ROMANTICISMO (VOCE DEL POPOLO?) appunti dalla lezioni del prof. Mancini Dino

IL ROMANTICISMO: appunti di Letteratura Italiana dalle lezioni del prof. MANCINI d. DINO
Il romanticismo è un vasto movimento filosofico e letterario che, sulla base di un naturalismo integrale, sostiene la validità di tutto il contenuto della storia, e propugna la piena libertà e la perpetua modernità della creazione artistica. Il movimento sorge in Germania nel secolo XVIII e sia afferma in tutta l’Europa durante la prima metà del secolo XIX. Del romanticismo possiamo distinguere tre aspetti: quello filosofico – culturale; quello psicologico; e quello letterario.
A ) ASPETTO FILOSOFICO E CULTURALE
Sotto questo aspetto il romanticismo può essere considerato come l’espressione più integrale e radicale del naturalismo settecentesco. All’inizio del secolo XVIII, in reazione al formalismo arbitrario e tirannico che, dal Rinascimento in poi, aveva mortificato le energie della natura umana, ed aveva falsato, con istituzioni politiche e costumi sociali assurdi, la vita privata e pubblica, si era affermato un movimento di deciso ritorno alla Natura.
La Natura fu intesa concordemente come energia universale ed infinita, che anima e vivifica l’universo, incarnandosi ed operando negli uomini e nelle cose. Tuttavia l’essenza di questa energia nel corso del secolo XVIII fu intesa in modi diversi.
a) dapprima l’illuminismo la concepì come razionalità pura, in quanto nel mondo fisico essa si manifesta come legge matematica, e nell’uomo come ragione. Perciò in nome della razionalità, gli illuministi svalutarono tutto ciò che, pur essendo parte integrante della natura umana, non è razionalizzabile (ad esempio l’attività della fantasia e del sentimento) ovvero, pur facendo parte della storia, non risponde al dettato della ragione, ad esempio la distinzione dell’umanità in nazioni varie e quindi in patrie che, in base all’uguaglianza della natura umana, gli illuministi consideravano un assurdo, e gli opponevano il cosmopolitismo.
b) Rousseau intese, invece, la Natura come energia impetuosa, pervasa da una razionalità inconscia, che muove, con decisione, uomini e cose verso mete sicure. Nell’uomo questa energia inconscia si manifesta come sentimento e impulso spontaneo.
c) Il romanticismo intende la Natura come Spirito che anima e muove l’universo in modo turbinoso e logico nello stesso tempo: esso è intuito intellettuale, ragione, impulso, sentimento, fantasia, attività creativa perenne e in continuo divenire. Tutto ciò che esiste è creazione dello Spirito, anzi è la realizzazione di esso nello spazio e nel tempo: perciò nessun aspetto della realtà e della storia è da svalutarsi.
Siamo di fronte ad una concezione della Natura intesa in senso integrale. Mentre la natura degli illuministi è razionalità statica, che crea e fissa le cose in forme definite e immutabili, la Natura dei romantici è l’energia ribollente che irrompe fuori di qualsiasi schema fisso e si traduce in fenomeni fisici, chimici, biologici, in uomini, in pensieri, in sentimenti, in espressioni artistiche, in fatti, in istituzioni, in costumi, senza distinzione di razionale e irrazionale, in un divenire perpetuo, in quanto tutto trova il suo posto nella logica universale.
Il Naturalismo si risolve in pratica in una interiorizzazione delle forze che muovono la vita degli individui e dei popoli. I naturalisti sono decisi e ardenti sostenitori della libertà, della naturalezza, della modernità e del progresso.
Conseguenze del Naturalismo:
1 – LA LIBERTA’. La Natura è energia, e ogni energia è attiva, se non viene compressa. L’energia naturale vive ed opera nella umanità (individui e popoli) e si traduce in creazione perpetua e in progresso incessante, se è libera da leggi arbitrarie imposte dall’esterno. Lasciarsi dirigere solo dall’ispirazione interiore (sia essa la Ragione degli illuministi o l’impulso sicuro di Rousseau, o l’energia ribollente e creatrice dei romantici) significa rifiutare ogni imposizione esterna che impedisca di vivere secondo Natura.
