Sani Maria Eletta monastero Falerone lettera cc. 240- 241

Sani Suor Maria Eletta cc. 240-241
< 25 febbraio \ Viva Gesù e Maria. A gloria di voi, mio Dio, Incomincio a scrivere e per obbedienza al vostro>
Ministro. La mattina del 5 del corrente mese, mi accadde che stavo nella camera, prima che avesse suonato il segno dell’andare all’orazione in comune. Io non so come fosse perché a me parve di andare insieme con le monache verso il coro per recitare l’ufficio. Vidi un mostro serpente che stava con la bocca aperta alla porta del coro e quando le monache entravano in coro, dalle persone cadevano certe palle. E quel serpente se le inghiottiva. In quel punto capivo che quelle palle erano difetti che le monache commettevano per andare a recitare l’ufficio: chi mormorava, chi la sagrestana aveva suonato troppo presto, chi con accidia, chi con poca volontà, con tedio. Io vedevo il tutto, ma le monache non vedevano niente. Entrate che furono tutte le monache, già incominciava l’ufficio. Ed il serpente entrò per la stessa porta del coro e per tutte le monache, ad una ad una ci raccoglieva le imperfezioni e i difetti che si commettevano nel recitare l’ufficio. Quando fu vicino a me, ebbi lume come l’amor proprio mi aveva ingannato. Vidi i tanti difetti che io avevo commesso nel recitare l’ufficio: tante distrazioni e dissipamento, tanta trascurataggine di non esser andata subito al tocco del campanello. Se mi trattenevo, dicevo: “ Oh, adesso non ho l’obbligo come le professe! ” Così mi lusingavo. Ma dopo di quella mattina, mai più, per quanto posso, ho usato negligenza. Il serpente, fatta la raccolta dei difetti, ne fece una bisaccia e poi se la mise sopra la schiena e disparve. Io, dalla paura tremavo e dissi forte, con la voce, senza che io mi accorgessi, invocai i nomi SS.mi e chiamavo la Madre Badessa che con l’acqua benedetta facesse il comandò al serpente infernale acciò fuggisse. La Maestra passata che stava vicino a me, mi chiamò e disse che aveva inteso molte parole che io avevo dette. Io conferii con il Confessore e … mi approvò che io lo dicessi in ricreazione, come per sogno. Così mi comportai, dicendo: “ Ai sogni non si deve dare fede”. E lo raccontai alle monache. Loro così lo appresero per sogno, ma fece tanta impressione che, spaventate del serpente, come sentono il campaneIlo, corrono in fuga in coro. A me parve cosa e lume di Dio, perché per me è servito di lume e ne piansi le mie mancanze e difetti. Il nemico, poche notti dopo mi fece il terremoto sul letto. Già mi credevo che fosse il terremoto: più lungo di un quarto. Chiamai la monaca vicino, se m(ai) sentiva il terremoto. E lei subito mi disse: “Non temete che il demonio vi vuole spaventare”. Siccome di questo io ne tremo, la mia debolezza sempre (è) spaventata dal terremoto, anche quando stavo nel secolo. Questo terremoto l’ha fatto più volte, però solo nella camera dove sto io. E lo sentiva anche la Maestra di quando ero educanda, perché la medesima risiede a dormire nella medesima camera. Fu detto alle monache se nessuna aveva inteso il terremoto, e tutte dissero di no, ché molte monache stavano sveglie, che non (c’)era stato di certo. Il Confessore mi dice che è il demonio per impaurirmi, e con queste paure mi farà male. Una monaca mi disse che raccomandassi al Signore certi parenti, che stanno in Roma. Non mancai di pregare il Signore per queste creature; ma mentre facevo orazione Iddio mi fece capire che la sua giustizia stava adirata contro la Città di Roma e che non passerà gran tempo che le vuole mandare il flagello, onde orazione per placare la sua Giustizia, acciò liberi quel popolo dal flagello. Un’altra notte mentre mi raccomandavo al Signore, vidi il demonio che carregghiava <=trasportava> le anime all’inferno, ed erano religiosi e religiose. Durò tanto tempo come se fosse stato un facchino che di continuo … … davanti all’Inferno. Ohimè! Mi servì di spavento perché vedevo che anche le religiose si dannano. La notte dell’11 il Signore si compiacque che io patissi molti dolori, non solo nell’interno, ma anche nell’umanità. Iddio mi fece intendere come (in) quella stessa ora un religioso, frate di san Francesco, commetteva molti peccati ed un omicidio. Ohimè! la gran pena che al mio spirito fu! solo Dio lo sa. Ed accadde che voleva uccidere più di una persona e tra le altre una giovanotta. La mattina fu saputo per il paese che un frate di san Francesco aveva tirata una pistolata ad una giovanetta e che la notte fu comunicata la povera giovane. Insomma il caso è accaduto ed il frate è stato preso, benché era fuggito. Ed ora sta in carcere e la giovane morirà perché le palla gli è entrata nell’inter(no): cosa veramente degna di piangere. Peccati, sopra peccati, disgrazie per quella povera giovane e la madre non ha altra figlia che quella
