POESIE DI GAETANO SBAFFONI FALERONE: MAMMA, RICORDI, AFFETTI, FIGLIO, MATRIMONIO, CONSIGLI

A MIA MADRE
IL GIORNO DOPO LA SUA MORTE

Mamma! Mamma! Non ci sei più.
Tu sei partita in fretta,
non mi hai detto addio!
Me lo dicesti quando nella notte
mi affacciavo alla porta semiaperta
della tua cameretta.
Sentivi già una voce divina misteriosa
che ti chiamava per il cielo!
Pochi minuti prima guardavi dalla finestra,
spingevi lo sguardo lontano.
Al mio richiamo, tu rispondevi:
“Guardo il mondo che è tanto bello!”
Ammiravi le bellezze naturali che tanto amavi
e mi hai insegnato ad amare!
Ogni luogo, ogni oggetto, ogni sguardo
è per me un doloroso ricordo:
la cameretta fredda, il tuo lettino vuoto,
il tavolinetto dove sostavi in preghiera,
il libricino logorato dalle tue mani,
i quadri appesi alle pareti,
le foto dei sofferenti:
guardo, ripenso e piango!

A MAMMA

Sono passati dieci anni dalla tua scomparsa:
non mi sembra vero!
Mi par di vederti ancora:
ricordo le tue parole, mi par di sentire
la tua voce, come un’eco lontana
quella voce amorosa che ho sentito
per sessantasette anni.
Rivedo i tuoi gesti, il tuo pregare,
i tuoi atteggiamenti, il tuo comportamento,
la tua bontà, la tua carità elargita
soprattutto a pro dei sofferenti.
Sei davanti ai miei occhi
come allora, come sempre!
Più passa il tempo e più ricordo:
fin da quando ero bambino
che mi insegnavi a leggere il sillabario,
a lavorare, ad amare tutti e tutto.
Mi par di sentir la voce
che mi svegliava al mattino presto;
mi dicevi: “Se vuoi aver fortuna
devi esser mattiniero!”
Io debbo a te, mamma,
se alla soglia dei miei 77 anni
ho ancora la voglia di lavorare,
di amare e qualche volta anche di scrivere;
di rassegnarmi ai sacrifici della vita,
d’innalzare a Dio la mia preghiera,
di compatire, nei momenti di sconforto,
di accettare senza sfiducia le ingiustizie
dell’attuale società.
Tu fortificasti il mio cuore,
tu mi hai insegnato che la condanna più grave
per chi mi faceva del male, è il perdono.
Mamma! Ora tu non ci sei più,
non puoi parlare, dar consigli,
incoraggiami nei momenti di depressione
e di abbandono. Sì, mamma,
spiritualmente lo puoi ed io lo sento,
ti ascolto, sento ancora la dolcezza
del tuo amore sincero.

PER IL MATRIMONIO DI ROSSELLA E GIUSEPPE

Carissimi Sposi,
dopo la bella cerimonia in chiesa ed il discorso di don Franco che mi ha molto commosso, non avrei altre parola da aggiungere; ma è mia abitudine dire qualche parola in queste occasioni.
Tanto più lo è per un nipote che mi è stato sempre tanto caro fin da quando era il fanciulletto svelto e vivace che tutto voleva sapere e voleva fare mentre io stavo a lavorare nei campi; e diventato più grandicello mi guidava il trattore che trainava il vecchio aratro usato con i buoi.
Ed oggi in questa domenica di agosto ci fate gioire di questa bella festa per la celebrazione del vostro matrimonio che è il sacramento più nobile della vita perché unisce fisicamente e spiritualmente due persone che si vogliono veramente bene e che ai piedi dell’altare hanno giurato fedeltà ed amore.
Noi tutti parenti ed amici siamo qui per testimoniare che vi volete bene e per augurarvi tanto benessere e felicità nella gioia, soprattutto, di tanto amore: amore vero, profondo da cui scaturiscono lealtà, compatibilità, tenerezza e reciprocità di affetto, e se è necessario anche sacrificio l’uno per l’altro.
Amore che con il passare del tempo diventi sempre più grande e più radicato nei vostri cuori!
Cari Giuseppe e Rossella! Non sia dimenticato da voi questo giorno ed il primo incontro, e ricordatevene soprattutto se qualche nube offuscherà l’orizzonte sereno della vostra vita; ma io vi auguro non avvenga mai.
Rinvigorite allora la fiamma d’amore accesa da giovani e fatela sempre risplendere nei vostri occhi per illuminare sempre più il sentiero della vostra vita!
Vi rinnovo i miei più sentiti auguri di tanto bene e di tanto amore, invocando Dio perché benedica questa nuova famiglia che oggi con tanto entusiasmo salutiamo!

