PERINI NORBERTO arcivescovo di Fermo festeggiato nel 1962 dai vescovi marchigiani e da altri

MONS. ROBERTO MASSIMILIANI FESTEGGIA L’ARCIVESCOVO NORBERTO PERINI nel 50°sacerdotale e 20° episcopale a Fermo <1962>

Non è facile delinearne la figura poliedrica e il multiforme vasto assiduo lavoro: tanto meno è possibile far ciò in un breve articolo. Mi limiterò ad accenni di cose, fatti e avvenimenti che ho visto e vissuto io stesso. Di mons. Perini, prima che fosse nominato Arcivescovo di Fermo, avevo letto molti articoli su “Catechesi”, la rivista per insegnamenti di Religione, che fondò e diresse assieme a Monsignor Montalbetti, il non dimenticato arcivescovo di Reggio Calabria, perito troppo presto in un bombardamento. Avevo anche letto quell’operetta deliziosa “L’età fiorita”, scritta dal Perini Rettore del Collegio Arcivescovile di Tradate per genitori ed educatori. Avevo sempre trovato nei suoi scritti acume di osservazioni, chiarezza di impostazione dei problemi, eleganza di stile,  realismo e sincerità  nell’affrontare le difficoltà, ottimismo, semplicità.

Alla nomina se ne parlò molto, come di un uomo mite, acuto, saggio, calmo; amante del ministero e della gioventù, dedito senza sosta al lavoro, di vedute ampie e moderne. La conoscenza che ne facemmo il dì della Consacrazione il 30 novembre 1942 confermò queste notizie. Mi fece impressione visitando la sua Parrocchia, il fatto che un quarto d’ora prima della Consacrazione, sul punto di doversi vestire per andare alla cerimonia, officiata dal Card. Schuster, era ancora all’Altare della Parrocchia a dare Comunioni ai fedeli: un uomo non dall’affannoso operare.

Per l’Ingresso (Epifania del 1942) io fui il Segretario del Comitato. Curammo un bel “numero unico”. Preparammo gli alloggi e l’ospitalità per i molti amici che lo accompagnavano, preparammo, feste, funzioni, ricevimenti. Furono giorni di febbrile lavoro, tra i cumuli di neve che occupavano le vie e le piazze di Fermo, il ghiaccio nelle discese ripide dei vicoli, il lieto chiasso degli studenti che aiutarono molto in quella occasione, specie per la distribuzione e la spedizione delle stampe e l’assistenza degli ospiti. Questi furono letteralmente stupiti da tanta gentilezza e cortesia, che non s’aspettavano da noi “terroni”. Tutto andò nel migliore dei modi. Passate le feste, mons. Perini si mise al lavoro: da allora non è ancora stanco. Quei primi contatti con gli studenti gli diedero subito idea della principale caratteristica della nostra città: città di studenti.

Mons. Perini non se ne è scordato:  esso costituisce il primo problema di cura di anime di Fermo. I nostri Sacerdoti che nelle Scuole e nelle Associazioni hanno cura della gioventù studentesca, devono sempre più aver presente che è in mano loro chi domani avrà un immenso influsso nella vita industriale, umana e cristiana dell’Italia. Mons. Perini ha amato ed ama molto la gioventù studentesca: ha cercato di incontrarla nelle Scuole, nelle Chiese, nelle Associazioni, nel suo stesso Palazzo.

Per essi non ha risparmiato fatiche, spese e cure. Essi lo sanno bene: ovunque sento parlare con affetto di lui e chiederne notizie. Voglio ricordare qui una sua visita ad un nostra campeggio scout, fatto ai Ss. Vincenzo e Anastasio d’Amandola, nel luglio 1947. Era uno stupendo vespero estivo e venne a trovarci lassù assieme all’Arcivescovo di Ancona. Partecipò al cerchio del fuoco, ai canti; vide e udì le scenette, i dialoghi e i giochi. Poi parlò, pacato, lì presso il fuoco; ricordò le famiglie lontane, i doveri cristiani, gli impegni del coraggio, del lavoro, della lealtà. Partì acclamatissimo.

Fu per lui certamente uno strapazzo, in quell’ora, con la stagione calda, che porterebbe al riposo e alle ferie. Ma sapeva che c’erano dei giovani che l’aspettavano e avrebbero gioito della sua presenza. Per questo si sacrificò. Ed è stato il suo continuo sacrificio. Quel correre assiduo per la Diocesi, dura da venti anni.

Ricordo, con intensa emozione e commozione, il periodo della guerra, specie della guerra partigiana. Spero che qualcuno narrerà la storia di quei giorni, nei quali rifulse il suo tatto, la sua dedizione, il suo coraggio. Per i giovani che erano fuggiti ai monti per non presentarsi al Comando tedesco (fuga pressoché unanime) fece stampare un santino della B. Vergine del Pianto, con una preghiera affettuosa e filiale, che esprimeva l’ansia dei giovani lontani dalla mamma, cui la Vergine avrebbe fatto da Madre. Nulla nella preghiera ne rilevava l’eccezionale situazione, per il caso che il santino fosse caduto in mani nemiche. Non so se qualcuno ha conservato quel santino, che io portai ai monti, alle parrocchie deserte e insieme colme di giovani.

Quei mesi furono di ansia per tutti. Mons. Perini mostrò finezza di intuito e diplomazia eccezionale: trattò con tutte le parti, risolse problemi intricati e situazioni disperate. Quando il Prof. Morello, Capo del Comitato di Liberazione (allora ancora segreto) fu incarcerato con gli altri componenti, Mons. Perini si interessò subito per la scarcerazione, né mancò mai, allora e in seguito di incoraggiare e insieme di consigliare e moderare il bollente prete siciliano cui Fermo dovette grandemente in quei giorni difficili. Sempre in quel tempo e sempre in seguito seppe essere fuori e al di sopra delle fazioni e degli odi; non si tirò tuttavia egoisticamente da parte; fu per la giustizia, la verità la carità, la pace; fu per l’Italia libera e partigiana, questo sì: condannò apertamente violenze fasciste e tedesche e pur con molta prudenza  e tatto non dissimulò i suoi sentimenti. Nel dì della guerra, quando comunicazioni erano interrotte, servizi pubblici sospesi, auto nascoste e requisite, non tralasciò il suo perpetuo andare per la Diocesi.

