POESIE DI GAETANO SBAFFONI BELMONTE PICENO: estate, agosto, ciliegio, stazione, mietitura, grandinata

MATTINO DI MAGGIO
Com’è bella questa mattina di maggio,
in un limpido cielo, senza nuvole!
Risplendono i primi raggi del sole nascente
nelle colline fiorite e nelle messi ondulate
Dai fieni sparsi giungono insoliti profumi,
mentre trilli d’uccelli e metodici canti di usignoli,
che mai ripetono gli stessi versi, echeggiano
tra gli ombrosi fossati odoranti di viole.
Lungo la strada, nel lieto mattino di primavera,
s’odono i primi rumori delle automobili.
Gli operai si affrettano al solito lavoro.
Seguono i pulmini pieni di giovani donne,
tutte sorridenti e con le facce serene,
si recano ai calzaturifici: sono stelle
che brillano sulla terra, unite con filo
invisibile a quelle che splendono, con lacrime
d’argento, nell’immenso infinito dei cieli.
Dopo poco, ecco i pulmini dell’asilo e delle scuole
dove altre stelle splendono per illuminare
le intelligenze umane.
Ed io, tra le bellezze naturali, lavorando
nel silenzio dei campi, osservo i movimenti,
ascolto i canti soavi, ed il mio cuore stanco
riprende un palpito di giovinezza e d’amore!

LA MIETITURA CON LA FALCE
Vivere in mezzo ai campi è una bellezza
si ammira il grano d’oro che è un incanto
nei campi solatii incomincia intanto
la mietitura con tanta accortezza.
Ormai di un buon raccolto si ha certezza,
e i mietitor si pongono daccanto:
con le lor falci sul dorato manto
creano lampi d’argentea brezza.
Che dolce festa è la mietitura!
Canti, entusiasmi dona ai suoi cultori
che tutto l’anno attendon con premura …
Ambito premio avrà, gloria e onori
chi si consacra per l’agricoltura
arte sublime di tanti valori.

LA GRANDINATA del 7 giugno 1967
O paesello, sotto la grandine, d’invernale aspetto,
più non ondeggiano al vento le tue messi!
Festose piante, con violenza rese spoglie
per l’improvviso infuriar della tempesta.
Le viti cariche d’uva ed i frutteti han perso tutto.
I grossi chicchi bianchi al saltellar
infranser vetri e lampade che a sera splendean.
Sono rese squallide e desolate le verzure.
Addio liete speranze! Addio bei frutti!
Buttati a terra, germoglieranno i grani
ed un tappeto verde rivestirà il suolo,
ma l’agricoltor più non s’allegra.
Più non s’allegra chi ha perduto tutto!

LA VECCHIA STAZIONE DEL TRENO
Che solitudine! disabitata stazionetta!
Ricordo il movimento di una volta:
tanta gente ho visto arrivare, partire,
sostare e parlare in sala d’aspetto …
Giovani che partirono
piangendo per la guerra,
che io fin qui avevo accompagnato.
Qui salivo a prendere il treno per Fermo,
quel trenino che per tanti anni
ho visto correre su e giù per la Val Tenna.
Quant’eri carina stazionetta!
Intorno circondata da fiori,
in aiuole di un bel giardinetto …
Ricordo Giacinto e Maria.
Il Capo -stazione accudiva alle cure esterne
e interne per far sempre più bella
e più accogliente la stazioncina.
Ti rivedo circondata da rovi e da erbacce.
Io seduto ov’erano i binari della strada ferrata,
penso alle cose che cambiano,
invecchiano e finiscono.
Or io pensoso aspetto nella mia memoria
non il trenino che passa,
non il parlar di gente che arriva e parte,
non aspetto coloro che non ci sono più.
Il mio treno veloce corre per il viaggio
senza ritorno!

MATTINO D’ESTATE
Levarsi alla mattina di buon’ora,
respirar l’aria ossigenata e pura,
seppur la fatica sia un po’ dura,
quanta bellezza veder l’aurora!
Gioisce il cuor dell’uomo che lavora
in questa bella scena di natura.
Il Creato s’allegra e ogni creatura
di fede e di speranza si avvalora.
Si vedon, nell’oriente, i bei colori
e qualche stella ancor nel firmamento:
voci nei campi e rombo di trattori,
qualche paio di vacche, a passo lento
e il sol che nasce, con i suoi splendori;
specchia l’aratro di un color d’argento!

PIOGGIA D’AGOSTO
Dopo giorni e giorni di calura,
tuoni e lampi là, verso ponente ,
ecco vien l’aria fresca che rincuora
con la speranza d’una pioggiarella:
bianchi nuvoloni sopra i monti.
In qualche luogo già piove a dirotto,
eccola! arriva qui, pure da noi:
incominciano a cadere i goccioloni.
Io sto a guardar dall’uscio della stalla
e il piacer sento d’una freschezza nuova
che suscita nel cuor nuove speranze.
Mi par veder i campi rinverditi
come se fosse nuova primavera.
Le zolle arse dal sole apron la bocca
preparandosi ad accoglier le sementi.
Gli alberi rinverdiscono, si dissetan
e tra le foglie dei boschi rinfrescati
che cinguettìo, che festa!
E’ la natura che cambia all’improvviso
per un comando misterioso.

IL CILIEGIO VICINO ALLA STRADA
All’apparir del sole, stamattina,
volgo lo sguardo al giovane alberello
coronato di goccioline d’oro,
che in brezza mattutina splende e brilla!
T’ammiro e t’amo giovane alberello,
ognor sognando la tua ombrosa chioma.
Gli uccelletti festeggian all’intorno.
Sei piantato in fertile terreno
per meglio crescer rigoglioso e bello.
Verrai grande ciliegio,
godrai le belle primavere,
le fresche rugiade, i ventosi autunni.
Dopo le nevi, infreddolito, spoglio,
risorgerai ad ogni primavera,
profumerai l’aria con i petali dei fiori,
e darai buoni frutti all’agricoltore.
Sarai il ricordo dei miei tempi lontani,
mi accoglierai negli anziani giorni
della mia vita, all’ombra tua seduto!

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