SINODO FERMO 1995 RELAZIONE DI MONS. MIOLA GABRIELE Vita e missione della Chiesa Fermana anno 1995

INTERVENTO DEL VICARIO PER IL SINODO

< Vita e missione della Chiesa Fermana verso il terzo millennio 1995>

MONS. GABRIELE MIOLA

Eccellenza Rev.ma,

la Chiesa Fermana è lieta oggi, nella festa di Pentecoste, riunita intorno al suo pastore, di celebrare l’Eucaristia, render lode al Padre e invocare un rinnovato dono dello Spirito su tutta la comunità diocesana.

La Chiesa Fermana conclude oggi il suo cammino sinodale e vuol presentare a Vostra Eccellenza i risultati del lavoro di analisi, di riflessione e di scelte per il futuro, compiuto in cinque anni di impegno ecclesiale sotto la sua guida di vescovo e pastore della nostra diocesi.

.I.       Un po’ di storia

A 30 anni dal Concilio Vaticano II la nostra diocesi, mentre vedeva la rapida trasformazione della vita sociale, dovuta ad un costante e veloce trapasso da una cultura prevalentemente contadina ad una industriale, con cambiamenti profondi nella geografia della popolazione, nel mondo del lavoro e nella men­talità, avvertiva il divario tra le prospettive teologiche e pastorali, che il Concilio aveva proposto alle singole Chiese particolari e la vita concreta cri­stiana delle nostre comunità.

I documenti conciliari, interpretati dal magistero universale e dalla Chiesa ita­liana ci sono stati di guida nel rileggere gli aspetti fondamentali della vita ecclesiale.

Nei primi tre anni (1987-90) è stata fatta una rilettura del Concilio prevalentemente con il clero nelle riunioni delle zone pastorali; negli anni 90-92, mentre le settimane pastorali diocesane di settembre animavano la riflessione, sono state preparate le linee dei documenti, che sottoposti alla riflessione degli ope­ratori pastorali nelle parrocchie, sono diventati poi la base di approfondimen­to e di discussione delle assemblee sinodali.

Tra l’apertura del 37^ Sinodo Diocesano in cattedrale il 22 Novembre 1992 e questa odierna assemblea solenne di chiusura si sono svolte 13 assemblee sinodali che hanno discusso e approvato i cinque documenti proposti:

– La Chiesa particolare Fermana

– La Chiesa che annuncia e trasmette la parola del vangelo (evangelizzazione e catechesi)

– La Chiesa che celebra il mistero della salvezza (la liturgia)

– La Chiesa Fermana nel suo territorio e i problemi relativi alla carità, la fami­glia e il lavoro, dell’economia e della politica.

– Le strutture di servizio pastorale per la vita diocesana.

Alcuni rilievi sui testi e sul lavoro svolto:

-I testi, è stato detto, sono troppo ampi, si è voluto parlare di tutto con il pericolo di una certa genericità e superficialità.

In parte l’osservazione è giusta, ma un’impostazione ampia, data fin dall’ini­zio, è servita ad una rilettura delle tematiche e ad un approfondimento dello spirito del Vaticano II, cosa che non era mai stata fatta in maniera così vasta.

-Il lavoro presinodale e assembleare non è riuscito a coinvolgere tutte le parrocchie e questo è relativamente vero; ma questo primo tentativo di creare una larga partecipazione ad un momento significativo della vita diocesana, che in progetto doveva coinvolgere tutte le parrocchie, è servito a creare uno spirito sinodale e di corresponsabilità che sarà certamente fruttuoso nel cam­mino della vita diocesana.

Questa sera, Eccellenza, ho l’onore di presentarle i testi conclusivi che riassu­mono il lavoro di analisi (1° vol.), di riflessione teologica (2° vol.) e di scelte pastorali operate dalle assemblee sinodali (3° vol.).

Lei, Eccellenza, conosce le linee di questi volumi perché nel suo ministero episcopale ha seguito passo passo il lavoro sinodale, ma sappiamo che un sinodo diocesano deve essere approvato dalla Santa Sede perché ogni Chiesa particolare cammini nella comunione di tutte le Chiese. Nel presentarli al Papa, tramite gli uffici competenti della Santa Sede, voglia assicurare a Sua Santità il nostro affetto e la nostra devozione filiale nel ricordo della Sua visi­ta alla nostra Chiesa Fermana quando in quel 30.12.1988 , nella cattedrale, Vostra Eccellenza volle annunciare al Papa la celebrazione di questo sinodo diocesano.