In nome della Natura operante nell’intimo degli individui e dei popoli si affermano la libertà individuale, democratica, fisiocratica, morale, professionale, artistica.
= La Libertà degli individui = Il diritto alla libertà fisica, alla libertà di pensiero, di parola, di associazione, di religione, di iniziativa è inerente alla natura umana che vive in tutti gli uomini, ed è garantito da essa; e non è affatto una benevola concessione del sovrano.
= La libertà come democrazia = Il popolo, incarnazione collettiva della Natura, si dà leggi da sé, non le riceve più dall’arbitrio del principe o sovrano.
= La libertà dei popoli o nazionalità = La nazione è un gruppo etnico creato dalla natura, che ha energie, capacità, funzioni storiche proprie; ma se una forza esterna ed estranea la comprime, non può a portare il suo contributo al progresso generale dell’umanità.
= La libertà economica o fisiocratica = L’economia è un gioco di produzione, di scambi, di interessi: Questo ha leggi proprie, di cui le più importanti sono quelle della libertà di iniziativa e quella della domanda e dell’offerta. Nessuna autorità può imporre restrizioni di alcun genere (lasciar fare; lasciar passare, laisser faire, laisser passer).
= Libertà morale = l’azione umana è morale solo se è libera; ed è libera solo se è dettata da una esigenza razionale e universale interiore (in Kant “imperativo categorico”) non da un’autorità esterna o da un interesse contingente.
= Libertà pedagogica = il fanciullo è educato dalla Natura che vive in lui e lo guida. Al maestro spetta solo il compito di facilitare l’opera della Natura (Rousseau).
= Libertà di scelta della propria vita = l’inclinazione naturale (non l’arbitrio della famiglia e della società) decide della scelta della professione, del matrimonio e di altro.
= La Libertà artistica = l’artista non deve seguire le regole dei retori o dei trattatisti, ma la propria ispirazione interiore. L’attività artistica è la più libera di tutte le attività umane, perché è l’attività di creazione e quindi l’espressione più genuina della Natura, che è energia creatrice e plasmatrice.
2 – NATURALEZZA E SPONTANEITA’. La Natura è sana, vigorosa e serena in tutte le sue manifestazioni; e quanto meno è sofisticata dall’artificio, tanto più è vitale ed efficiente. L’artificio corrompe e intisichisce la vita fisica, morale, civile, politica e l’arte. Tutto ciò che è naturale, è pregevole, anche se rozzo; tutto ciò che è artificioso, anche se è ben lavorato, non ha alcun pregio, perché è senza vita.
3 –MODERNISMO E PROGRESSO. La Natura è in continuo divenire e in perpetuo rinnovamento; essa non si attarda a ripetere le stesse cose, non intisichisce mai in forme che invecchiano. Il tono della natura è sempre impetuoso, baldo e giovanile; e gli individui e i popoli che si alimentano delle energie vive della natura, sono sempre giovani, si rinnovano di continuo e progrediscono. La perpetua modernità è la caratteristica di tutte le creazioni naturali e quindi vitali; lo slancio verso forme di vita dal respiro sempre più ampio, più pieno e più libero. S manifesta distintamente nei popoli in cui l’energia naturale è ancora integra e genuina.
B –ASPETTO PSICOLOGICO
I romantici considerano la Natura come energia ribollente e travolgente: l’uomo è l’aspetto più significativo della Natura stessa, e perciò viene considerato come un fascio di energie impetuose e calde. In base a questa concezione i romantici prediligono i sentimenti forti e l’espressione calda ed immediata di essi.
Sotto questo aspetto il romanticismo costituisce una reazione contro la psicologia aristocratica, compassata e spesso convenzionale del classicismo umanistico e in particolare di quello accademico e di moda.
