All’Ambro il santuario mariano è messaggio, esempio, cammino

IL SANTUARIO DELLA MADONNA ALL’AMBRO

                               Fiume, che percorri l’ambiente

                               e trasporti la nostra mente,

                               tu aneli a rigenerare la vita.

                               Il cuore contempla il tuo fluire

                                nel Tutto di cui siamo parte.

                                Dal monte scaturisce il dono

                                e corre alla pienezza del mare.

                                Il bene nasce da Gesù Cristo

                                immolato e risorto, scorrendo

                                nell’alveo dello Spirito divino

                                 e vuol arrivare al credente fedele.

                                Mediatrice, la mamma Maria

                                fa passare da Lui a noi le grazie

                                della vita umana e divina.

   A Lourdes, a Fatima, e altrove la Madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio, è onorata in ambienti di montagna dai devoti pellegrini che la onorano come loro madre spirituale. P. Giuseppe Santarelli nel libro su questo Santuario della Madonna dell’Ambro, scrive che qui si vive il godimento spirituale di immergersi nel cuore di una natura ancora incontaminata, satura di segrete sinfonie di incantevoli visuali.

   E si vive in un ambiente che unisce alle bellezze ambientali un fremito di spiritualità, perché fin dai primi secoli cristiani, quando esisteva la diocesi di Falerio Piceno, si diffuse la fede. Si distinse il monachesimo di cui sono testimonianze le abbazie, quella dei Santi Vincenzo ed Anastasio, quella sei santi Ruffino e Vitale, assieme con la pievania di Sant’Angelo in Montespino e il priorato Farfense di Santa Vittoria in Matenano.

LA FEDE CREA L’ARTE PER MARIA SS.

   Nel poemetto in versi latini sul Piceno, il poeta Francesco Barletta che si firmava con lo pseudonimo di Panfilo, ricorda il fiume Ambro per le acque gelide che spumeggiano scorrendo fragorose fra gli scogli. Qui, tra i monti Priora e Castel Manardo, i secoli cristiani hanno elevato un santuario che per l’affluenza dei pellegrini è il secondo delle Marche, subito dopo Loreto, che è tutto dire.  Come santuario mariano, è stato definito da mons. Giuseppe Fabiani: “il più antico delle Marche”.

   L’arte vi regna, originata dall’ispirazione dei devoti che considerano la vergine Maria di Nazareth come la gloria dei popoli e la onorano con preghiere, canti, fiori, dipinti, sculture, riti, feste e omaggi, tanto che l’umile cappellina costruita attorno al 1000 dai monaci dell’abbazia dei santi Vincenzo ed Anastasio, è diventata un tempio.

   Si narra che una pastorella di nome Santina, muta, secondo la tradizione, offriva fiori e preghiere all’immagine di lei nella cavità di un faggio, ed ebbe sciolta la parola. Allora la gente cominciò a frequentare sempre più numerosa questo luogo. E la devozione crebbe sempre più portando anche opere d’arte.

   L’arcivescovo di Fermo, Felice Peretti, che divenne poi papa con il nome di Sisto quinto, dispose che i canonici della cattedrale Fermana mettessero qui stabilmente un cappellano. Poi divenuto papa inviò da Loreto l’architetto Venturi a progettare la chiesa che risulta come quella Lauretana con la chiesina originaria incorporata nel vasto edificio e le cappelline laterali alla navata.

   Per stabilire gli altari laterali si adoperarono in molti, a cominciare dai Cavallari della zona montana che formavano una loro Confraternita e secondo l’uso avevano qui il sepolcro. Essi fecero dipingere le loro immagini a lato del primo altare. Altre famiglie ricche del circondario fecero creare altari e dipinti nei secoli 18º, 19º e 20º, con la protezione dei sommi pontefici. Pio IX concesse speciali indulgenze in occasione delle feste della Madonna e queste furono ampliate da Benedetto XV e da Pio XI che donò il magnifico Crocefisso.

   Gli arcivescovi Fermani vennero qui in visita e in preghiera. L’arcivescovo Roberto Papiri, nativo di Montefortino, fece aprire la nuova strada alla fine del secolo 19º e sistemò gli argini del fiume Ambro e allargò lo spiazzale. Sempre nuovi interventi di pittori, lungo il corso dei secoli, tra cui Bonfini da Patrignone, e Malpiedi da San Ginesio e molti altri di cui alcuni dipinsero anche a Loreto. Ora si vanno completando alcuni dei riquadri delle cappelle a sinistra della navata, perché rimaste senza dipinti, mentre quelli sulla destra erano stati già completati.

