CASTEL CLEMENTINO celebrante il bicentenario inventando un torneo cavalleresco con una Giostra dell’anello 1769-1969

IN MARGINE AL TORNEO CAVALLERESCO CASTEL CLEMENTINO in onore del papa Clemente XIV fondatore.
Castel Clementino era il nuovo centro urbano dell’antico Servigliano distrutto dalle frane del suolo. Questo insediamento ha dato agli abitanti un nuovo periodo di ascesa economica, culturale ed artistica per la durata di un settantennio durante il quale la sua fioritura lo portò ai primi posti tra i comuni del bacino del fiume Tenna, dai monti Appennini al mare Adriatico. Il protagonista autentico è il popolo di mercanti, di artigiani e di vari lavoratori. La funzione storica del nuovo castello è principalmente nel far nascere nuovi bisogni, nuove istituzioni, nuove idee sociali, in una società multiforme ma stabile nella fondamentale tradizione irrinunciabile delle famiglie caratterizzate da fedeltà, tenacia, persistenza. I paesani si sentivano riconoscenti a Papa Clemente XIV fondatore dello stesso castello ed avevano una visione aperta all’universalità del vivere umano nella dimensione della fede dell’est chiesa. Il comune di Castel Clementino non stava a significare burocrazia, ma vita, interessi, libertà in comune con le istituzioni portate avanti insieme. Tutti appartengono al Comune con uguaglianza di fronte alla legge anche se i diritti politici erano goduti principalmente da ricchi e da impiegati. Tutti godevano della libertà civile. Nessuno era uomo di un altro uomo. Nel popolo si uniscono le famiglie rurali a quelle urbane per mezzo della parrocchia. Ammirevole è la condizione di sviluppo in cui il Comune Clementino portava la sua campagna le sue campagne non solo per ricchezza di mezzi e di colture orticole anche di allevamenti domestici e di attività artigianali svolte in casa. Tessere i panni, filare la lana, agucchiare alcuni indumenti, erano attività di pratica comune dentro le case da parte dei famigliari, soprattutto ad opera delle donne.
Nella libertà operosa, donata da Dio, il popolo trovava le energie indispensabili alla prosperità famigliare. Per le coltivazioni delle messi e dei frutti, nello Stato Romano si usava dare la maggior parte del raccolto ai contadini, come si nota nei contratti dei beni terreni dei benefici ecclesiastici. Molti lavoratori avevano il contratto di “enfiteusi” per coltivare la terra ed abitarla cioè un atto di affitto, per cui pagavano un piccolo canone annuo. L’agricoltura trionfava dappertutto, in modo da far ottenere dalla terra una produzione alimentare soddisfacente che tornava a vantaggio oltre che dei coltivatori, anche degli abitanti dei centri urbani (come si usa dire: “a chilometro zero”). Quando ancora i contadini inglesi, tedeschi, francesi erano sottoposti a condizioni umilianti, nello Stato Romano ed a Castel Clementino, molte erano le attività produttive con senso di libertà. Veniva valorizzato ogni tipo di lavoro e ferveva il commercio. Il segreto della fortuna delle famiglie era la pace operosa perché dalla metà del secolo XVI, fino alla scomparsa dello Stato Pontificio si erano evitate le guerre, e, nella pace, era ravvivata l’occupazione. Fino alla fine del secolo XVIII, non esistevano quei macchinari che nel Nord Europa, con nuova inventiva, stavano manifestando la rivoluzione industriale. C’era qui l’artigianato familiare e c’erano le botteghe di sarti, fabbri ferrai, falegnami, calzolai, muratori, artisti e manovali e varie piccole imprese, comprese le rivendite di alimentari, tessuti, lana, mobili ed oggetti di uso domestico quotidiano.
