LA BASILICA CATTEDRALE DI FERMO (FM) notizie storico artistiche sul luogo di culto

FERMO: LA CATTEDRALE DELL’ASSUNTA

L’EDIFICIO

La cattedrale Metropolitana di Fermo, in cima alla collina chiamata “Girfalco”, è punto di riferimento cittadino e custode di arte, di storia e di cultura diocesana.

Il primitivo impianto dell’edificio fu stabilito su una costruzione romana verso la fine del quarto secolo come basilica paleocristiana continuamente perfezionata.

La trasformazione più significativa, in stile neoclassico, eccetto il prospetto d’ingresso, si ebbe negli anni attorno al 1782 ad opera dell’Arcivescovo Fermano Andrea Minucci, veneto di origine.

La facciata conserva le più antiche tracce del rifacimento dopo la distruzione causata dall’esercito imperiale di Federico Barbarossa, e troviamo l’epigrafe dell’anno 1227 incastonata tra il portale e la monofora.

Per incarico del capitolo dei canonici, l’opera fu eseguita dal mastro Giorgio della diocesi di Como, che realizzò altre chiese nelle Marche. L’edificio antico fu rivestito di bianco marmo istriano ad opera dell’Arcivescovo Fermano, Alessandro Borgia da Velletri, che nel 1758 pose in facciata la statua dell’ASSUNTA, alla quale è dedicata questa cattedrale.

Anche la torre che forma il lato sinistro della facciata è rivestita dello stesso marmo del duomo con cui armonizzano le bifore. La cella campanaria fu restaurata nel 1898 dall’arch. Giuseppe Sacconi di Montalto Marche.

Il campanone di circa 35 quintali è databile al 1611, opera della fonderia dei fratelli Giuseppe e Vittorio da Campli, che pensiamo abbiano fatto la fusione nel Girfalco a Fermo dove furono fuse le altre campane.

I fregi ornamentali agli spigoli e nei pilastrini e le bifore hanno ritmi e stilemi romanici e gotici che fanno dimenticare l’aritmia della cuspide.

IL PORTALE

Nell’ingresso l’architrave romanica che regge la lunetta ha la scultura di GESU’ MESSIA al centro dei dodici APOSTOLI. I pilastri laterali decorati si innalzano formando un arco acuto, stile gotico. Lo sguancio dal portone ai pilastri è un allargarsi di colonnine e pilastrini alternati.

I girali raffigurano tralci di vite, pampini e grappoli e altre foglie che hanno origine in basso, dalla bocca di un drago da un lato e dall’altro da quella di un leone. Gli elementi di vigna e vendemmia sono significativi del Cristo e dei cristiani.

“Io  sono la vite, e voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”  Vangelo di Giovanni (15,5). Figure simboliche nei cerchi del pilastro a sinistra le due vendemmiatrici, la giovane, il bimbo genuflesso, il puttino alato, il fauno e segni zodiacali.  A destra la vendemmiatrice che porge grappoli all’uomo, la persona con ali.

IL ROSONE

Gioiello scultoreo ed architettonico il rosone a dodici colonnine tonde e squadrate, alternativamente, le quali giungono agli archetti, dentro la corona circolare, fregiata con tessere a mosaico policromo. Un’iscrizione indica l’anno 1348 ed il nome dell’autore Giacomo Palmieri, scultore fermano.

INGRESSO LATERALE

All’inizio della parete destra, l’antico portale minore, ha pilastri con otto girali per lato, ove predominano alcuni bassorilievi di valore simbolico: drago, leoni, cani, aquile, ed in alto le figure sacre.

PORTE IN BRONZO

Entro il portale risaltano le porte dello scultore Aldo Sergiacomi da Offida (AP), per intrapresa dell’arcivescovo Cleto Bellucci, poste nell’anno 1980. Nella fascia alta L’ASSUNZIONE di MARIA VERGINE MADRE AL CIELO proclamata da PIO XII tra PRESULI e UMILI PERSONE. Nei vari pannelli in bronzo L’ANNUNCIAZIONE; la DEPOSIZIONE della MADONNA; alcuni santi fermani come i vescovi S.ALESSANDRO e S.FILIPPO, la martire S.VISSIA; i beati ADAMO  e ANTONIO GRASSI, inoltre SISTO V  e  PIO III, papi già vescovi Fermani.  Nei tondi i quattro EVENGELISTI e inoltre la Cavalcata del PALIO.