   D’intesa con il Direttore dei Beni Culturali diocesani, monsignor Germano Liberati, di felice memoria, il pittore Salvatore Tricarico, ha dipinto  i santi e beati  famosi come pellegrini venuti all’Ambro, come il beato Liberato da Loro, il beato Antonio da Amandola, la beata Maria Assunta Pallotta, San Serafino da Montegranaro, San Giacomo della Marca, San Benedetto Giuseppe  Labre, il pellegrino più famoso del mondo, ricordato con gli altri, presso la Madonna dell’Ambro.

   Il santuario della Madonna dell’Ambro attrae i pellegrini di più regioni perché situato vicino agli antichi passaggi tra le Marche e l’Umbria.

   Un’antichissima notizia, con aspetti di leggenda, è scritta nella lapide nell’abside presso la statua mariana:

“Nel maggio del Mille, la Vergine Santissima, cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia, all’umile pastorella Santina, muta fin dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio delle preghiere ed offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all’immagine della Madonna, posta nella cavità di un faggio”.

                                          I PELLEGRINI

   Alla festa dell’Assunta, a ferragosto, si contano ventimila e più pellegrini provenienti da località vicine e lontane.

   Il vasto piazzale trabocca di gente che per la straordinaria affluenza va ad inondare i viali, i prati ed ogni parte libera tra il fiume e il bosco.

   Il santuario è invaso dai pellegrini. Fanno le devozioni, assiepano i confessionali, partecipano alla santa mensa Eucaristica. Vengono ad onorare la Mamma del Cielo, che su tutti sparge benedizioni e grazie spirituali e materiali.

   L’arte nasce dall’ispirazione che gode della vicinanza degli spiriti beati: “Beati i miti, beati i misericordiosi, beati gli operatori di pace”.

   Vengono qui i malati a celebrare con la loro associazione di trasporto, l’UNITALSI, e si compiacciono delle preziosità artistiche che aiutano nell’elevare i pensieri alle realtà eterne. Si rincuorano fiduciosi con la preghiera ed esprimono al Signore ed alla Madonna gli aneliti del cuore, le preoccupazioni, le speranze e le gioie.

   Il messaggio di questa santuario è che la beata Vergine Maria accoglie i voti dei fedeli perché il buon Dio è ricco di misericordia.

   Nelle Marche è questo il santuario mariano più importante, dopo Loreto, per l’afflusso dei pellegrini ed è stato costruito sul modello di quello Lauretano, con una cappellina inglobata nella più vasta chiesa. Fu voluto così da mons. Bandini Ottavio, arcivescovo di Fermo, Delegato per la Marca e promotore sotto Sisto V, della basilica Lauretana con l’architetto Venturi.

   La pacata armonia degli spazi e delle linee, qui come a Loreto, manifesta il garbato stile del tardo rinascimento, che è completato dal porticato di ornato classicheggiante. La classicità è motivo di attrattiva.

   In ogni secolo l’arte ha dato nuovi apporti, creando nuovi abbellimenti, in aggiunta a quelli precedenti, come immagini e testimonianze caratteristiche dall’evolversi dei secoli.

   L’arte è frutto della devozione ed ha un significato liturgico perché onora la Madre di Dio perché è la gloria del popolo e la fiducia di ogni credente.

   Per la moltitudine dei pellegrini l’arte è occasione di gioia. Il santuario è un fulcro di sempre nuova vita spirituale.

   I parroci ed i fedeli volenterosi organizzano pellegrinaggi per fomentare la pietà cristiana. L’entusiasmo, la fede, l’amore alla Madonna, la pratica dei sacramenti, costantemente li accompagnano.

                                             LA CHIESA

   L’antica chiesa di S. Maria dell’Ambro all’inizio era amministrata dai monaci, in seguito furono i fedeli cristiani a valorizzarla sempre meglio perché, come scriveva la “Guida della Provincia” nel 1889, richiamava grande concorso di popolo, non soltanto per la posizione a 700 metri di altitudine e per le ricchezze dell’arte, soprattutto per la venerazione.

