinando che si facessero due Fontane ornate di varie figure, e statue di bronzo, e di marmo, una fuori della Città, e l’altra nella piazza del Tempio, abbellì con bellissime, e curiose pitture la cuppola della Chiesa, fece fabbricare la bellissima Sala del Tesoro, dove si rinchiudono in diversi armarii li preziosissimi, e ricchissimi regali, che diversi Principi è in segno della loro divozione, e affetto verso questa santa Casa, e in ricompensa de’ favori, e grazie ricevute, hanno offerto alla serenissima vergine, e finalmente istituì la Confraternita di S. Carlo. Gregorio XV concesse in diverse occasioni molte indulgenze. Urbano VIII ha honorato questa medesima casa di molte indulgenze, nel cui tempo per ordine dell’Illustrissimo, e reverendissimo monsignor Panico vescovo di Loreto, e Recanati s’instituì la devota Confraternita di San Gioseppe. E finalmente non vi è stato Pontefice, che non h oro abbia illustrato questa santa, e Angelica casa di Loreto con privilegi, grazie, e regali.

P A R A G R A F O   VII.

Favoriscono di sommi pontefici questo Santuario,

instituendo in esso la Penitenziaria Apostolica.

     Essendosi mostrati così liberali i Sommi Pontefici nell’ingrandire questo Angelico Santuario, procurando che non mancassero Protettori, e Governatori per lo buon governo, e mantenimento temporale, e spirituale, come si vedrà nel Paragrafo undecimo, non si puole dubitare, che maggiore sia stato il pensiero in provedere questo medesimo Santuario di huomini Apostolici, acciò con zelo evangelico attendessero al culto del Tempio vivo di Dio, che è la salute dell’anime. Di qui è, che i Sommi Pontefici mai hanno consentito, che questa S. Casa restasse priva di tanto bene, e così per tutto dove è stata sempre ha havuto persone vigilantantissime nell’esseguire inpiego così grande, e ministerio così glorioso. Andarò dunq; con la brevità solita registrando il principio, e progetto di questa Penitenziaria Apostolica, e parimente il felice stato, nel quale al presente si ritrova. I primi, che si sa, che avessero cura di questo Santuario, stando in Nazaret, furono i Padri Carmelitani, i quali attendevano all’aiuto spirituale de Pellegrini, che da tutto il mondo concorrevano a visitarlo. Da Nazaret e se ne passò a Tersatto, e il Signore la providde di buoni, e vigilanti Sacerdoti, tra quali vi fù il divoto Alessandro, il quale obbligato alla Vergine per haverlo con le proprie mani risanato d’una infermità che haveva, con grandissima soddisfattione, e fervore si impiegava in alloggiare, confessare, e consolare i poveri Pellegrini, che per devozione, ò voto visitavano detta santa Casa. Venne poi ultimamente in Italia, dove mai li sono mancati i buoni ministri; perche sempre con la vigilanza dei Sommi Pontefici, Protettori, e Governatori di essa si è venuto aumentando; perche subito che apparve nei confini di Recanati, il Vescovo deputò Sacerdoti esemplari in dottrina, e virtù, quali s’impiegavano in confessare i Pellegrini, che venivano a visitare questa santa Casa, quali Paolo II dell’anno 1464 costituì come suoi Penitentieri, dandoli facoltà da assolvere casi reservati al Sommo Pontefice. Doppo Sisto IV dell’anno 1471 esentando questa Santa Casa dalla giurisdizione di Ricanati, stabilì otto Capellani con titolo di Penitentieri, a cui concesse autorità da assolvere i Pellegrini da casi reservati, e anche di commutar li Voti.

     Dura le cose in questa maniera il fino all’anno 1491 nel quale Innocentio Ottavo avendo saputo, che i Padri Carmelitani avevano avuto cura di questo Santuario mentre stava in Nazaret, ordinò che trenta delli medesimi ne avessero il pensiero ancora in Italia con la medesima autorità concessa agli altri; e con questi Padri venne il P. Fra Battista Mantuano Vicario Generale della Congregazione di Mantova uomo dottissimo. Continuarono in Loreto questi Padri per lo spazio di nove anni con molta lode impiegati in così tanto esercizio. Doppo la partenza de quali, il Cardinal Protettore sostituì alcuni sacerdoti dotti, e virtuosi con la medesima autorità, e giurisdittione infino all’anno 1507 nel quale a 21 di Novembre Giulio II rimuovendo il Vicario, e mettendo un Governatore con misto imperio, assegnò molti Sacerdoti, che servissero di Penitentieri con la medesima autorità che gli altri. In questa maniera perseverano infino all’anno 1514 nel quale Leone X a 8 di Decenbre eresse una Collegiata con dodici Canonici, e altrettanti beneficiati con sei Capellani, o chierici per servizio del choro, e ordinò, che da questo numero si eleggessero due Canonici, e quattro,ò sei beneficiati dotti, e virtuosi per Penitentieri Apostolici, i quali con ampia autorità si esercitassero in confessare i Pellegrini, e altra gente.

     Durò in questo stato intorno a quaranta anni sin tanto che nel 1554 vedendo  Giulio Terzo il progresso, che faceva Sant’Ignazio Fondatore della Compagnia di Giesù con i suoi Figliuoli per lo Mondo, e in particolare nell’Europa, riformando vite, e costumi, domandò alcuni Padri allo stesso S. Ignazio per mandarli al Loreto, dove gli fondò un Collegio, e il Santo ne mandò dodici quali Padri in compagnia di detti Canonici, e Confessori dichiarò suoi Penitentieri con ampia autorità e giurisdittione. Promossero questo negozio il Card. Rodolfo Carpio Protettore di questa santa Casa, e Gasparo de Doctis Governatore di essa. Doppo l’istesso pontefice considerando il frutto notabile, che questi pochi facevano in profitto dell’anime, mandò altri Padri della medesima compagnia a tale effetto. Venne Paolo IV il quale parimente considerando il frutto grande, che li detti Padri havevano fatto in questa S. Casa, e nelle Città, e Terre circonvicini con le loro missioni nel tempo delle vacanze dell’anno 1555 n’aggiunse altri trentadue, ordinando che vi fussero di diverse nazioni per utilità di tutti, dandoli autorità Apostolica, come chiaramente si ricava dalla Bolla del Card. Carpio Protettore, e sempre etiandio dal principio della fondazione del detto Collegio vi sono stati Penitenziero di diverse Nazioni. Leggasi  il Torsellino nel accennato luogo, e il P. Nicolò Orlandino nell’Historia della Compagnia di Giesù.Doppo del 1572 Gregorio XIII non solo confirmò l’autorità concessa da i suoi Antecessori altri Penitentieri, ma ancora lì concesse che potessero assolvere i Religiosi di qualsivoglia ordine, overo instituo da casi riservati tanto al Papa, come alli Superiori della loro Religione, e questo è stato confirmato dagli altri Sommi Pontefici, e massime da Urbano VIII nella sua Bolla. L’istesso concederono Clemente VIII al primo d’agosto l’anno 1600 e Paolo V successor suo con Bolle particolari; e in questa maniera gli altri Pontefici hanno favorito questa Penitenziaria dando facoltà, autorità ampia a suoi Penitentieri d’assolvere da’ tutti i casi riservati al Papa, e quella della Bolla  In coena Domini, eccettuandone quelli che il Sommo Pontefice si riserva, e di poter commutare qualsivoglia voto, fuorché di Castità, e di Religione, d’andare a san Giacomo di Galizia, e per servitio di Terra Santa, si come appare dalla Bolla d’Urbano VIII, spedita alli 20 di Giugno 1636 che comincia: Attendentes ubiversi gregi:  e hoggidì con la medesima autorità risiedono nel Collegio di Loreto venti penitenziere, sei dei quali sono di diverse lingue, Spagnolo, Francese, Fiamminga, Tedesca, Polacca, e Illirica e gli altri Italiani, quali mantenuti con elemosina, e entrata della santa Casa, non solo attendono all’offitio loro principale d’assistere come Penitentieri Apostolici in tempo che si cantano gli uffici divini, per confessare, e consolare di divoti pellegrini, e gli altri penitenti, ma ancora predicano al popolo nelle occorrenze di feste, e delle quarant’hore, e spesso nella Congregazione, visitano gli Hospitali, e le prigioni, aiutano a ben morire, insegnano tutte le Domeniche la Dottrina cristiana, e uno di essi legge in choro al M. Illustre Capitolo di Loreto la Teologia morale; sono più di novant’anni, che questi Padri continuano questo santo essercizio, e ministeri o Apostolico con essempio singolare, e identificazione, e con gran frutto dell’anime cristiane. E quanto sia stata grata a Dio la venuta di questi Padri in Loreto, e quanto goda la Vergine delle loro notabili fatiche, e il demonio senta la guerra che li fanno con la loro vita esemplare, e impiego Apostolico, liberando un’infinità d’anime dalle sue mani, l’ha voluto dimostrare Signore in due miracoli, l’uno successo nella stessa Chiesa, e l’altro dentro il Collegio di Loreto. Il primo fu, che predicando l’anno 1555 nella Chiesa di Loreto in Padre della Compagnia di Giesù fuor d’ora, si vidde calare dal più alto della Chiesa uno splendore molto grande a guisa d’una torcia accesa la quale fermatasi prima sopra la santa Casa, dopo si levò di lì, e scorrendo sopra gli ascoltatori, si fermò sopra i confessionari, dove i Padri penitentieri stavano, e di poi sopra le loro medesime teste, e ancora delli penitenti, e ultimamente posandosi sopra l’imagine miracolosa del Crocifisso, che sta dentro la santa Capella, disparve, lasciando pieni d’una celeste consolazione il cuore, e l’alma di quelli, che con li propri occhi quel miracoloso splendore havevano veduto. Qual miracolo raccontano li Padri Orlandino nella prima parte dell’Istoria della compagnia di Giesù, e il  Torsellino. Il secondo successe due anni dopo la venuta di detti Padri, e fù, che invidiando Il Diavolo il frutto, che facevano nelle anime, cominciò a travagliare il Collegio, e li Padri con diverse forme, e figure orribilissime. Usò il Padre Oliverio Manareo di Nazione Fiamingo, allora Rettore, tutti i rimedi, dei quali la Chiesa santa si serve contro questi spiriti infernali, di scongiuri, e esorcismi, ed altre divote orazioni, riuscendo però tutto in vano. E vedendosi senza rimedio, il Padre Rettore scrisse una lettera al Padre Sant’Ignatio, che dimorava in Roma, il quale rispose, che confidassero in Dio, e nella Beatissima Vergine, a cui come suoi Capellani servivano, che li liberaria dalle molestie di quelle bestie infernali; ricevuta la lettera il Padre Rettore, la lesse in presenza degl’altri Padri, quali assicurò, che ad intercessione della Vergine, e per l’orazione del loro santo Padre svaniriano quelli spiriti maligni, lasciando di inquietare i servi di Dio, che poi con maggior animo seguitarono il pietoso esercizio, nel quale la Maestà di Dio gli aveva applicati. Il tutto raccontano l’istesso padre Nicolò Orlandino nel libro citato, e il Padre Giovan Pietro Maffeo nella vita di Santo Ignatio.

P A R A G R A F O    VIII.

E honorato, e arricchito questo Santuario con

la presenza, e doni di molti Principi,

e Signori grandi del Mondo.

     Si potrebbe fare un grosso volume se volessimo distintamente registrare i grandi Potentati del mondo come Imperatori, Re, Regine, Cardinali, Principi, Prelati, Repubbliche, Città, Terre, Castelli, Communità, Ambasciatori, e altri Signori grandi, e personaggi di Spagna, Germania, Francia, Fiandra, Polonia, Inghilterra, Italia, e etiandio di tutto il mondo, i quali tirati dalla divozione di questa Vergine, hanno honorato con la loro presenza, e arricchito con i suoi preziosi doni questo Santuario. Vedali chi vorrà nell’Hostoria Loredana del Torsellino, e negl’altri autori, che più distesamente hanno scritto di questa materia. E prima di tutti lascio lì Re, e Principi, i quali per non poter venire, come desideravano, a visitare in persona questo Santuario, l’hanno arricchito con i suoi pretiosi, e regii doni, come la Regina di Spagna Donna Isabella moglie del Cattolico Re Don Filippo IV, la quale in Dio a questa Madonna una ricchissima veste guarnita con 6600 diamanti. Donna Isabella Chiara Eugenia figliola di Filippo II Arciduchessa d’Austria, e Contessa di Fiandra, la quale presentò un’altra veste con più di 2600 diamanti, e altrettante perle pretiose. Henrico Terzo Re Cristianissimo, il quale da pubblici negoti impedito di visitare personalmente questo Santuario, spedì un Gentiluomo del suo palazzo, acciò che in sua vece lo visitasse, e offerisse una bellissima coppa di lapis lazulo col suo coperchio di cristallo di montagna, e piede di smeraldo, legato, e coperto d’oro, e sostentato da ogn’intorno di gemme, e di grosse perle adornato, e la sua moglie un cuore con un ricchissimo smeraldo. Donna Anna d’Austria, e Borbone Regina parimente di Francia, oltre delle due corone, che al presente portano nelle sue teste la Madonna, e il suo Bambino, fece presentare un’Angelo d’argento con un Bambino d’oro, in rendimento di grazie di haver ottenuto per intercessione di quella Vergine, figliuoli, e successione. Maria Henrica di Borbone Regina d’Inghilterra, e figliuola di Enrico IV Re di Francia mandò un cuore d’oro con due imagini di smalto assai curiose, e pretiose. Sigismondo re di Polonia una lampana d’oro lavorata con le sue proprie mani. La Principessa Catarina Zamoiski Gran Consigliera di Polonia mandò ad offrire alla Madonna tutto un apparato per dir messa, il cui valore passa cento trentamila scudi. Don Carlo d’Oria Duca di Turfis un diamante di prezzo di dodeci mila scudi, e molti altri Principi altrettanti doni.