Lo ricordo venire a Falerone in calessino, festoso e sereno come sempre, per una Ordinazione sacerdotale; rincuorava così clero e popolazioni, infondeva coraggio, spronava a dare alla Santa Sede quei grandi carichi di viveri e di altri doni, che i nostri fedeli diedero allora al Papa per i profughi, i bisognosi di Roma o che a Roma accorrevano: una bellissima pagina anche quella che allora la Diocesi scrisse negli ultimi dolorosi mesi della guerra. Il suo Episcopato ha segnato una svolta nella storia della Diocesi: un nuovo grandioso Seminario costruito, nuove Parrocchie, nuovi Istituti religiosi: un rinnovato impegno nella cura d’anime, nella liturgia, nella stampa cattolica, nella cura della gioventù e degli operai. Ha avuto ed ha l’amore, la stima, l’obbedienza del suo Clero. Il suo metodo è fatto di bontà e di mitezza: non grida, non inveisce, non condanna: non lo si è visto quasi mai alterato: un perfetto dominio di sé lo rende padrone di tutti i suoi atti e le sue parole.

Sa tacere: è questo forse il suo segreto. Quando mi comunicò la nomina a Vescovo mi disse questo solo: “ La croce più grande è il dover tacere”. E’ vero, Eccellenza: San Bernardo diceva ad un Abate novello: “omnia videre, multa tolerare, pauca corrigere”(vedere tutto, tollerare molto, correggere poco). Il suo Clero è riconoscente di questo metodo e per questo lavora e collabora volentieri. Può darsi che qualcuno chiami ciò eccessiva bontà: ma non fu e non è eccessivamente buono il Figlio di Dio ?

   Clero e fedeli vogliono vedere nel nostro volto e nel nostro cuore il volto di Lui, così dolce, il Suo Cuore così mite ed umile. Eccellenza, ancora per molti anni, al bene della Chiesa, con devoto affetto Le augura il suo aff.mo.   + ROBERTO MASSIMILIANI Vescovo di Civita C. Orte e Gallese. (nativo di Falerone)

ADESIONI ALL’ARCIVESCOVO PERINI nel 50° sacerdotale e 20° episcopale a Fermo

Sen. Umberto Tupini.    Parlare di Mons. Perini nelle fauste circostanze che Lo riguardano sembra superfluo per due motivi: 1. perché le Sue opere di costruzione materiale e morale sono evidenti in tutte le località della Sua grande Archidiocesi; 2.  Perché ripugna alla Sua innata  e sacerdotale modestia. Ma non per Lui si deve scrivere di Lui, ma per coloro che leggono, a loro edificazione presente e futura.

Non c’è paese della Sua immensa Archidiocesi che non lo conosca. Egli li ha visitati più volte ad uno ad uno e non ha mancato di tornarvi ogni qualvolta lo hanno richiesto le cure del Suo alto Ministero Pastorale. Non solo, ma ha rivolto in tutte le occasioni la parola ai suoi diocesani per trarre da ogni circostanza il motivo adatto alla meditazione degli ascoltatori. Parola semplice, pronunziata semplicemente, ma sempre efficace, come tutte le Sue numerose lettere Pastorali, che in tempi di Quaresima e in altre circostanze ha rivolto alla Sua Diocesi, toccando tutti i problemi che – anche di fronte alle Autorità civili – riguardano in qualche modo l’Altare, nonché il proprio apostolato spirituale e religioso. Si può dire – insomma – di monsignor Perini che Egli ha sempre vissuto e vive la vita dei Suoi diocesani, come il pastore quella delle sue pecorelle. Ma mentre questi ne ha cura breve, saltuaria, materiale e a scadenza fissa, mons. Perini ha cura assidua, completa, ininterrotta del suo gregge mediante un’opera di assistenza diuturna che Lo rende pago soltanto quando si è assicurato di avere conquistato un’anima a Dio. Egli sa che a questo fine la missione del Clero è insostituibile; non c’è, quindi, agglomerato di gente dove non giunga la voce del Sacerdote e l’agglomerato si espande e diventa permanente, lì non devono mancare la Chiesa, la casa del parroco o del cappellano e quant’altro possa giovare ai parrocchiani.

Il Clero dell’Archidiocesi di Fermo è tra i migliori d’Italia per formazione e idoneità spirituale, zelo, cultura e dedizione. L’Arcivescovo Perini deve sentirsene fiero. Non gli abbiamo mai domandato notizie al riguardo,  ma la Sua soddisfazione è trasparente, come è evidente la Sua consolazione per avere concepito, accompagnato e veduto il compimento del Suo nuovo Seminario che per mole e attrezzatura rappresenta un autentico primato. Contiene già trecento seminaristi, ma ne potrebbe accogliere anche cinquecento. Mons. Perini ha fatto le cose in grande. Non si è spaventato davanti alla crisi morale che attanaglia attualmente la gioventù. Sa benissimo che su cento seminaristi, appena l’8% raggiunge la vetta del Sacerdozio. Ma non per questo ha avuto esitazioni. Il Suo è un temperamento ottimista e realista ad un tempo. La percentuale potrà aumentare. L’importante per Lui è che per i seminaristi spiri aria buona, materiale e morale, che ognuno possa perfezionare i suoi studi e attendere alla propria formazione. Sarà un ottimo Sacerdote. In ogni caso non sarà un cattivo laico o “secolare” che dir si voglia.

Monsignor Perini è devoto della Vergine e alla di Lei intercessione affida generosamente sé stesso. Tutto questo serto di meriti induce a pensare e a riflettere, Raccogliamoci insieme intorno a questa veneranda figura di Sacerdote e di Vescovo. Sentiamo di avere in Lui una guida equilibrata e serena. Monsignor Perini non ha scatti, non cede mai agli impulsi: è amabile. Ma la Sua autorità è visibile. L’accettano e l’ammirano tutti, anche i Suoi avversari di fede.