   Nonostante che le proprietà fondiarie del beneficio dell’Ambro fossero usurpate per il demanio dal re Savoia nel 1866, alla fine dell’800 il cappellano capitolare don Domenico Viceré, scriveva che di fatto la devozione verso questa sacra  immagine di Maria santissima dell’Ambro, andava aumentando, tanto che destava meraviglia per il numero dei devoti che vi accorrevano, soprattutto nei mesi primaverili. (Lettera di don Viceré al capitolo di Fermo 15 febbraio 1875).

   L’antico oratorio si vede collocato in posizione elevata, sulla roccia, rispetto al pavimento della chiesa, più basso di alcuni gradini. In questa antica chiesina la statua dipinta collocata nel 1562 fu incoronata. La santa Vergine Madre dal volto pacato accenna ad un contenuto sorriso materno – come scrive p. Giuseppe Santarelli. “Il Bambino, col visino sorridente, gesticolante e sciolto, sulle ginocchia della madre, è in atteggiamento di benedizione con la sua manina destra”.

   Alla Madonna è dipinto il manto azzurro con fiori giallo-rossi; la sua veste con fiori rosseggianti e nella policromia gli sprazzi purpurei splendono anche nei loro volti.

   La Madonna scolpita è seduta con una splendida residenza lignea che il Santarelli attribuisce a Martino Bonfini. Questo pittore fu chiamato, nel 1610, a dipingere le pareti ed il soffitto a volta.

   Nella parete destra la “Circoncisione di Gesù” e sopra la “Visita ad Elisabetta”. Nella parete sinistra la “Presentazione di Maria al Tempio” e sopra il “Riposo della santa famiglia in fuga verso l’Egitto ”.

   Nell’alta volta è dipinta l’Assunta. Negli spazi di separazione sono figurate dodici Sibille e quattro Profeti.

   Dietro a questo oratorio c’è l’abside semicircolare con l’iscrizione del miracolo di Santina e tante foto di devoti collocate in buste alle pareti.

   Le offerte provenienti dall’affluire dei fedeli ebbero un ritmo tanto intenso che fu stabilita, fin dal sec. XVI una Commissione di Deputati e di Sindaci per la custodia e l’impiego di queste.

   Nei pressi fu eretto un eremo per un religioso, custode.

   Questa scultura in pietra ha il peso di due quintali e mezzo.

                                          DEVOZIONE E CAPPELLE

   La crescente devozione che sempre più larga e luminosa fioriva nella vita civile delle nostre contrade e nelle altre cittadine, favorì nuove opere adatte alla fervente pietà dei popoli.

   Mons. Cicconi ha notato che venivano segnalati innumerevoli favori dispensati dalla celeste Signora. Senz’altro le opere d’arte erano motivate dalla venerazione tanto che questa ha fatto costituire nel 1927  la “Pia Unione di Maria Santissima dell’Ambro” approvata dall’arcivescovo Fermano mons. Carlo Castelli e dotata di proprie indulgenze.

   Per maggiori privilegi spirituali il santuario della Madonna dell’Ambro è stato aggregato, il 20 febbraio 1927, alla Basilica papale di S. Maria maggiore in Roma.

   Benemeriti sono i padri Cappuccini che hanno servito spiritualmente i pellegrini e migliorato il santuario. Eroico, tra altri, è stato il p. Luigi di Monterado che per 22 anni ne è stato rettore ed ha innovato molte realtà: nuove pitture (anno 1931), il crocefisso donato da Pio XI (anno 1933), il compimento ella facciata, il portico classicheggiante, la bella torre (anno 1935 disegno di G. Breccia) con una grande campana (anno 1938).

    Padre Luigi voleva fare di più se non fosse stato stroncato da morte violenta, infatti fu trovato morto, in una pozza di sangue, la notte del 22 aprile 1947. E’ sepolto sotto il pavimento con un’epigrafe che ne ricorda la sua passione di onorare la Madonna e di rendere decoroso l’antichissimo santuario.

   Nel 1927, al tempo di p. Luigi il pittore Virgilio Parodi decorò tutta la chiesa e, nella tribuna, raffigurò Santina di fronte alla apparizione della Beata Vergine Maria e insieme ai monaci dei dintorni.

   Nel 1928 il retrofacciata fu dipinto con la “Regina della pace” invocata da Benedetto XV e dai militari.

   Tra i sacerdoti diocesani parroci a Piedivalle e all’Ambro si ricordano don Ruffino Brunelli e don Giuseppe Biondi che benedicevano sistematicamente i matrimoni e favorivano le opere gradite ai pellegrini.

