Anno 960 Placito alla presenza del Vescovo Fermano Gaidulfo

Anno 960 maggio 27
Placito  con la presenza di Gaidulfo, vescovo Fermano.
Chronicon Casauriense ed. MURATORI, L.A., Rerum Italicarum Scriptores (a. 1726) II, 2 pp. 776-916

Nel tempo dell’abate Ulderico <casauriense> fu mossa una querela al monastero  da parte di Giovanni vescovo di Penne, che pretendeva che tutta l’Isola appartenesse al diritto della chiesa di Penne e questo monastero fosse sede e camera sua <vescovile>, e l’abate non doveva essere stabilito senza sua licenza ed  egli teneva il dominio sui castelli e sulle ville <casauriensi> e l’abate era suo vicario, non signore, né monaci suoi  ricevessero gli ordini <sacri> da altro vescovo. L’abate Ilderico lo chiamò in giudizio <…> alla presenza del duca e marchese Pandolfo, del vescovo di Fermo Gaidulfo, del conte Lupo e di molti altri. Il vescovo <di Penne> si recò alla presenza dell’imperatore Adelberto, figlio dell’imperatore Berengario, a Senigallia. <…> E l’imperatore gli concesse il privilegio di libertà e la difesa contro il vescovo <di Penne> e contro tutti coloro che tentassero di turbare il monastero e i beni che gli  appartengono.

“Nel nome di Dio eterno. Adelberto re per grazia divina. Vogliamo che tutti i fedeli della santa Chiesa di Dio, presenti e futuri, siano informati che Ilderico abate del santo monastero costruito in onore della santa ed individua Trinità, venne da noi, mentre erano presenti i fedeli nostri <Sintesi:> contro le pretese di Giovanni, vescovo di Penne. “A noi è parso che questo vescovo mentiva; comandiamo pertanto di scrivere questo “mundeburdo” <=atto di difesa> e  diamo precetto che nessun vescovo pretenda alcuna consuetudine o funzione da questa abbazia e comandiamo che questa rimanga libera nel suo stato <…> sotto penalità di cento libre. Imprimiamop l’anello imperiale. Scrisse il rogito il diacono Amico per ordine regio. Data 27 maggio (sesto alle calende di giugno) anno decimo del regno di Berengario e di Adelberto. Redatto nel contado di Senigallia.”

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