     Basta dire al divoto lettore, che tre Imperatori, due della Casa d’Austria Carlo V e Ferdinando Terzo, e prima di questi Federico Terzo. Tre re Alfonso l’Aragonese di Napoli, Stefano Battore, e la di Paolo IV l’uno, e l’altro di Polonia; cinque, Regine due di Napoli l’anno 1514 la Regina d’Ungaria, Bona Sforza figlia del re di Navarra, e moglie di Sigismondo II re di Polonia, e un’altra regina d’Ungaria; e l’anno 1631 D. Maria d’Austria Sorella di Filippo IV, Re di Spagna, Regina parimente d’Ungaria e poi Imperatrice e molto prima l’anno 1576 Don Gio: d’Austria Figliuolo di Carlo V in rendimento di grazie per la vittoria navale ottenuta da Turchi per intercessione di questa Madonna, le quattro anni prima D. Giovanna d’Austria gran Duchessa di Toscana Figlia dell’Imperatore Ferdinando I la quale in pegno del suo cordiale affetto verso questa Madonna gli offrì due cuori d’oro con altri molti regali e mentre viste sempre fù singolar benefattrice di questo Santuario D. Margarita d’Austria Duchessa di Parma, Figlia di Carlo V Christierna Duchessa di Lorena Figlia del Re di Danimarca, e nipote di Carlo V l’Arciduchessa Maria Madre della Regina di Spagna Sorella di Ferdinando II Gran Duchessa di Firenze, la quale presentò alla Vergine due torcieri d’oro di prezzo di 18 mila Scudi molti Duchi di Baviera, e non pochi di Francia di Sangue Reale, come quello di Condè, e Soisons, duchi di Savoia, Mantova, Toscana, Modena, Ferrara, e Urbino, con un altro numero innumerabile di Principi di tutta l’Europa, e tra questi più di seicento Cardinali hanno visitato in persona questa Santa Casa, honorandola con la loro presenza, e arricchendola con i loro doni, e lasciando un singolar esempio della loro pietà, e divotione. Et altre sì dell’istssa India non hanno mancato personaggi, che hanno illustrato questo Santuario, come accadde nell’anno 1585 ultimo del Pontificato di Gregorio XIII nel quale vennero Don Mansio Nipote di Don Francesco Re di Bungo nel Giapponese, e Don Michele cugino di Don Protasio Re d’Arima, primo cugino di Don Bartholomeo Prencipe, e Signore d’Omura, accompagnato da altri due Signori Giapponesi per nome di Don Giuliano, e Don Martino, i quali venendo per Ambasciatori dei detti Re a rendere la dovuta ubidienza al Sommo Pontefice, e doppo d’haver trascorso per le prime, le principali Città di Spagna, Italia, volsero ancora visitare questo Santuario, honorandolo con la loro presenza, come lo riferisce Rutilio Benzonio Vescovo di Loreto nel libro del Giubileo, e l’anno 1643 il Sereniss. Principe Gio: Casimiro Figliuolo di Sigismondo III Re di Polonia, e di Svezia, Fratello di Ladislao al presente regnante in Polonia, e primo Cugino di Ferdinando III Imperatore, e Filippo Quarto Re di Spagna, e di D. Anna d’Austria, e Borbone Regina di Francia, e parente stretto delli maggiori Potentati d’Europa, non solo volse gonorarla con la sua presenza, e arricchirla con suoi doni, presentando alla Madonna un’anello preziosissimo con un grosso diamante, e un vaso d’oro curioso, e ricco, ma ancora dentro la Santa Capella, havendo lasciata la grandezza del mondo, si consagrò alla Beata Vergine facendosi Religioso della Compagnia di Giesù, e doppo d’haver vissuto in essa più di due anni, la Santità di Nostro Sig. Innocenzo X lo promosse alla dignità, e porpora Cardinalizia.

     Finalmente (scritto già questo compendio) a 10 di Decembre di quest’anno 1646 il Principe Mahamet Celebi primogenito del Re di Tunesi nell’Affrica doppo d’haver per inpiratione di Dio abbandonato Padre, Madre, Sposa, Patria, e honorevoli cariche ricevute dal Gran Turco, e biasimando la maledetta Setta di Maometto, e havendo ricevuto il santo Battesimo nella città di Palermo in Sicilia, e con esso appresso il nome di Filippo Innocentio, volse ancora visitar questa Angelica Casa della Madre di Dio in rendimento di grazie per cotanto favore ricevuto dalle sue mani, e communicandosi due volte nella Santa Capella, non dimostrò con la sua divotione, e modestia restar’appagato della fede ricevuta, ma anche un singolare, e cordiale affetto verso questa Signora. Potrei registrare altri innumerabili di questi, i quali con la loro presenza, ò con ricchissimi doni, ò con l’una, ò con l’altre cose l’hanno illustrata, la cui memoria vive, e viverà per sempre, e la Santa Casa nelle sue muraglie, la sala del Tesoro ne li suoi armarii, lo stesso Tempio nelle sue colonne palesano la liberalità di questi, e divenute promulgatrici lingue, obbligano ai presenti, e anche a tutto il mondo li grandi, ricchi, e pretiosi doni, che gli accennati Principi, gli altri molti in pegno della loro divotione, e in ricompensa de’ favori ricevuti gli hanno offerto.

P A R A G R A F O   I X.

Visitano questo santuario, e l’honorano con la

sua presenza molti Santi, e Servi di Dio.

     Era conveniente, che una Casa così  santa, e un  Santuario Angelico fosse visitato,

e honorato con la devota presenza di molti Santi, e servi di Dio; e che si come in Nazaret fu illustrato con tanti misteri, consagrato da gl’Apostoli, abbellito con un Tempio dalla Santa Imperatrice Elena, visitato da li  Santi Girolamo Dottore della Chiesa a Paola Matrona Romana, Luigi re di Francia, e da molti altri, come dicessimo nel Paragrafo secondo; così stando in Italia, capo della Regione Cristiana, conveniva non restasse privato di questo favore. La prima, che sappiamo, che mostrò la sua divotione verso questo Santuario fù Santa Brigida Principessa di Nericia nel Regno di Svecia, la quale nell’anno 1345, partendo dalla sua patria a Roma e da Roma a Gierusalem, e poi un’altra volta a Roma, dove l’anno 1373 morì santamente, è credibile passasse per Loreto, e ivi riverisse la Madre di Dio, e anche in quel luogo ricevesse molte rivelazioni, secondo che il Signore li promise in un’altra rivelazione fattali in favore di questa Santa Casa, come si vede nel libro delle sue rivelazioni, dove si leggono le seguenti parole: In questo luogo dove Maria è nata e fu educata chi sarà venuto non solo avrà la purificazione; ma sarà anche un vaso in mio onore e chi sarà venuto purificato con buona e perfetta volontà avrà da vedere e gustare quanto dolce e quanto lo soave io Dio sia. E poi animando a visitare questo Santuario, aggiunse il Signore: Quando dunque verrai in questo luogo ti farò molte manifestazioni.

      Il Beato Giacomo della Marca de i Minori Osservantihuomo Apostolico, e Evangelico Predicatore, l’anno 1470 visitò molte volte questo Santuario; e in esso una volta dicendo messa restò libero una cura dell’infermità, che impediva il suo Apostolico esercitio, e un’altra dagli assalti interni del Demonio, e parimente gli fù rivelata l’hora della sua morte, come appunto accadde, si come dicono la Cronica di San Francesco, e il Torsellino nella sua Hostoria.  Lo stesso sentono molti di San Bernardino di Siena, del beato Gio: Capistrano, e in particolare di S. Diego d’Alcalà della medesima Religione, quando l’anno 1450 al tempo di Niccolò V, passò da Spagna, a Roma con l’occasione del Giubileo universale, e canonizzazione di San Bernardino di Siena.Lo stesso si crede da altri Santi, e Servi di Dio in questo tempo.

     S. Francesco Xaverio della Comp, di Giesù, e Apostolo dell’Indie due volte illustrò con la sua presenza questo Santuario, e una d’essa fù quando da Roma parti alla volta di Portogallo, e di là all’Indie l’anno 1540 e in essa con la protettione di Maria s’armò per intraprendere la sua missione Apostolica. San Carlo Borromeo Cardinale di Santa Chiesa, Arcivescovo di Milano la visitò due volte, la prima all’anno 1572 quando andò a Roma per la creazione di Gregorio decimoterzo, e in quella si trattenne orando tutta la notte; la seconda l’anno 1579, quando doppo  d’haver visitati i più grandi Santuari d’Italia, venne a piedi da Fossombrone Città del Ducato d’Urbino cinuanta miglia distante da Loreto, e in quella disse messa, communicò, e predicò al popolo nel giorno della Natività della Madonna, e anche, volse desinare con li Canonici del Refettorio commune come allhora si usava. Il B. P. Francesco di Borgia quanto un duca di Gandia, e terzo Proposito Generale della Compagnia di Giesù visitò due volte questo Santuario; la prima quando essendo Commissario delle Province di Spagna venne a Roma l’anno 1560 chiamato dal Pontefice Pio IV, la seconda essendo Proposito Generale, come abbiamo detto nel prologo, la terza quando tornò da Spagna, e Francia l’anno 1572 dove fu mandato per ordine di Pio V in compagnia del Zardinale Alessandrino suo Nipote, e Legato Apostolico, e quì s’armò per l’ultima giornata al cielo, che pochi giorni doppo successe. Il Beato Luigi Gonzaga, Marchesi di Castiglione, e Principe dell’Imperio quando renuntiando il suo Stato l’anno 1581 andò in Roma per essere ammesso nella Compagnia di Giesù obbligato al favore di essere stato liberato dal pericolo della morte assieme con la sua Madre nel tempo del parto per intercessione di questa Madonna, volse con quest’occasione visitando questo Santuario sodisfare alla sua divotione, e al voto della sua Madre, e in questa medesima Capella si communicò due volte, e li giorni, che si trattenne, mai s’allontanò da essa.

     Lo stesso al parere di molti si crede di Santo Ignazio fondatore della Compagnia di Giesù, e delli suoi compagni, e del Beato Stanislao Koska, quando l’anno 1567 da Polonia venne a piedi infino a Roma per entrare nella medesima compagnia. Ma del P. Diego Lainez secondo Generale della compagnia,P. Alfonso Salmerone, e P. Nicolò Bobadilla è cosa certa, che il primo la visitò molte volte quando andò e tornò da Venezia, il secondo quando in compagnia dell’istesso P. Lainez si trasferì al concilio di Trento per teologo del Papa, e il P. Nicolò Bobadilla per la sua grande divotione verso questa Madonna, e la sua Santa Casa elesse il Collegio di Loreto per sua abitazione, in cui visse il rimanente della sua vita, nell’anno 1634 il P. Francesco Marcello Mastrilli Napolitano della stessa compagnia, doppo d’haver miracolosamente ottenuta la sanità per l’intercessione di San Francesco Xaverio, passando al Giappone dove sparse il suo sangue per mano degl’Infedeli nell’anno 1637 a 17 d’Ottobre, volse prima visitare questo Santuario di Maria, nel quale si trattenne alcuni giorni orando sempre di notte, e di giorno nella Santa Capella, accingendosi in essa con la protettione della Madonna per un’impresa così gloriosa. Oltre di questi il P. Carlo di Lorena, che lasciando il mondo, e dignità Vescovale si fece Religioso della Compagnia di Giesù, l’honorò con la sua presenza quando venne a Roma, e quando ritornò in Francia; e il P. Francesco Suarez non solo l’illustrò con i suoi scritti facendo  honorifica mentione di questo Santuario, ma anche l’honoro con la sua religiosa presenza. L’istesso hanno fatto altri molti di diverse Religioni e Stati famosi, e celebri in Santità e dottrina.

P A R A G R A F O   X.

Honora il Signore questo santuario con grandi, e

stupendi miracoli.