Benché l’illuminismo avesse svalutato il sentimento, tuttavia (specie ad opera del Rousseau) aveva esaltato la sincerità e la naturalezza. Il romanticismo va più oltre, in quanto identifica la psicologia naturale con i sentimenti immediati, forti ed impetuosi.
D –ASPETTO LETTERARIO
Dal punto di vista letterario il romanticismo propugna una letteratura che abbia le seguenti caratteristiche: naturalità, popolarità, modernità, nazionalità.
=== Letteratura naturale == I romantici tedeschi avevano definito il genio “coscienza e voce” della Natura. In base a questa definizione essi avevano affermato il seguente principio: il genio esprime ciò che nell’intimo gli detta la Natura e nel modo come essa glielo detta. La conseguenza di questa affermazione è chiara: il genio non è soggetto a nessuna legge estranea: egli dice ciò che sente, nel modo con cui lo sente. Quanto più l’artista è immediato e caldo, sia nell’ispirazione, che nell’espressione, tanto più la sua opera è vitale.
Il romanticismo, perciò, abolisce la retorica, ossia il complesso di regole che i letterati (in particolare nel Cinquecento) avevano proposto per i singoli generi letterari. I romantici polemizzano chiaramente contro le” unità di luogo, di tempo e di azione “ imposte nella tragedia. Essi le considerano contrarie allo sviluppo naturale dell’azione e alla psicologia naturale dei personaggi. Contro queste unità nella tragedia scrissero lo Schlegel nel suo “Corso di letteratura drammatica” e il Manzoni nella Prefazione al “Conte di Carmagnola” e nella “Lettera à Msr Chauvez”.
In base al principio della naturalità, i romantici non solo aboliscono le regole dei retori, ma affermano che ogni ‘soggetto’ è poetabile, in quanto esso fa parte della natura. Viene così superato il pregiudizio classicistico, secondo il quale erano poetabili soltanto i soggetti piacevoli ed aristocratici, mentre non erano portabili quelli spiacevoli ed umili.
Nel campo della critica, il naturalismo letterario romantico rivaluta tutti gli scrittori disprezzati dai classicisti (perché non avevano rispettato le regole dei retori e non si erano uniformati ai modelli classici). Inoltre vengono rivalutati dalla critica romantica Dante e Shakespeare, considerati come esemplari di genialità naturale.
Non mancano gli estremisti del naturalismo romantico, quelli cioè che svalutano tutte le opere in cui si notano i riflessi della cultura dotta e sopravalutano la poesia grezza, primitiva, popolaresca. Il Berchet nella “Lettera semiseria” ed il Manzoni nella “Lettera sul Romanticismo” reagirono contro le intemperanze di questi estremisti e sostennero che la cultura è assolutamente necessaria al genio, perché questi possa armonizzare la naturalezza e la spontaneità con la proprietà e il decoro; l’artificio è considerato il modo usato da chi non ha cose da dire o non conosce la tecnica dell’espressione precisa e chiara.
=== Letteratura popolare == Il Berchet nella sua “Lettera semiseria” afferma che la società spiritualmente si divide in tre classi: quella degli Ottentotti (popolazione primitiva del sud Africa), i quali difettano di sufficiente intelligenza e sensibilità per capire e gustare ciò che leggono. La classe dei Parigini, cioè coloro che si danno le arie di ipercritici ed hanno gusti incontentabili. Infine la classe del popolo, formata da coloro che hanno un minimo di intelligenza e sensibilità per capire e gustare la vera poesia.
I classicisti avevano scritto le loro opere per i letterati; gli illuministi avevano scritto per gli intellettuali in genere; i romantici scrivono per il popolo. Siamo nell’età del liberalismo, nell’età in lì si afferma la democrazia e si risvegliano i nazionalismi; perciò si sente la necessità di una letteratura che permetta al popolo di prendere parte alla creazione della sua storia. Infatti dagli illuministi, dalla rivoluzione francese e dal liberalismo è esaltato il popolo come “unica e vera forza della storia”.
