POESIE DI GAETANO SBAFFONI a Belmonte Piceno: Agostini biografia, orfano, calzolaio, lavoro, studi, mamma, ricordi

RICORDANDO MIO CUGINO DANTE AGOSTINI -POETA-
Dante Agostini nacque a Monteleone di Fermo il 10 maggio 1909. Fin da fanciullo mostrava ogni forma di buona volontà e di bene. Egli si sapeva sempre distin-guere tra tutti i suoi compagni di scuola e di lavoro, vo-lenteroso in tutte le attività.
Mi pare di vederlo ancora fanciulletto, con un grembiu-le, a lavorare insieme al padre nella bottega di calzolaio, gli piaceva. Era bravo anche per altri lavoretti come im-pagliare fiaschi, fare canestri e cestini di ogni specie, in-sieme con mio fratello Nello.
Lavorava in campagna ,specie nei giorni della mietitura del grano e della raccolta del granoturco. Mi ricordo che dopo ottenuta la licenza della quarta elementare andò a Montegiorgio per gli esami di maturità come usava in quel tempo, e fu il più bravo tanto che ebbe degli elogi che entusiasmarono i suoi nonni ed i suoi genitori.
Aveva solo diciotto anni quando gli morì la mamma. Furono quelli per Dante i giorni più tristi della sua vita, spesso sfogava il suo dolore in versi di tristezza. “Mai più vedrò quegli occhi tanto belli/ con la sua serica chioma di capelli” e ancora “Poi torna a rifiorir la primavera/ torna la rondine al nido/ torna la barca al lido/ma il ritorno di mamma non si spera”.
Da quel momento, non essendo soddisfatto del lavoro di calzolaio, cominciò a fare il barbiere e tutti i giorni an-dava a Fermo in bicicletta per meglio perfezionarsi. Spesso dormiva nella mia casa a Belmonte Piceno perché mia madre era per lui e per gli altri fratellini rimasti or-fani, la seconda mamma.
Ero legato a lui con amore fraterno, sia per gli stessi ideali, sia per le amicizie intrecciate insieme con i Monti, i Rinaldi di Curetta di Servigliano e con Vitturini Secondo di Penna San Giovanni. Gli incontri e dibattiti poetici era-no i passatempi delle lunghe sere d’inverno.
Durante la mia vita militare a Fiume e più tardi ad An-cona, ci scrivevamo sempre lettere, e lui sempre col do-lore della perdita della sua giovane mamma. “Vivo così miseramente solo/ come battello sperso in alto mare/ solo nel desco, solo a lavorare/ e solo a riposar nel letticciuolo/ unica compagnia che mi conforta/ il bel ritratto della mamma morta”.
Congedatosi dalla vita militare, aveva tanta voglia di studiare che tante volte mi diceva che sarebbe andato, pur di raggiungere lo scopo, nel convento dove studiava il fratello Dino.
Più tardi si sposò con Olga Bracalenti di Curetta di Ser-vigliano, donna laboriosa e molto economa con raffinato mestiere di sarta. Insieme con lui, che lavorava da bar-biere, raggranellavano il denaro non solo per una vita dignitosa, pure per l’acquisto di libri per riprendere lo studio interrotto da Dante alla quarta elementare. Con poco tempo riuscì a meritare il diploma di ragioniere, ma non si accontentò. Si iscrisse all’università, frequentò per qualche anno la facoltà di economia e commercio. Ricor-do ancora i suoi temi premiati.
Subito dopo la guerra trovò impiego a Roma presso il Banco di San Paolo di Torino. Il suo maggiore diletto, il suo hobby fin da fanciullo, fu sempre la poesia. Aleggiava in lui la spiritualità al di sopra della materia. Pubblicava le sue poesie nei giornali “Rugantino” e “Aquila Romana”.
Dante fu un uomo di qualità stupende, di un’infinita de-licatezza e di una bontà che oltrepassava i limiti, uomo onesto e di alto valore morale, amico e rispettoso con tutti. Se qualcuno lo offendeva rispondeva calmo e sorri-dente con parole dolci e pronte che sgorgavano dal suo cuore aperto e generoso. Sempre pronto a pennellare i suoi pensieri con la sua grande vena poetica. Il destino ha voluto, proprio quando poteva raccogliere i frutti del suo sudato lavoro, ci lasciasse per sempre con un gran vuoto intorno a noi che gli volevamo tanto bene e che lo ricordiamo con tanto rimpianto come maestro di una cultura vasta e aperta e come amico sincero: per me il cugino più caro.
***

PER LA MORTE DI VITTURINI SECONDO
Un faro luminoso oggi si è spento,
si è spento un uomo dotto, uno scrittore
una fonte di sapere, un gran poeta,
semplice e buono, assai saggio e gentile,
genuina sorgente di poesia
nascosta tra le siepi, ove nessuno pensa.
Noi che ti seguimmo e ti ammirammo
siamo restati sconsolati e mesti,
come scolari a cui manca il maestro,
come barca che ha rotto il timone
e nave senza più nocchiero.
Tu non sei morto, no! Rivivi ancora:
nelle nostre memorie sempre echeggia il tuo canto.
Signor che tutto vedi dall’alto dei cieli,
il nostro amico Secondo Vitturini
accoglilo con Te, al regno beato
ché sol da Te eguaglianza e giustizia egli ha sperato!

O DIO, TI RINGRAZIO
O Dio, Ti ringrazio delle bellezze del creato
che davanti ai miei occhi si spalancano:
i pittoreschi monti, il mare, le valli,
tutto dipinto di vari colori:
boschi rallegrati dagli uccelli,
bianche casette e luccicanti fiumi,
il profumo dei fieni,
le ondulate messi,
al piano e al monte olivi e frutteti
e fiorenti vigneti,
o Dio, grazie della tua Provvidenza!
La pioggia rinfresca e disseta l’amica terra
l’uom rifornisce pei umani bisogni.
La luna che risplende, le stelle, in ciel turchino:
tutto un insieme di cose belle.
Grazie della fede, di quel fascino sublime
che in alto mi trasporta.
Grazie della divina tua bontà
che mi fa godere queste bellezze terrene.
Illumina Signore, il mio cammino
nel buio della notte che mi circonda.

PRIMAVERA
Con l’aria che si sente riscaldata
e il cinguettìo di augelli più festosi,
giorni più belli, splendidi e gioiosi,
sento che la primavera è ritornata.
La campagna che si vede ornata
di seminati verdi e rigogliosi
rende gli agricoltori più orgogliosi
delle fatiche e dell’arte lor pregiata.
Veder gli ameni campi a primavera
suscita ardor nell’animo e nel cuore
che in tutti i tempi ne gioisce e spera;
nei campi si lavora con amore
col cuore contento e l’anima sincera
che infonde più salute e più vigore.

AL CAMPOSANTO DI BELMONTE
Mentre sono a far visita ai miei cari morti,
invaso da mestizia,
il ricordo di lor mi stringe il cuore!
Quanti pensieri intorno a queste tombe!
Medito ad una ad una queste foto,
rivedo i loro volti, ripenso ai colloqui,
ai ritrovi festivi, alle sere d’inverno:
veglie e giochi.
O bella gioventù troppo fugace!
Troppo veloci passano i miei giorni,
qui son gli amici di un tempo
i miei avi, il genitore,
i belmontesi di un Belmonte caro!
Un altro paesello fatto di tombe care.
E’ bello star solo in questo camposanto
all’imbrunir della sera,
circondato da un silenzio cupo;
tra sospiri e ricordi,
una preghiera!

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