     Però quello, che più attese alla grandezza, e essaltazione di questa Santa Casa fù la Maestà di Dio, honorandola con molti, grandi, e prodigiosi miracoli. Di questi dice un autore moderno in una orazione pane civica di questo santuario queste parole: Questa Basilica consacrata alla Regina del cielo pare essere stata fabricata non con pietre; se non con miracoli, e quanto ella è, tutta, tutta è d’un continuo miracolo: l’altro aggiunge: che il numero de i miracoli di questa casa senza numero, e con più facilità potrà uno numerare le stelle, che questi.Oprò dunque il Signore in onore di questa Angelica camera, in profitto de i corpi, e anime i suoi di voti infiniti miracoli. Primi raramente cominciò dalla stessa Si Capella, conservando intiere le sue pareti senza fondamenti, e senza che si potessero unire, ne congiungere con l’ornamento di marmo, liberandola molte volte dall’invasione dei nemici della fede, dalla libertà, e furia militare, e li tesori dalle mani de i ladri; illustrando in molte varie occasioni questo suo Tempio, e Casa, i confessionarii de penitentiere, e i capi de penitenti con celesti lumi, e miracolosi splendori, convertendo i cuori duri, e ostinati, dando la vita a ciechi, l’udito a sordi, mani a i monchi,  piedi a storpiati, e zoppi, salute, e forze a paralitici, liberando molti da schiavitudine, da mani degl’heretici, dalle carceri, le tempeste del mare, fiumi, pozzi, folgori, da disgraziate cadute, infermità incurabili, resuscitando morti, dando prole a persone sterili, e scacciando i demoni da li corpi umani. Sono noti i miracoli del Sacerdote Dalmatino, al quale li turchi per la fede di Cristo, e per non cessare di invocare i santissimi nomi di Gesù, e Maria Loredana, gli tolsero l’interiora con cuore, e con essi nelle mani venne a Loreto e confessandosi, e communicandosi, e rese grazie a Dio, e alla sua adre per lo favore ricevuto spirò. Di Chiarissima, e Clarissima Duchessa di Lorena, paralitica di molti anni la quale entrando in questo Santuario, in un’istante si levò sana, come anche successe a Longa Napolitana. Di Antonia di Grenoble di Francia oppressa da sette Demoni, la quale alla presenza di questa Signora, rimase libera da quelli invernali spiriti, che gridavano ad alta voce essere questa la Santa Casa di Maria, e che il suo nome gli tormentava, e scacciava da quel corpo. Di Gorcut Bajsa Turco che senza speranza di vita l’ottenne per sua intercessione, dando libertà ad un schiavo cristiano, e inviando ricchi doni a questo Santuario. Dìun Hebreo di Nazaret  ostinato nella sua setta, il quale ammonito dal Cielo venne a Loreto, ove si convertì, e battezzò. D’un giovane viziosissimo, il quale negando Christo, e la Vergine si diede per  ischiavo al demonio, e per mezzo di questa Signora si convertì, e si liberò dalle mani del demonio, parimente d’un altro vizioso, che prima di confessarsi volle entrare in questa Santa Capella, e per mezzo d’una spaventosa figura fù respinto, e tornò in sé, si confessò interamente dei suoi peccati, e fu degno di vedere la faccia di questa Signora. Et ultimamente di Don Gio: Suarez Vescovo di  Coimbra in Portogallo, il quale havendo con licenza del Sommo Pontefice inpetrato, e levato una pietra del muro di questa Santa Capella per fabricarne un altra nella sua Città, s’ammalò a morte, e non recuperò la sanità finché non ristituì la detta pietra alla Santa Casa, come appare in Torsellino e dal Breve del Papa, e lettera del medesimo Vescovo, i cui Originali, ritrovati mediante le diligenze dell’Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignor Francesco Caetano Governatore di questa Santa Casa, ancora si conservano nell’armario delle sante Scudelle. Altri infiniti miracoli ha operato il signore per esaltazione di questa casa di sua madre, e di ciò sono testimoni i libri scritti di questa materia, e in particolare l’Hi storia Loretana del Torsellino, gli innumerevoli voti appesi in questo Tempio, e Santa Casa, le persone che li riceverono, e pellegrini, che per voto, o divotione vengono da remoti paesi per visitare, e venerare questo Santuario, i quali divenuti banditori delle grandi maraviglie di Dio oprate in questo luogo, e in altri distanti per intercessione di questa Vergine, svegliano, e invitano gli abitanti del mondo, e in particolare della nostra Europa, accioche lasciate le comodità dei suoi paesi, fatti pellegrini, venghino, visitino, e honorino questo Angelico Santuario, Habitazione di Christo. Talamo dello Spirito Santo, Porta del cielo, Albergo di tutta la Corte celeste, Tesoro di grazia, Memoria interna della Divina pietà, Ufficina de’  miracoli, ed i maggiori di essi l’Incarnazione del Verbo Eterno, e in una parola, la Santa, e Angelica Camera della Madonna di Loreto.

P A R A G R A F O    X I.

Breve cronica de’ li protettori, e governatori,

di questo santuario; e delle cose più notabili,

che in tempo di essi si fecero, e accaderono.

     Questo paragrafo, spero che sarà un compendio di quando negli altri sta registrato, e come una breve tavola cronologica dell’Historia Loredana; dalle Bolle de Pontefici, che nell’Archivio Loretano tuttavia si conservano, e di quelli che scrissero le vite de Pontefici, e Cardinali dal tempo di Bonifacio VIII che cominciò a governare la Chiesa alle 24 di Decembre 1294 quattordeci giorni doppo la venuta di questoSsantuario, sino al 1646, nel quale scrisse questo, e sotto Sommo Pontefice Innocentio X Protettore l’Eminentissimo Cardinal Antonio Barberino, e  Governatore l’Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignor Francesco Caetano della medesima Casa di Bonifacio VIII.

Il primo Protettore di questo Santuario fu il Principe degli Apostoli San Pietro, il quale doppo l’Ascensione del Signore, essendo ancor viva la Vergine, lo consagrò in Chiesa, come dicemmo di sopra, e lo conferma Giulio II in una Bolla: Gli Apostoli consacrarono questa Casa come prima Chiesa in onore di Dio, e della stessa Beata Vergine Maria, dove fu celebrata la prima Messa. Quelli che la governarono doppo , infino alla sua prima transformazione in Dalmazia, non si sanno; solamente aggiungo, che Sisto IV in una Bolla afferma, che i Padri Carmelitani insiemi col governo degli altri luoghi Santi della Palestina avevano cura ancora di questo Santuario, come dice Battista Mantovano, e l’avverte Torsellino lib.2 c.3, l’anno 1291 al li 9 maggio fino all’anno 1294 10 decembre la governò il pietoso Curato, ò Rettore di Tersatto Alessandro, con la protettione del Governatore della Provincia, Nicolò Frangipane. In questo tempo fu a Nazaret e il Sacerdote Alessandro con altri tre Dalmatini per informarsi della verità di questo Santuario, e sua Traslazione,Torsel. Lib. 1 cap. 3,4.

            Anno di Christo                                                                 Anno della Venuta

     L’anno 1294 primo del Pontificato di Bonifacio VIII che fu ancora della venuta di questo Santuario in Italia, fu Protettore, e Governatore di quello il Vescovo di Recanati, e l’anno 1295 nel mese di Agosto si mutò questo Santuario alla collina dei due fratelli, e a 10 di Decembre dello stesso anno trasportato alla strana commune, e maestra, dove al presente si ritrova. In questo tempo rivelò la Madonna ad un devoto Romito la verità di questa Casa, le sue Traslazioni, e ministeri oprati in essa; e l’anno 1296, furono mandati in Dalmazia, e Nazaret sedeci Ambasciatori della Marca per investigare, e esplorare la verità di questa miracolosa Traslazione, come lo fecero, e si disse nel paragrafo terzo; e tutta questa Provincia allegra per la buona relazione dei suoi ambasciatori, elesse questa sovrana Signora per sua particolare Protettrice, e Avvocata, e il Signore illustrò questo suo Santuario con miracolosi splendori. Torsel. lib. 1 c. 7.8.12.13.     L’anno 1300, il Vescovo di Recanati d’ordine del medesimo Pontefice cominciò ad habitare Loreto, e fabricar case per li pellegrini che già visitavano questo Santuario; e il Signore tornò ad illustrarlo facendo apparire sopra di esso miracolosi lumi a guisa di cometa, rinnovandosi ogn’anno questo miracolo nella vigilia della Natività della Madonna, e durò infino al tempo di Paolo III e del 1305 al tempo di Clemente V hebbe la Protettione la Città di Recanati, la qual vedendo che cresceva  Loreto assegnò un Luogotenente che la governasse, e amministrasse giustizia agli abitanti d’esso. Tortel. lib. 1 c, 15,17,18.

     Nell’anno 1322 essendo Pontefice Giovanni XXII la Città di Recanati aggiustandosi col Pontefice, e fabricando di nuovo la Città nel posto dove al presente si vede, hebbe un’altra volta il governo di questo Santuario, e per consiglio del suo Vescovo fabricò un Tempio intorno a quello con alcune case per l’habitazione dei Sacerdoti, e i ministri di questa Santa Casa, e per alloggiare i pellegrini di qualità. Torsel. lib. 1  c. 18, e l’anno 1341 del tempo di Benedetto XII l’istessa città ottenne le prime indulgenze per questo Tempio, e per un Altare che a questa Signora dedicò nella muraglia della Chiesa dall’Arcangelo San Gabrielle, che stava nella sua piazza per consolazione delli poveri vecchi, e infermi, che non potevano andare al Loreto.Torsel. lib.1 c.19.

     Durò in questo stato molti anni, governando la Chiesa, oltre i nominati, Clemente VI  Innocentio VI Urbano V Gregorio XI Urbano VI Bonifacio IX Gregorio XII Alessandro V Giovanni XXIII Martino V riconoscendo questo Santuario per i suoi particolari benefattori Urbano VI Bonifacio IX e Martino V per le indulgenze, e privilegi, che li concessero. Torsel. lib. 1 c. 22.

     Nell’anno 1353 fin’al 1367 essendo Sommi Pontefici prima di Innocento VI, e poi Urbano V Fù Legato Apostolico di tutta l’Italia, e in particolare della Marca Egidio Albornoz, al valor della quale deve la Chiesa la recuperatione della maggior parte del suo Stato: non vi è dubio, che questo Signore molte volte visitato questo Santuario, e in particolare l’anno 1365 ovvero 1366 nel quale Urbano V per consiglio di questo Cardinale venne d’Avignone a Roma, e visitò questa Santa Casa (come vogliono alcuni) essendo il primo Sommo Pontefice che l’honorò con la sua presenza. In questo medesimo tempo Gop: Paleologo Imperatore di Costantinopoli si trasferì a Roma, e riconobbe il Pontefice per capo universale della Chiesa; si crede che visitasse questo Santuario. Lo stesso pensano alcuni di Carlo IV Imperatore quando con la sua moglie, e figliuoli passò in Italia per vedere, e adorare il predetto Pontefice, e l’anno 1408 al tempo di Gregorio XII fu Vescovo di Recanati il Cardinal Angelo Cinno nativo della medesima Città, e morì l’anno 1412 non si sa se questo Cardinale nel tempo di questo Pontefice havesse la protetione, ò governo di questo Santuario; e del 1420 Martino V a gloria, honore di questa Signora imstituì le fiere di Recanati, e confirmò l’indulgenze concesse da Bonifatio IX, e al suo tempo si fabricarono le case per li Sacerdoti, chiamata la Canonica, un palazzo per il Governatore, e l’albergo per li pellegrini nobili. Torsel. lib. I c. 22.

     L’anno 1437, reggendo la Chiesa Eugenio IV Giovanni Vitellesco. ò  Vitellense Cittadino Romano Patriarca d’Alessandria, e Aquileia, Arcivescovo di Fiorenza, e Cardinale, fù Legato della Marca, Vescovo di Recanati, e Protettore di questa Santa Casa. Questo fu quello, che pose in sicuro il tesoro della Vergine, e il più pretioso della sua recamera, liberandolo dalle mani de i soldati, che occupavano la Provincia della Marca, morì in Roma nel castello di Sant’Angelo a i 15 d’Aprile 1440. Torsel. lib. I c. 23.

     L’anno 1447 fin.al 1455 con particolar breve di Nicolò V, hebbe questo Governo la Città di Recanati, la quale cominciò a fortificar Loreto contra il Turco, che l’anno 1452 e come vogliono altri 1455 avendo tirannicamente occupato la città di Costantinopoli, e occiso il suo Imperatore Costantino Paleologo, si impadronì dell’Imperio Orientale, e minacciava l’Italia: in questo tempo l’istesso Papa con particolar breve ordinò che la medesima Città avesse cura di guardar tutta l’argenteria, e l’altre cose pretiose di questo Santuario, e parimente comandò, che ne il Vescovo, né alcun altra persona potesse alienare, ne venderei, ne mutare in altre cose lì doni, che s’offerivano a questa Santa Casa. Torsel. lib. I c. 24.

     Nell’anno 1456 in tempo di Callisto III fu Commissario Apostolico di questo Santuario il Cardinal Roderico Borgia, Valentiano, che appresso fu Alessandro VI, questo essendo Legato della Marca, e Commissario di questo Santuario, fortificò con bastioni, e presidiò con soldati Loreto contro l’istesso Turco; lo dicono Leandro Alberto nella descrizione d’Italia, e Torsel. lib. I c. 29.  L’anno 1458 in tempo di Pio II, alcuni pensano che il Protettore di questo Santuario sia stato il Vescovo di Recanati, che allora era, e si chiamava Nicolò Alfonso, il quale quanto devoto sia stato verso questa Vergine lo mostra la liberale donazione di molte possessioni, che fece a questo Santuario l’anno 1459 a 3 di Decembre, come appare da una Bolla di Sisto IV spedita a 2 d’Aprile 1473 in confirmazione di detta donazione, questi si fondano nelle parole dell’Istrumento della donazione, e in quelle della Bolla, dove se li da titolo di Rettore, ò Commendatore della Chiesa di Loreto. Torsel. lib. I c, 27. E io pure so che il Governatore era Pietro Giorgio Preposito Teremano, e  Vicario, ò Amministratore della Diocesi di Recanati; il quale fu il primo, che compose un compendio di questa Historia in Italiano, quale scritto in una tavola l’anno 1460, ordinò che si mettesse nel Tempio per memoria del miracolo, e consolatione de’ pellegrini; e in tempo di questo l’anno 1464 papa Pio II, accompagnato da molti Cardinali, e dal più fiorito della Corte Romana, visitò questo Santuario in rendimento di grazie d’haver riavuto la sanità per intercessione di questa Madonna, come si disse nel paragrafo sesto. Torsel, lib. I c. 26,27,28.