Per creare una letteratura che sia popolare è necessario anzitutto che gli scrittori scelgano argomenti, esprimano pensieri e sentimenti, creino immagini che rispondano agli interessi e parlino al cuore del popolo, abbiano cioè un rapporto stretto con la sua vita. In secondo luogo è necessario che essi adottino uno stile intuitivo, che è il più adeguato all’intelletto di lettori forniti di non notevole cultura. Lo stile più intuitivo è, quindi, il più adottato dai romantici, stile fantastico e sentimentale con racconti commoventi adatti ad inculcare nell’animo dei lettori i più alti ideali umani e patriottici.
Infine è necessario mettere da parte il linguaggio letterario ed adottare quello vivo che è più accessibile al popolo. Gli estremisti confusero la letteratura popolare con quella popolaresca ed usarono esaltare certe composizioni che rasentavano la fanciullaggine, sia nel contenuto, che nella forma. Ciò avvenne perché in Italia il problema risorgimentale era più impegnativo che nelle altre nazioni. Gli scrittori mediocri si credettero in diritto e in dovere di sacrificare il decoro e la serietà dell’arte alle esigenze della propaganda patriottica.
=== Letteratura moderna == Se la poesia è creazione del genio ed il genio scrive quello che gli detta la Natura, siccome questa è in continua evoluzione e non detta mai le stesse cose, la poesia deve avere la nota di una costante modernità.
I poeti devono essere interpreti del mondo in cui vivono, non delle età tramontate, a meno che alcuni motivi antichi non interessino ancora i moderni. Il Berchet distingue i poeti in due categorie: i poeti dei morti, sono quelli che cantano cose morte, che non interessano più allo spirito moderno, come i classicisti accademici che si attardano ancora sulla mitologia antica, la quale non interessa i lettori moderni; al contrario i poeti dei vivi sono quelli che cantano cose vive, come fanno i romantici. Scrive il Berchet: “Né temo di ingannarmi, dicendo che i poeti greci e latini al tempo loro furono in certo modo romantici, perché cantarono le cose dei greci e dei latini”.
Anche nei riguardi della modernità vi furono alcuni estremisti, che sopravvalutarono e apprezzarono solo gli scrittori moderni, in particolare quelli stranieri (che i classicisti avevano svalutato); i romantici esasperati disprezzarono i classicisti come ormai sorpassati. Il Manzoni seppe ristabilire l’equilibrio con la seguente posizione: distinguere tra lo studio e l’imitazione dei classici: lo studio è sempre necessario, perché è formativo; mentre l’imitazione è da rifiutarsi, perché spegne l’originalità e rende prive di interesse le opere.
=== Letteratura nazionale == La poesia è espressione della Natura che vive ed opera nel genio. La Natura, però, si incarna e vive non solo negli individui, anche nelle nazioni; e si esprime in essi sempre in modi diversi. Ne consegue che ogni popolo ha una propria indole e pertanto ha una sua particolare poesia.
Letteratura nazionale significa anzitutto letteratura che aderisce allo spirito del popolo a cui il poeta appartiene. Ogni nazione ha la sua particolare letteratura che risponde alla sua mentalità ed al suo gusto. Questa affermazione aggredisce in pieno il pregiudizio classicistico, secondo il quale esiste una letteratura assoluta (greca e romana) valevole per tutti i popoli, tanto che il poeta che non si uniformava al gusto e al modello classico viene giudicato ‘barbaro’. Con il principio romantico della nazionalità, invece, le letterature delle varie nazioni venivano poste tutte sullo stesso piano di quella classica, anche se di indole del tutto diversa da questa.
Per il romantici, l’assoluto in letteratura non esiste; e le diverse letterature sono tentativi più o meno riusciti di avvicinarsi alla perfezione. Letteratura nazionale (anche classica), nella concezione romantica, significa letteratura che accompagna la nazione nel suo cammino storico, interpretandone i problemi, infondendole coraggio, richiamandola sul retto cammino quando devia.
