DIARIO SPIRITUALE DI MARIA GIOIA DI CASETTE D’ETE DIOCESI DI FERMO Dono di sé a Gesù Cristo

IL DIARIO DI MARIETTA GIOIA Trascritto da Guido Anacleto Piergallina. Edito: Tipografia S. Giuseppe, Macerata 1973

ESTRATTO DALLA PREFAZIONE (…) Diario, scritto in 5 minuscole agendine. (…)

Man mano che leggevamo, scoprivamo l’interiorità di un’anima meravigliosa. A lettura finita, sentimmo di trovarci di fronte ad una santa, immolatasi eroicamente e nascostamente per la salvezza delle anime. Quell’anima doveva essere conosciuta, perciò decidemmo di trascrivere il diario, e, infine, di scriverne la vita.

Il libro, dice la stessa Marietta Gioia, non è un fine, ma un mezzo. Con questo mezzo noi ci auguriamo di risvegliare la spensierata gioventù da sogni alla realtà della vita, dove, diceva Paolo VI in un discorso pronunciato nel Novembre 1972, «incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte e qualche cosa di peggio, un legge contrastante che vorrebbe il bene e l’altra invece rivolta al male»; onde la necessità di una « grazia salvatrice » nella « lotta al buio che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo demonio, ma con una paurosa pluralità », e ciò in « un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, dove eternamente agisce Satana, principio del male, essere oscuro e conturbante, che esiste davvero . . . nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana . . . insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo … il perfido ed astuto incantatore che in noi sa insinuarsi per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica e di disordinati contatti sociali nel gioco delle nostre opere, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive, quando all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche e psichiche o alle nostre istintive, profonde aspirazioni ».

Profonda in realtà è la psicologia del male: col quale, presto o tardi, tutti dobbiamo incontrarci, combattere, vincere o soccombere.

Il libro è un mezzo, e con esso abbiamo voluto additare un altro esempio — quello di Marietta Gioia — di come i cristiani sanno combattere e vincere. Il lettore vedrà poi come ella seppe affrontare il dolore, chiedere a Dio il dolore, unire i suoi ininterrotti martiri a quelli del divino Martire del Golgota, per la sua santificazione e per la salvezza di tutte le anime.

Il lettore finalmente vedrà come Marietta seppe consacrare il meglio di sé all’Azione Cattolica. (…) Saremmo ben lieti se il nostro modesto lavoro recasse nuova luce, ardore ed incitamento tra la gioventù, maschile e femminile, specialmente fra quella delle nostre Associazioni Cattoliche, a servire Dio in purezza di vita, ad accettare il sacrificio, a lavorare maggiormente per la propria santificazione e per il bene spirituale degli uomini. Fermo, 31 Gennaio 1973 Guido Anacleto Piergallina

*********

D I A R I O.

Usque in finem (perseverare fino al compimento finale)

Casette d’Ete, 7 Febbraio 1926

Da qualche giorno sento intensissimo il desiderio di scrivere il mio giornale ed ora eccomi ad appagarlo. Voglio su queste bianche pagine fermare i moti tutti che agitano il mio animo … poi, negli anni che verranno, rileggendo, quali impressioni proverò?

Alla sera, stanca qualche volta, ed insoddisfatta, qualche altra contenta e con animo tranquillo, ripenserò al corso della giornata e trascrivendo su questi fogli le piccole e le grandi contrarierà, le piccole e le grandi gioie, potrò fare un esame schietto, e, servendomi ciò per farmi meglio comprendere me stessa, mi avvedrò più facilmente se sempre avrò avuto di mira il mio ideale.

USQUE IN FINEM è il motto che lessi sul frontespizio di un libro, che tanto bene fece all’anima mia: ed io l’ho posto in prima pagina del mio giornale: «Fino alla fine».

8 Febbraio 1926

L’interesse è il male massimo della società. Per esso la famiglia perde la sua tranquillità, per esso si smembra ed è pur esso causa d’odio fra fratello e fratello …

Se tanto grande è il male che apporta nella minuscola società familiare, quanto maggiore sarà quello che apporta nell’umanità? Tanto male mi fa il vedere zia A. che soffre per tutti i nipoti, specie per zio N., che, non solo le si mostra ostile, ma non le rende il frutto del capitale a lei dovuto, né ha voluto accettare la compera della terra per L. 30.000. Oggi ho voluto far capire a zia M. che fa malissimo a non parlare al fratello, aspettando che esso si inchini. Il vederlo umiliato farebbe piacere anche a zia A., ma loro che lo conoscono, sanno quanto sia iroso, aizzandolo pure col loro contegno non peggiorano la penosa condizione? Non accrescono l’odio?