Le famiglie si interessavano anche agli studi nelle scuole primarie per far istruire i figli. I volenterosi e capaci passavano all’Università di Fermo. Erano attive le confraternite composte da persone di vario ceto: la confraternita del Santissimo Sacramento curava la chiesa parrocchiale di San Marco fin dal 1560; la confraternita del sacro Rosario celebrava nella chiesa di Santa Maria; la confraternita del SS. Crocifisso aveva come sede la chiesa dei Frati Minori. Erano queste le tre chiese maggiori. Si praticavano pubbliche manifestazioni teatrali avevano con attori ed operatori musicanti e cantori. Nelle manifestazioni prevalevano i canti popolari; alcuni di questi erano insegnati dai frati francescani e servivano alla questa questua nelle feste del Natale, di Sant’Antonio, della Pasqua, della commemorazione dei Defunti e queste cantate sono state praticate per secoli. Vari erano anche i canti processionali. Le arti della pittura, della scultura e dell’architettura avevano creato importantissime opere nelle chiese più antiche ed in quella nuova inaugurata nel 1780 nella parrocchia di San Marco in Castel Clementino. In questo centro erano attivi gli artigiani della metallurgia del ferro, dell’argento, e dell’oro. Castel Clementino di perfezione neoclassica resta come meraviglioso esempio di urbanistica moderna, con l’ingresso in tre porte, le vie simmetriche e collegate con la grande piazza al centro del castello, in cui domina la chiesa di San Marco con la torre campanaria e sugli altri lati: il palazzo municipale; i palazzi signorili e uno spiazzo per la fabbrica dei teloni. Appena fuori da Castel Clementino la chiesa di Santa Maria del Piano aveva le origini risalenti al secolo XIII, con adiacente il convento di fine secolo XVI. La gran parte della vita quotidiana di questo castello si svolgeva nell’intimità delle famiglie nelle case che formano il quadrilatero. Il Comune di tradizionale forma amministrativa aveva usanze nate in questo paese. A Castel Clementino la scuola primaria di alfabetizzazione era affidata per incarico ad un prete. In paese c’era anche il medico nominato e stipendiato dal Comune. Inoltre su alcune botteghe esercitava il controllo il comune che le affidava a persone, in particolare la macelleria, la panetteria, il mulino per la farina, il pistrino per l’olio. Altre persone erano incaricate dal Comune per la manutenzione delle strade pubbliche e delle fontane aperte all’uso comune. Nel paese vecchio le infiltrazioni di acque piovane avevano danneggiato le fondazioni delle case rendendole fatiscenti fino a crollare. Franavano anche i versanti della collina su cui sorgeva l’antico paese e dal 1758 in poi le famiglie sfollarono verso i paesi vicini, mentre rimanevano ruderi di edifici crollati o molto inclinati per il suolo franato. Il Comune e la Parrocchia fecero pervenire a Roma le richieste di intervento prima alla Congregazione Fermana, poi alla Congregazione del Buon Governo, e al papa Clemente XIII che moriva il 2 febbraio 1769 per cui la richiesta fu di nuovo indirizzata ai cardinali riuniti in Conclave, i quali affidavano l’intervento necessario alla decisione del neoeletto Clemente XIV. Egli inviò l’ingegner Virgilio Bracci che fece il progetto per trasferire l’incasato abitativo di fronte alla chiesa di Santa Maria del Piano presso il fiume Tenna, dove più volte all’anno si svolgevano fiere e mercanti frequentati dalle popolazioni dei paesi circonvicini. Nel 1776 erano ultimate le case popolari che formavano il perimetro del quadrilatero del nuovo centro urbano. Grande l’entusiasmo e viva la gratitudine tanto che per soddisfazione il nome del comune fu cambiato non più Servigliano, ma Castel Clementino. In vista del bicentenario di questo evento, su sollecitazione dell’arciprete Giuseppe Oreste Viozzi, la Pro Loco serviglianese assieme al presidente delle Pro Loco dott. Gabriele Nepi pensarono di inventare un torneo cavalleresco e ne stilarono il bando. Eccone i tratti essenziali: “ Genti festosamente accorse nel novello Castello, mirabilmente eretto per accogliere quanti abbandonarono le dirute case (…) I Magistrati di questa alma città, con il consenso dei Priori di Fermo e del Vicario del munifico Comitato Fermano, invitano oggi tutto il contado onde celebrare ad onore della Santa Individua Trinità e dell’evangelista San Marco … il Torneo Cavalleresco di “Castel Clementino” (…) in onore di sua santità il nostro munificentissimo sovrano Clemente XIV per divina Provvidenza papa (…) Mentre con onore gli ardimentosi cavalieri si cimenteranno nella Giostra dell’Anello per la conquista del Palio ,il popolo tutto, con dignitosa condotta assista, senza recare veruna molestia ai prodi competitori e ai cavalli. Dato dalla Civica Residenza di Castel Clementino lì 15 giugno 1769 …” Nota che è ben noto che prima del 1969 non si era svolto qui nessun Torneo Cavalleresco con nessuna Giostra dell’Anello. Era un’invenzione per celebrare il bicentenario di Castel Clementino. Nel 2018 il cinquantennio!

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