      L’istesso hanno a 30 di Agosto essendo assonto al Pontificato il Cardinale di San Marco Pietro Barbo Veneziano, che si chiamò Paolo II volse l’istesso essere Protettore di questo Santuario, e confirmò nel Governo il detto Preposito Teremano; e l’anno 1470 il Beato Giacomo della Marca visitò questo Santuario, come si disse nel paragrafo nono. Nell’istesso tempo Maometto II Imperatore XI de Tirchi havendo con una poderosa armata assalito l’Italia, e presa la città di Otranto nel Regno di Napoli, bramoso di saccheggiare il tesoro della Madonna, si inviò verso Castro porto di Recanati, e tosto che il barbarico esercito gonfio d’arroganza, scoprì questo Santuario, si riempì di spavento, e sforzollo per lo stupore attonito a rivolgere il passo, e ritirars  confessando tutti, che Dio medesimo havea particolar cura di questa Santa Casa; e in pena di questa Sacrilega arditezza tra poco dopo poi cadde morto l’altiero Tiranno per un subito accidente. Con questa occasione li Recanatesi quasi dimenticata la propria Patria deliberarono di difendere con tutto il poter loro la Santa Casa, mettendo anche in sicuro i principali doni essa, e guardandoli nella Rocca della loro Città, e del 1471 d’ordine del medesimo Pontefice si cominciò questo sontuoso Tempio, e si fabricò una buona parte di esso. Torsel. lib.2 c. 1,2,4.

     L’anno 1475 sendo Pontefice Sisto  IV Carletta Regina di Cipro, e Catarina regina di Bosna spogliate dal Turco dei loro regni, e haveri, vennero a Roma per esser protette, e soccorse dal Papa, si crede che arrivando queste Signore in Italia, habbino visitato questo Santuario.

     Nell’anno 1478 Sisto IV fece Protettore, e Vescovo di Recanati il Cardinal Girolamo Basso della Rovere suo Nipote. Questo nel Pontificato di suo Zio proseguì la fabrica del Tempio, e fortificò in forma di Rocca, e sdornò con marmi bianchi, e fini.  il pavimento della Santa Capella, e il 1491 ad istanza del detto Protettore pose Papa Innocentio VIII in questo Santuario i Padri Carmelitani, nello stesso anno Battista Mantovano compose l’Historia Loretana, e la dedicò al detto Protettore, e del 1496 la Città di Recanati in rendimento di grazie di essere stata liberata dalla peste per intercessione di questa Madonna, venendo in processione col Magistrato, Nobiltà, e diverse compagnie, presentò una corona d’oro tempestata di perle: il quale essempio di grata pietà poté molto appresso i confinanti popoli: quindi crebbe quel lodevole costume, che pure ancor’hoggi si mantiene, che le Città, Terre, e Castelli della Marca, e altresì di tutta l’Italia, e molte altre dell’Europa con solenne processione, e pompa rechino ogni’anno una corona, ò una città, ò vero qualch’altro dono d’oro, ò d’argento; e la detta città di Recanati ogn’anno nella festa dell’Annunciazione viene con l’istessa pompa a visitare questo Santuario. Torsel. lib. 2 c. 5.6.8.

     Nell’anno 1507 al 1 Settembre, morì il Cardinal della Rovere doppo di essere stato protettore 29 anni, e a li 21 Ottobre Giulio II  volle egli medesimo esser Protettore; levò il Vicario, e mise un Governatore, che havesse cura del Temporale, e Spirituale di questo Santuario, e comandò che facesse residenza in Loreto, e tra questo tempo detto Pontefice visitò questo Santuario. E del 1510 fu nominato governatore di Loreto Domenico Sebastoli d’Anguillara Arch. Loret. E per lo mese di Settembre di quest’anno, passando l’istesso Pontefice a Bologna, tornò a visitare questa Santa Casa, come dice l’Angelica che si trovò presente al suo arrivo, e del 1511 si cominciò il Palazzo Pontificio, e si fecero l’altre cose, che trattando di Giulio II dicemmo nel paragrafo sesto; e si fece la pila grande di marmo mischio d’acqua benedetta a spese di Girolamo Cernotis della Città di Arbe in Dalmazia; e l’anno 1512 ultimo di Giulio fù fatto Governatore il P. Fra Antonio Perotto Generale dei Silvestrini. Questo fece donatione dell’Abbadia di San Lorenzo di Castel Fidardo a questa Santa Casa, la quale con breve particolare confirmò l’istesso Papa, e l’anno 1513 Leone X concesse al detto Governatore che potesse celebrare la messa in habito Episcopale, e infine di essa dar la benedizione al popolo con Episcopale rito, e ceremonia. Torsel. lib. 2 c. 9.12,14.17.

     L’anno 1514 l’istesso Papa fece Protettore di questo Santuario Bernardo Tarlato, ò Divitio Cardinal di Bibiena, e confirmò nel Governo, Perotto; e nel mese di Giugno visitarono questo Santuario due Regine di Napoli chiamate Giovanne le Aroganesi, e il Papa a’ quattro di quello concesse indulgenza plenaria a tutti quelli che visitassero questo Santuario il giorno della venuta delle predette Regine. Con questa occasione si fece il camino di Monte Santo a Loreto, chiamato volgarmente Strada delle Regine; e alle 18 di Decembre diede il titolo di Collegiata alla Chiesa di Loreto, come si disse nel paragrafo sesto. Torsel. lib. 2 c. 15.16.

     L’anno 1519 era Governatore Romualdo Abbate Capisulonense, e al principio di giugno unì il Papa questa Santa Casa con quella di Recanati, comandando, che la governasse un medesimo Protettore, e Governatore, che si fabbricasse uno Spedale per i poveri pellegrini, e che infino da Carrara si portasse una gran quantità di marmi per l’ornamento della Santa Capella, e confirmò le Fiere di Recanati. Torsel. Lib.2 c. 16 Arch. Loret.

     L’anno 1520 accadde il miracolo del Sacerdote Dalmarino: come si disse nel paragrafo un decimo: e è fama, che il suo corpo fosse dentro la Santa Capella seppellito, e si crede esser quel corpo, che al tempo di Monsignor Cenci Vescovo di Jesi all’hora Governatore di essa, e al presente Cardinale, si scoprì dentro una cassa vicino al Santo camino: volendo Iddio che quello che per la difesa degli Santissimi nomi di Giesù, e Maria soffrì tanti tormenti, havesse il suo corpo per albergo, e sepoltura l’istessa Casa di Gesù, e Maria: favore veramente singolare, e a niun’altro fin’adesso concesso. E dell’istesso tempo liberò iddio un’altra volta questo Santuario dall’invasione di Selimo Imperador di Turchi Nipote di Maometto, il quale avendo dato il guasto alle riviere della Schiavonia, e della Puglia, e impadronitosi del porto di Recanati, e occise le persone, e brugiate le case, allettato dalla speranza della preda di questa Santa Casa, con grandissimo ardore indirizzava il camino a Loreto; ma alla vista del Santo Albergo di Maria persero tutti le loro forze, e temendo, e tremando furono miracolosamente scacciati. Conservò ancora Iddio in questo tempo intatta la Santa Casa dall’avarizia dei soldati cristiani, castigando l’esercito del Duca d’Urbino, che contra la volontà del Duca, sitibondo di questi Tesori, si inviò a Loreto con risoluzione d’involarneli; però Iddio mandò miracolosamente una frotta da affamati lupi, che saltando fuori dal bosco vicino a Monte Filottrano sbranarono molti, e ripressero l’ingordigia di tutti gli altri. Torsel. lib. 2 c. 19.20. E alli 8 Novembre di quest’anno morì il Cardinal di Bibiena doppo d’essere stato sei anni Protettore, e il Leone X sul1 di Decembre fece Commissario Apostolico Giuliano Rodolfo Priore di Capua, Cavaliero dell’habito di San Giovanni, e al di otto del medesimo mese fu nominato governatore di Loreto, e Recanati Rainaldo de Cancellariis Vescovo di Sant’Angelo in Lombardia. In questo tempo si diede principio all’ornamento di marmo, e si fortificò con nuove mura, belloardi, e artiglieria la Terra dei Loreto. Torsel. lib. 2 c. 21. Arch. Loret.

     L’anno 1522 Adriano VI fece Governatore di Loreto Pietro Flores Referendario Apostolico Vescovo di Castellamare, dandoli la medesima autorità, che aveva il Cardinal di Bibiena, come dice il Breve. Arch. Loret.

     Nell’anno 1523 alli 17 di Novembre Clemente VII fece Commissario Apostolico di Loreto, e Recanati, e Protettore di questo Santuario il sudetto Giuliano Rodolfo; e questo nominò suo Luogotenente Girolamo Mazzurillo d’Aversa Arciprete di Loreto, al quale il Papa l’anno 1525 a 15 di Settembre li diede titolo di Governatore. In questo tempo si levò a i Recanatesi tutta la giurisdizione, che tenevano a Loreto, e commandò che si dovesse continuare l’ornamento di marmo. Torsel. lib. 2 c. 22

Arch. Loret.

     L’anno 1527 fù fatto Protettore Gio: Matteo Giberto Vesc. di Verona, e questo nominò per Governatore Antonio Bonfio Commissario Generale della Marca, e doppo di lui fu Benedetto Bontempo. Quest’anno alli  11 d’Ottobre Papa Clemente VII dal castello di Sant’Angelo di Roma scrisse all’Arciprete, e al Capitolo di Loreto un breve, di mandando per suo riscatto, e delli Cardinali alcun soccorso di denaro, e subito li furono inviati tremila scudi. Torsel. lib.2 c. 24 Arch. Loret.

     L’anno 1528 il Vescovo di Verona protettore sostituì Governatore Alessandro de Praesbyteris Canonico Lanciano; e l’anno 1530 governò questo Santuario Antonio Benolo Arcivescovo di Ravenna Protonotario Apostolico. In questo tempo Clemente VII, tornando da Bologna, dove incontrò l’Invittissimo Carlo V, visitò questa santa Casa, e ordinò che si perfettionasse l’ornamento di marmo, parimente col Tempio, e cupola, e tutto ciò si esseguì a tempo di questo Pontefice, e del medesimo Protettore; e restituì il denaro, che aveva pigliato per suo riscatto l’anno 1527. In questo tempo molte Città, e Terre della Marca presentarono ricchi, e pretiosi doni a questo Santuario; e fra l’altre campeggiò grandemente il devoto affetto di Macerata, Fermo, Tolentino, Monte Santo, Monte Lupone, Monte dell’Olmo, Monte Alboddo, Monte Filattrano, e Massa offrendo ciascheduna una ricca corona d’argento, e le Città di Pesaro, Siena, e Verona presentarono i suoi ritratti fabbricati d’argento, oltre d’altri regali presentati da Principi, e persone divote.

     L’anno 1531 a i 23 di Giugno fu nominato Governatore Gio: Antonio de Statis Canonico di S. Pietro, e al tempo di questo l’anno 1532 si cominciarono a diseccare le paludi, tagliar le selve, e ad atterrare alcuni colli, che causavano mal’aria a Loreto; e del 1533 fù Governatore Bernardino Zenzano e in questo tempo  Girolamo Angelita compose l’Historia Loretana, qual dedicò a Clemente VII, il quale questo hanno inviò tre Camerieri suoi in Dalmazia, e a Nazaret, acciò s’informassero della verità di questo Santuario, e delle sue Traslazioni, come lo fecero, e noi l’habbiamo detto nel paragrafo sesto. Nell’anno 1534 a i 8 d’Aprile l’istesso Pontefice concesse agli habitanti di Loreto, che potessero i giorni festivi vendere a i pellegrini rosari, corone, medaglie, e altre cose di rivoluzione. Torsel. lib. 2 c. 24.25.26.29. Arch. Loret.

     L’anno medesimo a 21 di Decembre, Paolo III, nel principio del suo pontificato in luogo del vescovo di Verona mise Alessandro Argoli Vescovo eletto di Terracina col solo titolo di Governatore, come appare dal breve, e la governò quasi sei anni. Arch. Loret. non ostante il Torselino , che li da titolo di protettore, lib.3 cap. 2.

     Nell’anno 1535 il Governator Argoli d’ordine del Papa comprò da Castelli Fidardo i boschi vicini a Loreto con le vigne, Prati, e Oliveti; per la qual compra si spesero della Tesoreria del Papa sei mila scudi, oltre altre possessioni lungo il fiume Muscione, e fu restituita alla cura, nel dominio di Loreto (eccettuato il Tempio, e salvata la giurisdizione del Governatore sopra i Terrazzsani, e i pellegrini) a Recanatesi con tali condizioni, che eglino dovessero con gagliardo presidio difendere da Turchi questa Angelica Stanza, rinovare le mura, e mantenere a pellegrini le strade sicure da ladri, come sempre havevano fatto; e perciò li divoti, e magnanimi Recanatesi liberamente diedero ottomila scudi alla Camera Apostolica lib.3 c. 2.

     L’anno 1538 al 18 Decembre Paolo III Protettore il Cardinale Gasparo Contarini restando per Governatore il già nominato Alessandro Argoli; in questo tempo si fece la volta della Santa Capella, sotterrandosi nel pavimento, tutti i legni, travi, e coppi del di lei detto, e fù coronato con la bella balaustrata di marmo l’ornamento della medesima Santa Casa; la città di Macerata in questi stesso anno desiderosa di mostrare lo sviscerato affetto che sempre etiamdio dal principio del suo arrivo all’Italia ha portato a questo Santuario, le presentò un’altra bella, e curiosa corona d’argento indorato.