   Noi “chiniam la fronte al Massimo fattor, che volle in Lui del creator suo spirito più vasta orma stampare” e quindi gridiamogli “ad multos annos” col cuore entusiastico di fedeli che sanno trarre tesori d’insegnamento dal Suo esempio luminoso, forte e soave.

On. Renato Tozzi-Condivi.   Più che pastore e padre io ho sempre veduto e sentito in mons. Perini, un amico. Un “vecchio” amico. Quella chioma di capelli bianchi, quando venne a Fermo era il simbolo di quella “vecchiezza”, che è sapienza, indulgenza, dolcezza. E’ una “vecchiezza” che ha il sapore del Manzoni. Quando si rileggono le pagine immortali dei Promessi Sposi, che sono la miniera alla quella attinge a piene mani mons. Perini (lombardo  fin nelle midolla delle ossa), in quello stile piano, chiaro, disteso in un periodare largo, con frequenti incisi, si sente qualcosa di vecchio, ma di una vecchiezza che attrae, che è tanto più dolce quanto più si avvicina. E’ di monsignore Perini, come del pane di casa di un tempo, che pare più buono quando era raffermo e lascia in bocca un sapore di buono. Quando si è con Lui, uomini impertinenti come me, possono anche litigare, ma l’aggressione è inutile come quella di un piccolo schizzo di fiele in un grande recipiente di dolce.

Un “amico” perché di Lui si dimentica l’altezza, da Lui si annullano le distanze. Ed allora si scrive, si accorre. Non sempre si torna contenti, ma si riporta nel cuore, forse senza avvedersene, una pace donata senza ostentazione, senza solennità di forma.

   Ed oggi che celebra il 50° di Messa ed il ventennio di Episcopato, che posso testimoniare a mons. Perini, con schietta franchezza, se non questo poco? Ripeto, qui pubblicamente che gli voglio bene, che gli sono grato per l’amicizia che ha donato, per il bene che ha fatto anche a questa anima, anche prima di essere Arcivescovo di Fermo, quando con gli indimenticabili mons. Montalbetti e mons. Olgiati diffondeva a noi giovani – ancora e sempre come un amico – i frutti della Sua esperienza e del Suo amore.  E se sollevando l’Ostia Santa, ancora dopo 50 anni, vorrà ricordare questo “difficile amico”, gli sarò ancora più grato.

On. Fernando Tambroni.   Accolgo con entusiasmo di unire con il mio consenso, il mio voto augurale per il 50° di Sacerdozio ed il 20° di Episcopato dell’Arcivescovo di Fermo, che giustamente è ritenuto tra i migliori ordinari d’Italia.  Mi onoro nel considerarmi tra i più convinti estimatori di mons. Perini, che conobbi nel lontano 1944 quando, eletto segretario provinciale della D.C. maceratese, mi recai da Lui per rendergli omaggio e per chiedere il suo conforto morale nel momento più triste e drammatico della storia del nostro Paese.

Ebbi dalle Sue parole di pastore intelligente e sensibile, umile e preparato ai gravissimi e sconcertanti problemi dell’ora, l’orientamento e il conforto che mi erano necessari per la mia azione politica nella provincia di Macerata che è tanta parte della grande Archidiocesi Fermana. Quanto Egli poté dirmi, mi fu valido per la più larga attività che andai ad esplicare in tutta la regione quale segretario regionale del mio partito. Gli incontri con il primate delle Marche furono poi più frequenti e sempre più graditi e più utili per me durante i lunghi anni della mia attività politica di legislatore e di uomo di governo.

La parola paterna di mons. Perini mi è giunta sempre generosa, incitatrice, spontanea ed è stata più che mai viva e beneficante nel momento della amara incomprensione. Questo nostro Vescovo, interprete sereno e sagace del suo tempo, instancabile nella sua opera, severo con sé stesso, sereno e giusto con tutti, con il suo sguardo aperto ad ogni ansia e ad ogni letizia, merita la nostra riconoscenza, il nostro affetto, la nostra devozione. Il mio sentimento è tutto qui ed il festeggiato voglia accoglierlo sincero e commosso come esso è una testimonianza del passato ed una certezza per l’avvenire che confonda l’antico  nel futuro per ardere unito in una sola preghiera al Signore. E “ad multos annos” per lui e per noi!

Comm. Luigi Forti.   La ricorrenza del 50° anno di Sacerdozio e 20° di Episcopato di Sua Ecc.za mons. Norberto Perini non è soltanto festa solenne dell’Archidiocesi di Fermo, ma è festa di quanti, in ogni tempo e luogo, hanno avuto la ventura di conoscere l’eminente prelato e sentire, nel profondo dell’animo, il calore benefico del provvido pastore. Già al primo incontro, la Sua mistica figura si fissa nel nostro sguardo e soprattutto nel nostro cuore, per restarvi indelebile, come a segnare, paternamente esortatrice, la via del bene. Quanto copiosa sia stata la messe della sua opera benefica, altri diranno. Ma, invero, chi, in una sintesi umanamente possibile potrà dirci, quante sue innumerevoli azioni, susseguentisi giorno per giorno, ora per ora nella veste di sacerdote, di Vescovo, e rimaste nel chiuso del suo animo, tutt’uno con quello dei beneficiati? Chi ci parlerà dell’opera Sua per lunghissimi anni svolta a favore della gioventù, vivendo il travaglio dei giovani, che Egli, più che gli stessi genitori, si sforzava di comprendere, per meglio lenire?

Vi sono persone dinanzi alle quali il tempo dovrebbe fermare il suo passo incessante, e far loro dono di una eterna giovinezza, perché potessero riversarne tutto il profumo sulla società dolorante. Ma, pur nel trascorrere degli anni, la vera eterna giovinezza è nel sorriso e nell’animo di S. E. monsignor Perini, grazie al Suo amore per i giovani, al Suo costante operare per il trionfo del giusto.