Poi in fondo io credo che egli ora abbia un po’ di ragione per l’affare della vendita fatta a zio L. per L. 30.000, compreso il doppio appezzamento con un usufrutto vitalizio. Non voglio credere (il)perché; ciò so da terze persone, ma tormentosa mi si affaccia l’idea che la zia si sia lasciata trascinare e non sia stata troppo giusta. Forse ora si viene avvedendo della sua mancanza. Non le dirò possibilmente niente di tutto ciò, ma temo che zia M. alla quale ne ho parlato, non sappia tacere.

8 Febbraio 1926

Ho ripreso Vincenzino (mio fratello), che borbottava per la cena. Vorrei abituarlo a piccoli sacrifici; ma mi riuscirà? Egli ha un animo che facilmente si plasma e ciò fa temere perché è circondato da cattivi esempi e da pregiudizi.

Signore, illuminami. Fa che io possa migliorarlo e fargli intendere bene la tua legge!!!

Febbraio 1926 – pomeriggio

Ho veduto lungo la strada un ragazzo al quale desidero parlare. Ha la mamma moribonda all’ospedale ed egli, in una smorfia dolorosa, andava cantando stamane, per stordirsi forse … per spavalderia … per far credere che non sente dolore!!! Povero ragazzo! Tu lo senti forte il dolore ed esso ti fa fare così! Ieri piangesti, lo so, ed oggi vuoi ostentare allegria.

Più tardi

Quel ragazzo è venuto qui a casa a domandarmi la bicicletta di un suo compagno. Ho sentito subito un tuffo al cuore. Quanto è grande la sventura che pende sul suo capo! ed ho cercato di parlargli. Mi ha detto che la mamma sta un po’ meglio. Gli ho raccomandato di lavorare (gli piace poco assai il lavoro) e di essere buono, e, sentendo forse commozione, è andato via in fretta e furia, mentre io avrei voluto prolungare la conversazione, con tutto che mi sentivo stringere la gola.

Povera madre, quale strazio sarà il suo!!! Sa di lasciare i figli viziati, corrotti, nella più squallida miseria, e, per di più, sa di lasciarne uno piccolo!!!

11 Febbraio sera

Un tremito si era impadronito di me, mentre mi accostavo al Sacramento della Confessione. Mi sentivo tanto, tanto agitata e commossa … Sì, lo sento in me un alito di vita nuova, sento la vanità della mia vita passata, l’egoismo della mia religione mal compresa … e … mi scuoto … Voglio rinnovarmi.

11 Febbraio 1926

Dai libri della Giacomelli, che tanto bene ha recato alla mia anima: «E’ così bella la missione di figliola, di sorella, di ragazza, che, libera, si prepara alla vita, non aspettando nell’inedia e nell’impazienza, ma amando ciò che ha d’intorno e facendo volenterosa la sua parte di bene».

Bello e saggio consiglio alle giovani che, ansiose, frenetiche, non pensano che a trovare uno qualsiasi che le voglia per mogli, io mi sono attenuta alle sagge parole della Giacomelli? Forse in parte sì, ma non completamente.

Ancora: «E’ onesto, è generoso verso le nostre figliole di lasciarle ignorare la corruzione sociale, il lasciarle, di fronte all’altro sesso, in illusioni ingenuamente poetiche? E’ amore della loro dignità il lasciarle adorare ciecamente e ciecamente affidarsi?… Ma ciò che è un vero tradimento è il lasciarle fidanzarsi, e perfino sposare, specie quando non amano, senza che conoscano tutti i doveri cui si impegnano».

11 Febbraio 1926

Mi affaccio alla finestra, l’aria caramente mi accarezza il viso; non è calda, pur mi fa piacere il sentirmene inondata.

Un gruppo di ragazzi accompagna col canto lo stridente suono di un organetto: si preparano per la veglia. Ecco, Signore, dopo essere stati per tutta la giornata beneficiati dal tuo dolce sguardo … dopo aver passate ore di piena pace e di intima emozione con Te, che di sul povero trono esposto ci accoglievi … si va dimenticando … e forse questa notte di carnevale sarà per molti di dissipazione, di corruzione … Signore, Signore, aiutali, fa sentire Te a coloro che, non comprendendoTi, si lasciano trascinare dalla passione …

11 Febbraio 1926

Com’è commovente il vedere dei sacerdoti fra tanti bambini … Mi ricorda Gesù tra i pargoli. Don Peppe, con parola calda e persuasiva, parla a quei bimbi davanti a Gesù in Sacramento. Sa toccare quelle sottili cordicine e farle vibrare in un’armonia dolcissima.

Signore, attirali a Te questi poveri figli che vivono nelle strade, fra bestemmie e turpiloqui, fra irosi ed ubriachi; e fa che si possa effettuare il sogno di un asilo, affinché si possa un po’ migliorarli.

