EBREI nel concentramento a SERVIGLIANO 1940- 1944 ricordati dall’arciprete don Giuseppe Oreste Viozzi Gi

Cenni Storici su Servigliano di don Giuseppe Oreste Viozzi .

Ricordi riguardanti il concentramento degli Israeliti.

GLI ISRAELITI NEL CAMPO DI SERVIGLIANO

Non risulta che, almeno nelle Marche, gli Ebrei siano stati concentrati, in numero tanto rilevante, come a Servigliano, durante la seconda guerra mondiale. I primi israeliti, confinati a Servigliano, giunsero il 30 ottobre 1940, altri arrivarono nel dicembre successivo, e fino al settembre del 1943, raggiunsero il numero di 20-25.

Le cose però cambiarono dopo l’B settembre 1943, quando essi da confinati, divennero internati, sotto speciale vigilanza e racchiusi nel Campo, allora lasciato libero dai prigionieri inglesi, datisi alla fuga in seguito alla cessazione delle ostilità.

Altro gruppo di Ebrei qui trasferito dal Sud (non ci risulta l’esatta località di provenienza) giunse nell’ottobre-novembre 1943. Erano in numero di circa 70.

L’inverno 1943-44, si presentò molto rigido, ed essi dovettero soffrire le dure conseguenze, anche perché alloggiati in vecchie e logore baracche di legno, (costruite nel 1915) su giacigli preparati alla meglio e riscaldati solo da qualche coperta.

Siccome nel vasto Campo si trovavano anche altri internati civili, essi ebbero, in quel novembre una visita dell’Arcivescovo di Fermo, mons. Norberto Perini, che lasciò loro qualche aiuto in denaro.

Anche la popolazione del luogo, specie le Associazioni cattoliche, davano gli aiuti loro possibili. Si favoriva la clandestina evasione dal campo, come avvenne, nell’aprile del 1944, per la famiglia dell’Ingegnere Ettore Viterbo, già Capo Ufficio del Genio Civile di Venezia ed Ufficiale mutilato della guerra del 1915-18.

Alle ore 22,30 del 24 marzo 1944, un gruppo di patrioti irruppe nel Campo per tentare la liberazione degli internati, specialmente Ebrei, che correvano sempre i maggiori pericoli. Nella quasi totalità, però, si rifiutarono di evadere, nella incertezza di trovare un ricovero anche per il fatto che le campagne limitrofe, erano piene di prigionieri inglesi, fuggiti dal campo nella notte dell’8 settembre 1943, per cui i civili non avrebbero potuto sopportare, anche volendo, il peso del loro mantenimento.

Uno strano lancio di «spezzoni», a mezzo di misterioso aeroplano, si verificò nelle prime ore della notte del 3 maggio 1944; nel Campo vi fu un morto e qualche ferito. Si venne poi a sapere che l’aeroplano, di nazionalità inglese, era ivi sorvolato per dare l’allarme e mettere in fuga anche il corpo di guardia italiano, data la imminente cattura degli Ebrei da parte dei Tedeschi. E ciò si verificò purtroppo il giorno successivo 4 maggio. Il campo intanto nella notte venne completamente evacuato e gli Ebrei (oltre 150) fuggirono quasi tutti, perché nell’incalzare degli avvenimenti, e nel timore di essere presi cercavano mettersi in salvo altrove. Alcuni rimasero nell’abitato del paese, mentre la maggioranza si rifugiò nelle vicine case coloniche.

Come si temeva, alle ore 10 del 4 maggio, giunsero al Campo alcuni automezzi tedeschi e, vedendolo vuoto, si riversarono alla caccia degli Ebrei, nelle case del paese ed abitazioni limitrofe. Favoriti anche da segnalazioni e tradimenti, riuscirono a catturarne 25-30, che caricati, in modo inumano, su di un autocarro, vennero portati verso il nord e senza dubbio trucidati, come si può desumere dal fatto che restarono sempre senza notizie i rimasti a Servigliano. Anche la Croce Rossa Svizzera, che chiedeva insistentemente notizie dell’Ebreo Maurizio Hauser, con la moglie e 4 figli, non ebbe nessuna risposta, mentre risultava che anche essi erano stati caricati sul tragico convoglio della morte.

Dopo il bombardamento del 3 maggio e la deportazione di numerosi Ebrei, tutti gli internati furono invitati a rientrare nel Campo. E molti Ebrei ubbidirono anche per il fatto che non era loro facile trovare fuori un modesto vitto ed alloggio.

Il giorno 29 maggio sempre del ’44, viene portato nel Campo un altro gruppo di 60 Ebrei, provenienti dal concentramento di Corropoli (Teramo). Fra essi si trovano persone distinte per cultura, posizione sociale, nonché per uffici pubblici in antecedenza ricoperti in Italia ed all’estero da dove per la maggior parte provenivano.