II.

Mi permetta ora di sottolineare alcuni aspetti fondamentali e punti focali che emergono dai documenti, che le presentiamo, come priorità pastorali che la Chiesa Fermana, attraverso il sinodo, ha indicato. Penso di poterli riassu­mere seguendo i cinque documenti in questi punti:

  1. La Chiesa locale, esprime il mistero della Chiesa, la Chiesa dalla Trinità, e vive dei carismi e dei ministeri che lo Spirito le concede. Le nostre comunità parrocchiali, i battezzati, hanno perso la coscienza di essere Chiesa, segno-sacramento di salvezza, popolo di Dio sacerdotale, profetico e regale, popolo missionario che annuncia e celebra il disegno di Dio sull’uomo e sulla storia; la fede di tanti cristiani è scaduta ad una religiosità individualista, di scarso e dubbio radicamento nella parola di Dio.

Primo obiettivo globale che il sinodo propone è quello di ricostruire questa coscienza di Chiesa e di popolo di Dio e di operare in maniera tale da supera­re ogni individualismo tanto nella liturgia quanto nella vita delle parrocchie e della diocesi.

I doni che lo Spirito ha concesso alla Chiesa postconciliare nella fioritura di movimenti e di aggregazioni ecclesiali nella nostra Chiesa diocesana debbono servire a far crescere tutto il popolo di Dio, debbono essere strumenti di unità in diocesi e nelle parrocchie, sotto la guida del ministero del vescovo e del suo presbiterio.

Per questo lo Spirito l’ha dotata di un’ampia ministerialità che si allarga a più diversi aspetti della vita della comunità cristiana:

– l ministero della parola che va dall’annuncio alla catechesi;

-il ministero della mensa che va dalla carità che sgorga dall’Eucaristia alla creazione della comunione ecclesiale per la partecipazione allo stesso corpo di Cristo;

-il ministero della presenza e della novità del sentire cristiano nella famiglia e nei vasti campi del lavoro, della cultura, del sociale.

Questa ministerialità, a cui il popolo di Dio si sta aprendo, il sinodo chiede che sia accolta, sostenuta, accresciuta, resa stabile attraverso un conferimento ufficializzato che stabilisca i lettori e i catechisti gli accoliti e i ministri dell’Eucaristia, gli operatori della carità in ogni parrocchia; nella parrocchia infatti, come struttura pastorale fondamentale, ogni ministerialità trova il suo luogo proprio di comunione e di sintesi primaria. Il sinodo particolarmente invita il presbiterio e le comunità ecclesiali ad accogliere quel primo grado dell’ordine sacro, il Diaconato, che ancora, nonostante il cammino già da tempo intrapreso, non trova la sua giusta collocazione nella nostra Chiesa locale.

sinodo sollecita a questa apertura non perché la diminuzione del clero pone gravi problemi pastorali e richiede nuove collaborazioni, ma perché la ministerialità è segno di vita, forza dello Spirito, diritto del popolo di Dio di esprimersi nella libertà dei figli. E voglia il Signore che da questa prospettiva e slancio ministeriale rifioriscano, per la giusta esigenza della vita ecclesiale, le vocazioni al ministero presbiterale.

  1. Se l’analisi della vita cristiana in diocesi ha costatato una mancanza di coscienza di Chiesa, una scarsa o nulla percezione della novità del mistero cristiano, della vita, della morte e risurrezione di Gesù, della comunione nella vita di Dio, una prassi religiosa sacramentale poco radicata nella fede, il sino­do chiede uno sforzo di nuova evangelizzazione.

Le assemblee sinodali hanno preso atto di una rinnovata catechesi alla preparazione dei sacramenti fino all’adolescenza, ma hanno anche costatato il vuoto di fede, di preghiera, di contesto cristiano in tante famiglie che presen­tano i figli nelle diverse età ai sacramenti della iniziazione cristiana.

Ora il sinodo chiede sopratutto nuove vie di evangelizzazione degli adulti, vere forme di catecumenato che facciano riscoprire Gesù e il suo vangelo di liberazione, la vita cristiana come libertà di figli di Dio. I membri sinodali hanno sentito la gravità del problema, che non è solo della nostra Chiesa Fermana, ma dell’Italia, anzi della vecchia Europa e dell’Occidente cristiano in genere, ma proprio per questo chiede uno sforzo di creatività e di fantasia alle singole parrocchie, all’ufficio pastorale e a quello catechistico nel dare direttive in ascolto e in sintonia con quanto viene proposto nelle altre Chiese che vivono lo stesso problema.