AGLI SPOSI FORTUNATO E MARIA

Per te, nipote mio, ho tanto affetto
insieme alla tua giovinetta preferita
che hai scelto per compagna della vita
degna di ammirazione e di rispetto.
Benché a scriver versi più non mi diletto,
come facevo nell’età mia fiorita,
pur di scrivere qualcosa il cuor m’invita
riportandomi ad un tempo giovanetto …
Per far gli auguri a voi di vero cuore
insieme ai parenti ed a chi vi onora
in questo giorno in cui vi unisce amore
gioia e felicità vi accresca ancora
e con spirito vital e con più fervore
risplenda il vostro amor come l’aurora!

A CLAUDIO E LAURA

In questo giorno a voi sposi novelli
tanti auguri offro di vero cuore,
splenda sempre nei vostri visi belli
viva la fiamma del giurato amore.
Come due fiori, come due gemelli
lo stesso stelo irradi di splendore:
sempre bel tempo, senza mai bufera
sorrida sempre a voi la giovinezza:
e sia giocondità di primavera!
coi migliori auguri di felicità
ci sia benessere in tutta la vita!

BRINDISI A DON ELIO JACOPINI

Bersaglierescamente e con ardore
hai rinnovato Piane Falerone
diffondendo in tutte le persone
un’atmosfera di pace e d’amore.
Con la tua bontà aperta ad ogni cuore
e con lieta e sincera convinzione
che ti fa degno di ammirazione
a tutti sai lenire ogni dolore.
Tu il bene l’hai fatto e predicato
in venticinqu’anni di ministero
oggi preghiamo Gesù, caro Curato,
che ad insegnare della fede il gran mistero
sii sempre in mezzo a noi gaio e onorato:
questo è l’augurio mio tanto sincero.

IN RICORDO DEL PARROCO DI PIANE DI FALERONE
DON ELIO

Don Elio carissimo,
tu ci hai lasciato, hai lasciato i tuoi parrocchiani che ti volevano bene e che tu amavi come la propria famiglia: noi siamo tutti addoloratissimi per la tua scomparsa.
Sei stato per noi una guida, un maestro saggio, un consigliere spirituale.
Ti ho conosciuto tanti anni fa, cioè quando dalla vicina Montottone ti trasferisti qui a Piane di Falerone e per motivi economici, famigliari, civici e politici venivi a trovarmi quando io non avevo il tempo di venire a parlare insieme!
Dovevo a volte aspettare la pioggia per stare ore ed ore insieme con te. Tu mi consigliavi, mi insegnavi tante cose che io non capivo.
Nei momenti di dolore accorrevi a confortare ogni famiglia, ad ogni capezzale ove era un infermo e con parole di luce, con la tua bontà, col tuo grazioso sorriso, così caro, sapevi lenire bene ogni dolore.
Tu hai fatto del bene a tutti, specie ai giovani. Quando ne parlavamo cercavi sempre di esaltarne i pregi e nascondere i difetti.
Eri qui a Piane un faro che risplendeva, ed illuminavi per tutti la via della salvezza.
Cari amici, Don Elio non fece mai discriminazioni di sorta, amò tutti nella stessa misura, non osservò le differenze tra opposte idee politiche: in poche parole, trattò tutti uguali nella grande famiglia umana, senza discostarsi dal campo spirituale.
Tutta la sua vita è stata intensa di attività. E’ stato molto altruista, disinteressato, ha pensato più per gli altri che per se stesso.
Mi disse una volta: “La mia famiglia è la parrocchia e nulla debbo togliere ai miei figli, piuttosto dare a loro”.
Sarebbe troppo lungo parlare delle sue attività: la chiesa, la casa, tanti impegni.
Non sono io all’altezza di parlare del campo spirituale, spetta agli altri più bravi e più competenti.
Don Elio! Noi parrocchiani ti vogliamo qui nel camposanto di Falerone: ancora in mezzo a noi.
Sorridente col tuo sguardo benevolo ci parli ancora: e spiritualmente ti ascoltiamo.
Addio do Elio, addio, addio!
Prega per noi perché dopo la parentesi terrena ci ritroviamo ancora insieme.