    L’anno 1540  a 8 di Marzo fu nominato Governatore Galeazzo Floremonti, e l’anno 1541 Paolo III ritornando da Lucca illustrò con la sua presenza questo Santuario, e a i 24 maggio del 1542 fu Governatore Francesco Carpo. Torsel. lib. 3 c. 4.10 Arch. Loret.

     In questo medesimo anno 1542 essendo il Cardinal Contarini Legato del Papa per Alemagna lasciò per vice Protettore il Cardinale Pietro Bembo, e al 1 Settembre di questo anno morì il Cardinal Contarini doppo essere stato Protettore tre anni, otto mesi e quattordeci giorni, e al 14 dell’istesso mese il Papa nominò per Protettore Rodolfo Pio Cardinal di Carpo, restando per Governatore Francesco Carpo. In questo tempo si fondò un Seminario di putti, e si fabricarono tre Hospitali, e l’anno 1543 Paolo III tornando da Genova visitò la seconda volta questo Santuario, e ordinò che si proseguisse la fabrica del Palazzo, come si fece. Torsel. lib. 3 c. 34.8.10. Arch. Loret.

     L’anno 1544 a 13 di Febraro il Cardinal di Carpo sostituì per Governatore Luigi

Vannino de Theodolis Vescovo Scalense, e doppo Bertinolense. Governò sette  anni. In questo medesimo tempo il Cardinal Protettore fece adornar con varie figure, e statue di marmo, e abbellire con fine pitture la sua Capella del Santissimo Sacramento; l’istesso fecero il Duca d’Urbino in quella dell’Annunziata, il Principe di Bisignano in quella di Sant’Anna, il Cardinale Cristoforo Madrucci Vescovo di Trento nella Capella del Rosario, il Cardinal Orbone Trucles in quella di San Gio: Battista, e l’Arcivescovo Altoviti in quella della Visitazione della Madonna a Santa Elisabetta, e del 1549 ultimo del Pontificato di Paolo III honorò il Signore questo Santuario, facendo apparire sopra di esso una come colonna di fuoco, la quale s’incamminava infino alla Chiesa di Santa Maria delle Vergini della Città di Macerata come dicemmo nel paragrafo sesto. Torsel. lib.3 c. 11 Srch. Loret.

     L’anno 1551 essendo Sommo Pontefice Giulio III a i 15 di Novembre il medesimo

Cardinal Protettore creò Governatore Gasparo de Doctis  Protonotario Apostolico, e governò undeci anni, e nell’anno 1554 il primo di  Novembre ad istanza del medesimo Cardinale si fondò il Collegio della Compagnia di Giesù della Penitenzieria. E l’anno 1555 a 25 Marzo il Cardinale Marcello Cervini dicendo messa nella Santa Capella, e apparendoli l’1544 Imperatrice del Cielo in sovrumana forma, e accompagnata da celesti spiriti hebbe rivelazione, che sarrebbe Papa, come tra pochi giorni accadde, e si chiamò Marcello II come si disse nel paragrafo sesto, e l’istesso anno a tempo di Paolo IV crebbe il numero de i soggetti del detto Collegio infino a quaranta; e la Città di Udine del Friuli fu liberata per intercessione di questa Madonna da una fiera pestilenza, la quale due anni dopo il rendimento di grazie per lo favore riciuto mandò a Loreto una compagnia di più di trecento Gentiluomini vestiti di sacco, li quali oltre delli privati doni, che offerirono, presentarono ancora a nome della detta Città ricchi, e curiosi regali. Torsel, lib. 3

c. 20.24.

     L’anno 1561 a 18 di Gennaro Pio IV confermò l’istesso Collegio della Penitentiaria, assegnandoli rendita. In questo tempo accadde il miracolo della pietra nella Santa Capella, quale con licenza del Papa Pio D. Gio: Soarez Vescovo di Coimbra, come si disse nel paragrafo decimo; la quale ricevuta con processione, e restituita nel suo luogo si conserva.a nostri tempi in memoria d’un miracolo cotanto notabile; e del 1562 a 21 di Gennaro il Cardinal Protettore fece Arciprete di questo Santuario il predetto Governatore Gasparo de Doctis; e’l 1563 fu nominato Governatore Loreto Lauro Prontonotario Apostolico; il quale ordinò si facesse il secondo Organo di questo Tempio, e in questo tempo Guido Ubaldo della Rovere Duca d’Urbino comprò una vigna, e la donò alla Santa Casa, acciò che il vino di essa servisse per le messe, e communioni di quella. Torsel. lib. 3 c. 12.21 lib. 4 c. 1.3.4.  Arch. Loret.

     L’anno 1564 a i 10 maggio doppo essere stato Protettore 21 anno 7 mesi, e 26 giorni, passò all’altra vita il Cardinal Rodolfo Pio, e l’istesso giorno Pio IV nominò il Cardinale Giovanni Morone, Protettore, e questo alle 25 Settembre sostituì Governatore Pompeo Palanterio Protonotario Apostolico; e a 16 di Decembre rinuntiando il Cardinal Morone la protettione, il Papa pose in suo luogo il Cardinale Giulio Felerio della Rovere figlio del Duca d’Urbino, restando nel governo il medesimo Palanterio il quale fece adornare di dentro con belle figure la cupola di questo Tempio, e coprirla di fuori con piastre di piombo, e comandò si fabbricasse la fontana, che sta nella strada del porto di Recanati. Torsel. lib. 3 c. 1.

     Nell’anno 1566 alli 6 di aprile essendo sommo Pontefice Pio V fu fatto Governatore Gio_Battista Marmovatio, al quale successe Ubaldo Venturelli Protonotario Apostolico, e del 1569 il Cardinale d’Urbino istituì Governatore il Conte Roberto Sassatello Referendario Apostolico. In questo tempo furono collocate nell’ornamento di marmo le statue dellediece Sibille, ed altrettanti Profeti lavorate le tre porte di bronzo dell’istesso ornamento, e istituite quattro compagnie, cioè del Santissimo Sacramento, della Misericordia, del Rosario, e del Nome di Giesù, e la prima fu principiata da certe divote persone della nazione Illirica, e di ordine del papa l’istesso Governatore comprò belli, e fertili poderi: come il Monte Orso nel Territorio di Recanati, e il Monte Turscione fu quello d’Osimo, altre Ville nel Rerritorio di Castelli Fidardo, e una buona possessione chiamata Acquacanina, con molte altre vigne, prati, boschi, spendendo in questo intorno a trenta mila scudi. E del 1571 essendo Pontefice nell’istesso Pio V a 7 di Ottobre s’ottenne quella celebre, e tanto segnalata Vittoria dell’armata turchesca per l’intercessione di questa Vergine di Loreto, (come vuole Torsellino con altri) a cui il Sommo Pontefice, il Generale, Capitani, e Soldati di essa si erano raccomandati. Torsel, lib. 3 cap. 14.15.21. Arch. Loret.

     L’anno 1572 governando la Chiesa Gregorio XIII e Protettore, e Governatore li predetti. Si fabbricò la fontana del Carpino, ed fu eretta una bella Croce di marmo, che ancora hoggidì persevera, e questo Santuario fu arricchito con i pretiosi doni di vari Principi, e in particolare di dieci Cardinali, e le città di Bologna, Milano, Ascoli, Recanati, come anche la terra di Monte Santo presentarono i loro ritratti lavorati d’argento.

     L’anno 1573 s’edificò la fontana detta comunemente delle bellezze, e furono lastricate, e mattonate le strade per dove si viene al Loreto, e del 1576 visitò questo Santuario Don Giovanni d’Austria, il quale imitarono molti Capitani, e Soldati dell’Armata Navale, e in particolare la maggior parte delli diece mila Schiavi Cristiani, i quali scampati dalle mani de’ Turchi vennero a render gratie alla Madre di Dio liberatrice loro; e delli ferri, e catene della loro schiavitudine si fecero i cancelli delle Capelle di questo Tempio. In questo stesso anno volse il Sommo Pontefice, che si guadagnasse il Giubileo plenissimo in questo Santuario, comandando, che per questo effetto s’accomodasse la strada di Roma a Loreto, e con quest’occasione il concorso fu assai grande, e notabile, che da tutta Italia e in particolare dalla Marca la visitò, comparendo ogni giorno gli huomini di sette, di otto, e talora di diece città, ò terre compartiti in belle schiere, e portando seco alla Madonna corone d’argento, grandi torchi pieni di monete d’oro, e argento, paramenti, calici, e non pochi altri doni, concorrendo con tal’ordine, e devotione, che facevano di se, e a cittadini del Cielo, e agli spettatori della Terra grandissima mostra. Però fra tanta moltitudine de popoli il Monte San Ginesio, nobil Terra della Marca, ottenne il primiero honore di quella di divota a pompa, venendo in numero intorno al mille (non comprese di le donne, e la plebe, che seguitava) portando divoti spettacoli, che rappresentavano varie storie dell’uno, e dell’altro Testamento, e molti di loro procedevano mortificati, e contriti, coperti di ruvido sacco, con le teste sparse di genere, e battendo con fiere sferzate le loro nude, e insanguinate spalle, cantando salmi, e altre devozioni apportando a tutti coloro che l’incontravano, non meno maraviglia, che  efficace essempio ad imitarli; leggasi il Torsellino  lib. 4 c. 23. Arch. Loret.

     L’anno 1577 essendo stato promosso al Vescovato di Pesaro il Governatore Roberto Sasatelli, il Cardinale d’Urbino nominò in suo luogo Giulio d’Amico Referendario Apostolico. In questo tempo la città di Palermo mediante un voto, e l’invocatione di questa Madonna scansò il pericolo della pestilenza, che aveva poco meno che infettata tutta la Sicilia, e in rendimento di gratie per cotanto favore, mandò a presentare una gran piastra d’argento, in cui si vede effigiata la Madonna sedente sopra la sua Santa Casa, e sotto a lei intagliata la città di Palermo; e l’anno 1578 a 10 di Gennaro Gregorio XIII fece Altare privilegiato per l’Anime del Purgatorio la Capella di Sant’Anna. Torsel. lib.4 c. 30 Arch. Loret.

   In quest’anno a’ 13 di Settembre essendo stato Protettore di questo Santuario 14 anni, quattro mesi e tre giorni, lasciò questa vita il Cardinal d’Urbino, restò a questo Santuario tutta l’argenteria, tapezzaria, e fornimenti pretiosi della sua Capella, e in luogo suo sostituì il Papa un’altra volta il Cardinal Giovanni Morone: questo fece Governatore Vincenzo Casale Canonico di S. Pietro, e Protonotario Apostolico, e al primo  di Decembre del 1580 morì il Cardinal Morone. Torsel. lib. 5 c. 1 Arch- Loret.

     L’anno 1581 al principio di Gennaro Gregorio XIII fece Protettore il Cardinale Filippo Vastavillano suo Nipote, il quale confirmò nel Governo Vincenzo Casale; e con la buona diligenza di questo Governatore crebbero molto le cose di questa Santa Casa; procurò d’aumentare l’entrata a i Canonici, ordinò che li Penitenzieri al tempo delle confessioni, oltre la cotta, usassero ancora la stola; istituì dodici chierici per servire alle messe, fece, e adornò il choro de i Canonici a ispese del Principe di Bisignano, e di varii voti di argento già invecchiati fece fare con eccellente lavoro dodeci statue de gli Apostoli, pesando ciascuna più di quaranta libbre. Fu il primo, che ad imitazione del Teremano l’anno 1578 fece scrivere il Compendio di questa Historia in otto linguaggi: Latina, Greca, Araba, Spagnola, Francese, Tedesca, Italiana e Illirica, e scritte in altrettante tavole, l’attaccò nelle colonne del Tempio; e in altre quattro di marmo fece scolpire tutte le indulgenze di questo Santuario, con privilegi concessi da Sommi Pontefici a i Protettori, e Governatori di esso. A suo tempo si istituì il Collegio Illirico, sotto la disciplina delli padri della Compagnia di Giesù, per educazione dei trenta giovani illirici di buon ingegno, e ottimi costumi, accioche dopo ritornando al suo paese con la loro dottrina, e virtù ivi per mezzo dei suddetti Padri apprese, insegnassero, e conservassero nell’aprile quella afflitta, e  addolora gente: questi sogliono tutte le Domeniche, e giorni di feste solenni con le sue cotte assistere in Choro nel tempo, che si canta il divino officio; finalmente abbellì, e dotò la Capella di S. Cristoforo di questo Tempio. Torsel. lib. 5 c. 1.2.3. Arch. Loret.

     Nel medesimo anno del 1581 visitò questo Santuario D. Giovanna d’Austria Figliuola di Ferdinando Imperatore Gran Duchessa di Toscana, la quale, tosto che di Recanati vidde questa S. Casa, smontò immantinente dalla lettiga, e quindi compì a piedi il rimanente del viaggio, e presentò alla Madonna ricchi, e pretiosi doni come si disse nel paragrafo ottavo.  E poco doppo Cristina, ò Cristerna Duchessa di Lorena paralitica di molti anni, con real corte di più di 500 persone, venne a Loreto e tosto che entrò nella Santa Capella con istupore, e ammirazione di tutti  guarì, e restò sana, come dicessimo nel paragrafo decimo, e offerì alla sua liberatrice Maria un cuore d’oro massiccio incoronato, una collana d’oro, una corona di perle, un manile fabbricato di gemme, palii d’Altare, pianete, tunicelle di tele d’oro fatte con mirabile’arte alla Damaschina, con una grossa limosina, visitò lo Spedale, donando ad un infermo due scudi d’oro, e Gregorio XIII gli mandò un Giubileo, che fu da lei, e da tutta la sua Corte divotamente ricevuto. Torsel. lib. 4 c. 25.26.  

