DOPO IL TERREMOTO L’ATTESA ANGUSTIANTE con ATTIVITA’ e LOCALITA’ ABBANDONATE

DISAGIATI DAL TERREMOTO IN CAMMINO DI SPERANZA
Nel dopo terremoto sono reali gli interessi dei cittadini a risolvere le problematiche che richiedono la determinazione dettata dal buon senso con progetti efficienti per le case e per il lavoro. Madre Teresa di Calcutta, beata, ha notato che in Occidente le situazioni di povertà trovano meno soluzioni, come dire che rimangono isolate.
Le persone disagiate hanno consapevolezza di tendere ad un futuro di impegno nella precarietà con responsabilità operativa nella speranza di effettive realizzazioni. La speranza è la via aperta per un cammino di solidarietà tra le persone e tra le istituzioni degli enti locali pubblici e statali dell’Italia e del mondo. Il cammino richiede corresponsabilità in fase di realizzazione.
Si resta fiduciosi nell’attesa di superare gli ostacoli presenti con una sinergia senza limiti che assicuri i beni rinnovabili. La gente dei paesi terremotati vive una profonda crisi nell’urgente necessità di ricostruire il benessere perduto. Le speranze del dopo terremoto sono in riferimento alla realtà ben ardue, ma di possibile soluzione, se ci sono persone ed istituzioni che ne danno l’effettiva realizzazione.
Ci sono molti progetti per la sicurezza di chiese e di palazzi che sono stati presentati alla regione Marche, per i quali non è giunta ancora l’approvazione sollecitata. Ci sono anche marciapiedi da sistemare negli spazi urbani per rendere effettiva la praticabilità dei pedoni.
Per i cittadini sfollati il contributo di autonoma sistemazione (CAS) è pagato dai comuni. Le istanze presentate per i controlli con sapralluoghi tecnici sulle loro case sono state già esaudite da tempo. Gran parte degli sfollati dei paesi d’altura sono sistemati nelle seconde case. Le pareti deformate degli edifici pericolanti sono stati messe in sicurezza con imbracature.
Alcune vie centrali dei centri urbani, dichiarate “zona rossa” erano state chiuse talché erano rimasti inutilizzabili i locali dei negozi commerciali. Con strutture di riparo dai pericoli si è consentita pur parzialmente una praticabilità, per la popolazione restata, con scarso afflusso commerciale. Non basta che i privati si sistemino altrove, trovando i locali, occorre che nelle nuove aree abitate funzionino anche i servizi sanitari, farmaceutici e sociali nei punti di afflusso degli sfollati.
Restano lesionate e imbracate molte chiese chiuse della diocesi ed altre chiese di proprietà pubblica. Molte urgenze inserite nel primo stralcio dei lavori già finanziati riguardano i palazzi comunali per i quali era già stato dato l’incarico al tecnico. I comuni non possono procedere fino a quando, per i lavori già finanziati, non giunga dalla regione Marche l’indicazione conclusiva su come procedere per affidare i lavori.
Quando la sistemazione definitiva appare difficoltosa nel tempo si pensa ad un futuro angustiante sino a che le reali soluzioni differite restano precarie. L’analisi fenomenologica delle persone disagiate, nella misura in cui l’esperienza di disagio è acuta, pone con forza crescente il problema del futuro. Il tempo non è mai qualcosa di esteriore alle persone ma è una dimensione personale. La prospettiva del futuro è spazio di libertà e sorgente di responsabilità.
Il presente è una partenza per un qualcosa ‘di più’ che dovrà compiersi. Questo ‘di più’ coinvolge le persone tutte e le relazioni nel mondo.

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