Mario Blasi evangelizza domenica terza quaresima anno C

(Lc.13,1-9) Quaresima seconda domenica anno C

“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei? No, vi dico”.
Alcune persone portano a Gesù una cattiva notizia che riguarda i Suoi paesani. Essi sono stati massacrati da Pilato nel tempio e il loro sangue si è mescolato con il sangue degli agnelli offerti a Dio.
Gesù risponde con un altro episodio doloroso: la caduta della torre di Siloe dove morirono diciotto persone.
Gesù reagisce contro l’opinione in cui si afferma che le disgrazie o le malattie sono dovute al peccato delle persone. Gesù invita a riflettere. “Nessuno di noi è immune dalla violenza che può travolgerlo: andando allo stadio o trovandosi senza colpa in mezzo ad una sparatoria tra delinquenti; nessuno di noi è protetto autonomamente da incidenti o da catastrofi naturali. Potrebbe essere vittima casuale per un atto di generosità e solidarietà, come è accaduto a volte per i soccorritori coinvolti nel medesimo incidente”.
Gesù invita a riflettere e chiama alla conversione nel tempo della misericordia.
“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
La coscienza della propria limitatezza deve spingere alla conversione.
“Una disgrazia può suscitare la convesione verso il fratello vittima del male, cambiare il nostro atteggiamento verso Dio e verso il prossimo. E’ quanto avviene nel buon samaritano: il volto sofferente del fratello lo induce alla responsabilità morale. Dobbiamo approfittare dei segni dei tempi, del nostro tempo, per riflettere, scoprire il senso della vita e i valori, correggere le scelte e l’orientamento”.
Gesù, poi, mette in risalto il male morale e l’incredulità che conducono alla morte. Il peccato conduce alla morte che sarà il frutto ultimo di chi la sceglie.
Il peccato e l’incredulità sono la causa profonda di ogni male. Chi accoglie il messaggio di Gesù e crede in Dio che lo ha mandato, ha la vita eterna. Per questo motivo non si può essere indifferenti o neutrali alla Parola di Gesù. Essa esige una decisione: o si accoglie o si rifiuta.
“Urgenza della conversione non toglie la pazienza di Dio nei confronti del peccatore. La parabola del fico sterile la mette in risalto. Nel confronto tra il padrone e il coltivatore, appare la minccia, ma anche la possibilità che fa risaltare la misericordia e la bontà di Dio”.
Il tempo della vita è un dono di Dio. Bisogna produrre frutti buoni per il bene di tutti.

<.<.<.<.<.<.<.<.<.<.<.<.<. III DOMENICA DI QUARESIMA (Lc.13,1-9) "Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo ". Gesù prende lo spunto da due avvenimenti della storia locale per esortare tutti a cambiare vita. Non bisogna guardare i disastri della storia per vedervi i castighi di Dio. Gesù presenta due fatti di morte violenta: alcuni galilei, uccisi da Pilato, il cui sangue viene mescolato con quello dei loro sacrifici, e il crollo inaspettato della torre di Siloe dove diciotto persone perdono la vita. Il primo fatto è causato dall’uomo e il secondo da una disgrazia inattesa. Gesù non accetta la mentalità diffusa del Suo tempo, dove le disgrazie sono sempre castigo per i peccati. La mentalità popolare lega la sventura terrena al peccato. Nel passare accanto ad un cieco nato, i discepoli di Gesù gli domandano: "Rabbì, chi ha peccato? Quest’uomo o i suoi genitori perché sia nato cieco?". Gesù risponde: "Né lui ha peccato né i suoi genitori". Dio ama tutti, giusti e ingiusti, buoni e cattivi. La Sua tenerezza si espande su ogni creatura. Il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva! Egli vuole il bene dell’uomo. Gesù invita a leggere gli episodi dolorosi della vita, non come castigo di Dio, ma come richiamo del Signore alla conversione. La vita è un dono per accogliere l’Amore di Dio nel cuore e ridonarlo ai fratelli. Gli uccisi da Pilato o dalla torre di Siloe non erano peggiori dei presenti. Gesù non dà una risposta al perché della sofferenza umana. Il dolore è un mistero! Gesù invita a prendere coscienza dell’importanza del tempo presente per accogliere la bontà del Signore ed essere misericordiosi con tutti. " Padrone, lascialo ancora". Il vignaiolo intercede presso il padrone con la speranza che l’albero porti frutto. Gesù intercede presso Dio perché ogni uomo porti frutti di bontà. Oggi la comunità cristiana, unita a Cristo, è chiamata a portare agli uomini il frutto dello Spirito: "GIOIA, PACE, PAZIENZA, BENEVOLENZA, BONTA’, FEDELTA’, MITEZZA, DOMINIO DI SE’ " (Gal. 5,22). I giusti devono essere solidali con coloro che sbagliano, senza giudicarli o condannarli, e devono diventare segno di salvezza per tutti.

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