Liberati Germano studioso documenti di Fermo pagamenti Archivio Liber 1013 anno 1351

Tesi di Laurea di Germano Liberati Urbino a. 1970 Economia e governi di Fermo nel primo Trecento” documenti di Fermo
Liber 1013. Liber introitus diversarum pecuniarum receptarum per dominum Antonium Johann. Paccaroni, Bancherium Communis Firmi, super solutione stipendiorum de anno Domini 1351. Questa intitolazione data dall’Hubart a un Liber che lui ha numerato 1013 di fatto non trova riscontro in queste attuali carte che contengono la registrazione dei proventi delle gabelle. Il volume consta di 16 carte, di cui solo sette scritte. Al codice restaurato nel 1962-1963 è aggiunta una ‘cartula’ con il mandato del Comune all’ufficio di ‘Bancherius’ ad Antonio Paccaroni. Questa però è dell’anno 1361 e quindi non va unita in questo testo.
Su questa base, cerchiamo di delineare la figura di Antonio dei Paccaroni, secondo le diverse angolazioni suaccennate. Egli fu innanzitutto un possidente terriero. Non ci è possibile fornire i dati dei suoi possessi perché siamo sforniti di ogni dato catastale dell’epoca, ma da quanto si può desumere dai codici predetti 1019 e 1011 egli aveva vasti allevamenti di cavalli e di ovini. Ora non è concepibile l’attività di allevatore, distinguendola, per quei tempi, dall’essere possessi terrieri. Certamente dovette appartenere ad una famiglia nobile che possedeva fondi un po’ qua e un po’ là, per tutto il territorio del Fermano.
È interessante notare come l’esercizio della mercatura non sia stata l’attività primaria dei Paccaroni. A Fermo erano tipici proprietari terrieri che del reddito della proprietà fondiaria facevano strumento e mezzo di investimenti mercantili. In ultima analisi, ancora una volta, l’origine rurale del Comune è il punto di partenza e il riferimento d’obbligo per rendersi conto di ogni successiva manifestazione economica e sociale di Fermo. Del resto questa separazione inesistente tra proprietà fondiaria e attività commerciale, che è quanto dire tra nobiltà e ceto mercantile, era assurda nelle condizioni generali.
Lo nota assai bene il Sapori che scrive: “Così venne a mancare in Italia la netta separazione che altrove permetteva e determinava le equivalenze campagna-nobiltà e città-borghesia ed a mano a mano perdettero valore anche le altre, nobiltà-proprietà terriera e capitale fondiario e borghesia-lavoro; e traffico e capitale mobiliare: in quanto avvenne che i terrieri inurbati si dessero altre attività mercantesche, e gli artigiani e i mercanti cittadini destinassero parte degli utili delle loro fatiche all’acquisto dei fondi rustici”.

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