C A U S E D E L R O M A N T I C I S M O
L’illuminismo letterario, l’amore alla libertà ed al progresso, le vicende patriottiche risvegliarono i nuovi interessi.
1 ) L’Illuminismo ispirava nuovi programmi letterari. Il romanticismo intendeva reagire all’illuminismo, e opponeva il suo nuovo naturalismo e il suo storicismo contro il Naturalismo razionalistico e l’antistoricismo illuministico, ciò nonostante, si può affermare che il romanticismo, soprattutto da punto di vista letterario, è una continuazione, una correzione e un completamento del programma illuministico. Infatti vengono ripresi e sviluppati tre suoi aspetti: l’utilità della letteratura rivolta a tutti; l’accessibilità di essa per tutti; la libertà dello scrittore il quale deve esprimersi con spontaneità, naturalezza e spigliatezza. Il romanticismo fa una sola aggiunta al programma letterario dell’Illuminismo precisando che alla composizione di un’opera letteraria non concorre soltanto la ragione, ma concorrono anche il sentimento e la fantasia. Quindi, mentre l’Illuminismo ci aveva dato soltanto trattati o al massimo la lirica didascalica e il poema didascalico (come in Parini le Odi; Il Giorno), il romanticismo ci dà anche le opere narrative e composizione liriche, e infonde la veemenza della passione anche nei trattati.
2 ) Il bisogno di libertà va collegato con il progresso della civiltà. L’illuminismo nel ‘700 in nome della Natura, aveva rivendicato la libertà dell’uomo (come privato e come cittadino) nel campo politico, giuridico, economico, religioso, morale e ideologico. Spettava al romanticismo il compito di rivendicare la libertà del genio come coscienza e voce della Natura contro qualsiasi arbitraria legge esteriore, per affidarlo solo alla sua aspirazione e al dettato della sua fantasia e del suo cuore.
La società europea del ‘700, sotto la pressione di esigenze nuove, ha realizzato notevoli avanzamenti in ogni settore della vita individuale e collettiva. Questi comportano modi di vita nuovi che impongono il distacco dalle tradizioni. Infatti quanto più lo spirito si evolve, tanto più ha bisogno di libertà di movimento; e tanto meno può accettare norme convenzionali legate alle esigenze del passato. Il romanticismo affermava che il genio è addirittura il creatore della realtà e che, come tale, si dà leggi da se stesso. Perciò il romanticismo può essere considerato un’affermazione estremistica del principio della libertà dello Spirito.
3 ) La situazione storica. Siamo nel periodo in cui la Francia rivoluzionaria ha provocato lo spirito nazionalistico dei vari popoli d’Europa. Dappertutto il movimento liberale si sta organizzando e a questo moto nuovo della storia deve partecipare anche il popolo. Gli scrittori si rendono conto che il popolo non è più volgo da spregiare, come per gli umanisti; ma energia da utilizzare per il raggiungimento delle grandi mete politiche e sociali a cui aspirano le nazioni. Il risveglio delle nazionalità comporta, dunque, una poesia popolare. Di una poesia più aderente agli interessi del popolo e più adeguata alle sue capacità aveva bisogno specialmente l’Italia, dove il problema risorgimentale era più urgente, ragion per cui il romanticismo vi si afferma soprattutto come movimento che vuole creare una letteratura moderna per il popolo italiano moderno.
Storia del Romanticismo
Il Preromanticismo: Si suole chiamare preromanticismo quel movimento letterario che sorge in Inghilterra, in Francia, in Germania, nella seconda metà del secolo XVIII ed aveva le seguenti caratteristiche:
+ Ribellione quasi anarchica contro ogni forma di autorità specie in politica e in letteratura: atteggiamento caratteristico dello Sturm und Drang tedesco.
++ Predilezione per le emozioni forti, per le vicende drammatiche e tragiche, per i paesaggi tempestosi e tetri, caratteristici della letteratura Ossianica e cimiteriale inglese.