   Accolga Iddio i voti, fervidissimi, che, nella lieta ricorrenza, tutti noi formuliamo, perché l’amato ed ammirato presule continui a lungo a distribuire i frutti copiosi della Sua attività.

FERVIDI VOTI DI ECCELLENTISSIMI PRESULI all’ArcivescovoNorberto Perini nel 50° sacerdotale e 20° episcopale

L’Arcivescovo di Ancona mons. Egidio Bignamini.   Mi felicito fraternamente con S. E. Mons. Norberto Perini che celebra il cinquantesimo di sacerdozio ed il ventennio di Episcopato. Egli può guardare, non solo con serenità, ma con viva gioia questi suoi anni benedetti, così fedelmente, saggiamente e fruttuosamente spesi nel servizio di Dio e delle anime.

Sacerdote integerrimo, educatore di razza; scrittore fine, originale, forbito; parroco venerato e zelante; Vescovo pio, dotto, dinamico, comunque lo si guardi, in qualsiasi periodo ed in qualsiasi mansione del suo Sacerdozio lo si consideri, mons. Perini appare sempre lì lineare e degno Ministro di Cristo, tratto dagli uomini e consacrato a ricondurre gli uomini a Dio.   A un tanto Vescovo il Signore conceda ancora lunghi anni di fecondo apostolato.   + Egidio Bignamini

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   Il Vescovo di San Severino Marche mons. Ferdinando Longinotti.   Partecipare al giubilo spirituale di tutta l’illustre Archidiocesi di Fermo per celebrare in un tripudio di devoto e filiale affetto, la fausta ricorrenza del 50° di Sacerdozio e del ventennio di Episcopato del suo Ecc.mo Arciv. mons. Norberto Perini è per me, oltre che un atto doveroso, l’espressione di tutta la mia viva, profonda, affettuosa ammirazione verso l’esemplare figura pastorale di S. Ecc. mons. Norberto Perini.

Basta, infatti richiamare alla mente il divino Modello del “Bonus Pastor” per scorgervi tutta la trama spirituale, intima e segreta dell’anima pastorale dell’Ecc.mo Arc. di Fermo. Le sue preclare doti di mente e di cuore sono state strumento docile per un “gratia Dei in eo vacua non fuit”. E tutto ciò, in modo così perfetto, da rendere la sua precisa, generosa corrispondenza, all’abbondanza dei doni con cui Dio adornava l’anima sua, come il filo conduttore di tutto il suo ministero sacerdotale e pastorale. Maestro incomparabile nell’insegnamento e nell’educazione delle anime giovanili, cuore ardente di carità verso Dio e verso il prossimo, sensibile e pronto a soccorrere tutti i bisogni spirituali e materiali che a lui si fossero presentati, di S. Ecc. mons. Norberto Perini, si può ripetere “omnia omnibus et Pro Deo et hominibus semper!” A sua gloria, a vantaggio della sua Chiesa, per il bene dell’archidiocesi di Fermo e di tutta la Regione Marchigiana, conservi il Signore ancora a lungo un tanto servo fedele.   +  F. Longinotti vescovo di San Severino Marche

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Il Vescovo di Montalto e Ripatransone mons. Vincenzo Radicioni.   L’illustre Archidiocesi di Fermo si appresta a celebrare il ventennio di Episcopato del suo Ecc.mo Arcivescovo mons. Norberto Perini e ciò è motivo di viva esultanza anche per la Chiesa di Montalto e Ripatransone, tanto e sempre presenti al cuore del venerato Metropolita. Amministratore Apostolico, per oltre dieci mesi,  seppe accattivarsi l’animo del clero e del popolo, governando con quella delicata e saggia prudenza che Gli è tutta propria. Con-consacrante del nuovo vescovo, lo ha sempre seguito con consigli incoraggianti ed illuminati, con sereno compiacimento e con grande benevolenza.

Non si è verificato avvenimento di un certo rilievo in questa terra di Sisto V e di S. Pio V, che non sia stato onorato dall’amante presenza dell’Ecc.mo Presule, il quale mai ha inteso di essere l’espressione dell’autorità, bensì della più sincera e squisita cordialità, benedicendo a tutti e a tutto con animo di Pastore e di Padre.   + Vincenzo Radicioni   

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   L’Arcivescovo di Urbino mons. Anacleto Capranica.   Mi fa piacere che la nobile Archidiocesi di Fermo celebri con tanta solennità il XX di Episcopato di S. E. Mons. Norberto Perini. Io l’ho conosciuto da tempo e l’ho sempre visto bianco di capelli – forse perché è maturato presto nella prudenza e nel senno – e sempre paterno con occhi vivaci, buoni e intelligenti. Egli ama tanto la Sua Archidiocesi di cui parla con gioiosa ammirazione, come non può dimenticare la Sua Milano e le persone che ha conosciuto nel Suo ricco e vario Apostolato. Nel Suo cuore grande c’è posto per tutti ed ognuno ha l’impressione di essere tra i preferiti.

   Al 20° di Episcopato Sua Ecc. Mons. Perini unisce il 50° di Messa. A lui il mio augurio che il sole della sua giornata tardi a tramontare, e che in una serena effusione di luce richiami tutte le anime dell’Archidiocesi di Fermo intorno al Suo Altare per inebriarle dei gaudi di una continuata Messa di oro.   + A. Capranica

   Il Vescovo di Pesaro mons. Luigi C. Borromeo.   Sono molto lieto che l’Archidiocesi di Fermo festeggi il Suo Arcivescovo nel XX di Episcopato. Pregherò il Signore che gli dia altri venti anni di Episcopato operoso e fecondo.   + Luigi C. Borromeo

   Il Vescovo di Senigallia mons. Umberto Ravetta.   Nel XX di Episcopato di Sua Ecc.za Rev.ma mons. Norberto Perini, Arcivescovo di Fermo, il Clero, il popolo dell’Archidiocesi insieme con quanti conoscono il veneratissimo Presule, riuniti e stretti a Lui,  innalzano la preghiera fervida di riconoscenza al Signore e di implorazione di novelle grazie sul suo fecondo quotidiano apostolato.

