CROCETTI Giuseppe, I dipinti in monocromo nella cappella della Madonna dell’Ambro

I DIPINTI IN MONOCROMO NELLA CAPPELLA DELLA MADONNA DELL’AMBRO (note di Giuseppe Crocetti)
Nella decorazione pittorica della Cappella della Madonna sono state impiegate due distinte tecniche: nella volta e nelle pareti laterali, Sibille, Re, Profeti, unitamente alle sei “Storie della Beata Vergine Maria”, sono stati dipinti con colori ad olio stesi su muro; nella parete di fondo, invece, sia la scena della “Natività di Maria”, sia i due “Cori di Angeli musici”, che in alto avvolgono esternamente la nicchia della Madonna, sono stati realizzati in tempera al monocromo.
Entrando nella cappella della Madonna dell’Ambro, la prima attenzione del pellegrino è rivolta al gruppo scultoreo in terracotta policromata, raffigurante la “Madonna dell’Ambro col Figlio benedicente”. La statua giunse nel santuario nel 1562. Non si conosce il nome dello scultore; le ultime ipotesi di studio la definiscono arte popolare marchigiana, imitante pregressi modelli d’arte abruzzese.
Il trono -residenza, scolpito in legno e messo in oro fino, è opera di ignoto artigiano della fine del secolo XVII. Nella ricca cornice che gira attorno alla nicchia è stato realizzato un intaglio con capricciose volute aggettanti di figlie di acanto; vi si intravede l’evoluzione del barocco che tende a sfociare nelle leziosità del rococò della metà del secolo XVIII. Infatti l’arcivescovo di Fermo, mons. Alessandro Borgia, nella Sacra Visita del 1751, ordinò che si eseguissero lavori di restauro e decorazione nella nicchia della Madonna. A quell’epoca va assegnata la pittura in monocromo nei toni tenui del marrone, il coro degli angeli e testine alate come si vede nei tre lati, in alto la raggiera, e lateralmente le due riquadrature in stile pompeiano; il tutto riferibile all’arte praticata nella bottega fermana di Filippo Ricci (1715-1793).
Nel lunettone che abbraccia tutta la parte superiore della parete di fondo, dove è addossato l’altare, nella porzione non ricoperta della riferita cornice barocca, si stende in tutta la sua larghezza un dipinto al monocromo con tinte nei toni azzurrognoli e rossastri ove sono graziosamente raffigurati due distinti “Cori d’Angeli musici” che si librano sopra grandi masse nuvolose, intenti a far corona ed offrire un concerto musicale in onore della loro Regina, la Madonna dell’Ambro, sedente in trono nella nicchia sottostante. Ricco è l’assortimento di strumenti musicali: trombe, violini e tamburelli, con al centro dell’uno e dell’altro Coro, un organo portatile.
Nel rettangolare specchio del muro sito tra l’altare e la base della nicchia della Madonna, in due riquadri contigui, è stata rappresentata la “Natività della Madonna”. Il dipinto è una tempera in monocromo color ruggine, condotto con bravura e maestria. Nel primo quadro a sinistra, sotto una grande alcova, siede sul letto la puerpera Sant’Anna, aiutata ed assistita da tre donne; nel secondo quadro, avanti uno sfondo architettonico è raffigurata l’assistenza delle Levatrici della neonata: chi le fa il primo bagnetto e chi scalda i primi pannolini.
Il racconto della nascita di Maria non si trova nei vangeli canonici, ma nei testi di alcuni vangeli apocrifi, quali il “Protovangelo di Giacomo”, il “Vangelo dell’infanzia”, lo “Pseudovangelo di Matteo”, dove sono riferiti i nomi dei genitori, Anna e Gioacchino, molto avanzati negli anni. “Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: “Che cosa ho partorito?” Questa rispose: “Una bambina”. In questo giorno Anna disse: “E’ stata magnificata l’anima mia”. E pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò; poi diede la poppa alla bambina e le impose il nome: ‘Maria’ ( dal Protovangelo di Giacomo).
A prima vista questi due dipinti al monocromo possono indurre lo spettatore a pensare che fossero la sinopia di un lavoro volutamente lasciato incompiuto, per rompere con le tonalità intense dei vivi colori largamente profusi nelle pareti circostanti, onde far risaltare, come centro di attrazione, l’artistica e devota immagine dei Maria SS.ma dell’Ambro, composta al centro dell’altare.
In passato, chi ha voluto scrivere sui dipinti di questa parete di fondo, li ha attribuiti ad un ignoto pittore, intervenuto dopo il pittore Martino Bonfini di Patrignone (1564-1635); ora, invece, che il catalogo dei dipinti di questo pittore, documentati ed attribuiti, si è notevolmente ampliato ed è possibile approfondire la conoscenza della ricchezza stilistica, varia e multiforme del maestro patrignonese, si è autorizzati ad ipotizzare una attribuzione in suo favore. L’ipotesi si fonda principalmente su alcune considerazioni di convenienza, di stile e di disegno. Innanzi tutto il ciclo pittorico dell’Ambro, che aveva per tema la Vita della Madonna, richiedeva, in primo luogo, che al posto più onorifico, cioè sull’altare stesso, fosse raffigurata la “Natività della B. Vergine Maria”. Analoga scelta fece il Bonfini vent’anni più tardi nel decorare la cappella della Madonna nella chiesa suburbana del SS. Crocifisso in Monterubbiano, dove dipinse la “Natività di Maria” nella bella tela, pala del grandioso altare, quindi in posizione eminente e centrale.
Più convincente dovrebbe essere, a mio avviso, l’esame stilistico dei personaggi che, sebbene abbozzati, manifestano caratterizzazioni, movenze ed animazioni già riscontrate e sottolineate nelle opere del Bonfini. Infine, nel dipinto del doppio coro degli angeli musici con organo portatile, c’è una parziale trasposizione del Coro Angelico che fa corona alla “Assunta” della chiesa suburbana della Madonna del Pasco in Cavallermaggiore, con la presenza di un organo portatile simile, e vari strumenti musicali.
La scelta della tecnica della pittura al monocromo nella parete di fondo fu una cosa voluta, non un ripiego per la scarsezza di mezzi finanziari. Furono smorzate le tonalità cromatiche, assai vivaci dei dipinti ad olio, profuse nelle pareti circostanti, perché rifulgessero le dorature ed i toni cromatici del gruppo scultoreo, raffigurante la “Madonna dell’Ambro”. (CROCETTI, Giuseppe. In: Voce del santuario della Madonna dell’Ambro; n. 90, a. 1997\1, pp. 14-16)

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