Terreni, castelli e chiese tolti a Farfa nel Fermano nel ricorso di Giso circa l’anno 1067

GREORIO DI CATINO, Regesto di Farfa, volume V, pp. 269-270.  Giso preposto a Montegiorgio narra le usurpazione dei terreni e dei lavoratori , dei castelli e delle chiese che prima appartenevano a Farfa, per colpa di signorotti e di alcuni vescovi di Fermo. <Traduzione>

L’abate di San Firmano tiene la metà della chiesa di san Salvatore con tutte le sue doti e pertinenze, vicino al fiume Potenza, nel Contado di Fermo. Nella zona inferiore della città di Fermo, la chiesa di san Silvestro e la torre che vedemmo con i nostri occhi con ogni sua pertinenza dentro e fuori (sono state prese da altri).  Un atto (notarile) scritto che il duca e marchese Trasmondo fece dichiara manifestamente che questa chiesa la ottenne dal nostro santo Monastero (Farfa) facendo una prestaria e ha pagato il censo, annualmente per essa. Non c’è alcun dubbio per noi. Inoltre essi (usurpatori) hanno preso la chiesa di san Leucio, fuori dalla porta della città (fermana) con gli ornamenti, i libri e le campane, le terre ed ogni sua pertinenza. Essi distrussero la chiesa con astuzia e malizia in modo che se ne perdesse la memoria e si sono prese tutte le sue primizie <dei raccolti>. Tutti questi fatti sono accaduti nel nostro tempo. Anche la chiesa di santa Paraziata con le sue pertinenze; più di mille moggi di terreni uniti e non uniti a Petralonga e ad Avultriano e nel ponte di Bruneto vicino al (fiume) Eta, dall’una e dall’altra parte, fino al mare. E però nelle vicinanze il castello chiamato Ripa con le porte e con ogni sua pertinenza. Il vescovo di Fermo e il suo avvocato Firmo tengono ingiustamente la chiesa di san Pietro nella Valle e nel campo Aspreiano. Inoltre più di duecento moggi di terra nella valle di Ansardo ed a Selvapiana e a  Grotta e a Montebello. L’azienda curtense di santa Maria Mater Domini con i corsi d’acqua e con le sue pertinenze ed il castello che fu concesso al nostro Monastero da Giovanni figlio di Oberto, detto Poggio con ogni pertinenza e con i corsi d’acqua. A Passoriano l’azienda curtense di San Savino con le sue pertinenze e il castello Cafaniano con le chiese ed i Poggi, con i corsi d’acqua e con gli uomini ed ogni cosa che fu tenuta da Alberto figlio di Adamo: dalla strada sotto San Severino, come va verso il fossato di Frasseto fin al fiume Tenna e a metà di questo fiume Tenna, verso Bibario, e va verso Pietrafitta e fino al Fosa e da qui va verso il fossato di Miliario, fino alla strada sopraddetta di San Severino. Egli  ha concesso tutte queste cose per la salvezza delle anime dei suoi genitori e dell’anima sua. Egli (usurpatore) teneva questi terreni che aveva tenuto in prestaria dal nostro Monastero e ingiustamente invase i beni del ‘benefizio’ per mezzo di più uomini, facendo violenza, il giorno dopo la morte del predetto Alberto. Egli invase tutte le terre e gli uomini, parimenti a Montone, a Viliano, e ad Agello e a Beventi e a Gaglianello, mentre noi eravamo presenti, ora realmente le tiene in possesso suo e ci minaccia ogni giorno di prendere ancora più terreni e di infierire in modo peggiore. Gli uomini che ci ha tolto oggi si mettono a far molestie contro di noi e contro i nostri uomini e con avversione non se la mettono di compiere atti perversi. Continuamente commettono furti nei nostri castelli, portandosi via ogni cosa che possono trovare. Fanno questo anche nelle ville. (E’ stato preso) il monastero femminile di san Pietro in Monteriano con ogni sua pertinenza. Anche a Frassenaria, l’abate di san Savino tiene 70 moggi di terreni uniti e non uniti e vi ha costruito il monastero di Sant’Arcangelo. Bonfiglio di Elperino con una permuta ha ricevuto dal vescovo di Fermo 40 moggi di terreno unito, nei pressi della pievania di san Lorenzo; e Bonfiglio la diede <al Monastero>. Quante altre proprietà! E senza alcuna ragione il presente vescovo ed il suo antecessore Ermanno hanno invaso altri beni che furono concessi al nostro Monastero per mezzo di privilegi pontifici o con editti di re, sia le decime, sia le primizie, e le offerte dei vivi e dei morti. I figli del conte Offone tengono l’azienda curtense nel predetto contado di Fermo, con terreni di 11.000 moggi. E con malizia, in questa azienda curtense hanno distrutto la chiesa affinché non resti memoria ma si dimentichi. Da qui sono stati scacciati anche tutti i lavoratori, quelli cartulati (con carta di contratto) e quelli che erano coloni. In questo stesso contado di Fermo anche il castello chiamato Anniello, con dentro a questo castello la chiesa ed ogni sua pertinenza. Questi beni furono concessi al nostro monastero per devozione a bene delle anime dei loro genitori e delle proprie da Alcherio e dai suoi fratelli, figli di Arcone. I figli di Giberto tengono l’azienda curtense di sant’Angelo in Morgizano che ora viene chiamata in Pontano dagli abitanti del luogo. Inoltre un’altra chiesa che sin dall’antichità era in onore di sant’Angelo, con ogni sua pertinenza, sita presso il fiume Tenna.  La generazione (famiglia) di Sassone tiene mille moggi di terreni uniti e non uniti a Establo, a Paterno ed a Carrotto.

Pertanto io Giso, preposto della chiesa di Santa Maria in Georgio ho scritto queste cose, con discorso vero e fedele, in modo che gli altri abbiano chiarezza sul fatto che noi siamo informati delle verità e la mostriamo nel modo più esplicito. Il vescovo di Fermo tiene anche 20 moggi a Toliano e tiene la chiesa di san Germano, nel borgo, inoltre l’azienda curtense di san Savino in Passerano ed a Solano, a Sorvano, a Ultreniano e nella pievania di san Paolo e nella pievania di sant’Elpidio e a Murro e  a Castagnolo: sono più di 6.000 moggi di terreni uniti e non uniti.

…. Nota .1. a pag. 275 l’autore precisa che ci sono altri terreni sparsi nei contadi di Fermo, di Ascoli e dell’Abruzzo con usurpati più di 10.000 moggi di terre.

Nota .2. Il calcolo dei moggi  espressi porterebbe a circa ottocento ettari di superficie terriera

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