La voce sale in inno di grazie per il Dono fatto alla Chiesa Fermana del Maestro eccellente che senza stanchezza e riposo da vent’anni compie la sua divina missione dell’insegnamento chiaro, costante, paziente del Pastore che conoscendo i veri pascoli di salute, con carità profonda li offre al suo gregge; del Padre tenerissimo, mite e fermo, sempre vigile sui canali della grazia, a ché non inaridiscano per colpa di uomini, e l’acqua viva e vitale scorra sempre a purificazione e gioia dei suoi figli.

   Mi pare che i quattro lustri di Episcopato del Maestro Pastore e Padre eloquentemente pongano in splendido risalto la figura di chi si è modellato in Cristo nostro Signore. Per la gloria della Chiesa, per il bene delle anime, sentiamo certo di rivolgere a Gesù sommo Sacerdote e Pastore l’invocazione liturgica “Stet et pascat in fortitudine tua, Domine, in sublimitate nominis Tui”.   + Umberto Ravetta

   Il vescovo di Jesi mons. Giovanni Battista Pardini.   Eccellenza, ho appreso con entusiasmo la notizia che il Suo ottimo Clero e il Suo fedelissimo Popolo si preparano a festeggiare il Suo XX di Episcopato Fermano. Mi si domanda una mia impressione: preferisco dirGliela subito. Fin dal primo incontro ho colto in V. Ecc.za un lato che non credo sia marginale per definire la sua spiccata personalità: ho visto un artista!  Un artista nel maneggiare la penna: le Sue lettere al Clero e a Popolo, le Pastorali, le Sue opere, i suoi indirizzi, i brindisi stessi, i suoi interventi rivelano una nota geniale. Artista nel capire, sorreggere, indirizzare, correggere, avvincere, formare e riformare giovani, chierici e laici. Artista nel presentare le questioni più scabrose, nelle adunanze, nell’evitare la suscettibilità, nell’appianare gli scogli, nell’aggirare le difficoltà, nel fare accettare anche i più pesanti doveri. Artista anche nel sorridere: un sorriso non facile a decifrare, ma sempre buono e paterno, forse un po’ distaccato, ma sempre signorile.

Detesta cordialmente la posa, ma le Sue stesse fotografie, in abito pontificale o in abito piano, hanno sempre qualcosa che ferma l’occhio di chi sa osservare: è un artista!  Ma soprattutto artista nella pastorale che è “ars artium”: però di questo parleranno altri ben più competenti del povero sottoscritto che La prega Ecc.nza Rev.ma, ad accogliere,  con infiniti auguri la sua più incondizionata ammirazione, ambiziosa soltanto della Sua indulgente, sorridente, artistica giubilare benedizione.

   + Giovanni B. Pardini

   Il Vescovo di Macerata e Tolentino, mons. Silvio Cassulo.   Mentre sto per affidare a questo foglio qualche impressione raccolta nell’animo mio nei vari incontri di quattordici anni col Vostro Ecc.mo Arcivescovo, o cari Fermani, mi pare di vederlo Mons. Perini indirizzare verso di me il suo sguardo intelligente, abbozzando simultaneamente con le labbra un gesto che sa di rimprovero e di compassione, quasi per dirmi: “quae sunt desuper ini” (ho intrapreso le cose superiori). Ma so quanto Sua Eccellenza il Metropolita è facile a perdonare le birichinate dei suoi Suffraganei, facendo pesare sopra di essi, la sua mano benefica per così esercitare sensibilmente la sua autorità.

E conosco pure le sue indulgenze parziali e plenarie nell’esercizio della Sua autorità di Presidente della nostra Conferenza Episcopale, altrettanto abile nel lasciar cadere le cose non pertinenti al caso come nel far tesoro anche delle briciole che possono contribuire a sostanziare l’argomento pastorale che si sta trattando. Fiducioso dunque di essere almeno pazientemente tollerato, mi limiterò a raccogliere, anche a nome delle Diocesi di Macerata e Tolentino, in sincerità e verità, quei fiori di devoto omaggio e di fervida gratitudine che sono sbocciati e rinvigoriscono per l’Ecc.mo Arcivescovo di Fermo, nell’ambito dei nostri vicendevoli rapporti, a partire dal mio primo incontro col Venerat.mo Metropolita nel 1948. Risale proprio a quei primi giorni del mio episcopato, il conforto grande del mio cuore nel sentire magnificare da mons. Perini la speciale devozione dei Marchigiani e quindi anche dei miei diletti Maceratesi e Tolentinati per la Madonna: fatto questo che trova la sua spiegazione (mi diceva) nella presenza della Santa Casa di Loreto in mezzo a noi. E’ sempre di allora, ad incoraggiamento per l’ardua missione episcopale che iniziavo, la esaltazione da parte di mons. Perini del ricco patrimonio religioso delle Marche, affidato ad un Clero tanto zelante e pio ed anche sufficiente per numero. Con i miei Sacerdoti ricordo le dotte e pratiche meditazioni, introduttive delle nostre “Tre Giorni” annuali, del nostro Ecc.mo Metropolita che generosamente ne ha sempre accolto l’invito, fatta eccezione di casi impossibili.

Tolentino ha avuto l’onore della partecipazione dell’Ecc.mo Arcivescovo alla trionfale chiusura del suo Primo Congresso Eucaristico Diocesano presiedendo con tanta dignità e con la sua illuminata parola le solenni Funzioni, in sostituzione di un Em.mo Cardinale mancato all’ultimo momento.