+++ Culto appassionato e cavalleresco dell’ideale (caratteristica del nostro Alfieri).
In Inghilterra fanno parte di questo movimento gli scrittori dei cosiddetti romanzi neri cioè con vicende paurose, i romanzi del Richardson, le composizioni che Macpherson attribuì ad Ossian (Bardo scozzese del medioevo) , caratterizzate da spirito cavalleresco puro, da paesaggi cupi e tempestosi; ed in fine la poesia sepolcrale dello Young (Pensieri notturni) e del Gray (Meditazioni su un cimitero campestre) e di Hervey (Meditazioni sulle tombe).
In Francia l’esponente del preromanticismo è il Rousseau, che esalta il sentimento come forza sicura che dirige l’uomo verso la felicità ed il successo. Egli vagheggia un ritorno allo stato di natura, affinché sia garantita all’uomo la piena libertà.
In Italia l’esponente del romanticismo è l’Alfieri, spirito irrequieto e ribelle contro ogni forma di tirannide, e forte in ogni espressione del suo spirito.
In Germania il preromanticismo è rappresentato dal movimento denominato “Tempesta e impeto” (Sturm und Drang) fondato da Massimiliano Klinger e seguito da Schiller giovane (autore dei Raueber = masnadieri) e da Goete giovane autore dei Dolori del giovane Werter.
Fase ulteriore: il Romanticismo
== L’elaborazione della dottrina romantica avviene in Germania ad opera dei fratelli Federico e Guglielmo Schlegel. Quest’ultimo aveva rapporti con Madame de Stael a cui egli comunicò il programma del romanticismo germanico riassunto nella formula “Creare una letteratura germanica moderna, per il popolo germanico moderno”. La Stael fece conoscere il progresso letterario della Germania moderna ai francesi attraverso l’opera sua:“ La Germania” (De l’Allemagne) ed esortò gli scrittori francesi a creare anch’essi una letteratura francese moderna per il popolo francese moderno
== Madame de Stael nel 1815 al scrisse alla Biblioteca Italiana una lettera intitolata “Sull’utilità delle traduzioni dalle letterature straniere” nella quale esortava il popolo italiano a leggere le letterature straniere moderne e a distaccarsi dalle solite vecchie cose del classicismo, per creare una letteratura italiana moderna adatta al popolo italiano moderno. La sua lettera provocò la reazione dei classicisti. A favore della tesi da lei sostenuta si schierano i romantici, quasi tutti scrittori giovani.
== Nel 1816 il Berchet pubblicò la “Lettera semiseria di Grisostomo al figlio” nella quale immagina che un certo Grisostomo invii al figlio, che è agli studi, due ballate del Buerger, presentandole come due esemplari della poesia tedesca moderna detta romantica, poesia che piace a tutto il popolo, perché è scritta proprio per esso. Prendendo lo spunto dalle due romanze, il Berchet espone i principi fondamentali del romanticismo letterario: letteratura naturale, popolare, moderna, nazionale. La lettera del Berchet è detta semiseria, perché l’autore, al termine di essa, finge di aver voluto divertirsi alle spalle dei romantici ed di esortare invece il figlio a seguire fedelmente le regole dei retori, i modelli classici e il vocabolario della Crusca.
== Nel 1819 a Milano viene fondato il periodico dei romantici “Il Conciliatore”. Già la lettera del Berchet aveva reso più vivace la polemica tra classicisti e romantici, sorta in seguito alla lettera della Stael. Il Conciliatore si propone di conciliare le due parti opposte, su questa base: il romanticismo italiano non intende affatto rinnegare la tradizione letteraria nazionale, ma rinnovarla, soltanto, per mezzo di una letteratura italiana moderna per il popolo italiano moderno.