     L’anno 1583 essendo disegnato Vescovo di Massa il Governatore Vincenzo Casale al li 8 di Ottobre, il Cardinal Protettore sostituì Vitale Leonori Canonico di Bologna Governatore di Loreto; e con la buona diligenza di questo si fabbricò la maggior parte della facciata del Tempio, e anche il Palazzo, o casa di ricreazione per li Governatori nel colle chiamato san Girolamo, il di cui contorno adornò con molte vigne, e deliziosi giardini; il medesimo a spese sue fece adornare, e abbellire con varie, e belle pitture la Capella della Concezione della Madonna. Torsel. lib. 5 c. 2 Arch. Loret.

     Nell’anno 1584 a li 17 e 18 ottobre Gregorio XIII e di due bolle, e le mandò allo stesso Governatore: nella prima gli inviò la Rosa d’oro (che ogni’anno suole il Papa benedire nella quarta Domenica di Quaresima) acciò a nome suo la presentasse alla Regina del Cielo; nella seconda mandò un’indulgenza plenaria a tutti quelli, che confessati, e communicati, si trovassero presenti alla processione che si doveva fare, e alla Messa Pontificale, che si doveva celebrare nella presentazione della predetta Rosa: cantò la Messa il Vescovo Marturano con l’assistenza del Vescovo di Recanati, e del Governatore di Loreto, d’altri molti Prelati, e grande concorso di gente, e in particolare del Sig. Marc’Antonio Florentia mandato dal Papa per portare la detta Rosa, e publicar l’indulgenza. Nell’istesso anno il Duca di Gioiosa venne da Francia a visitare la Santa casa: dove nelle otto giorni che vi dimorò, diede di non minore segni di liberalità, che di devozione comunicandosi in esso tre volte, e presentando 8000 scudi con due lampade d’argento di gran peso; e con questi danari si verificò non vince la parte del palazzo di Loreto. Rorsel. lib. 5 cap.4.5.7 Arch. Loret.

     L’anno 1585 dell’eminentissimo Nicolò Reitano cardinale di sé moneta della stessa casa di Bonifacio ottavo per lo singolare affetto, e cordiale di devozione a questa Madonna, e santuario suo, e per pegno delle grazie, e favori ricevuti dalla sua santissima mano, in memoria dello scoprimento di questo angelico tesoro nel Pontificato del predetto Papa suo parente, e lesse per sepoltura questo tempio, dove ancora sano, fece fabbricare un magnifico sepolcro in forma all’altare, abbellito con varie, e belle statue di marmo finissimo, collocandone in mezzo di esso un’altra di bronzo, che rappresenta la sua persona, con un’iscrizione nell’estremità di esse, scolpita in una tavola di marmo, siccome attualmente si vede nella cappella del Santissimo sacramento di questo santuario: dove dopo con gran pompa collocato il suo corpo con questo epitaffio: Qui abiterò perché scelsi questa.

Torsel. lib. 5 c. 7 e questo medesimo anno s’abbellì la Capella della Pietà con belle, e curiose figure di bronzo a spese di Barbara Maxilla gentildonna Recanatese. Arch. Loret. Visitarono ancora questo Santuario gli Ambasciatori Giapponesi, come dicemmo nel paragrafo ottavo. Rutil. Benzon lib. de Iubil. Et alli 17 di Marzo di questo medesimo anno il Serenissimo Duca di Baviera venne incognito a visitar questa Santa Casa, e offerì alla Madonna un libricciuolo d’oro massiccio in tre parti diviso, e in esse finissime, e divote imagini e la coperta adornata di preziose perle, e diamanti, il qual dono fu apprezzato ottomila scudi, e a nome della Duchessa sua consorte presentò una Croce di smeraldo, e un Christo resuscitato d’oro, col sepolcro composto di diamanti, rubini, e altre perle finissime, e un’anno prima fece presentare un candeliero d’argento di 80 libre lavorato con tal’arte, che in esso possono stare 24 candele, e assegnò un censo il 1100 scudi d’oro per le spese delle candele, accioche ogn’anno in quaranta solenni feste ardano, e attualmente sta pendente in mezzo della Santa Capella. Torsel. lib. 5 c. 6. In questo stesso tempo Gregorio XIII, desideroso di ingrandire questo Santuario, e la Terra di Loreto, ordinò che si dilatasse, e fortificasse il suo sito, a guisa d’una delle più nobili, e forti Città della Marca, e avendo cominciato questo suo desio, volle nostro Signore premiare le sue sante fatiche, morendo alli 10 d’Aprile di quest’anno, riservando Dio l’esecuzione di così buoni desideri ad altro Pontefice. Racconta questo Vittorio Briganti nel compendio dell’Historia di Loreto.

     L’anno 1586 Sisto V Piceno nel primo del suo Pontificato essendo Protettore, e Governatore li medesimi a’ 17 di Marzo fece Città Loreto, e la sua Chiesa Cathedrale, dandoli per Diocesi le Terre di Castel Fidardo, M. Cassiano, M. Lupone, e a 20 d’Aprile nominò suo primo Vesc. Francesco Cantuccio Perugino , il quale durò fino a’ 7 di Decembre di quest’anno, nel quale morì: questo prima di morire a spese sue principiò ad incrostare di marmo i pilastri, o colonne di questo Tempio, e lasciò nel suo testamento che s’adornasse con pitture la Capella della Natività della Madonna detta volgarmente del Cantuccio; e alli 23 dello stesso mese, e anno fu sostituito nel vescovato Rutilio Benzoino, il quale col suo governo, e colla penna grandemente illustrò questo Santuario. In questo tempo la Provincia della Marca abbellì con fine pitture, e curiosi lavori la Capella detta volgarmente della Provincia; l’istesso fece Simone Tagliavia Cardinale d’Aragona figliuolo del Duca di Terra nova con la Capella delle Santissimo Rosario detta comunemente l’Aragona.

Torsel. lib. 5 c. 10.

     L’anno 1587, al tempo dei i medesimi si diede principio alla fabrica dell’habitazione dei ministri di questo Santuario, e si fornì il frontespizio del Tempio, e si fabricò una buona parte del Palazzo; e alle 17 d’agosto di quest’anno morì il Cardinale Vastavillani, dopo di essere stato Protettore sei anni, e sette mesi e 17 giorni, e poco doppo morì Governatore Vitale Leonori, e alli 22 di Agosto Sisto V disegnò Protettore il Cardinale Antonio Maria Gallo vescovo di Perugia. E doppo di Osimo sua patria, antica Città della Marca;  il quale alli 24 del medesimo sostituì Governatore suo Zio ciò Francesco Gallo Osimano Protonotario Apostolico. In questo tempo il Protettore di ordine del Papa n’andò in Loreto, e prescrisse il modo, e assegnò le leggi, che si dovevano osservare nella creazione de novi  Magistrati, e nell’elettione de gli’altri offitiali: e alli 27 d’ottobre dell’istesso anno si fece la prima estrattione d’un Confaloniero, e tre Priori per governare la detta Città, e al primo di Novembre, avendo prestato il solito giuramento uscirono in pubblico con le insegne del Magistrato, e Arme della nuova Città, che sono uno sudo, e in esso tre Monti, e sopra quello di mezzo si vede collocata la Santa Casa, con l’imagine della Madonna di sopra del modo che si suole pingere, e sopra ciascuno degli altri, due rami di pero; e alli 24 di Decembre la Provincia della Marca il rendimento di grazie d’havere Sisto V honorato, illustrato la lor Provincia con varie Porpore Cardinalizie, e nobilitatola con altrettante Città, e in particolare Loreto, e il suo Santuario con tanti privilegi, grazie, e esentioni, gli eresse una bellissima statua di bronzo, e per lo stesso tempo si scolpirono in tre tavole di marmo tre iscrittioni la prima sopra la fenestra grande della facciata del Tempio e dice così:

CASA DELLA MADRE DI DIO
DOVE IL VERBO SI FECE CARNE

La seconda contiene come questa sul Chiesa fu fatta cattedrale dell’ordine di

 Sisto V e sta scolpita sopra la prima porta del Tempio, e è questa:

SISTO V PONTEFICE MASSIMO PICENO DA COLLEGIATA COSTITUI’

CATTEDRALE QUESTA CHIESA. 16 KALENDE DI APRILE ANNO 1586

ANNO PRIMO DEL PONTIFICATO.

La terza contiene come l’istesso Pontefice diede titolo di Città al Loreto, e è collocata sopra la seconda porta picciola del medesimo Tempio, e dice così:

SISTO V PONTEFICE MASSIMO PICENO ORNO’ IL CASTELLO DI LORETO

CON LA DIGNITA’ EPISCOPALE E CON LA GIURISDIZIONE DI CITTA’

ANNO DEL SIGNORE 1586 PRIMO DEL PONTIFICATO

     L’anno 1588 essendo destinato al Governo della Città di Imola nella Romagna il Governatore Gio: Francesco Gallo, fu nominato in suo luogo Girolamo Gabuccio Referendario Apostolico; questo ordinò, che si facesse la scalinata di pietra di Istria per entrare nel Tempio, e la lanterna sopra la cupola dell’istesso Tempio ornata con otto colonne dell’istessa pietra alte nove piedi; e per la sua buona diligenza le Communità di questa Provincia fabbricarono un buon numero di case, e ordinò si fabbricasse l’hospizio alli Frati Cappuccini, e alle 24 di Luglio del 1580 il medesimo Protettore donando una grande quantità di ducati alla Città di Loreto istituì in essa il Monte della Pietà per soccorrere ai poveri nelli loro bisogni. Torsel. lib. 5 c. 12.

     L’anno 1590 a tempo d’Urbano VII fu Governatore Andrea Bentivoglio Bolognese, e nel suo tempo si disegnarono le tre curiose, e sontuose porte del Tempio, e si fabbricò la porta Romana di questa Città, e a spese di Gio: Battista Mazza Canonico di Loreto s’abbellì la Capella della Circoncisione detta communemente del Giesù, e l’istesso anno fu Governatore Fulvio Pauluccio Protonotario Apostolico, e governò a tempo di Gregorio XIII . Innocentio IX infino al principio del pontificato di Clemente VIII. Torsel. lin. 5 c. 18 Arch. Loret.

     L’anno 1592 a’ 22 d’Aprile primo del Pontificato di Clemente VIII fu un’altra volta fatto Governatore Gio: Francesco Gallo; e a 31 di Novembre Cesare Speciano Vesc. di Cremona, e Nuntio Apostolico nella Corte dell’Imperatore mandò in Loreto una fede autentica del capo di S. Gerione Martire, il quale fu presentato a questo Santuario da Donna Polixena Pernestaim Viceregina di Boemia e da donna Giovanna Manrique di Pernestain Moglie di Don VVrastislau di Pernestain Cavaliere del Tosone gran Cancelliero di Boemia, e del concilio dell’Imperatore.

Torsel. lib. 5 c. 21, e del 1593 furono presentati a questo Santuario pretiosissimi regali da vari Principi, e in particolare Ferdinando de Medici Granduca di Toscana mandò una galera d’argento in memoria d’essere state liberate da peste le sue galere per intercessione di questa Vergine, e attualmente sta pendente dell’ingresso della sala del Tesoro. Veda gl’altri chi vorrà nell Torsellino lib. 5 c. 20.21. E del 1591 Christiana Gran Duchessa di Toscana moglie del detto Ferdinando visitò questo Santuario vestita in forma di Pellegrina, e non solo l’honorò con la sua presenza, e esempio singolare di divotione, ma etiandio l’arricchì con molti, e preziosi doni, venne a piedi da Recanati, e offerì palii, pianete, e altri paramenti di broccato riccio soprariccio di stupendo lavoro, e vettovaglie,  ripieni di gentilissimi le imagini del Profeti, Sibille, Apostoli, e Evangelisti, fra ramuscelli, e fiori maestrevolmente inserte, il valore dei quali eccedono otto mila scudi. Torsel. lib. 4 c. 21. Fù ancora a spese di Vittorio Briganti canonico d’Ancona ad ornata, e abbellita la Capella della Madonna del Soccorso. Quest’anno diede fine alla sua Historia Loretana il Padre Horatio Torsellino e del 1595 per ordine di Clemente VIII il Cardinal Gallo ordinò che si scolpisse in una tavola di marmo dell’ornamento l’iscrizione dell’Historia di questo Santuario, come si disse nel paragrafo quinto, e del 1596 abbellì la sua Capella di Sant’Antonio il Governator Gio: Francesco Gallo. Arch. Loret.