POSA DEL MONUMENTO A DON ELIO
Con questo busto eretto nel piazzale abbiamo ancora don Elio immortalato in mezzo a noi: qui vicino a queste piante che lui tanto amava.
Vicino a questi sedili, mi pare di vederlo ancora seduto a conversare con i parrocchiani, specie nelle giornate estive quando il male gli vietava la solita vita attiva e movimentata com’era sua abitudine.
Stava in mezzo ai giovani che giocavano a pallone, oppure nei luoghi pubblici a conversare con le persone, o dopo lunghe passeggiate, a piedi, andava a trovare gli ammalati, gli amici.
La sua vasta conoscenza di tutte le cose spirituali e umane, il suo zelo sacerdotale, la sua intelligenza, il suo carattere espansivo, lo hanno reso caro a tutti.
Era sempre presente in tutti i luoghi ove era necessario portare una buona parola di verità, di moralità e di pace.
A Fermo a formare i corsi di cristianità; a predicare nei paesi limitrofi dove era chiamato in occasione di ricorrenze e festività paesane; a Loro Piceno, a Belmonte, a Servigliano, a Monteleone di Fermo nella ricorrenza della Madonna del Soldato, in piazza tra i bersaglieri, sempre presente ed ovunque con apprezzamento e stima.
Troppo approfittava della sua fibra robusta.
Aveva sempre uno slancio giovanile ed una grande volontà di fare, affrontando ogni difficoltà per l’altrui bene.
Sempre sereno, sempre col suo sguardo luminoso, sempre gioviale, sempre sorridente, sempre pronto ad incamminarsi sulla strada del colloquio con tutti perché con tutti egli dialogava.
Quante preoccupazioni! Quanti sacrifici, quante difficoltà ha incontrato per costruire la chiesa e la casa; quelli erano tempi difficili per trovare il denaro che occorreva.
Altre difficoltà per unire la popolazione divisa da opposte ideologie politiche.
Faceva il cinema all’aperto, organizzava la squadra di calcio, procurava le riunioni nella sala parrocchiale senza distinzioni di idee e di categorie di cittadini.
Don Elio, al di sopra delle ideologie, al di sopra dei difetti e dei pettegolezzi, vedeva la persona, valorizzava la vita materiale e spirituale.
Gioiva nel vedersi attorniato da amici come un padre dai propri figli.
Quanti ricordi abbiamo di lui, dei suoi ragionamenti! La sua voce eloquente, le sue parole penetranti scendevano nei nostri cuori con tanta dolcezza.
Ora lui non lo vediamo più, ma noi lo ricordiamo ed ancora chiediamo a lui di pregare per noi affinché in quelle belle Piane di Falerone regnino sempre la pace, la concordia, la giustizia e l’amore, la sopportazione ed il rispetto reciproco.
E chiediamo a don Elio di pregare per il parroco don Giuseppe, suo successore, perché tutti i cittadini di Piane siano uniti in un solo ovile alla guida di un solo pastore.