Il governo dell’Austria (presente in Lombardia) dapprima fece buon viso al Conciliatore, perché esaltava la letteratura romantica tedesca e le autorità speravano in una specie di affratellamento fra gli scrittori italiani e quelli tedeschi. Ma quando si accorsero che i redattori del Conciliatore intendevano fare in Italia quello che i tedeschi avevano fatto a casa loro, cioè creare una letteratura popolare per difendere gli ideali democratici e patriottici, il periodico fu soppresso. Ne erano redattori: Berchet, Pellico, Ermes Visconti, Di Breme.
== Nel 1823 il Manzoni pubblicava la “Lettera sul romanticismo al marchese Cesare d’Azeglio”, nella quale egli espone il programma negativo dei romantici, ossia quello che essi non vogliono. Precisamente rifiutano:
— la mitologia perché sorpassata come contenuto religioso e come linguaggio;
— le regole arbitrarie dei retori (quelle non dettate dalla ragione)
— l’imitazione servile dei classici, ma sostiene che lo studio dei classici ha sempre valore formativo.
== Nel 1824 il Monti pubblica “Sermone sulla mitologia” nel quale sostiene che la mitologia fa parte dell’essenza della poesia, dicendo che la poesia consiste nel meraviglioso. Il Monti rimprovera ai romantici di voler fare poesia con la verità, “col vero, col nudo, arido vero, che dei vati è tomba”; mentre “senza portento, senza meraviglia, nulla è l’arte dei carmi”.
== Nel 1827 il Manzoni pubblica “I promessi sposi” il cui successo apre definitivamente la strada al trionfo del romanticismo. Nello stesso tempo con la morte di Foscolo e di Monti, anche il neo classicismo tramonta.
Ecco la polemica fra classicisti e romantici.
a ) I classicisti rimproveravano ai romantici di rinnegare la tradizione letteraria nazionale, per seguire una moda letteraria straniera. I romantici rispondevano che essi non intendevano affatto ripudiare la tradizione letteraria nazionale, ma soltanto rinnovarla e fare in Italia quello che i tedeschi avevano fatto in Germania, cioè creare una letteratura italiana moderna per il popolo italiano moderno.
b ) I classicisti rimproveravano ai romantici di voler fare poesia con il vero, mentre il l’essenza della poesia consiste nel mirabile, che si ottiene con il mito e con l’idealizzazione. Il romantici rispondevano che il mirabile è frutto di pura immaginazione e di artificio erudito, mentre i lettori vogliono sentire dagli scrittori cose interessanti. Ecco la scoperta dei romantici: la poesia consiste non nel mirabile, ma nell’interessante che si coglie nella realtà oggettiva della vita.
c ) I classicisti rimproveravano ai romantici di disprezzare la gloriosa letteratura dei classici, per seguire le letterature straniere moderne. I romantici rispondevano che essi non disprezzavano affatto i classici che, come dice il Berchet, al tempo loro furono romantici, perché parlavano delle cose vive che interessavano i contemporanei loro; ma rifiutavano l’imitazione servile di essi che impedisce alla letteratura di essere originale e interessante.
Lo studio dei classici è altamente formativo, mentre la loro limitazione mortifica le energie native del genio. Lo studio delle opere straniere moderne serve a porre la letteratura italiana a contatto con lo spirito europeo e quindi ad allargare i suoi orizzonti di pensiero, di stile, e di linguaggio.
== I classicisti rimproveravano ai romantici di propugnare l’anarchia nell’arte, perché aborrivano qualsiasi regola. I romantici rispondevano che essi rifiutavano soltanto le regole imposte agli scrittori dall’arbitrio dei retori, e per nulla affatto quelle dettate dalla ragione.
Confronto tra il romanticismo italiano e il romanticismo tedesco.
1 — Il romanticismo tedesco poggia,soprattutto, sul principio idealistico della libera creatività dello spirito. Il poeta è momento dello spirito il quale crea liberamente; quindi il poeta non ha alcun limite o freno nella sua creazione. Siccome le facoltà dell’uomo, creatrici e libere, sono la fantasia e il sentimento, il romanticismo germanico è di tendenza fantasiosa e sentimentale.