Paolo a Timoteo scrive che la S. Scrittura, ispirata da Dio, può formare l’uomo perfetto pronto ad ogni opera buona. Il sinodo chiede perciò, sulla linea che l’Eccellenza Vostra come pastore sta proponendo, che si moltiplichino nella diocesi quelle “scuole della parola”, che diano il gusto della parola di Dio, aprano all’accoglienza del mistero, richiamino i presbiteri alla responsabilità dell’omelia domenicale e 3 fedeli all’ascolto attento ed amoroso della parola.

  1. La S. Scrittura ci parla del mistero di Dio, del mistero di Cristo, del mistero della Chiesa come un’unica realtà che esprime nella storia il disegno salvifico di Dio: la parola l’annuncia, la liturgia lo celebra nei simboli, nei segni sacramentali che esprimono la comunicazione amorosa Dio che si dona alla chiesa in Cristo per mezzo dello Spirito.

Il sinodo se è rallegrato del cammino fatto dal concilio in poi della liturgia per una partecipazione viva, corale, di popolo che celebra il mistero della fede.

Ma il cammino da fare è ancora molto.

Il sinodo chiede che tutta la liturgia sia sempre in tutte le celebrazioni espressione del popolo di Dio, fonte culmine della vita di fede. E la comunità intera, presieduta dal vescovo od al presbitero, che celebra i santi misteri.

La celebrazione dell’eucaristia particolarmente deve stare al centro della vita del popolo di Dio. Il sinodo ha rilevato in più interventi che una certa leggerezza celebrativa e la moltiplicazione delle messe sviliscono il mistero celebrato e creano una assuefazione pericolosa alla realtà più preziosa che la chiesa possiede: l’Eucaristia.

Il sinodo chiede che la centralità dell’eucaristia sia coniugata con tutte le forme di preghiera e di offerta a Dio della propria vita come culto spirituale. Il sinodo invita a riscoprire la celebrazione delle lodi e dei vespri nelle comunità parrocchiali, la lectio divina come lettura della propria vita nella contempla­zione del piano di Dio, a riconsiderare i diversi aspetti della devozione popo­lare, tridui, novene, mesi particolari quasi come preparazione alla celebrazio­ne dell’Eucaristia. Gruppi particolari si ritrovino nei giorni feriali per celebra­zioni eucaristiche specifiche; ma la celebrazione eucaristica nel giorno del Signore risorto, la domenica, deve particolarmente trovare unito il popolo di Dio ed educato a parteciparvi nell’espressione più ampia della ministerialità: lettori, accoliti, cantori, i diaconi e gli operatori della carità. Il sinodo indica la parrocchia come luogo di comunione e di unità.

Questa prospettiva sarà realizzabile e l’Eucaristia domenicale più vera quanto più ogni parrocchia e la diocesi intera prenderanno coscienza delle proprie inadempienze e dei propri peccati: è un popolo di perdonati, un popolo che ha ottenuto misericordia quello che il Signore convoca alla sua mensa. In Sinodo chiede che in Diocesi ci sia un cammino penitenziale comunitario costante, ma particolarmente evidenziato nei periodi di Avvento e Quaresima. La Caritas diocesana, sulla scia di quella nazionale, ha già avviato una attenzione particolare a questi periodi tipicamente penitenziali e di conversione, ma il Sinodo chiede che siano resi più intensi, più partecipati, segni tangibili di una comunità che fa penitenza, che lascia i propri idoli per convertirsi al Signore. Nelle assemblee sinodali molti interventi hanno sottolineato la profonda crisi della confessione: il Sinodo propone un’attenzione rinnovata verso la celebra­zione della riconciliazione e ha chiesto all’Eccellenza Vostra di farsene inter­prete presso la Santa Sede per una rinnovata prassi penitenziale.

In questo l’ufficio liturgico diocesano ha un ruolo particolare di guida, di progettazione e di richiamo.

  1. La Chiesa Fermana nel suo territorio è chiamata a portare i segni della novità del Vangelo.

I cristiani che hanno rinnovato la propria vita alla luce del signore Gesù portano uno stile nuovo nel quotidiano e prima di tutto, in contrasto con la mentalità del mondo, scelgono di servire gli ultimi e i poveri. È il primo segno della novità cristiana sullo stile ideale delle comunità degli Atti degli Apostoli.