L’anno 1598 alli 23 d’Aprile Clemente VIII nel viaggio che fece a Ferrara, passò per Loreto, dove si trattenne tre giorni, e in essi celebrò sempre Messa, nella Santa Capella e ritornando nel mese d’Agosto del medesimo anno, volse un’altra volta onorare con la sua presenza questo Santuario, e ivi concesse, e offerì tutto ciò che dicemmo nel paragrafo sesto e lo riferiscono il Torsellino, e l’iscrizione di marmo, che in una colonna di questo Tempio comandò che si mettesse il Cardinal Gallo. Torsel. lib. 5 cap.20. Nell’istesso tempo Ludovica Reina di Francia mandò a presentare un cuore d’oro con un grosso smeraldo in mezzo tempestato di molti diamanti, e rubini con l’arma sua, e del suo marito Henrico III scolpita in esso. Et il cardinale Aldobrandino Nipote di Clemente VIII presentò un mobilissimo manto formato d’una grossa piastra d’argento da eccellente mano lavorata, indorata, e smaltata: vedesi in essa di basso rilievo scolpita la città di Ferrara col suo Territorio, e effigiato il Cardinale istesso. Arch. Loret.

     L’anno 1599 fu governatore Filippo Bartele, a cui successe doppo Tiberio Orfino ambedue Protonotari Apostolici. Et in questo tempo il duca Ranuccio Farnese venne la PR Loreto incognito non più che con tre gentiluomini in abito da pellegrino, e volle etiandio dall’osteria da solo alla Santa Casa scalzo, e offerì alla Madonna una grossa limosina, e la Serenissima Arciduchessa  D Maria d’Austria Madre della Reina Cattolica tornando da Spagna visitò questo Santuario, e donò una grossa limosina per incrostare di marmo quella parte della Chiesa, che circonda la Santa Casa, con offerta di supplire, se di maggior somma vi fosse stato bisogno. Arch. Loret.

     Nell’anno 1600 Clemente VIII alli 17 di  Giugno concesse al Protettore, Governatore, e altri Sacerdoti, ò Chierici di questo Santuario, che potessero senza incorrere nell’irregolarità catturare, e far prigione, e anche mettere in mano della giustizia secolare tutti quelli che trovassero rubbando le cose di questa Santa Casa, e in questo medesimo tempo si cominciò a fabricare la Sacrestia del Tesoro; e l’anno 1602, fu Governatore Francesco Basso da Ravenna, e in questo tempo del Pontificato di Clemente VIII si fece la fonte del Battesimo tutta di bronzo, ad ornata con tali figure, e abbellita con tali fregi, che senza essageratione può campeggiare tra l’altre simili opere di tutta l’ Italia. Arch. Lauret.

     L’anno 1605 essendo éontefice Paolo V si fabbricò la magnifica Sala del Tesoro, e si cominciò a dipingere dal Cavaliere Cristoforo Roncale da Pomerancio famoso pittore, e nel medesimo tempo si fabbricò il Condotto che va da Recanati a Loreto, come appare da una Bolla di Paolo V spedita a questo effetto. Arch. Lauret.

     L’anno 1607 per la morte di Francesco Basso fu sostituito Governatore Rutilio Matuccio, e a 17 di Settembre successe Tiberio Petronio Protonotario Apostolico, nel cui governo l’anno 1609 s’abbellì con fine pitture la cupola del Tempio per mano del medesimo Cristoforo di Pomerancio; e l’anno 1612 si ridusse a perfettione la Sala del tesoro, come appare dall’iscrittione che in essa si vede. Arch. Loret.

     Nell’anno 1613, la Città di Loreto in memoria dei beneficii ricevuti dall’Eminentissimo Cardinal Antonio Maria Gallo Vescovo d’Osimo, e Protettore di questo Santuario, e massime per avere ad istanza sua Sisto V fatta Città Loreto, e la sua Chiesa Catedrale, dandoli Vescovo, e assegnandoli Diocesi gli eresse una statua di bronzo, con una bella iscrittione nella facciata del Palazzo della Communità. Arch. Loret.

     L’anno 1614 a 29 di Luglio in assenza di Tiberio Petronio restarono per Luogotenenti Isidoro Matuccio Arcidiacono di Loreto, e il Canonico Stefano Delfino, e alli 22 di Novembre fu nominato Governatore Ottavio Orfino Protonotario Apostolico. Questo anno s’instituì la Confraternita di S. Carlo, e a’ 29 di Novembre dell’istesso anno fu aggregata all’Arciconfraternita de i Santi Ambrogio, e Carlo di Roma con licenza del Protettore di essa il Cardinale Paolo Sfondrato; in questo tempo fu Vescovo di Loreto, e Recanati l’Eminentissimo Cardinal Arceli. Arch Loret

E l’anno 1615 il Cardinal Gallo a tempo dell’istesso Governatore in memoria de i benefitii, che questo Santuario ha ricevuto da Ferdinando Arciduca d’Austria, comandò, s’intagliassero in un marmo le sue arme con un’iscrittione honorifica, e che si collocassero in una colonna del Tempio; e l’anno 1619 la onfraternita di S. Carlo adornò la sua Capella con belle, e curiose pitture. Archivio Loretano.

L’anno 1620 a’ 20 di Marzo doppo di essere stato Protettore trentatre anni, sette mesi, meno due giorni, passò a miglior vita il Cardinal Antonio Maria Gallo insigne benefattore di questo Santuario, a cui deve il suo maggior splendore, poiché con la sua protettione, e governo in tempo di sette Pontefici Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV, Innocentio IX Clemente VIII, Leone XI, Paolo V collocò questa Casa nello splendore, e grandezza, con la quale al presente si trova. Doppo in luogo di questo al primo d’Aprile Paolo V sostituire il Cardinale Scipione Borghese suo Nipote, il quale confermò nel governo Ottavio Orsino, e a 15 di Luglio si diede la sopraintendenza del Refettorio, ò tinello delli poveri Religiosi, Sacerdoti, ò Vhierici, alli Frati Cappuccini e Papa Paolo V, dichiarò che questo Santuario, e la Città non fosse soggetta ne al Legato della Marca, ne alla Rota della medesima Provincia, nemmeno ad altra giurisdizione secolare, che dei ministri ufficiali, e familiari appartenenti alla Santa Casa fossero essenti d’ogni altra giurisdizione spirituale fuorché da quella del Protettore, e Governatore di essa, come appare da dui Brevi, che cominciano, La divina clemenza disponente, e Fra innumerevoli cure, l’uno spedito a 14 luglio, e l’altro alle 11 settembre di questo anno.

     L’anno 1621 alli 19 di Giugno al tempo di Gregorio XV essendo promosso il Governatore Ottavio Orsino alla Chiesa di Venafro, il Cardinal Borghese Protettore raccomandò la cura del Governo a Marcello Pignatelli Vescovo di Jesi, e alli 3 di Luglio del medesimo anno fu dichiarato Governatore e alli 10 di Ottobre morendo questo, fu assegnato in suo luogo per Governatore Ottavio Fugini. In questo anno fu nominato Vescovo di Loreto, e Recanati il Cardinal Giulio Roma milanese. Arch. Loret.

     L’anno 1622 alli 20 d’Aprile  fù fatto Governatore Tiberio Cenci Vescovo di Jesi, e al presente Eminentissimo Cardinale di Santa Chiesa; e in tempo di questo essendo Pontefice Gregor. XV s’eresse, e mise in ordine la Fontana in mezzo alla piazza del Tempio, e Palazzo, adornandola con belle statue di marmo, e figure di bronzo, la quale prima di morire fece lavorare, e intagliare il Cardinal Gallo; facendosi l’Hospizio degli Frati Francescani dell’Osservanza con la buona diligenza di Don Francesco Gentile canonico di questa Santa Casa e nel Pontificato di Urbano VIII fece fabbricar la Sala grande del Palazzo; e al tempo di questo il Serenissimo Arciduca Leopoldo in rendimento di gratie di essere stato liberato per due volte dall’assedio dei suoi nemici per intercessione di questa Madonna, mandò a presentare un ricco, e ben lavorato ritratto della Città di Taveroa nell’Alsazia nella quale fu assediato. Arch. Loret. E l’anno 1627 d’ordine del Cardinal Borghese Protettore collocò in una colonna del Tempio l’Arma di Ranuccio Farnese Duca di Parma insigne benefattore di questo Santuario con una una honorifica iscrittione; e l’anno 1631 Donna Maria d’Austria Infanta di Spagna Regina d’Ungheria, e poi Imperatrice, visitò questa Santa Casa, e presentò alla Madonna un’Aquila Imperiale d’oro di gran prezzo tempestata con ricchissimi diamanti. Arch. Loret.

     L’anno 1633 nel mese di Settembre la Serenissima Repubblica di Venezia per avere per l’invocazione di questa Signora scanzato il pericolo della peste, mandò a presentare una lampada d’oro di trentasette libre di peso; e alli 10 di Decembre di questo medesimo anno, doppo di essere stato protettore tredici anni, e otto mesi, e diece  giorni morì il Cardinale Scipione Borghese, il quale lasciò alla Santa Casa una bella, e ricca croce, e due candelieri d’argento indorati con diece mila scudi, e l’istesso giorno Urbano VIII sosteituì il cardinal Antonio Barberini non suo Nipote, il quale non solo con la sua protettione ha favorita questa Santa Casa, ma anche con la sua presenza l’ha honorata spesse volte, e con la sua liberalità degna degna d’un cotal Principe l’ha arricchita con i suoi doni, li quali e per la curiosità del lavoro, e per la ricchezza di essi non lasciano di spiccare tra gli altri; e alli 10 del medesimo mese nominò Governatore Emilio Altieri Vescovo di Camerino, e al presente Nunzio del Papa nel Regno di Napoli; e l’anno 1634 il luogo del Cardinal Roma fù fatto Vescovo di Loreto, e Recanati, l’Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignor Amico Panico da Macerata Conte di Castel Falcino, e Petrella, Prelato veramente vigilantissimo, e divotissimo di questa Vergine, il di cui Santuario, e Casa frequentemente visita, e honora con la sua presenza; e del 1635 alli 24 di Gennaro fu nominato Governatore Pietro Martire Merlino Protonotario Apostolico, che doppo morì Governatore di Benevento, in tempo di questo si fabricò la Cavallarizza, e a 15  di Luglio Ferdinando III Imperatore Re di Boemia, e Ungheria in rendimento di gratie, d ‘haver ottenuto un figlio (che al presente è già coronato Re di Boemia, Ungheria, dell’uno ereditario e dell’altro eletto) mandò il Baron di Tras suo Cameriero, acciò a nome suo, e del pargoletto principe visitasse la Santa Casa, e offerisse un bambino d’oro con un vezzo di preziosi diamanti. Arch. Loret.

     L’anno 1640 il Cardinal Sant’Onofrio fratello d’Urbano VIII e Penitenziario Maggiore non contento d’aver presentato ricchi, e pretiosi doni a questo Santuario, volse ancora fondare l’Hospizio alli Frati Capuccini, e a’ 20 d’Ottobre il Cardinal Antonio Protettore creò Governatore di questo Santuario monsignor Caetano Referendario Apostolico dell’una e dell’altra Signatura, e al suo tempo non ostante le guerre dell’Europa, e in particolare dell’Italia, per industria, e diligenza sua si è aumentato grandemente questo Santuario con nuovi poderi, accresciute le sue entrate, allargata la Città con nuove strade, e le fabriche, distesa la piazza, ordinata l’Armeria, fortificata con nuovi beloardi, e artiglieria la Rocca, fabricati li Magazzeni, mantenuto sempre la Città in abbondanza, e procurato che la Repubblica di Venezia esentasse di gabelle, e datii le cose, che per servizio della Santa Casa se estraggono dalla sua Città, e dominio. Arch. Loret.

     L’anno 1643 al 8 d’Agosto la Città d’Ancona presentò a questo Santuario un ritratto della sua Città da eccellente mano lavorata con una limosina di trecento scudi, e per lo mese di Settembre il Serenissimo Principe Gio: Casimiro (si come si disse nel Paragrafo ottavo) visitò questo Santuario, e lasciando il mondo, si fece Religioso della Compagnia di Giesù, e la maggior parte delle due anni, e  mezzo, che è stato nella Compagnia, ha dimorato nel Collegio di Loreto.

E l’anno 1644 per lo mese di Maggio la Città di Fermo col suo Governatore, Magistrato, Nobiltà, e dodeci compagnie venne in processione a Loreto, e presentò una elemosina di quattrocento scudi; e per il mese di Decembre visitò questo Santuario Donna Maria Infanta di Savoia figliuola del Duca Carlo Emanuelle, e prima cugina del Cattolico Re Don Filippo IV in forma di pellegrina, vestita di un umile, e divoto habito del terzo Ordine di San Francesco, imitandola la sua famiglia e comitiva nella livrea, e havendo dimorato alcuni giorni con ritiramento grande, e di divotione, ella stessa adornò le teste della Madonna, e del Bambino Giesù con due corone d’oro tempestate con molte perle, e ricchissimi diamanti; e del 1645 in assenza del Cardinale Antonio Barberino non Protettore il Sommo Pontefice Innocenzo X nominò per comprettore il Cardinal Gio: Battista Pallotto Piceno, il quale questo Santuario riconosce per particolare divoto, e benefattore suo, e nell’istesso anno Perugia Città dell’Umbria mandò a presentare una Lampana  grande d’argento. Arch. Loret.

