Lettera suor Maria Eletta Sani clarissa Monastero Falerone (FM) al padre spirituale -cc. 82.83-


Desidero di sapere che devo fare. Ieri stetti già dalle monache di nuovo oggi mi ha(nno) mandato a chiamare. Mi dica sì, o se, no.
Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro. Già il venerdì santo mi accadde lo stesso come il venerdì di Passione, solo che nello spirito si aggiunse una pena spasimante, la più cruda e impossibile a potersi esprimere. Questa fu che la divina Misericordia mi fece vedere come in quello stesso giorno, benché sia giorno di Passione con tutto ciò, le iniquità e le scellerataggini e i peccati, sì come ebbi tanto lume e cognizione di tutti i peccati del genere umano. La domenica di Pasqua non potevo sollevare lo spirito nell’umanità: mi trovavo con una somma pena nello spirito e nel cuore. Mi riconoscevo indegna di non partecipare della Risoluzione (=Risurrezione) del Redentore vedendo che in me era più giorno di Passione che di Risoluzione o di giubilo, anzi di somma afflizione. Verso il tardi, feci la Comunione e per pochi momenti mi sentii quieta. Con lo spirito vidi che dall’umanità di Gesù uscivano cinque faville di amore. Queste le sentii imprimere nel cuore con queste formate parole (ad) ogni favilla che si imprimeva nel cuore. Diceva: “Amore e ardore, amore e ardore verra(nno) un giorno (in) tutto il tuo cuore, amore e ardore”. Per poco vidi che il cuore fra l’amore e (l’)ardore avrebbe portato fiamme e da quell’ardore e fuoco di amore si arderà; ma che fuoco! se si arriverà che tutta mi consumerò di amore distruggerà ogni vano affetto di ardore! Uno di questi giorni dopo la Comunione, nel ricevere la santa Particola, subito fui rapita con lo spirito e vidi che nella sacra Particola risiedeva Gesù colmo di Divin(ità) e insieme con l’umanità. Volli vedere l’umanità, ma non già un corpo materiale, non certo; ma un’umanità – impossibile – insieme (con) la Divinità che mi rapiva lo spirito. Gesù così mi usava misericordia ché entrato nell’indegno mio cuore, mi si faceva così vedere con Volto sereno. Da una mano portava un pugno di saette e tutte voleva gettarle nel mio cuore. Io a quella vista di sì subito: “Fermate, mio Dio le vostre misericordie a questa indegna!” Riconoscendomi indegna, mi trovai nell’abisso della mia confusione. Gesù fermò la mano con cui gettar voleva le saette dentro del mio cuore. Ben sì mi faceva vedere e intendere che io ero quella che impedivo e trattenevo la sua mano piena di saette. Queste erano tutti gradi di amore distinti uno dall’altro: così li vedevo. Vedevo anche le iniquità e imperfezione del mio spirito. Vidi però la distinzione dei sette doni dello Spirito Santo. Concepii una Sapienza nelle cose divine e sublimi. Intendevo quello che sarebbe stato; ma non che io fossi già al caso. Vedevo il grado e il dono della Sapienza di intendimento dei divini Misteri …. lo intendevo, ma non so spiegarlo.
Il dono dell’Intelletto, in che modo l’intelletto conoscerà le doti e Perfezioni divine con lume schiarito e limpido.
Il dono del Consiglio che l’anima arrivata a possedere questo grado non temerà più di peccare e di dare consiglio che possa disgustare o offendere il sommo Bene.
La fortezza contro il demonio, contro le tentazioni anzi dominio e fortezza contro il mondo e persecuzioni; fortezza contro me stessa.
La Scienza di sapere con sollievo dello (S)pirito le cose che apparterranno alla Gloria di Dio ed alla salute dell’anima: cose le quali io non so spiegare.
La Pietà che è l’amore verso Dio e zelo della salute del prossimo.
Il Timore….. di un Figlio verso il suo amato Padre: dolce timore e amore verso il nostro divin Padre. Si temerà Dio perché è grande; e il suo timore porterà timore e amore. Intendevo che vi risiederanno la Fede, la Speranza e la Carità, come tre alberi piantati in un giardino, così vi si pianteranno queste tre virtù quando però il cuore e lo spirito vi si renderanno capaci. Io non lo so, vedendomi così indisposta ed incapace a simili favori e grazie e misericordie. Pensando a me stessa mi pare impossibile vedendomi nel fondo un mare di difetti e di iniquità. Mi creda che arrossisco a dover dire le misericordie di Dio verso di me indegna creatura. Ma gloria alla divina Bontà e aiuto richiedo per ringraziare la divina Misericordia. Io per obbedienza parlo e scrivo al vostro Ministro, o mio Dio, vinco le difficoltà per obbedienza. Domando la sua santa Benedizione.
A P. Aloisi

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