Il sinodo riconosce che la comunità cristiana ha iniziato a capire le nuove povertà del mondo di oggi, che pone maggiore attenzione al territorio e ai suoi problemi di emarginazione, e che si sta prodigando delle iniziative, che tante persone delle parrocchie prendono, e sta organizzandosi sulla linea della Caritas nazionale, anche se sono ancora carenti le strutture di sostegno e di intervento caritativo. Per questa rinnovata attenzione della comunità cristiana verso gli ultimi sia lode al Signore.

Il sinodo ha però rilevato che le comunità cristiane e la diocesi nel suo insie­me non ha capacità di lettura sull’evolversi delle realtà temporali, né ha assi­milato le indicazioni conciliari e del magistero circa la dottrina sociale della Chiesa nell’ambito del mondo economico e del lavoro, della politica e della cultura. E’ stato privilegiato prima di tutto un approfondimento ad intra della realtà ecclesiale, come l’evangelizzazione, la catechesi, la liturgia, per una riacquisizione del senso di Chiesa e della soggettività del popolo di Dio, ma è stato emarginato un approfondimento del senso della laicità e delle competen­ze proprie e specifiche dei cristiani, singoli o riuniti, nelle realtà mondane. Urge una ripresa in diocesi di queste tematiche e il sinodo chiede che insieme ad una sensibilizzazione di base sulla dottrina sociale della Chiesa ci sia con­temporaneamente un impegno diocesano per la preparazione di persone capa­ci di approfondimento culturale e di una presenza cristianamente animatrice nel proporre soluzioni ai problemi della famiglia, della demografia, dell’eco­nomia, del lavoro, della cultura e della politica.

5 . Da ultimo, ma campo non meno importante, le strutture di servizio per la vita del popolo cristiano. Il sinodo ne ha individuate alcune prioritarie, le elencherei così:

.a.   Incremento alle vicarie con forte iniziativa del vicario foraneo per una maggiore unità pastorale capacità di lettura delle situazioni ecclesiali e secolari locali, incisività di iniziativa nel territorio.

.b.   Stretto rapporto tra gli uffici pastorali diocesani da una parte e parrocchie e vicarie dall’altra:i primi per una programmazione aggiornata e per una verifica costante, le seconde per una operatività che si avvalga in loco della competenza dei laici nei singoli settori.

.c.   Potenziamento degli Istituti di teologia ITM, ISSR, SFT, SFISP (*), allar­gamento delle “Scuole della Parola” per un aggiornamento costante del clero e la formazione biblica del popolo di Dio, per la preparazione al Diaconato permanente e a tutti i ministeri necessari alla comunità.

Concludo riassumendo così:

-Chiesa come popolo di Dio e ministerialità,

-parola di Dio ed evangelizzazione degli adulti,

-centralità dell’Eucaristia domenicale per tutta la comunità cristiana e prassi penitenziale comunitaria,

-senso della laicità e formazione dei cristiani all’impegno nelle realtà secolari -stretta relazione tra Uffici, Istituti diocesani e parrocchie, sono le cinque piste che emergono dai documenti sinodali e che la Chiesa Fermana chiede, attraverso il sinodo, a vostra Eccellenza e ai suoi successori di percorrere e di aiutare la diocesi a percorrerle nel prossimo futuro che ci si apre dinanzi da questa sera,

Il sinodo è stato anche una riscoperta di metodo, di stile di partecipazione nella vita ecclesiale, che è connaturale alla comunità cristiana; chiediamo prima di tutto al Signore, ma anche all’Eccellenza Vostra, di voler sostenere questo stile perché la Chiesa Fermana si trovi preparata ad affrontare, anche in un futuro non lontano, un’altra assise sinodale.

Eccellenza, questa assemblea eucaristica rende oggi lode a Dio per il cammi­no compiuto in questi anni con la guida del suo venticinquennale ministero episcopale nella nostra diocesi e particolarmente per il cammino sinodale, ha chiesto e chiede ancora perdono per gli ostacoli posti ai doni e alla grazia del Padre;invoca il Signore risorto perché a conclusione del periodo pasquale in questo giorno di Pentecoste riempia tutti noi e tutti i fedeli della diocesi di quello Spirito d’amore che ha effuso sulla Chiesa nascente perché anche la nostra Chiesa Fermana sperimenti quel flusso di grazia che tutto rinnova.

  •  *  ITM = Istituto Teologico Marchigiano, sede di Fermo; ISSR = Istituto Superiore di Scienze Religiose, sede di Fermo; SFT = Scuola di Formazione Teologica; SFISP = Scuola di Formazione all’impegno Sociale-Politico.
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