L’ATRIO

Prima di accedere all’edificio di fine secolo XVIII c’è un atrio ampio con un altro arco gotico, che immette nel locale sotto la torre, ove si notano gli affreschi del secolo XIV (strato sottostante) e secolo XV con raffigurati vari santi.

ARCA DI GIOVANNI VISCONTI

Il sepolcro, a sarcofago, ha l’iscrizione sulla fascia di base a ricordo dell’inclito e magnifico signore Giovanni da Oleggio, Rettore della Marca, per il quale mastro Tura da Imola fece l’opera.

Nato nel novarese nel 1297 Giovanni fu podestà in due comuni piemontesi, poi, capitano di ventura in Toscana e signore di Bologna, città che cedette al Card. Albornoz per la Chiesa, ricevendone in cambio la signoria di Fermo nel 1360 e la rettoria della Marca Anconetana nel 1361. Sua moglie Antonia Benzoni, nobile di Crema, alla morte del marito, nel 1366, gli diede sepoltura nella cappella di S.Giovanni, poi demolita per ricostruire il duomo, dove l’arca fu posta in questo atrio.

Su quattro colonnine slanciate e dotate di bei capitelli, l’arca ha il prospetto a bassorilievi. Al centro il Cristo Messia in cattedra, Verbo Rivelatore, tra gli Apostoli Pietro con le chiavi del Regno e Giovanni con la Sacra Scrittura.

Ai due lati estremi da una parte la Vergine Maria di Nazareth e dall’altra l’Arcangelo Gabriele che reca l’annuncio dell’Incarnazione.

Ai fianchi gli stemmi nobiliari loro.

CENOTAFIO per GIUSEPPE COLUCCI

L’atrio ha una porta laterale d’ingresso al duomo, presso la quale si legge l’epigrafe posta nel 1881 a ricordo di Giuseppe Colucci di Penna San Giovanni (1752-1809) che pubblicò 32 volumi di “Antichità Picene” interrotte dall’invasione di Napoleone nel 1797. Il disegno è di IGNAZIO CANTALAMESSA ascolano.

Si notano lo stemma Colucci, il giovane alato simbolo del GENIO PICENO, il teatro di Falerio Piceno e il latèrcolo di Grottammare.

ARCHITETTURA INTERNA

L’aula a tre navate maestose ha una spazialità scandita da pilastri e archi elevati a tutto sesto con volte a cupole dipinte in simmetria. Il disegno è di Cosimo Morelli da Imola e la realizzazione di Luigi Paglialunga di Fermo. Nel 2000 fu rinnovato il pavimento con stemma dell’Arciv. Gennaro Franceschetti e la scalinata del presbiterio che ha una cripta sottostante. Ai pilastri intermedi sono apposte le epigrafi degli arcivescovi metropoliti dell’archidiocesi Fermana.

Gli stucchi del cornicione e dell’abside sono opera di Stefano INTERLENGHI e Domenico FONTANA.

I dipinti della volta con i simboli delle litanie mariane, le finte cupole ed altri ornati, sono opera di Pio PANFILI, pittore di Porto San Giorgio.

Sotto il pavimento il museo dell’impianto degli edifici dal secolo IV al XVIII.

NAVATA DI SINISTRA

All’inizio della navata di sinistra il monumento eretto nel 1560 per il militare Orazio Brancadoro, nobile fermano che fu a servizio dell’imperatore Carlo V fino al 1552, poi colonnello a Genova.

L’opera rinascimentale di Alessandro Vittoria, trentino, ha in alto l’immagine del divino Padre, segno della vita eterna. L’opera fu completata con sculture di arnesi militari dal contemporaneo Bernardino CONTINI, e dopo oltre due secoli gli scultori fratelli EGIDI rinnovarono l’urna e il basamento, nel 1808.

