LETTERA DI SUOR MARIA ELETTA SANI clarissa nel monastero di Falerone 1752 vestizione tentazioni preghiera doni cc. 278- 279


9 Ottobre Falerone Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro. La notte della natività di Maria SS.ma, come il solito, mi ritrovai con lo spirito in Dio e intesi come il mio penare non era per terminare; anzi che il mio Sposo Gesù voleva più fare prova di me, sua indegna serva, ma nella professione mi avrebbe fatto qualche favore di sposarsi con l’anima mia, rinforzando le virtù: la Fede, la Speranza e la Carità. Capivo però che la mia vita non sarà lunga e il penare sempre fino alla morte.
7 : il mio spirito si accendeva di desiderio di più patire. Giunsi (al) mattino senza forze con una debolezza grande. Feci la Comunione e pregai Gesù Sacramentato che, per amore di Maria SS.ma, mi consolasse di tutto quello che desideravo, di unirmi con Dio e che mi facesse vivere per il fine per cui sono entrata in monastero, di unirmi a Dio e che la mia anima dovesse essere un’abitazione per dimorarci solo Gesù. Così intendevo che, se io non (fossi) ingrata, mi avrebbe consolat(a). Richiesi la salute dell’anima di questi benefattori, tanto spirituali come temporali, che Maria SS.ma li assistesse in vita e in morte e dalla SS.ma Vergine ebbi sicurezza e speranza certa che si sarebbero salvati e tra queste anime vi era anche l’anima di V. R.
E poi a me pare di certo che in altra lettera gli distesi tutto, il mese di Settembre lo passai un po’ bene e un po’ male. Il giorno dell’esaltazione della Santa Croce, Iddio mi fece capire come volle che io fossi accettata nella religione per essere in me l’esaltazione della Croce, per(ci)ò mi fece contentezza nello spirito.
La notte del 17 mi sentii un accendimento nel cuore, che mi sentivo ardere e il cuore faceva prova di uscire dal petto. La mattina mi sentivo male e (mi) prese la febbre per il grande dolore e mi celava il respiro. Stetti a letto due giorni per obbedienza. Provai nel cuore molte volte quelle faville di fuoco e già mi credevo di morirci. Come Dio volle, migliorai con accostarmi alla santa Comunione. Dopo alcuni giorni cominciai gli Esercizi; ma mi si svegliò una malinconia di agonia e chi sa come li facessi. Il nemico si svegliò che mi gettò per una scala, che fu miracolo che dovevo precipitare, ma poco male mi feci. Mentre facevo gli Esercizi ebbi fierissime tentazioni di ogni genere contro i voti, contro la vocazione e mi gettò più volte dal letto acciò io non facessi l’obbedienza. Mi sentivo morire ogni volta che pensavo di vestirmi per farmi religiosa. Il Confessore gli fece il precetto acciò non mi molestasse più prima della vestizione e mi posi indosso la reliquia della Santa Croce e tanto la passai pure bene, ma con mille timori ed angustie per prendere il sacro abito (con) dirmi che io sarei vissuta in un vero inferno, che sarei vissuta come una arrabbiata e morta disperata. La mia Maestra che mi sentì tanto angustiata, mi diede animo che non temessi delle tentazioni. E dopo il nemico mi diede un colpo in un orecchio, che lo sentì la detta Maestra. Prima della mia vestizione, mentre stavo più fuori di me che in me, così io intendevo come la Religione per me sarebbe stato un abito, per(ci)ò e insieme la morte, però non ebbe significato alcuno. Già giunsi a prendere il sacro abito. La notte prima non potevo prendere sonno. Mi venne il pensiero di mettermi nome Maria Eletta Teresa Maddalena Vittoria, essendo il giorno della vittoria, perché le monache non sapevano come fare per chiamarmi essendoci altre monache che si chiamano Maria, Maddalena e Teresa; onde mi chiamano Maria Eletta. Già per obbedire mi convenne uscire e andai in chiesa alla Messa cantata e finché fu detta la Messa io sempre intesi un batter sotto alle ginocchia dove stavo in ginocchioni. Mi raccomandavo al Signore (su) che volesse significare e di nuovo mi sentivo battere: temevo che le altre persone lo sentissero e lo conferii con il Confessore e lui mi disse che poteva essere il demonio. Già provavo una pena di morte. Solo quel tempo che stetti inginocchiata con la faccia e furono dette le litanie dei Santi, io quel tempo mi trovai unita con il mio Sposo Gesù e in quel tempo mi offrivo tutta e gli richiesi molte Grazie e raccomandai tutte le anime (di cui) ho premura. Io provai una quiete somma; ma dopo sempre ho pregato e mi ritrovo con un’afflizione e timore e quasi pentimento di essere Religiosa perché la tentazione mi ha preso sopra la diffidenza di me stessa e vivo con un’angustia e timore di essere una Religiosa scandalosa e perversa. “Oh, Dio mio, in che angustie mi trovo!” Altro non dico: “Mio amato Sposo, dove siete, ché così afflitta e sola mi lasciate?” Mi aiuto con offrir tutto al Signore; ma le tentazioni sono infinite e tremo di me stessa.
Circa le lettere dirette a V.R. non mi sono vedute. Bensì ci trovo un grande differenza d(a) quando ero secolare e adesso che sono “novizia”. Per fine desidero di sapere se sto bene e gli domando la sua s. Benedizione.
(Ceralacca e indirizzo di grafia altrui) Al Molto rev.do Padre padrone col(endissi)mo. \ Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro.
(Sintesi altrui) \ Educanda. Sue pene solite. Promessa di grazie della Professione. Lume di corta vita e di pene sino alla morte; sua accettazione che la faceva vivere per la Professione. Chiede la salute di varie anime e l’ottiene. Lumi circa l’accettazione sua in Religione. Accensione di cuore; suoi effetti. Colla Comunione risana. Malinconie. Esercizi per la vestizione. Tentazioni del demonio e strapazzi orribili. Racconto di ciò che avvenne nella Vestizione, e come la passasse vestita.
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