Maria Eletta sani lettera cc. 229- 230 Falerone monastero

SANI Suor Maria Eletta cc. 229 -230
15 dicembre <1752>
Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del nostro Ministro.
Al 13 del corrente mese, ricevo una sua dove sento che mi richiede le cose del P. Bianchi. Gli dico, con sincerità, dopo che con sicurezza seppi da V. R. che non poteva venire a darmi gli Esercizi, con l’obbedienza del Confessore scrissi al detto P. Bianchi se voleva venire a darmi i santi Esercizi; dove che mi rispose che con tutta carità sarebbe venuto e che gli dispiaceva di essere impegnato nella fabbrica, ma che quest’anno venturo, per la mia Professione sarebbe venuto a darli, sia a me che a tutte le religiose. Con questa occasione è facile che io mi ci aprissi in qualche cosa, ritrovandomi tanto combattuta e inquieta, come sapeva V(ostra) R(everenza) In un’altra occasione gli scrissi quando non avevo più nuova di V(ostra) R(everenza) e né risposte. Non so per quale motivo mi dica, mi proibisca che io non mi apra né con la Maestra, né con altri, solo con il confessore. Posso dirgli con tutta sincerità che con la Maestra non mai ci ho profferito parola e nemmeno con la nipote del P. Eusebio, benché della Maestra mi abbia interrogata più volte per sapere la causa per cui non posso dire forte nel leggere e salmeggiare, contuttociò mi ha voluto scoprire la cagione e poi altra interrogazione alla quale io ho risposto in modo disinvolto, senza mai far capire ciò che passa nel mio interno. Solo la Maestra di quando ero educanda, la quale parimenti si ritrovò a dormire con me, nella stanza del noviziato, come V. R. sa, ha potuto vedere ciò che mi accadde nell’esterno e più volte mi ha fatto la carità di alzarsi per darmi aiuto, acciò non fossi né sentita, né veduta dalle altre, come mi accadde nel mese di ottobre che fui assalita da fieri assalti diabolici. che mi balzavano fuori dal letto 7 volte e la detta da se stessa penetrò che fosse cosa del demonio ed ella mi sollevò e cercò di aiutarmi e mi insinuava di invocare la Ss.ma Vergine e mi diede il legno della Santa croce che mai più me l’ho levato di dosso. Mi sono accorta che più volte ella si è avveduta di ciò che mi accade: non essere cosa d’infermità, né effetti, naturali, avendomi detto più volte: “Figliola, corrispondete ai benefici che il Signore vi fa.”
Ma intanto io non gli ho detto e scoperto ciò che passa in me e sempre con una somma segretezza e attenzione acciò non si accorgessero le altre monache. Circa poi (a)i mangiare, non c’è cosa nuova perché lo stomaco mi si è sofato <=?stufato> ai cibi non di sostanza, perché a casa me la passavo con pane e poca frutta. Vero è che il P. Scaramelli volle che io provassi a mangiare un cucchiaio di minestra di carne e lo facevo, ma non sempre; onde io qui mi sono raccomandata alle monache che per me non facciano cosa particolare, quel che corre per la tavola e più volte ho mangiato qualche cucchiaio di minestra, mi ci sono forzata, ma l’ho pagato con gran travaglio di stomaco e le monache per compassione me la facevano con l’acqua, perché il solo odore di carne e di polli, quel (tanfo) mi causa un disturbo di stomaco grande. Una volta la Maestra volle che io pigliassi un uovo e lo rigettai. Il pesce lo stento per la digestione; onde io dal Confessore mi ci diede la Benedizione di mangiare solo pasta cotta e frutta e qualche poco di formaggio e legumi, erbe e salumi. Di questi pure poco ne posso mangiare. Intanto io fo caso che dia ammirazione, essendo vita comune, ci è una somma carità, per tutte. In questo mi regolo con la sua obbedienza, se come devo contenermi, e con il Confessore. La M. Badessa si raccomanda alla sua carità di far pregare il Signore perché la causa della lite, è facile che la vincano le monache, ma (da) parte contraria si vuole riappellare in … Rita(?); onde per carità faccia fare orazione dalla Angiolina se qual sarà la volontà di Dio perché alla M. Badessa si dice che sarebbe meglio la permuta del Monastero; ma ci vorrebbe gran spesa. La prega a darci qualche risposta per consolarla … La riverisce come anche il Confessore.
Circa del mio interno, la passo come gli scrissi l’altra volta, solo che nella novena della Concezione mi accadde lamentandomi con Dio di questo dolore del cuore, perché mi impediva talmente il respiro che nemmeno potevo camminare, ma Dio mi fece capire che così voleva la sua volontà che dovessi accettarlo o che dovessi esercitarmi in dodici virtù per “apparecchio della Madonna”. Il giorno della SS.ma Concezione, dopo la Comunione, ebbi lume come il solito, che la SS.ma Vergine in quel giorno, in Cielo, rinnovava una somma gloria, a tutto il Paradiso, e che …. in terra rinnova maggiore protezione ai suoi devoti.
Non manchi di pregare per tutti e per l’ordine che V(ostra) R(everenza) mi impone, così mi intesi parlare con queste locuzioni interne, che quest’anima di Angelina si fosse aperta con V. R. essendo così volontà di Dio. Così Dio mi diceva e che dalle Scuole pie si darà qualche tempo, così ma poi sarà provveduto, bensì si tiri avanti che è gloria di Dio e vantaggio delle anime. Più volte mi accade che il Confessore all’improvviso giorni che non mi tocca la Comunione, mi chiama e mi dà la Comunione. Io che mi trovo senza ‘apparecchio’ o di essere certa che non c’è Comunione, non ci penso e all’improvviso mi vuole comunicare, io senza replica l’accetto; ma è tanta la pena interna che con il mio Dio, esclamo che dia lume al Confessore, acciò non mi dia la Comunione e dico: “Signore, non ci venite dentro di me, essendo un luogo di tutte le immondizie” e tanto la confusione è piena, ma al Confessore non dico le pene che provo. Richiedo la sua santa Benedizione.
/Ceralacca ed indirizzo di grafia altrui / Al molto rev.do Padre padrone colen.mo – Il Padre Giacinto Aloisi Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro.

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