Preadolescenti e Giovani inventano il presente Antimo Lorcassi

PROGETTARE E INVENTARE IL PRESENTE

Antimo Lorcassi

Molti giovani e adulti sperano di realizzarsi nel desiderato lavoro. Viviamo in un sistema economico liberista che non mette al centro le famiglie, come esigerebbe la sociologia cristiana, piuttosto il denaro che rende sudditi servili. Quali progetti si pubblicizzano? Li abbiamo ascoltati: ridurre il costo del lavoro, dare sicurezze a chi ha soldi, perché chi non ha soldi non avvantaggia l’economia finanziaria. I giovani hanno la dote specifica della creatività, ma vengono dimenticati dalla burocrazia che non assicura loro né un ruolo attivo, né un dignitoso lavoro. I giovani devono e dovranno lottare oggi e domani per cambiare questo modello di società liberista: la loro età e le loro forze porteranno il domani all’Italia e al mondo. Dove non ci sono i giovani, non c’è il futuro, nonostante la diffusa cultura in atto che rifiuta di apprezzare il loro decisivo contributo e sommerge la loro vocazione.

Sono giovanili le doti di reinventare continuamente,  di rinnovare le energie e di affrontare esperimenti di vita. Attualmente siamo lontani dall’offrire occupazioni e attività in cui si realizza il gusto pieno dell’esistenza. Il cristiano cerca il bandolo per sbrogliare l’aggrovigliata matassa, studia la via efficace per sciogliere i nodi. Lo spirito cristiano, come insegna papa Francesco, comporta l’armonia delle diverse relazioni umane. Le sorregge con la consapevolezza della provvidenza e con la gratitudine per la vita e per i doni naturali.

Il tecnicismo non basta a cambiare la situazione disumana dei disoccupati. Le tecniche burocratiche statali sono prive di aperture umane verso la famiglia e non difendono il lavoro, mentre chi cerca il lavoro rimane vittima di questo suo stesso desiderio. Nella società che vive il mito dell’efficienza, c’è peraltro la sfida della povertà. Abbiamo costruito un mondo che vive per le cose che ha. Il successo delle persone è valutato in rapporto ai conti della tasca. È considerato efficiente chi produce, tanto che prevale lo stile di vita consumistico.

Il vero bene della vita è nella potenza divina d’Amore. Il rinchiudersi nella propria autosufficienza impedisce di solidarizzare comunitariamente,  mentre è necessaria la coesione dell’aiuto vicendevole. Così anche una persona anziana è utile nel comunicare la saggezza della sua esperienza di vita. L’uso del cervello è il migliore antidoto contro le presunzioni e le illusioni legate al successo idoleggito nel nostro tempo.

Papa Francesco scrive nella ‘Lumen fidei’:  “ Il credente non è arrogante, al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede”. L’unica possibilità reale di vivere è accettare di essere ciò che siamo e riconoscere i doni del Padre. Le situazioni disumane non sono irrimediabili, ma possono essere cambiate. La famiglia può assumersi la responsabilità di cambiare la società e di superare la burocrazia incapace di comprendere le autentiche esigenze. Pressante è la tentazione di uniformarsi al mondo altrui, di camuffarsi sotto l’immagine della maggioranza, degli standard, dei padri e dei smartphone, perdendo così l’autenticità di essere se stessi.

Quando si diventa indifferenti al vero, al bello e al buono, si perdono i fondamenti della realtà. Le persone diventano meno importanti delle cose; chi ha il potere politico, sociale, economico riesce ad imporre la maggioranza pilotata, usata per il profitto. Non possiamo rassegnarci perché ne va dell’umanità stessa. L’egoismo infonde amarezza, tristezza, mentre il coraggio evangelico dà la gioia che è assicurata dallo Spirito e libera dall’ansia della competitività.

Il vero progetto del presente consiste nel farne un dono per il bene degli altri. Chi programma la vita in grande, con scelte coraggiose, ribalta il comodo tram tram e apre gli occhi sulle persone che incontra e le aiuta con generosità. E’ sconcertante il fatto che la volontà di occupazione si insabbia in una situazione senza chiari punti di riferimento, spesso nell’incomprensione di molti. Le famiglie risentono profondamente di questa crisi, ragione per cui la società deve coinvolgersi in una forte tensione di responsabilità degli uni verso gli altri.

La spiritualità cristiana chiama a vivere con gli altri e per gli altri, ma questa esperienza manca quando i meccanismi burocratici chiudono i canali partecipativi ai disoccupati e ai sottooccupati: si rimane dissociati tra la vita spirituale e la vita reale. L’attuale disoccupazione è legata al modello economico perseguito. Il lavoratore dovrebbe essere orientato ad un’attività che sia a bene della comunità. Ma le condizioni storiche attuali hanno molti aspetti problematici i quali non consentono il perfezionamento personale nel lavoro e neanche il servizio alla comunità.

L’accentuata crisi occupazionale va decisamente affrontata, per trovare tutte le possibilità positive di lavoro mentre la pigrizia rifugge da un impegno sinceramente operativo, manca una volontà di riscatto da questi mali che comportano gravi conseguenze. Ci sono sistemi che favoriscono i crescenti depauperamenti nella disoccupazione. Chi ha denaro,  pur potendo dar lavoro, non fa niente.

E’ impegnativo ma è necessario accompagnare i giovani nella libera scelta delle attività conformi alla propria vocazione e quindi in grado di promuovere la loro vita. La disoccupazione è un pesante condizionamento che assilla molti con toni persino ossessivi nella dissociazione tra l’interiorità e le esperienze frustranti.

La convivenza sociale nel mondo del lavoro ha aspetti conflittuali perché la volontà di guadagno impone il minor costo del lavoro, senza considerare le precarietà di troppi disoccupati. Il diritto- dovere di lavorare consentirebbe a ciascuno di compiere il lavoro come vocazione.

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