   Padre Sebastiano  da Potenza Picena ricordava che era desiderato ed atteso, dai pellegrini e dal clero, il completamento delle cappelle sulla sinistra (entrando) e pian piano si è cercato di procurarlo. Grazie alle sollecitazioni di padre Alfonso Schiaroli il pittore Tricarico ha dato un gradito e lodato apporto.

   Nella parte destra e le cappelle ricevettero dipinti dal 1611. Nella cappella vicina all’organo, la Confraternita dei Cavallari provvide ai primi dipinti. Ora sopra l’altare c’è il dipinto “San Francesco che riceve le stimmate”, opera del 1928 di Giacinti Domenico.

   La cappella adiacente ha la statua di San Giuseppe. Di seguito la cappella ha il quadro della “Madonna col Bambino e S. Antonio da Padova” e nella volta son dipinte sante Monache.

  Di rimpetto, sull’altra parete laterale, vicino all’entrata: “La Madonna dei pellegrini o di Loreto” (copia del Caravaggio). Nei pilastri San Giuseppe Benedetto Labre  e san Liberato da Loro.

    Segue la cappella del SS. Crocifisso donato da Pio XI. Ai pilastri san Giacomo della Marca e san Serafino da Montegranaro.

 Poi vicino all’altare la cappella di S. Michele Arcangelo. Ai pilastri Beata Assunta Pallotta e beato Antonio da Amandola.

                     VENERAZIONE FEDELE E REALIZZAZIONI

Nel 1897 l’arcivescovo Fermano mons. Roberto Papiri chiamò i religiosi Francescani Cappuccini al servizio pastorale nel santuario dell’Ambro e di nuovo nel 1960 i canonici della cattedrale metropolitana di Fermo hanno stipulato una convenzione per confermare ai Cappuccini, del convento di Amandola, lo zelo pastorale per questo santuario.

   Con loro si sono create varie realizzazioni, tra cui  le sistemazioni degli spazi interni ed esterni, le pubblicazioni di libri e del periodico “Voce del Santuario della Madonna dell’Ambro”.

   Nel 1899 fu tagliata la roccia per costruire la nuova strada di accesso al santuario, che ha facilitato migliaia di fedeli, di ogni età e condizione, che ogni anno vengono dalla diocesi Fermana e da altre regioni.

   Nel 1906 i devoti emigrati in America hanno inviato offerte con le quali sono state sistemate nuove opere nelle cappelle da completare e furono collocati sette lampadari.

   Un muro di riparo sulla riva sinistra del torrente Ambro fu costruito per arginare le esondazioni a danno degli edifici.

   Nel 1908 l’arcivescovo Carlo Castelli volle consacrare la chiesa e fu coniata una medaglia commemorativa con l’immagine della Madonna dell’Ambro, su un lato e dell’arcivescovo consacrante nell’altro.

    Nel presbiterio si notano lapidi recenti, come quella , in due lingue, polacca e italiana, ove si legge che mille studenti polacchi vennero pellegrini, il 7 settembre 1946, per implorare il loro ritorno in patria.

   Nel dopoguerra sono stati rifatti in marmo i pavimenti e le zoccolature delle pareti.

   Per i parcheggi è stato allungato lo spiazzale nel 1975, quando si volle creare la scena della apparizione della Beata Vergine, Madre di Dio, alla pastorella Santina, presso la cascata del torrente Ambro, con due statue in bronzo, su massi di roccia.

   Nel salone che fu usato dalla “Confraternita dei Cavallari”, attiguo alla parete destra della chiesa, è stato creato un salone con confessionali.

   Di fatto l’afflusso al sacramento della Confessione rende questo santuario uno dei più cercati e frequentati. Il desiderio spirituale di risurrezione è confortato dalle indulgenze che i fedeli confessati e comunicati fruiscono per le elargizioni pontificie di questi privilegi spirituali.

LIBRI

CICCONI Giovanni, “Il santuario dell’Ambro in Montefortino”.

                                                                          (Fermo 1910)

P. SEBASTIANO da Potenza Picena, “ Cenni storici del santuario della Madonna dell’Ambro”              (Tolentino 1951)

UGOLINI, C. “ Il santaurio Madonna dell’Ambro “  (Genova s.d.)

SANTARELLI, Giuseppe, “ Il santuario della Madonna dell’Ambro”             (Montefortino 1981 )

FABIANI Giueppe, “ Il santuario più antico delle Marche”

                                                ( Il Nuovo Piceno 19\07\1958)

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