Macerata in più occasioni e particolarmente negli storici festeggiamenti in onore di San Vincenzo Strambi, traslato nella Chiesa di S. Filippo da Roma, e nelle indimenticabili solenni onoranze al Neo-Porporato Maceratese Em.o Cardinale Fernando Cento, ha avuto attestati di tanta bontà dal suo Ecc.mo Metropolita. E perché non ricordare l’apporto prezioso dell’Ecc.mo Mons. Perini nel perorare a capo di tutto l’Episcopato marchigiano il Vescovo sottoscritto, presso il Santo padre Pio XII di s. m. la cessione del Corpo di San Vincenzo Maria Strambi alle Diocesi di Macerata e Tolentino, da parte dei rev. Padri Passionisti? Sono questi alcuni motivi della stima e gratitudine con cui devotamente noi di Macerata e Tolentino, Vescovo, Clero e fedeli, circondiamo la venerata persona dell’Arcivescovo di Fermo e per cui godiamo di poterGli esprimere i sentimenti del nostro più profondo e riverente omaggio nella ricorrenza faustissima del suo ventennio di Episcopato Fermano, gridando toto corde il nostro “ad multos annos!”   + Silvio Cassulo 

   Il Vescovo di Urbania e S. Angelo in Vado mons. Giovanni Capobianco.   Volendo partecipare alla doverosa e degna celebrazione del 50° di s. Messa e 20° di Episcopato di S. Ecc.za. mons. Perini arcivescovo di Fermo, non dirò delle note benemerenze da lui acquistate nel presiedere alla Conferenza Episcopale e al 2° Concilio Plenario Piceno; ma di ciò che mi risulta direttamente, in particolare della sua amabilità e condiscendenza nell’ascoltare le mie preghiere. Gli chiesi che accogliesse nel Seminario un mio seminarista respinto altrove; ed egli non solo l’accolse, ma lo condusse al Sacerdozio, che ora esercita quale Missionario nel Congo, meritando le più ampie lodi dal Vescovo da cui dipende. Perciò mi pare di non errare se, da quanto ha operato fuori, per semplice cortesia e carità fraterna, arguisco lo zelo e la indefessa attività con la quale governa la sua Diocesi. Ed è facile intendere così con quale gioia e vivi sensi di gratitudine io mi unisca oggi al cordiale omaggio dei Diocesani verso l’amato Pastore; e quali ardenti voti elevi al Signore che lo conservi “ad multos annos” in buona salute e col dolce sorriso, che gli è abituale, a vantaggio della Chiesa santa di Dio.    +Giovanni Capobianco

   Il Vescovo Vicario di Loreto mons. Angelo Prinetto.   Con sincero gaudio invio la mia più fervida adesione ai solenni festeggiamenti promossi in Codesta Città e Diocesi in occasione della fausta ricorrenza del 50° di sacerdozio e del 20° di episcopato di S. Ecc.za mons. Norberto Perini, venerato arcivescovo e metropolita di Fermo. Di gran cuore mi associo alle voci di lode e ringraziamento a Dio per i copiosi frutti di bene che l’amato Presule dell’insigne archidiocesi ha diffuso e profuso a così larghe mani in tanti anni di fecondo ed alto ministero. Con filiale e fidente pensiero alla Vergine Loretana alma Patrona del Piceno, elevo la mia umile preghiera alla mediatrice di ogni grazia e la prego di concedere al suo “Pastor bonus” di vivere a lungo nell’affettuosa venerazione dei suoi figli, a cui in vero può ogni giorno ripetere “cognosco oves meas et cognoscunt me meas” (io conosco le mie pecore e esse conoscono me).

Spiritualmente unito e partecipe dell’intima fraterna gioia dell’ecc.mo Episcopato marchigiano che vede nel suo Metropolita l’esempio fulgido e la guida luminosa di pastorale ministero, plaudo a queste celebrazioni che nel Congresso Liturgico Regionale trovano degna corona e nuovi incrementi di più fervorosa e cosciente fede cristiana per un rinnovato splendore del culto alla SS.ma Trinità, alla Immacolata Madre del Figliol di Dio e dei suoi Santi.

   Guardando poi al grandioso Seminario di Fermo che la fede incrollabile, la tenacia rara e la generosità ammirabile di S. E. mons. Norberto Perini volle e realizzò con l’unanime  collaborazione e la carità inesauribile dei suoi cari sacerdoti e figli, faccio voti perché l’opera cotanto preziosa di apostolico zelo, di nobili fatiche e sacrifici, sia ognora in conforto più desiderato dall’Ecc.mo Pastore e sia per tutti i Fermani, non solo motivo di santo orgoglio, ma altresì faro di luce vera, sorgente perenne a cui il Sacerdozio eterno di Cristo attinge, a beneficio e salute dell’anima credente, l’acqua della divina grazia che ristora e assicura la celeste vita.    + Angelo Prinetto

   Il vescovo di Fabriano mons. Macario Tinti. Sono veramente lieto di quanto la Diocesi fortunata di Fermo fa in onore del suo degnissimo arcivescovo; spero di partecipare personalmente alla manifestazione conclusiva del prossimo 2 settembre. Nel Congresso Mariano regionale di Fermo; nel Concilio Plenario Piceno II; nel nuovo grandioso Seminario; in altri incontri S. E. l’Arcivescovo Perini mi ha fatto bene con la parola, con l’esempio, con lo zelo, con l’amabile bontà.

   Grato e ammirato prego il Signore perché benedica, fecondi e ricompensi il Suo lavoro di Pastore: Sacerdoti e fedeli Le siano gaudio e corona, la Madonna del Pianto Le prepari l’eterno sorriso del Cielo!  Con molti auguri.   + Macario Tinti

   Il vescovo di Ascoli Piceno mons. Marcello Morgante.   Mi associo di gran cuore alla celebrazione, promossa da codesto On. Comitato, nella fausta ricorrenza del ventennio di Episcopato Fermano di Sua Ecc. ill.ma e rev.ma mons. Arcivescovo. La mia partecipazione, per quanto modesta, vuole essere doverosa e cordialissima espressione di ammirazione, plauso e gratitudine all’Ecc.mo Presule che ha così bene meritato nel governo zelante, paterno e saggio della illustre arcidiocesi di Fermo, e come guida illuminata degli Ecc.mi Vescovi della Regione Marchigiana nella sua qualità di Presidente.