L’ALTARE per S.ANNA, S.GIOACCHINO e S.MARIA BAMBINA onora i nonni e la mamma di Gesù Messia, con dipinto di Nicola MONTI, ascolano morto nel 1795. Sant’Anna viene invocata nelle maternità.

L’ALTARE di S.GIUSEPPE padre legale del bambino Gesù ha il dipinto del suo TRANSITO alla vita eterna nellaSCRA FAMIGLIA, la quale è onorata come modello e protezione.

CAPPELLA DEL SS.SACRAMENTO

La cattedrale ha una pianta rettangolare con abside, in più c’è questo ampliamento laterale, le cui pareti furono decorate ad arazzi e tende da Giacomo Cordella, fermano, negli anni attorno al 1880. Maestose le sue immagini degli Apostoli.

Dietro il tabernacolo del Santissimo Sacramento, la pala di fine secolo XVI, è opera di Andrea Boscoli, che raffigura la Circoncisione di Gesù con il Sacerdote, ed alcune donne, tra cui la mamma di Gesù.

Due semibusti ricordano gli arcivescovi, mons. Andrea Minucci (1779-1803), ricostruttore del nuovo edificio ed il card. De Angelis Filippo, finanziatore delle decorazioni di questa cappella dell’Eucaristia.

L’ALTARE MARIANO

Nell’ALTARE dedicato alla Beata Vergine Madre di Dio, vi è dipinta l’immagine della Madonna con santi.

L’ingresso alla CRIPTA sta presso la scala. In questa grandecappella  seminterrata, ampia quanto il presbiterio soprastante, ci sono vari altari e credenze che racchiudono reliquiari dei santi e beati tra cui quelli dell’archidiocesi Fermana e altri della Chiesa universale.

Al centro della cripta l’altare del CROCIFISSO.  L’antica tradizione faceva venerare le CORPORA SANCTA il primo maggio quando si benediceva il territorio dalla piazza del Girfalco con la reliquia della S.Croce di Gesù Messia.

ABSIDE

Tornando al piano della chiesa si è difronte all’ALTARE VESCOVILE  modellato sul sarcofago paleocristiano in cui sono scolpite alcune scene, divise da colonnine: Dio benedicente Abele, al centro; a destra S.Pietro risuscita Tabita;all’altro lato i soldati romani e San Pietro prigioniero liberato.

Qui è racchiuso il reliquiario della martire vergine santa VISSIA, alla quale l’altare è stato intitolato dall’arcivescovo Luigi Conti il giovedì santo 2011.

Nel sarcofago originario conservato nella Cripta furono poste le reliquie di San Filippo vescovo.

L’ASSUNTA

Nell’abside, il colossale gruppo scultoreo dell’Assunta in cielo con Angeli è segno della dedicazione di questa cattedrale a lei. L’opera fu realizzata attorno all’anno 1793 dallo scultore Gioacchino Varlé che viveva ad Ancona. Preziosa la morbidezza delle figure sulle imponenti nuvole.

Le vetrate dell’abside sono state rinnovate negli anni 80, e tutto l presbiterio è stato risistemato su ideazione dell’arcivescovo Cleto Bellucci di origine anconetana.

MONUMENTO A CHIARA MARIA SPINUCCI

Sul lato sinistro del presbiterio si vede il capolavoro neoclassico, in bianco marmo, perfettamente modellato nel 1794 da Domenico Cardelli, romano, amico del card. Stefano Borgia, che si era laureato a Fermo. L’angelo, appoggiato all’urna cineraria con la fiaccola spenta, guarda alla principessa scolpita al centro. Alla base due stemmi, uno è della famiglia Spinucci, ramo femminile dei Pedrini. Chiara Maria era infatti nipote di Teodorico Pedrini che fu missionario in Cina, a Pechino, nella prima metà dello stesso secolo. Chiara Maria era nata a Fermo nel 1741, sposata nel 1765 con il principe Augusto Saverio di Sassonia, da cui ebbe sette figli,  morì nel 1791 al Porto di Fermo. L’altro stemma ha le insegne del principato di Sassonia.