di ottimi costumi.
Circa poi di quello che mi … V(ostra) R(everenza) del mangiare: sempre e tanto io mangio e provo la carne, ma lo stomaco non la vuole, sempre con una indigestione. Ho fatto il precetto condizionato come mi scrive V(ostra) R(everenza) (e) il disturbo esterno poco si conosce, mi (di)sturba lo stomaco e mi fa impallidire nel viso. Ma questo poco importa. Io seguito a fare l’obbedienza sin tanto che Dio lo vuole. Io, dalla novena della Purificazione in qua … patisco gran dolori come gli accennai, ma nel cuore è di continuo che, più volte, quasi sono restata mezza morta. Le monache mi vedono che io sto mal ridotta e ho perso il colore in faccia. Già mi voleva portare dal medico. Io dissi, in segreto, alla Badessa: ” Il mio male non è niente, ma è croce che il Signore mi vuole dare”. La Badessa si quietò, ma le monache con la Maestra delle novizie hanno importunato la Madre Badessa che mi facesse andare dal medico, che io dovevo ubbidire perché loro non mi volevano vedere morire in piedi. Alla fine mi è convento andare dal medico che mi vide sbattuta e subito mi ordinò varie cose e che poi mi avrebbe cavato sangue. La sera obbedii all’in.
(La)mattina mi raccomandai al Confessore ché lui sa (il mio) male e che perciò mi aiutasse. Lui ha pensato (a ri)mediare, giacché le monache non si vogliono quietare, … disse una parola al medico che non mi ordinasse (nien)te, perché i rimedi umani li ha veduti, che ogni volta mi hanno fatto maggior male, e perciò questa era una croce che Dio mi voleva dare e con questo si (sono quie)tate tutte. Bensì si passano delle croci ed io ne vado di mezzo. (Sia) benedetto Dio. La prego di riverirmi la Angiolina con pregarla che preghi il Signore per la nostra lite, perché si sta con gran timore e se si perde il monastero, e sto per carità: se il Signore gli dà qualche lume, me lo scriva che io gli prometto la segretezza.
Io feci sentire la sua Lettera al Confessore e mi impone che lo riverisce. Circa dello scrivere alla Baldinucci, non ne scrivo, né bene, né mai; alla contessa, di rado gli scrivo e mi porto in maniera che di me stessa non scrivo cosa veruna e nemmeno ad altri, perché non ho tempo. Scrivo qualche volta al P. Eusebio, in qualche occasione necessaria, ma non cose di anima. Ho pregato Gesù che mi desse lume, se era volontà sua che io faccia questa astinenza, che i cibi così mi fanno male, di carne. E ogni volta che mangio la carne, sempre sto più male di stomaco. Ma Dio mi fece capire che sia volere suo che io non mangi carne. Ogni volta mi ci sento una quiete interna. Se poi mangio la carne, mi pare di disgustare Dio e di dare qualche gusto alla gola, benché dopo lo pago con gran dolore di stomaco. Ma mi quieto perché f(acci)o l’obbedienza. Lo dissi al Confessore e lui mi disse: “Scrivetelo al P. Aloisi perché lui si muoverebbe a compassione”. La Maestra che dorme nella (mia camera) e mi sente che la notte travaglio, mi impone che scriva a V. R. e prenda questa licenza di stare qualche notte di non andare a letto perché mi sente che io peno assai. In questo mi rimetto al suo comando.
Più volte Dio mi usa misericordia nella Comunione di ristorare l’afflitto mio spirito con la sua reale presenza, in un modo come se il sole entrasse nel mio petto e qualche volta gli richiedo che mi trasformi tutta in lui e che mi dia forza di soffrire, ma che tocchi il mio cuore tanto addolorato e mi sento come raddolcire il dolore nel cuore. Circa della purga di spirito, sempre mi pare che cresca perché nel fare orazione mi trovo talmente lontana da Dio e nelle tenebre di me medesima che più volte mi trovo come perduta o . Non so come spiegarlo, perché mi trovo sola nell’essere di me stessa. Vado cercando Dio perché temo di averlo perduto. Ma di questa sorte di cose, solo a voce si potrebbe capire perché (in) quante sorti e in quanti modi si trova lo spirito: mi trovo con una somma afflizione interna. Io vado crescendo in difetti e imperfezioni, iniquità. Richiedo la sua santa Benedizione e preghi il Signore che i converta a lui perché temo di non divenire un Giuda, discepolo di Gesù traditore. Richiedo se può la risposta presto perché mi pare di vivere ingannata.
/ Ceralacca ed indirizzo / Al molto rev.do Padre sig. padrone colen.mo – Il P. Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro.

This entry was posted in Chiese, DOCUMENTI, LUOGHI, PERSONE and tagged , , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gentilmente scrivi le lettere di questa immagine captcha nella casella di input

Perchè il commento venga inoltrato è necessario copiare i caratteri dell'immagine nel box qui sopra