   Un motivo di particolare, viva riconoscenza lega questa Diocesi dell’Ecc.mo Festeggiato, per averla Egli retta, come provvido Amministratore Apostolico, durante il periodo dell’ultima vacanza della Sede. Voglia Iddio conservare a lungo il degnissimo Pastore all’affetto dei suoi figli, e ad edificazione dei Confratelli nell’Episcopato: “talis enim decet ut sit Pontifex” (tale infatti si addice che sia il Pontefice).  Porgo a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo il mio devotissimo omaggio augurale avvalorato dalla assicurazione della mia umile preghiera.   +   Marcello Morgante

   Il Vescovo di Cagli e Pergola mons. Raffaele Campelli.   Un rispettoso saluto e un devoto augurio fervidissimo a Sua Ecc.za mons. Perini che si appresta a celebrare il cinquantesimo di attività pastorale nell’insigne Archidiocesi di Fermo. Vorrei sorprenderlo solo per fare una rapida rievocazione degli incontri amichevoli e fraterni con Lui e con la sua numerosa famiglia, nel corso di cinquant’anni. Perché proprio a cinquant’anni risale la mia cordiale ed esultante amicizia. Il primo incontro si verificò nel collegio di Saronno quando Egli era alle prime armi in una fervorosa battaglia per l’educazione della gioventù. Susseguirono, poi, altri incontri nel collegio di Tradate dove Egli andava gradatamente raccogliendo frutti preziosi dei suoi accorgimenti rivolti specialmente a mantenere assidui interessanti rapporti tra il collegio e le famiglie degli alunni con evidente chiarissimo beneficio della educazione giovanile.

Un incontro speciale si verificò alla Certosa di Garegnano, dove Egli, interrompendo la cura dell’insegnamento nei collegi, esercitava il Ministero pastorale nei giorni festivi. Il piccolo appartamento serviva d’alloggio della mamma. La grande mamma negli occhi della quale lampeggiava lo sguardo acuto denso di intelligenza e di saggezza, come negli occhi del figlio Sacerdote. Numerosi poi gli incontri con la schiera dei tredici figli, tutti impegnati a tenere alto il prestigio della famiglia. Non conobbi il primo – Don Annibale – perché chiamato dal Signore al premio eterno al primo inizio del ministero sacro. L’amicizia più viva e profonda mi legò all’ultimo dei tredici – Carlo – l’uomo della severità amabile e della concretezza operosa, che impresse nel movimento dei giovani e in quello degli uomini di Azione Cattolica il segno vasto e luminoso di un apostolato compiutamente evangelico. Dopo tanti anni impiegati in vario modo per l’incremento dell’Azione cattolica, Egli mi precedette nel campo pastorale a Busto Arsizio, dove faticò per cinque anni in un clima politico pericolosissimo. Subentrato a Lui, avvertii, subito, i segni della sua particolare abilità nella manovra dell’aratro, fatto capace di raggrovigliare le zolle aperte a ricevere semi preziosi che fruttarono opere di concreta efficacia.

Mi riempie di gioia la notizia che l’Ecc.mo e Rev.mo Arcivescovo mons. Norberto Perini, celebra prossimamente il XX di Suo Episcopato, speso per intero nell’illustre Diocesi di Fermo, a me particolarmente cara, per aver compiuto una parte degli studi nel suo Ven. Seminario. Perciò la festa dei Fermani diventa un po’ anche la mia festa. Ho sempre nutrito una sincera stima e viva ammirazione per la nobile figura dell’Ecc.mo Arcivescovo, che, Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, si è sempre saputo cattivare l’affetto cordiale di tutti gli Ecc.mi Presuli della nostra Regione. Infatti il suo carattere dolce, la sua viva intelligenza, profondamente intuitiva, la sua abilità nel condurre le discussioni, in svariatissime circostanze hanno avuto modo di mettersi in evidenza,polarizzando sulla sua nobile figura l’attenzione e l’animo di chiunque ha avuto la gioia e la fortuna di conoscerlo ed apprezzarlo.

Ma soprattutto la bontà di animo sempre dimostrata nel governo di così illustre Archidiocesi e le molteplici esimie virtù hanno fatto di Lui un ottimo Pastore e, senza esagerazioni, la perla dell’Episcopato Marchigiano. Pertanto mi unisco a tutti nell’esultanza dei cuori in così fausta ricorrenza e formulo i più sinceri auguri per la prosperità del degnissimo e Ecc.mo Arcivescovo, della Archidiocesi tutta e di quanti si stringeranno festanti intorno all’amato Pastore per solennizzare convenientemente il XX del suo Episcopato.   +  Raffaele Campelli

   Il vescovo di Recanati e Loreto mons. Emilio Baroncelli.   Dagli scritti e dai discorsi magistrali dell’Arcivescovo di Fermo mons. Norberto Perini, specie da quello recente per la incoronazione della Madonna del Pianto, opera di un valente scultore Recanatese, dalla viva esortazione fatta in questi giorni al Clero riunito in Loreto per una Settimana di studi Mariani, dalle fervorose visite alla Santa Casa, che si sogliono premettere alle periodiche riunioni episcopali Marchigiane, non è difficile dedurre che nell’anima del degnissimo Pastore alberga una tenera e filiale devozione alla Gran madre di Dio e madre nostra. In occasione del ventennio episcopale del venerando Presule si elevino preghiere all’Altissimo Onnipotente, Buon Signore, la beata Maria Vergine intercedente, affinché siano a lui concessi molti, moltissimi anni di vita per il bene della sua ampia diocesi e per l’edificazione di tutti.   +  Emilio Baroncelli