CAPPELLA DELL’IMMACOLATA

La cappella invernale della liturgia delle ore dei canonici del capitolo della cattedrale ha la pala d’altare con l’immagine di Maria Immacolata, che Giacomo Cordella, esemplò dall’Immacolata dipinta  nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma, nel 1855, su ideazione dell’arcivescovo card. Filippo De Angelis e dei canonici. La volta della cappella fu poi decorata da Pietro Lucchi, fermano.

ICONA DELLA MADONNA

L’icona è ricordata nella vita di San Giacomo della Marca, francescano osservante, che la donò nel 1473 ai Fermani per dissuaderli da un veggente impostore. Dichiarò che gli era stata donata dal papa. Qui si vedono due opere: una lamina che è posta sopra ad una tavola dipinta La lamina d’argento dorato è sbalzata con quattordici piccole immagini che raffigurano: S.Michele, l’Annunciazione, la Natività, la Purificazione, la Morte della Vergine Madre,  la Pentecoste, l’Assunzione, il Battesimo di Gesù, la Resurrezione di Lazzaro, l’Ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme; (in basso) la Crocefissione, la Resurrezione, Cristo al Limbo. Questa lamina scolpita può essere datata ad epoca posteriore a quella della tavola dipinta sottostante.

L’ICONA su tavola è opera del XII secolo di modello bizantino e raffigura la Vergine di Nazareth a mezzo busto in atteggiamento

meditativo, con velo marrone in capo.

L’ALTARE per San Ludovico (Luigi IX) re di Francia ha il dipinto opera del fermano Alessandro Ricci, della seconda metà del sec.XVIII. Il Santo è ricordato per il suo pellegrinare in Palestina per onorare i luoghi di vita di Gesù Messia.

L’ALTARE per San Giovanni Evangelista ha il dipinto delle Visione di San Giovanni a Patmos, opera del 1610 di Alessandro Vitali, urbinate. Il profeta scrive l’Apocalisse alla presenza del divin Padre. Si riferisce al culto della Sacra Scrittura o Bibbia. I lavori in scagliola furono fatti da Luigi Petrozzi di Morrovalle nel 1799.

L’ALTARE delle Anime Purificate ha marmi policromi e il dipinto attribuito a Giuseppe Passeri, opera di fine secolo XVII. Il culto d’intercessione per i defunti era diffuso come Suffragio.

L’ALTARE di San Carlo Borromeo ha il suo dipinto collegato con la devozione per questo vescovo riformatore della diocesi metropolitana di Milano, ammirato modello del servizio pastorale del clero.

MUSEO NELL’IPOGEO

Si scende la scala presso il pilastro. Nel rifacimento del pavimento dell’anno 1937 furono trovate tracce delle pavimentazioni più antiche. L’ipogeo consente di distinguere l’impianto paleocristiano in cui esiste un bel mosaico simbolico: Le anime bevono alla coppa del Cristo, secondo il Vangelo <<“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: “Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo Egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.>> (Giovanni 7,37).     Nel mosaico, ai lati del cantaro due alberi slanciati in alto. In mezzo la Croce  su un disco, segno della Eucaristia.

Altri reperti archeologici sono riferibili all’età picena, romana e gotica.

 

INDICE

. L’edificio.

. l’Assunta.

. La Torre.

. Il portale centrale.

. Il Rosone.

. Il portale laterale.

. Porte in bronzo.

. Atrio.

. Arca di G.Visconti.

. Cenotafio di G.iuseppe Colucci.

. Architettura interna.

. Navata sinistra.

. Monumento per Orazione Brancadoro.

. Altari per S.Anna

. Altare per S. Giuseppe.

. Cappella del SS.Sacramento.

. Altare mariano.

. Cripta. Abside.

. L’Assunta.

. Altare del presbiterio.

. Monumento a Maria Chiara Spinucci.

. Cappella dell’Immacolata.

. Icona e lastra dei secoli XII e XIII.

. Altare a destra per S.Luigi IX.

. Altare per S.Giovanni Evangelista.

. Altare per  le Anime purificate.

. Altare per S.Carlo Borromeo.

. Museo nell’Ipogeo.

. Mosaico paleocristiano.

 

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