UNA LAPIDE IN ONORE DI DON ELIO JACOPINI IN CHIESA

Dieci mesi or sono in questa stessa chiesa gremita, demmo l’ultimo addio al nostro caro don Elio, dico nostro perché don Elio era di tutti noi, il capo della famiglia parrocchiale e noi tutti gli volevamo bene.
Don Elio fu in mezzo a noi per trentasei anni, come maestro, come guida spirituale, educatore, dotato di una grande intelligenza, di un cuore buono e di un perfetto ottimismo.
Noi lo ricordiamo oggi con la posa di una lapide in questa chiesa che lui eresse con tanti sacrifici e nella quale parlò, educò, insegnò a tutti noi.
Da questo pulpito noi apprendevamo la sua parola esplicita, facile e penetrante. Lui oltretutto sapeva parlarci col cuore!
Questa lapide serve per ricordare don Elio non solo a tutti noi che l’abbiamo conosciuto. Il ricordo caro di lui l’abbiamo impresso nei nostri cuori, lo ricordiamo in chiesa quando andiamo a messa, quando ci mettiamo seduti all’ombra, in quelle panchine, quei sedili che lui ci creò e giriamo intorno lo sguardo per gustare le bellezze.
Lo ricordiamo volgendo lo sguardo al loggiato dove molte volte conversava insieme. Lo ricordiamo entrando nel salone dove lui teneva le riunioni, e dove celebrava la Messa durante la sua lunga malattia.
Ma soprattutto lo ricordano i giovani che gli furono vicini mentre, con spirito giovanile di parroco bersagliere, sapeva interpretare i loro sentimenti, le loro ansie e le loro attese.
Ora noi per mezzo di questa lapide lo ricordiamo ancora alle nuove popolazioni future, a quanti verranno dopo di noi.
Don Elio ci ha guidato con la sua parola, con il suo esempio, col suo coraggio nel mare burrascoso della vita!
Con la sua personalità, col suo sorriso così grazioso sapeva ricondurre all’ovile le pecorelle sperdute.
Era molto altruista e disinteressato, amava tutti nella stessa misura senza discriminazioni, giovani e meno giovani, poveri e ricchi, ed era caro a tutti!
Si è preoccupato per favorire lo sviluppo qui a Piane di Falerone di cui fu l’artefice primario.
Per lui la ricchezza, la proprietà doveva sempre, in ogni circostanza, avere una funzione sociale …
Lo ricordiamo ancora nella sua grave malattia, quando la sofferenza del male, a poco a poco, lo declinava consumando la sua fibra di bersagliere forte e robusto.
Mi pare di vederlo ancora lungo la strada con la bicicletta a tre ruote, spesso si fermava all’ombra a parlare con gli amici per ore e alla domanda: “Come stai don Elio?” rispondeva sempre: “Bene!”.
Accettava con molta rassegnazione tutte le sofferenze del male incurabile che lo consumava.
Anche negli ultimi giorni di vita a chi lo andava a trovare rispondeva col solito sorriso a fior di labbra: “Sto benissimo”!”.
Si consolava guardando magari dalla finestra tutte le bellezze del creato che lui tanto amava.
Guardava le piante fiorite, i campi verdi, il sorgere del sole, i silenziosi tramonti e tutte queste cose lo rallegravano, sottoponendosi umilmente alla volontà di Dio.
Soffriva con fede e rassegnazione.
Negli ultimi momenti, quasi agonizzante, apriva gli occhi per guardare i parrocchiani che lo andavano a trovare come per dal loro l’addio per sempre.
No! Non ci siamo separati con don Elio, egli vive ancora spiritualmente dentro di noi.
Vediamo ancora aleggiare la sua figura immortale in questi luoghi.
Pregherà ancora per noi che serbiamo il di lui ricordo finché non lo raggiungeremo per sempre nella vita ultraterrena per godere anche noi delle beatitudini eterne!

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