MONTE URANO di GABRIELE NEPI autore

Monte Urano Castrum Monturani

di Gabriele Nepi

La storia di Monte Urano è caratterizzata sin dal suo sorgere da Farfa, celebre Abbazia nella conca di Rieti,

che aveva beni e possessi al di qua degli Appennini con Santa Vittoria in Matenano, prioria  vicaria e centro

di irradiazione e di riferimento (1).

Come visto altrove, a causa delle scorrerie dei Saraceni, il 20 giugno del 954 i Farfensi portarono in salvo sul colle Matenano il corpo di Santa Vittoria vergine e  martire e da qui stabilirono il loro punto di espansione. Dall’alto di quel colle, i monaci, fedeli al motto benedettino ora et labora, concedono terre dei boschi da dissodare e da coltivare, istituendo per primi la mezzadria. I Farfensi si occupano anche di Monte Urano che vediamo nominato nel Chronicon Farfense. Monte Urano fa parte dei loro possedimenti; è loro la curtis de Fassinaria. Farfa è divenuta potente e ricca, tanto che nel periodo di maggiore splendore possiede due città: Alatri e centocelle; 685 chiesi; cinque gastaldati; 132 castelli; 17 oppida; 7 porti; 8 curtes; 14 villae; 812 mulini; 315 pagi.

Nella valle del Tenna alla zona cioè dove sorge Monte Urano, oltre a tale località, Farfa possedeva: Fermo, Sant’Elpidio a Mare, Torre San Patrizio,  Rapagnano, Monte Giorgio, Grottazzolina, Belmonte Piceno, Servigliano, Sant’Angelo in Pontano, Monte San Martino, Smerillo, Penna San Giovanni,  ecc., e ciò senza contare i possessi nella valle dell’Aso e nei vari centri del Piceno. A Monte Urano, Farfa possedeva anche il monastero femminile (Puellare Monasterium S.Petri in fundo Monteriano) (2)

I possessi dei Farfensi tuttavia erano a “macchia di leopardo” e si intrecciavano e si intersecavano con quelli del vescovo di Fermo. Monte Urano con alterne vicende dipende ora da Farfa ora da Fermo, anche se l’influenza dei Farfensi è sempre viva e spesso determinante. Ma nel 1198, Monte Urano, con altri castelli entra nell’orbita fermana e lo vediamo nel 1202 combattere a fianco di Fermo contro la coalizione di Ancona, S.Elpidio, Civitanova, Montolmo (=Corridonia), Recanati, Castelfidardo, Camerano, Monte Fano, Senigallia, Pesaro. La coalizione fermana (Fermo, Monte Urano,Torre di Palme, Poggio San Giuliano (=Macerata), Morrovalle, Monte Lupone, Monte Santo (= Potenza Picena), Montegranaro, Monte san Giusto, Osimo, Jesi) e vincitrice ed alla pace stipulata a Polverigi, Sant’Elpidio è condannata a riedificare la quarta parte del castello di Monte Urano, dato che ne avevano distrutto le mura. Nel 1236, per ordine di Papa Onorio III tutte le località marchigiane debbono provvedere ad edificare mura di cinta dell’abitato per difendersi dalle incursioni. C’è anche Monte Urano che rafforza le sue. Pochi anni dopo, nel 1252 Ranieri Zeno (che sarà poi Doge di Venezia) stipula con Monte Urano dei patti di sudditanza che prevedevano ampie libertà del cui Monte Urano ben felice di unirsi a Fermo, anche perché i suoi abitanti erano in tutto e per tutto equiparati ai cittadini di Fermo (3).

Nel 1258, Manfredi, anche per ringraziare  Fermo della sua fedeltà confermata tale città la giurisdizione su Monte Urano, su Torre San Patrizio, su Grottammare, Cupra marittima, Monte San Martino, Petritoli, Montefiore dell’Aso, Monterubbiano, Moresco, Boccabianca, ecc.(4).