Il 4 giugno ‘44, ancora un’altra volta, ricevono una visita da parte dell’Arcivescovo di Fermo mons. Norberto Perini. Il fiduciario di essi rivolge a mons. Arcivescovo un indirizzo di devoto omaggio.

In tale periodo il Parroco don Oreste Viozzi, distribuiva rilevanti somme di denaro, rimessegli dal Comitato clandestino di Liberazione Nazionale, nell’incalzare degli avvenimenti che precipitavano verso il ‘loro epilogo.

Tutto ciò è stato anche rilevato in un articolo del Colonnello Arturo Strinati da Porto San Giorgio e Vice Presidente del Comitato Provinciale di Liberazione, nel quotidiano « Il Tirreno » di Livorno (N. 20 del 16 maggio 1949).

La sera dal 7 all’8 giugno 1944, un forte nucleo di Patrioti irrompe nel Campo, e ne ordina la completa evacuazione che avviene in poche ore e senza incidenti di sorta. Ormai il Corpo di Guardia, addetto all’ordine del Campo, si era dileguato. Così gli israeliti si disperdono per diverse destinazioni. Alcuni chiedono al Parroco lettere di raccomandazione, che vengono loro ben volentieri rilasciate.

La nostra cronistoria ci porta alla sera del 14 giugno, quando inizia il passaggio delle truppe tedesche in ritirata verso il nord. Data la posizione topografica di Servigliano, situato alla confluenza delle più importanti strade della Provincia, qui transitano le truppe che vengono da Ascoli Piceno, Santa Vittoria in Matenano, ed Amandola, nonché da altre vie secondarie, per inoltrarsi nelle zone interne.

Quivi insediano una specie di Quartiere generale, con sede di un Comando, e vi rimangono per quasi una settimana, per regolare la ritirata delle truppe.

Nella notte del 16 giugno, ad un chilometro dall’abitato, è trovato barbaramente trucidato l’ebreo Schlaf Jesael Isidor, dell’Alto Adige. Era persona semplice ed innocua, che dal Campo si era rifugiato in una casa colonica del contado, ma le truppe tedesche lo uccisero solo perché ebreo. Con difficoltà fu possibile ottenere dal Comando tedesco il permesso, per il suo seppellimento nel Cimitero Comunale.

Il giorno 19 giugno tutte le truppe tedesche sono già oltre il Tenna (a 200 metri dal paese), ne fanno saltare il ponte, che aveva importanza architettonica.

Gli Ebrei dispersi ritornano in paese, ed anche nel Campo, per procurarsi un alloggio, ma poi in pochi giorni raggiungono altre destinazioni. Anche ora il Parroco consegna loro lettere di presentazione e raccomandazione; essi le gradirono, come hanno dimostrato i ringraziamenti in seguito inviati.

Si crede opportuno chiudere queste note di cronaca, riportando copia di una lettera di ringraziamento inviata dal Rabbino Capo di Ancona.

IL RABBINO CAPO

( omissis )

Ancona lì 9 luglio 1942

Rev.do don Oreste Viozzi

SERVIGLIANO

Con riferimento alla Vs. in data 27-4-1942, Vi comunico di avere inviato al Vostro indirizzo, un pacco di libri di preghiere, in lingua ebraica, affinché vogliate avere la bontà di consegnarli a chi ve ne fece richiesta.

Mi è grata l’occasione di porgervi, insieme con i più sentiti ringraziamenti, distinti ossequi.

IL RABBINO CAPO

firmato Dr. Elio Toaff

 

L’autore

Viozzi don Giuseppe Oreste

figlio di Achille e di Bruni Carolina, nato a Servigliano il 9 agosto 1890, battezzata nella Parrocchia S. Marco. Cresimato il 4.5.1892. Completa gli studi a Fermo in Seminario e ordinato Sacerdote da S. E. mons. Arcivescovo Carlo Castelli il 18 marzo 1915, parte soldato il 24 novembre 1915 restandovi per quattro anni fino al 16 agosto 1919. Poi vicario cooperatore a Pedaso ed a Mante San Pietrangeli. Il 16.9.1921 è nominato arciprete parroco a Servigliano, e vi dedicando ben  45 anni.  Dal 1961 Cameriere segreto soprannumerario del Papa. Fu Vicario foraneo del clero della zona media Tenna.  Ha esercitato la sua missione di parroco, guida, esempio e sostegno per i fedeli, ricambiato di stima, fiducia, collaborazione e solidarietà. Grazie a Dio.

\\\\\\\\\\\\——Digitazione di Vesprini Albino sollecitato da Carlo Tomassini

 

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