A FERMO PADRE ANTONIO GRASSI RELIGIOSO FILIPPINO AVVIA NEL 1653 IL MONTE FRUMENTARIO

GRASSI ANTONIO BEATO avvia il Monte Frumentario a Fermo.
La città di Fermo nel Seicento era rinomata e bene organizzata dal punto di vista culturale, economico e civile. La popolazione, fra città e campagna, era di circa novemila persone, di cui settemila abitavano in case rurali. C’erano molte chiese disseminate nel territorio, allo scopo di facilitare le devozioni e la sepoltura dei defunti. L’attività prevalente nell’agricoltura era la produzione di grano che si aggirava sui cinquantamila quintali annui. Tolta la parte riservata per la semina, si aveva un’eccedenza di trentamila quintali, e qualche volta di più se l’annata era buona. C’era possibilità di esportarlo in varie parti d’Italia, anche in Dalmazia con cui Fermo manteneva buoni rapporti economici. C’era l’obbligo di consegnare una certa percentuale all’annona centrale della capitale, poiché Roma ne aveva sempre bisogno. Negli anni di carestia generale, la situazione si faceva tragica. I negozianti facevano buone scorte di grano vecchio. Quando crescevano le richieste, aumentavano i prezzi.
Le autorità cercavano di intervenire in qualche modo alle situazioni di grave miseria, organizzando opere sociali che facevano fronte alle necessità immediate della popolazione.
I Monti frumentari, creati in molti paesi, prima del 1653, mancavano a Fermo. Se ne vide la necessità nel 1648, anno della famosa rivolta che ha seminato lutti e sangue. II Comune, in quella circostanza, cercò di fare qualche cosa di utile, distribuendo circa cento rubbi di grano ai bisognosi, come risulta dalle cronache del tempo.
Non sempre chi chiedeva grano in prestito riusciva a pagare il grano ricevuto. Nonostante una diffusa povertà, funzionavano a Fermo due orfanotrofi e sei ospedali (quello del Girfalco; di Santa Maria dell’Umiltà; di San Giovanni Battista; di Santa Maria della Carità; di Sant’Antonio di Vienne e quello di San Marco per i lebbrosi). C’erano anche le Confraternite che avevano scopi caritativi, a fianco delle rispettive parrocchie.
Il primo Monte frumentario a Fermo fu organizzato da padre Antonio Grassi con i mille scudi messi a disposizione nel 1653 dall’arcivescovo fermano Giovanni Battista Rinuccini che nutriva verso di lui una profonda stima.
Le testimonianze scritte documentano l’attività caritativa di padre Antonio e riferiscono che egli dava in elemosina centinaia di scudi: cifra molto elevata in quel tempo. Infatti, un rubbio di grano era venduto a circa sette scudi. In momenti di carestia poteva arrivare anche a dieci o dodici scudi. Cento scudi, quindi, equivalevano al prezzo di circa 10-15 rubbi.
Da notare che padre Antonio chiese e ottenne dai suoi confratelli che si affidassero completamente alla Provvidenza, in modo da dare in elemosina ogni riserva di grano, lasciando solo quello strettamente necessario per giungere al nuovo raccolto.
Nel corso grande in città si affacciavano i palazzi dei nobili Maggiori, Morroni, Aceti, Ricci, Bonafede, Nannerini ed altri. Padre Antonio Grassi cercò, per quanto gli fu possibile, di migliorare la situazione con iniziative che lo resero veramente benemerito dinanzi a tutta la popolazione, tanto da essere chiamato «padre dei poveri».
Notizie desunte e rielaborate dal libro del gentile amico sacerdote Cecarini Giuseppe

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