     L’anno 1646  a 10 di Giugno (nel quale l’Autore di questo Santuario diede fine alla sua Historia) e sono 352 anni, e mezzo della Venuta di questo Santuario in Italia l’Almirante di Castiglia mio Signore, e Padrone e Vice Ré di Napoli, e Ambasciatore Straordinario del nostro Cattolico Ré Don Filippo IV nella Corte di Roma, doppo di havere a nome del suo Ré resa la dovuta obbedienza al Sommo Pontefice, prima di trasferirsi in Ispagna, volse in compagnia di sua moglie, figliuoli, e numerosa famiglia visitare questo Santuario, al quale presentò un ricchissimo Frontale con una pianeta, tutta ricamata di fregi d’oro. E per lo mese di Ottobre la Città di Valdosta di Savoia per la liberazione dalla peste per intercessione di questa Madonna presentò un bello, e non men curioso ritratto d’argento delle stessa Città, accompagnando il dono con una buona limosina; e tra poco il Vescovo di Samogitia della Polonia, mandò a presentare a questo Santuario una bella ricca Lampana d’ambra gialla curiosamente lavorata; e alli 10 di Decembre di questo medesimo anno visitò questa Santa Casa il Prencipe Maometto Celebi Primogenito del Ré di Tunisi nell’Africa dopo essersi convertito alla Cattolica fede, e battezzato in Palermo di Sicilia, come si disse nel Paragrafo ottavo. Arch. Loret.

     L’anno 1647 a 13 di Maggio la Confraternita della Misericordia di Livorno venne in processione, e presentò a questa Madonna una tavoletta di gloria d’argento adornata con diverse gemme; e al primo di Settembre il Duca di Parma con la Duchessa sua Madre, due sorelle, e la Principessa Vittoria sua Zia visitò questo Santuario, e a nome del Duca suo Padre donò dieci mila scudi con altra grossa limosina; e ultimamente alli 22 dell’istesso mese venne in processione la Terra di Cingoli col suo Contado, e presentò alla Madonna il solito regalo, che ogni cinque anni suole presentare, mostrando non meno il suo cordial’affetto, come anche la sua liberalità verso questa Santa Casa di Maria.

     Altre molte cose si sono fatte, e successe al tempo di questi Protettori, e Governatori, delle quali parte havemo registrato nel discorso di questo Santuario, e massime nel paragrafo stesso trattando de’ Pontefici, e parte ne abbiamo lasciate per brevità, rimettendo il lettore a gl’Autori, che più distesamente ne trattano; ne meno ho fatto qui mentione di tutti li preziosi doni, che in diversi tempi, e occasioni sono stati presentati a questa sovrana Signora; percioche puole con facilità saperli, e aver cognitione delle persone, che gli’hanno offerti, quello, che contempla la magnifica Sala del Tesoro, ove con mirabil’ordine sono collocati, e per quelli che non possono venire a vederli, basta dire, che in numero, e qualità sono tanti, che per descriverli, e registrare desiderano penna più delicata, e dei soli questi si può comporre un ben grosso volume.

P A R A G R A F O   X I I

S’insegna il modo, col quale il divoto Pellegrino

ha da visitare questo santuario.

     Molti hanno scritto di questa materia, solamente io not uomo arò qui ciò che giudicarà esser più necessario, acciò che il divoto pellegrino visiti con profitto dell’anima sua questo Santuario, e ottenga il fine per lo quale si partì dal suo paese, e intraprese così tanto, e divoto pellegrinaggio.

I. Procuri, che il fine del suo pellegrinaggio sia honesto, e virtuoso senza lasciarsi tirare dalla vana curiosità, ò  interesse temporale. Intraprenda adunque questo viaggio si tanto per solo profitto della sua anima, con pura intentione di ottenere le grazie che desidera; e supposto che quì si diede principio alla salute degli uomini per mezzo dell’Incarnazione del Verbo oprata in questa medesima Casa, si incamini con desiderio, che si dia principio alla sua, e non si scordi di pregare il nostro Signore Dio per l’anime del purgatorio.

II. Procuri prima di cominciar il suo Pellegrinaggio, confessarsi, e communicarsi, e quando ciò non potrà fare non parta prima di visitare alcuna Chiesa, ò Capella consagrata a Christo, ò alla Madonna, e ivi prostrato in terra facci un atto di contritione dolendosi di cuore dei suoi peccati e d’haver con essi offeso un Dio degno d’essere amato sopra tutte le cose, e dopo supplichi li conceda grazia efficace per resistere alle tentationi, e assalti del Demonio, e fortezza per sopportare con pazienza, e frutto la fatica del viaggio.

III. Ogni giorno al principio del camino dica alcuna divotione, come l’Itinerario, le Litanie della Madonna, ò de i Santi col  Sotto il tuo presidio, ovvero  la Salve Regina il Rosario, ò Corona della Madonna, ò quella di Giesù Christo, ò qualche altra sua particolare divotione, e per andare Santamente impiegato, saria di gran profitto contemplare alcuni delli Pellegrinaggi che Giesù, Maria, e Gioseppe fecero, partendosi da questa Santa Casa, e ritornando in essa, e acciò possa esseguire questo con facilità, legga il primo paragrafo di questo Santuario; e procuri dare alcuna elemosina a i poveri, e massime a pellegrini.

IV. Subito che da lontano scoprirà questo Santuario saria bene ad imitaztione d’alcuni Santi, come San Luigi Ré di Francia, San Carlo Boromeo, e molti altri celebri in santità, e nobiltà, smontare da cavallo, e con le ginocchia in terra salutare la Madonna con qualche breve, e divota oratione, e se può seguiti a piedi il restante del viaggio col Rosario nelle mani recitando divotamente, ò discorrendo delle grandezze di questo Santuario, e de gli miracoli oprati in esso ad imitazione delli predetti Santi.

V. Arrivando, il suo primo, e principale studio sia il bene, e profitto dell’anima sua, e non la comodità del corpo, entri nel Tempio con grande divotione, e profonda umiltà confessandosi per indegno d’entrare in un luogo dove hanno dimorato li maggiori, e più Santi personaggi del mondo; molti sogliono entrare in ginocchioni: in questo facci quello, che lo Spirito Santo li detterà

VI. Saria utile confessarsi prima d’entrare nella Santa Capella, à quando ciò non si potesse, rinovi l’atto di contritione, e con divotione umile entri in essa, imaginandosi che entra nel Sancta Sanctorum, e nella stessa Casa di Giesù Maria, e Gioseppe, baci le sante mura, che tante volte hanno toccate con le sue sante mani, Venere Ida Madonna, la quale in questo Santuario fù conceèuta, nacque, e concepì il Verbo eterno, dicali questi, ò simili parole: Regina degl’Angeli, Imperatrice del mondo, Monarca dell’universo, e Madre verissima dell’Onnipotente Dio, io mi compiaccio, mi rallegro; e mi congratulo con voi per li doni, privilegi, favori, e grazie segnalaltissime, che dall’eterno Dio vi sono state concedute in questo Santo luogo. Doppo chiedali le grazie, delle quali ha bisogno, offeriscali gli suoi figliuoli, famiglia, e tutte l’altre cose conforme al suo stato, e quel che più importa presenti il suo cuore, e l’anima sua supplicando alla medesima Madre di Misericordia li conceda grazia di fare una buona confessione e avvertendo di non entrare con armi per esser proibito entrar con esse in questa Santa Capella pena di Scommunica.

VII. Fatto il dovuto esame dell’i suoi peccati, butti se ai piedi del Confessore, e si confessi interamente di quelli con dolore, pentimento, e proposito del emendarsi, e per li riservati vada ad alcuno dei Penitenzieri per l’assoluzione di essi conforme la nazione, perché quì li ritroverà di diverse nazioni, Italiana, Spagnola, Francese, Tedesca, Polacca, Illirica, e Greca, e l’Italiana quasi tutti la sanno, o la intendono, oltre la latina commune a tutti.

VIII. Fatta la confessione potrà comunicarsi nella Capella destinata a questo fine, che è  quella del Santissimo Sacramento, il quale amministra uno de’ i Padri Penitenzieri a vicenda, e se desidera communicarsi nella Santa Capella ottenga licenza la Monsignor Governatore, a cui tocca concederla, ò vero a quelli, che saranno da lui designati; e doppo rese le dovute grazie potrà trattenersi in vedere le Sante Scudelle, e l’altre reliquie, che ogni dì a verntidue hore si mostrano a tutti li Pellegrini. Potrà anche vedere il Tesoro, che molte volte nel giorno, e in particolare nella mattina a hora di terza, e doppo desinare a hora del Vespro si suol mostrare; visiti ancora l’Gospitale; e veda parimente tutto ciò sarà più degno d’esser visto in questa Santa Casa, Tempio, e Città.

IX. Non si parta da Loreto senza domandare con humili preghiere la benedittione alla Madonna, rinnovandone nella sua presenza i suoi voti, e buoni propositi, e saria assai utile notarli in una carta per ricordarsi di essi, chiedendo gratia per adempirli, e perseverare in essa fino alla morte.

X. Ultimamente se desidera qualche reliquia di questa Santa Casa per sua consolatione e divotione, avverta che è vietato dalli Sommi Pontefici il levare, ò dare reliquie delle sante pareti, ò altre cose appartenenti alla Madonna; nondimeno potrà procurare qualche pezzetto di candela, di quelle che ardono nella detta Capella, dell’olio della lampana ivi ardente, dell’acqua che è stata nelle sante Scudelle, ovvero alcune misure della Madonna, e del Bambino Gesù, per mezzo delle cui cose ha oprato il Signore, come riferisce il Torsellino, e d‘ordinario opera moltissimi miracoli, e per ricordarsi tutto questo, e haver memoria di quello che ha visto, e per sapere con brevità la grandezza, Santità, Traslazioni, e msravigliosi prodigi di questo Angelico Santuario, e Santa Casa procuri avere alcuno di questi compendiii e per gloria di Dio Figlio, Maria

Madre, e Gioseppe Sposo, che siano sempre lo- dati per li secoli de i secoli. A

AVVERTENZA AL LETTORE

     Per consolatione de Pellegrini, e di molti Habitatori di questa Città, ho giudicato avvertire, che oltre l’indulgenza plenaria perpetua concessa da Clemente VIII e molte altre parimente perpetue, che i Sommi Pontefici in diversi tempi hanno conceduto, e alcune particolari concesse alle cinque Confraternite, che in questa Santa Casa sono state fondate, cioè quella del Santissimo Sacramento, della Misericordia, detta volgarmente della Morte, del Rosario, di San Carlo, e di San Gioseppe. Leone X anche istituì lì sette Altari delle stazioni di Roma in altrettante Capelle; quali sono quella della Trinità, del Giesù, San Carlo, San Cgristoforo, la Concettione, la Pietà, e Santa Anna, nelle quali si guadagnano l’indulgenze delle Stazioni di Roma non solamente al tempo dell’Avvento, e Quaresima, ma etiandio nelli altri giorni dell’anno, ne i quali ci sono Stazioni dentro, e fuori di Roma. Ci sono ancora cinque altri Altari dove si guadagnano le stazioni del Santo Rosario, e sono l’istessa Capella del Rosario detta l’Aragona, l’Annunziata, Santa Elisabetta  chiamata Altoviti, quella della Provincia, e l’Annunziata del Duca. Ultimamente Gregorio XIII fece Altare privilegiata per l’Anime del Purgatorio la Capella di Santa Anna Madre della Madre di Dio, concedendo a tutti li Sacerdoti, tanto Regolari come Secolari che in qualunque dì dell’anno diranno Messa in essa possino cavare un’Anima dal Purgatorio. L’altre indulgenze habbiamo notate nel paragrafo sesto di questo Santuario, solamente ho giudicato mettere quì queste, accioche con facilità si sappiano gl’’Altari, ne’ quali si possono guadagnare, e parimente animarsi ad acquistare tesoro così grande.

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Imprimatur.

Amicus Episc. Lauretanus, e Recanatensis

Imprimatur.

Papirius Episc. Maceratae, e Tolentini

Imprimatur.

Vincentius Paulinus Magister Inquisitor

Generalis Anconae

T A V O L A   D E   P A R A G R A F I

Di questo Santuario Loretano

Misteri oprati in questo Santuario, e Angelica Casa stando in Nazaret. Parag. I

Pagina                                                                                                                            9

Honorano, e visitano questo Santuario l’Imperatrice Santa Elena, San Luigi Re di Francia, altri Santi, e Principi del mondo. Parag. II                                pag. 11

Fa trasportato da gl’Angioli questo Santuario da Nazaret a Dalmazia, e da la Dalmazia in Italia, miracoli operati, e diligenze fatte da Marchigiani. Parag. III

                                                                                                                                pag.  12

Si descrive questo Santuario con l’Imagini della Madonna e del Bambino Giesù, e del modo, col quale al presente si trovano. Parag.IV                               pag. 15

Si descrive l’Ornamento di marmo col quale questo Santuario è d’ogn’intorno coperto. Parag. V                                                                                                  pag. 18

Indulgenze, e privilegi concessi da Sommi Pontefici a questo Santuario

Parag. VI                                                                                                         pag. 20

Favoriscono li Sommi Pontefici questo Santuario instituendo in esso la Penitenzieria Apostolica. Parag. VII                                                           pag. 23

È honorato e arricchito questo Santuario con la presenza, e doni di molti Principi, e Signori grandi del mondo. Parag. VIII                                                        pag. 26

Visitano questo Santuario, e l’honorano con la loro presenza molti Santi, e Servi di Dio.Parag. IX                                                                                                    pag. 28

Honora il Signore questo Santuario con grandi, e stupendi miracoli. Parag. X

                                                                                                                            pag. 30

Breve cronica de’ li Protettori, e Governatori di questo Santuario, e delle cose più notabili, che in tempo di essi si fecero, e accaderono. Parag. XI              pag. 32

S’insegna il modo col quale il divoto Pellegrino ha da visitare questo Santuario.

Parag. XII                                                                                                             pag. 51   

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