Nel 1266, esattamente il 25 aprile, Fermo acquista in enfiteusi dal Capitolo Metropolitano i castelli di Monte Urano, Monte San Pietro oltre Tenna (Monsampietrangeli), Grottazzolina e Magliano.(5)

L’undici giugno 1377 Monte Urano è invaso dai Bretoni, e dai soldati di Recanati, Osimo, Montefano. Sono trecento i prigionieri in mano agli invasori; otto di essi verranno uccisi. Ardono intanto le lotte tra Guelfi e Ghibellini. Il Papa è ora in Avignone e de i signorotti dello Stato Ecclesiastico tentano di rendersi autonomi e di ribellarsi al Papa; questi però manda in Italia il card. Egidio Albornoz, il quale con senno e con l’astuzia, recupera tutte le località già di dominio pontificio. A tale scopo, invita tutti i castelli dello Stato fermano a presentarsi a Fermo per giurare fedeltà al Governo papale. Tra le varie località convocate (oltre 60) figura anche il nostro Monte Urano (Castrum Monturani).

Eccoci al 1360, anno in cui il predetto card. Albornoz concede la signoria di Fermo e castelli a Giovanni Visconti d’Olegio che saggiamente governa città e Stato, fino al 1366. 10 anni più tardi, si impadronisce di Fermo Rinaldo da Monteverde.

Tale tiranno, dopo varie vicende, è catturato nella rocca di Montefalcone dove si era rifugiato e ciò grazie all’opera di un cittadino di Monte Urano, tale Egidio di Tommaso e Bonaccorso Righetti di Potenza Picena. Essi, dietro promessa di lauto compenso, aprirono le porte della rocca ai Fermani che catturarono il tiranno e lo giustiziarono con i figli (la moglie venne salvata) a Fermo.(6)

Escono nel 1507 a stampa gli Statuta Firmanorum (Statuti di Fermo). In essi vediamo la suddivisione dei castelli dipendenti in maggiori, mediocri, minori. Monte Urano è classificato tra i minori al pari di Grottazzolina, Pedaso, Magliano, Carassai, Petriolo.

Intanto nell’aprile 1444, si provvede alla ricostruzione e fortificazione delle mura castellane mentre, sempre in questo periodo, continuano tra Monte Urano e Sant’Elpidio le lotte per i contadini di cui si deve interessare addirittura papa Gregorio XIII (quello del calendario per intenderci).

Nelle alterne vicende della storia di Fermo e del fermano, Monte Urano segue le sorti liete o tristi di questa città.

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1 G.Nepi, G.SETTIMI, Storia di S.Vittoria in Matenano, 2 voll. Camerino, 1976

2 G.Nepi, Monte Urano Storia arte ed industria, Macerata 1989

3 G. De MINICIS, Cronache della città di Fermo, Firenze, 1870 pag.536

4 Concedimus et confirmamus perpetua jure et iurisdictionem, qua set quae Curia nostra haber in Castro Marani, Bucabianche, Turris

Palmarum,  Monturani, Morisci, Massignani, Laurieni, Turris Sancti Patritii, Gructemaris, Castro Montis Sancti Petri, Castro Montis

Sancti Martini, Castro Petrituli, Castro Montis Falconis, Castro Montis Rubiani. Fermo, Archivio di Stato, perg.497

5 Dominus Noe praepositus Capituli Maioris Ecclesiae, cum voluntate et consensu expresso…. dedit, cessit et concessit Sindico

Communis Firmi… castraMonturani, Montis Sancti Petri ultra tennam, Cripte Azolinae et Malliani, cum omnia jura, actiones reales ac

Personales, utile set directas et redditus et proventus ipsi Capitulo pertinentes de jure vel de facto in praedictis castri set quolibet

eorum sicut olim Firmano Capitulo pertinuit… et ferun pro centum uniti auri… Acta sunt in palatio Communis Firmi.

Cfr. ancge G.Nepi, Monturano, Storia arte ed industria, Macerata, 1989, pag.58 ss.

6 …dominus Raynaldus cum dicta sua familia et certis aliis ivit ad Montem Falconum et ibi se clausit. A.Di Nicolò, Cronache della città di

Fermo, Firenze, 1870.

La cattura di Mercenario avvenne come segue: vide licet Egidius de Monturano et Bonaccursius qui eran cum domino Raynaldo,

fuerunt provisi a commune Firmi de mille ducatis inter ipso set quinque ducatis pro quolibet mense quo volebant stare in Civitate

Firmi et dederunt dictum cassarum in minibus Communis Firni. A. Di Nicolò, op. cit., pag.7.

<Grazie alla collaborazione di ALBINO VESPRINI>

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