Di Mattia don Rolando per l’impegno sociale

DI MATTIA don ROLANDO PER L’IMPEGNO SOCIALE

Non è facile raccontare lo spirito di iniziativa con cui i lavoratori hanno creato le ACLI, nel giugno del 1944 , subito dopo che il “Patto di Roma” aveva stabilito il sindacato unitario (la CGIL) in cui le ACLI si inserirono per portare gli orientamenti irrinunciabili della coscienza cristiana. Don Rolando Di Mattia(1915-2011) aveva trentatre anni ed ascoltava Pio XII dire che i circoli ACLI erano “cellule dell’apostolato cristiano moderno”. Lo facevano per dare un fondamento religioso alla vita. Allora don Rolando rinvigorì la scelta di voler  svolgere il ruolo fondamentale del “formatore”. All’azione formativa univa l’assistenza collaborativa. Era generoso, deciso a “vincersi”. Qualcuno lo considerò di sinistra, ma restava ben saldo, senza cadere né a destra, né a sinistra, ben in piedi per valorizzare le migliori risorse di ciascuno, senza schiavizzare nessuno ad un partito.

Si metteva in ascolto. Il Circolo a Loro Piceno era un centro di ascolto: lui stava ad ascoltare e aiutava per non dividere, piuttosto per unire le energie di tutti. Aperto a conoscere le novità, leggeva molto e si aggiornava, partecipava a riunioni per chiarire i problemi giovanili e sindacali. Alla gioventù si dedicava nella scuola, sia negli istituti statali, che in quelli privati, le Magistrali a Montegiorgio, il Seminatio diocesano, i concorsi per docenti. Stabilì anche la Scuola media per adulti, dopo aver favorito l’Avviamento Professionale agrario e la Scuola Media statale a Loro P. Anche corsi di economia domestica e di preparazione di amministratori comunali. Si impegnava nella formazione per risvegliare una coscienza di rigenerazione politica continua. Molteplici le discussioni su fatti complessi, come la rimozione degli assistenti ecclesiastici dai circoli ACLI, nel 1971 e i rapidi cambiamenti. Tanti i giudizi. Viene in mente, a mo’ di esempio, una riflessione di Alessandro Manzoni sulle discussioni riguardanti la rivoluzione francese. Scrive il grande romanziere: ” Per affrontare le opinioni ferme e ben guardate, nessun’arma  è più impotente di quella dei fatti, i quali impongono il peso d’un esame non prevenuto e paziente; e tutto ciò per sostituire lo stato molesto del dubbio alla cara quiete della certezza”.

Se ci riferiamo alle vicende di don Rolando Di Mattia, che pubblicava il foglio “AL BIVIO”  lo vediamo intento ad educare a forti valori umani, contro la dispersione del senso del vivere, a creare la coesione cristiana superando la scristianizzazione relativizzante, a creare legami di socialità per oltrepassare le tendenze individualistiche, a radicare il vincolo comunitario contro i sogni di fughe dispersive, a riaffermare con coraggio il ruolo della famiglia intaccata da aborti e divorzi, a stimolare il ruolo dei laici e procurare lavoro dignitoso.

A cominciare dallo stesso 1944, anno d’avvio, le ACLI anno avuto l’assistente diocesano a Fermo, don Clario Pallotta  su incarico dell’arcivescovo Perini. Il propulsore più attivo, per oltre settanta anni, era don Rolando Di Mattia che giunse ad attivare la “Scuola diocesana di Formazione Aclista” per qualificare gli operatori. Il 17 gennaio (S.Antonio) 1947 a Loro Piceno erano cento gli iscritti al primo tesseramento. Li accolse nel salone parrocchiale. Poi si passò nel palazzo Agostini per avere il bar, la sala di lettura, la televisione, la cartolibreria, e quel Patronato senza limiti di orario che svolgeva migliaia di pratiche di assistenza e di previdenza. Costituirono il Segretariato del popolo e pure l’Unione Sportiva. Don Rolando, con discrezione, aggiungeva l’attività caritativa parrocchiale.

Si ricorreva alle ACLI anche per i contratti dei coloni, delle domestiche, delle tabacchine, della patenti agricole e altro. Gli Aclisti di don Rolando promossero le condizioni di vita delle campagne con nuove strade, l’acqua potabile, l’elettricità, la cooperazione agricola, la zootecnia, persino la sagra annuale del vino cotto. Per le attività industriali nacque la CE.FER.

Dopo cinquant’anni di Acli, don Rolando, ottantenne,  promuoveva ancora corsi formativi: nel 1995-1999: Le trasformazioni del mondo del lavoro e della società italiana”; nel 2000: La globalizzazione; nel 2002: L’educazione alla Pace; nel 2003: La Bioetica; nel 20004: La questione giovanile; e don Rolando novantenne amava da sempre i giovani. Con questi e per questi don Rolando ha continuativamente trasformato Loro Piceno. Continua il bel movimento impegnato a pensare in grande per agire bene nel piccolo luogo, per umanizzare l’economia, per globalizzare dal basso il benessere, per far collaborare le differenti culture ed etnie. E per questo prete tutto valeva purché la popolazione rimanesse credente e si avvicinasse a Gesù Cristo. Grazie, don Rolando.

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