Beccerica Fra’ Gino lettera ai Fidanzati sulla Vocazione al matrimonio

PENSANDOCI
Prendi ed accetta le cose, le persone e gli avvenimenti “così quali sono” e con calma e serenità.
— Il cruccio per una famiglia che vorresti formare, è la cosa più normale di questo mondo. Essendo, però, anche la cosa “più importante di questo mondo”, è, nello stesso tempo, anche la più difficile. Ma è anche la più “possibile”, perché la più “comune” di questo mondo, e, quindi più “adatta” anche per te.
Solo che con questa certezza deve accompagnarsi un po’ di paziente attesa. E non dimenticare che ” il meglio è nemico del bene”. Nessuno è perfetto. E non si ha il diritto di esigere dagli altri qualità che personalmente non si posseggono. D’altronde le mancanze “benigne” (cioè inevitabili) riscontrate nel patner (l’atra persona) possono rappresentare per l’Altro un incitamento, una specie di sperone che stimola il cavallo di razza. Spronano ad andare avanti e a salire più in alto. Questo non significa che la scelta dell’altra persona debba essere irrazionale! Tutt’altro! Si dice soltanto che né ora, né più tardi, troverai mai – in questo campo – la pienezza assoluta e costante: ci sarà sempre ad un dato momento un’imperfezione, una punta inevitabile di insoddisfazione. Inevitabile e tragica, non c’è dubbio; ma bisogna saperla accettare e sopportare! Lo stesso avviene, del resto, per tutto ciò che è grande e importante nell’esistenza: la vita politica, la creazione artistica, la salute, le aspirazioni morali e spirituali; anche qui, la perfezione è impossibile. Non c’è mèta che venga raggiunta nella sua totalità. Si trova sempre sul proprio cammino un ostacolo a cui ci si deve arrestare, allo stremo delle forze. E’ l’aspetto tragico della nostra condizione umana, e non ci resta altro da fare che prenderne atto con più o meno filosofia.
Occorre accettare nell’Altra persona non solo quanto possiede di buono, di bello e di amabile, ma anche tutte le piccole o le grandi debolezze, i difetti e le miserie. I fidanzati debbono poter dire: ” Ti voglio e ti prendo così come sei. Fa altrettanto per me “.
O si accettano questi difetti o questi vizi (benigni) e ci si sforza di farsene una ragione o di guarirne l’Altra persona; ma se ci si sente incapaci di questo impegno, se si hanno delle inquietudini, se si avanzano delle riserve, molte e gravi, allora non si ha il diritto di fidanzarsi con quella.
“Alter ego” : si vive per l’altro, non si vive senza l’altro. Se ne ha bisogno: bisogno esclusivo di quella persona. “IO SONOTU”. L’alter ego è come la propria pelle, non come il proprio vestito.
Accettatevi nell’essenziale: piacervi, volervi bene. E poi “l’impegno” di entrambi per il resto, che è “nelle vostre mani”.
Quando si tratta di due esseri che si amano, può meravigliare che si insista sul valore dell’ACCETTARSI. In questa parola ‘accettazione’ c’è, infatti, qualcosa di freddo e di rassegnato, che sembra stridere con lo slancio entusiastico verso l’unione totale di cui l’amore fa desiderare e poi intravedere l’incanto. “Ci sentiamo persone unite, ognuno vuole quello che vuole l’altro” affermano i giovani sposi.
Ma il vero amore, l’amore fra le persone non realizza alcuna fusione, implica ed intensifica la distinzione degli esseri, e cioè una nuova forma di essere. L’unione, infatti, che realizza il “NOI” non può costruirsi che sull’accettazione “volontaria” del ‘tu’ e dell’’io’
E’ Dio soltanto che ha una conoscenza totale dell’intimo. Bisogna riconoscere che è normale e che è un bene che ciascuno conservi il suo mistero, in parte negativo! Perciò, se è necessario per una conoscenza più profonda, mettere a fuoco l’immagine dell’altra persona che è lontana molte volte – se non sempre! – dall’ideale accarezzato, BISOGNA rinunciare ad una “chimerica perfezione!”
Questo non significa rinunciare alla verità e alla profondità dell’amore! E’ l’accettazione di un essere imperfetto, perché noi stessi siamo imperfetti: accettazione nella compassione, nella pazienza, nella tenerezza: in tutto! Questo è davvero il MUTUO AIUTO degli sposi nella costruzione giornaliera dell’amore!
Pazienza ed umiltà! E’ proprio su queste DUE virtù che si costruisce il “proprio io” e si conquista “il mondo degli altri”!
L’esigenza tirannica del “perfetto” è un “veleno” per l’amore, è una tendenza dell’orgoglio passionale e del dominio sull’altro, piuttosto che del desiderio di AIUTARSI; è oltre tutto, anche una mancanza di obiettività!
Quello che noi chiamiamo spesso con la parola difetto, spesso – se non sempre! – è semplicemente un modo di essere diverso dal nostro. Consigliarsi con gli altri, scegliere da soli”. Il negoziante ha la sua merce, la scelta è libera. La vita umana è una continua scelta responsabile.
Dio ha creato il mondo, ma ha lasciato all’uomo il compito di “perfezionarlo”. Si affitta un appartamento, si riceve l’essenziale; ciascuno in seguito lo abbellisce.
Una vita troppo comoda finisce con l’essere poco piacevole. Perciò adottate l’uno i difetti dell’altra, come si adotta un bimbo. Gli si vuol bene senza rinfacciargli le origini umilianti. Cosi tu per lei e lei per te.
Una persona limitata potrebbe condividere i limiti di un’altra. Ci sono limiti “contrari ” come quando in una gita insieme, all’ora di mangiare, tu poni sulla tovaglia un pezzo di pane e l’altro una macchina fotografica. Ci sono limiti “uguali “. Tu metti sulla tovaglia un pane e l’altra un pane. Ci sono, infine, limiti “diversi”. Tu metti il pane l’altra il companatico: ARRICCHIMENTO SCAMBIEVOLE.

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