   IL SINDACO DI FERMO MARIO AGNOZZI AL SUO ARCIVESCOVO

Un ventennio è compiuto da quando Sua Ecc. mons. Norberto Perini prendeva possesso dell’Archidiocesi di Fermo: erano quelli tempi difficili, per la guerra che imperversava con i suoi lutti, i sacrifici, le paure e le privazioni e per gli effetti di essa, come difficoltà di comunicazioni, scarsità di viveri, paralisi della produzione e delle attività civili; in simile ambiente l’opera del nuovo Presule cominciò a manifestarsi e rivelarsi come il frutto di un cuore generoso, di una mente aperta alle soluzioni anche difficoltose, di un carattere tenace e volitivo, che rispecchia la caratteristica tradizionale del popolo lombardo. Fu presente allora in ogni casa, che meritava il conforto religioso del nostro Arcivescovo, la pietà umana, il sollevo della sofferenza, anelito materiale, l’alto esempio, la fede sull’esito della preghiera, che Egli profuse. Ed i Fermani subito apprezzarono e stimarono il loro Arcivescovo, che amarono ed amano con sentimento filiale. La preghiera alla Madonna del Pianto, perché la città fosse salva dagli orrori della guerra, fu esaudita ed il voto espresso da Sua Ecc. Perini di svolgere una pubblica manifestazione di ringraziamento, il 20 giugno di ogni anno si ripete dal lontano 1944 tutti gli anni senza soluzione di continuità, alla presenza delle Autorità Cittadine. Venti anni di infaticabile attività spesi in una grande Archidiocesi! Quanti esempi, quanti moniti, quante riflessioni, quanti incitamenti Egli ci ha dato! Quanto bene spirituale, morale, educativo, religioso e civile Egli ha concretato nel ventennio! Ma a me, Sindaco di Fermo, che ho avuto la ventura e la fortuna di esercitare il mio mandato amministrativo al Comune dal lontano 1946 con il conforto morale della Sua benedizione e con il saggio ed audace consiglio della Sua Mente, piace ora esprimere i sensi della civica gratitudine a Sua Ecc. Perini per i numerosi suoi interventi, interessamenti, richieste, sollecitazioni svolti a favore della Città presso Autorità Governative del centro e della periferia, presso Enti od imprese, e presso privati al fine di agevolare la soluzione di nostri problemi, di prospettare alcune mete, di difendere alcune posizioni: azione proficua e meritoria, che forma un capitolo speciale delle attività del nostro Arcivescovo, capitolo che meriterebbe una migliore divulgazione per farne apprezzare i grandi meriti civici acquisiti con essa.

   L’amato presule, nulla perdendo circa l’amore verso la sua terra nativa, dove in 30 anni di sacerdozio, prima di venire a Fermo, aveva svolto intensa e profonda azione religiosa specie nel campo giovanile, dopo venti anni di permanenza nella nostra Città è diventato un Fermano elettivo, che non teme confronto di fronte al cittadino più amante della propria terra, al più attaccato alle tradizioni, al buon nome, alle affermazioni civili, politiche ed economiche della nostra Città, oltre, naturalmente, a quelle religiose, che formano un patrimonio secolare, che fa elevare il tono e la notorietà del nostro centro. Compiendosi il 50° di sacerdozio ed il 20° di episcopato, ricordando le elette qualità del nostro Arcivescovo, i Suoi meriti, la Sua partecipazione alla vita civica (non fu mai assente nelle salienti manifestazioni che hanno segnato tappe del progresso cittadino) rivolgo a Lui il più vivo ringraziamento a nome mio, della Giunta e del Consiglio Comunale, formulando infiniti auguri per la prosecuzione felice del Suo apostolato benefico, le migliori felicitazioni per il bene che ha fatto, e la gratitudine per quello che farà ancora, come è nei voti del popolo fermano.   Avv. Comm. MARIO AGNOZZI Sindaco

TRA I GIOVANI DEL RICREATORIO MONS. NORBERTO PERINI.   Tra i ritrovi giovanili della nostra Archidiocesi Sua Ecc. mons. Arcivescovo, ha avuto una predilezione speciale per il Ricreatorio San Carlo, fondato nel 1909 da Mons. Carlo Castelli per l’educazione della Gioventù Fermana, diretto fino al 1926 da quell’anima di apostolo che fu Don Biagio Cipriani, coadiuvato dall’attività vivace di mons. Mario Scoponi e che in oltre mezzo secolo di attività ha educato e preparato alla vita intere generazioni di giovani. Nel giorno del suo ingresso trionfale nella nostra Archidiocesi, il 5 gennaio 1942, Mons. Perini il primo saluto dei giovani fermani, lo ebbe da quelli del Ricreatorio, che guidati dall’indimenticabile Don Giovanni Marozzi, andarono ad ossequiarlo a Loreto. Da quel giorno gli incontri tra l’Arcivescovo ed i giovani del Ricreatorio sono stati continui, nelle più svariate occasioni come Comunioni Pasquali dei Soci, Festa del Patrono San Carlo, Giornate Eucaristiche, Esercizi Spirituali, Manifestazioni Sportive, Ricreative, Filodrammatiche. Nel 1959, durante le celebrazioni del Cinquantenario del Ricreatorio, Egli fu presente a tutte le pur numerose manifestazioni che si protrassero per un anno intero.

E la caratteristica particolare di questi incontri, è la paternità con cui Sua Ecc.za avvicina i giovani rinunciando a tutte quelle azioni esterne che fanno parte del cerimoniale episcopale: Egli si confonde con i giovani, conversa volentieri con loro, domanda sui loro studi o il loro lavoro, sulla frequenza al Ricreatorio. Nella nostra Cappellina vuole che la sua Messa sia servita dai giovani anche se non sempre troppo forti in fatto di cerimonie liturgiche. Oltre alla partecipazione a queste occasionali manifestazioni, c’è il continuo interessamento per il buon funzionamento dell’opera benefica del Ricreatorio, il suo consiglio paterno ed illuminato nella soluzione dei vari problemi che interessano questa istituzione e spesso il suo munifico aiuto materiale nei momenti di maggior crisi. In una delle ultime adunanze sacerdotali di questo agosto 1962 all’attuale Direttore del Ricreatorio che faceva notare la sua impossibilità a partecipare a volte ad altre attività, che pur fanno parte dei suoi doveri, Sua Ecc.za diceva: “Tutto deve essere sacrificato, meno il Ricreatorio”. In questa fausta ricorrenza del Giubileo Sacerdotale e del ventennio di Episcopato, i giovani del Ricreatorio si uniscono agli altri per tributare a Sua Ecc.za mons. Arcivescovo il loro omaggio,  la loro preghiera ed il loro augurio di lunga vita e di fecondo apostolato.   Sac. Celso Giardinà (Direttore del Ricreatorio)

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