Il romanticismo italiano, invece, è basato soprattutto su una esigenza storica cioè sulla necessità di preparare il popolo italiano alla riscossa politica; e siccome a questa necessità si viene incontro creando nel popolo la coscienza delle sue possibilità, e questa coscienza si crea attraverso la rievocazione della storia, il romanticismo italiano ha basi eminentemente storiche. Già il Vico aveva affermato che un popolo per conoscere se stesso, per prendere coscienza delle sue possibilità e del suo compito, nella storia dell’umanità, deve specchiarsi nelle sue opere, che costituiscono la sua storia. Il Foscolo aveva affermato lo stesso concetto nel discorso di Prolusione ai corsi presso l’università di Pavia: “Italiani, io vi esorto alle istorie…. perché da queste conoscerete chi siete e quale è la vostra missione nel mondo”.
In conclusione il romanticismo tedesco poggia sulle basi della filosofia idealistica ed è di tendenza fantasiosa e sentimentale; mentre il romanticismo italiano poggia su basi storiche e quindi è più concreto, anche se, nello svolgere i motivi storici, adotta il procedimento più intuitivo per il popolo, quello fantastico, sentimentale.
2 — Il romanticismo tedesco riflette l’indole germanica, complicata e complessa. Il romanticismo italiano riflette l’indole latina, complessa ma chiara e lineare.
Motivi prediletti dai romantici.
Ogni movimento letterario dimostra maggiore simpatia per certi argomenti e meno per altri. Ecco i motivi che furono prediletti dai romantici:
a — la storia intesa come specchio dello spirito di un popolo, come fonte da cui il popolo trae esempi per acquistare coraggio o per vergognarsi. I romantici italiani preferirono in genere quei passi della storia dai quali risulta che gli italiani, anche in pochi, quando erano veramente amanti della libertà, riuscivano a battere nemici più numerosi e più forti; ad esempio le lotte dei comuni contro il Barbarossa, la disfida di Barletta, l’assedio di Firenze, l’episodio di Balilla;
b — il popolo inteso come forza della storia. Esso viene presentato o nello squallore dell’oppressione tirannica o nell’epicità di una insurrezione generale contro l’oppressore;
c — L’eroe inteso come la coscienza e l’incarnazione dello spirito di un popolo;
d — Il tiranno inteso come il pessimo fra tutti gli uomini, ed è causa di rovina al popolo ed a se stesso;
e — l’amore inteso come passione ideale che unisce due anime legate fra loro dalle stesse aspirazioni umane, politiche, religiose. Non si guarda tanto alla bellezza fisica della donna, quanto alla sua capacità effettiva, alla sua passione per un alto ideale. In genere questo amore eroico è intrecciato con vicende drammatiche, in quanto il tiranno interviene quasi sempre a contrastarlo. Talvolta l’amore è vissuto segretamente in forme logoranti e struggenti, da qualche creatura pallida e timida, che alla fine muore consunta: è l’amore sentimentale che piacerà molto ai tardivi romantici decadenti;
f — la natura intesa come confidente dell’uomo;
g — paesaggi tempestosi e paurosi, ovvero soffusi d’incanto e spiranti tenerezza: i primi, rivelatori della forza tremenda della natura; i secondi, della sua bontà e della sua delicatezza;
h — la rievocazione di flagelli collettivi che fiaccano popolazioni intere: guerre, carestie, pesti;
i –la figura del bandito dal buon cuore, opposta alla figura del tirannello riverito dalla società mentre infierisce sui deboli;
l — crisi spirituali che si concludono con le grandi conversioni;
m — vicende paurose: rapimenti di donzelle, spettri, streghe;
n — atteggiamenti titanici, cioè di sfida contro la divinità;
o — una concezione pessimistica e dolorosa della vita, una tendenza a considerarsi vittime della fortuna e dell’incomprensione della società, con il desiderio di evadere dal piccolo mondo in cui si vive incompresi e perseguitati.

Le riflessioni del prof. Dino Mancini sono eccellenza di logica umanistica.

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