11 Febbraio 1926

Carnevale …

«… Signor, ci libera dal tentatore dal male salvaci, caro Signore». Con dolce melodia Te lo chiedevano oggi quei bimbi; ed io pur, Signore, Te lo ripeto: sì, sì, dal male salvaci, caro Signore …

11 Febbraio 1926

Sacre ceneri. Bella e commovente funzione stamane. Oggi prima lezione di latino del Maestro Mazzoni.

19 Febbraio 1926

Dalla Giacomelli: «Uccidere è distruggere, è sempre delitto … è sempre delitto; ma il maggior delitto lo commette chi distrugge nel popolo la fede e la virtù; e lo uccide coll’esempio dell’ingordigia e de’ vizi; e, dopo averlo affamato e piagato nel corpo e nell’anima, gode e dimentica».  Tremendo e troppo vero.

«Beato chi muore per una grande idea; e chi per essa, pur lottando e soffrendo, vive …»

Nelle anime sdegnose l’amore è forse più tremendo.

«Non mi incarico dei pregiudizi del mondo . . . quando sono solo non faccio nulla di male, ma neanche dò adito a sospettarne; sdegno di uniformarmi a ciò che non sono altro che conseguenze delle povere basi che si sogliono mettere ai principi e alla virtù dei giovani…».  Benissimo e bellissimo.

«Gli uomini sono come noi, come noi li vogliamo».

« Il popolo Tuo! Oh! tale esso si senta, Signore, popolo Tuo ci si possa sentir tutti, affratellati nella fede e nella giustizia, confusi nella carità . . . carità che avvicina che compatisce, che ha pazienza, coraggio, longanimità, perché è fede».

22 Febbraio 1926

Ieri, mentre si passava con l’auto Macerata-Fermo davanti al Cimitero di Monte Urano ho visto tutti gli uomini cavarsi il cappello. Loro che indubbiamente erano differenti di condizione come d’indole e d’ideali, erano accomunati nella venerazione verso i trapassati.

20 Marzo 1926

Termine della mia breve supplenza a Casette. Cari figlioli! Già sentivo di aver presa tanta affezione a voi! …

29 Marzo 1926

Ieri in questua per l’Università Cattolica del S. Cuore. Fu commovente l’entusiasmo di tutti.

2 Aprile 1926

I miei sono andati a sentire la predica delle Tre Ore. lo sono restata sola … Un senso di tristezza infinita mi ha invasa per circa un’ora … Una gran voglia di piangere. Fenomeni dell’adolescenza li chiamerebbe il Coiazzi, ma no, non era una fisima la mia: sentivo pungente ed immenso e spaventoso il vuoto lasciato dai miei cari defunti. – O mamma mia! Babbo mio! Mia cara Amalia! …

Stravagante, cattiva, sgarbata mi rende talvolta, come oggi, il dolore. Non ho saputo, e non so, Signore, uniformare i miei sentimenti alla Tua santa legge.

In questo momento forse il predicatore spiegherà al popolo l’ultimo Tuo grido SITIO! Signore, Signore! hai sete del mio amore, Tu che tutto hai dato per me ingrata.

11 Aprile 1926

Ieri si è sposata A. con O. Bellissima era la sposa nel suo candido vestito e con la sua aria sì felice. Essa ha fatto correre il mio pensiero alla mia cara Amalia, che forse avrebbe dovuto occuparne il posto. Ma son sicura che essa dal cielo, ove avrà raccolto, ove godrà il frutto della bontà sua e della innocenza, abbia pregato per gli sposi …

11 Giugno 1926

Riprendo questo quaderno, dopo averlo fatto lungamente riposare. In questo tempo ho molto lavorato, tanto che non ho avuto nemmeno il tempo di studiare.

Riflettendo ed osservando sulla mia vita dall’Aprile al Giugno, trovo una intensità di vita religiosa più profonda, l’anima mia si viene rinnovellando. Noto però un risveglio su tutti gli studi. Sì, si conosce la presenza di un Essere nuovo, che influisce ed eleva: il Signore, che ora è sempre nella nostra Chiesa. Sì, sì, o Signore, seguita a scuotere ed a far sentire Te a questi animi che hai già avviati al miglioramento con la tua presenza fra noi.

Oh sì, sì, è proprio vero che i Casettari sono quel che sono per mancata istruzione religiosa, civile e morale; non per perversità innata d’animo. Sono impulsivi tanto nel bene quanto nel male e parimenti si entusiasmano dell’uno e dell’altro.

Com’era nuda, fredda la nostra chiesa senza di Te! Grazie, Signore, dello zelante, ottimo sacerdote che ci hai dato!!!

12 Giugno 1926

Caldo intenso, soffocante quasi; fa cadere in una indolenza letargica, spesso cado in tristezza; desidero qualcosa a cui afferrarmi con tutte le forze, ma che mi sia di aiuto per salire su, su, su a Dio. Si, è vero: le cose hanno un forte affetto terreno, ma questo qualcosa, posto in un essere elevato e spirituale mi aiuterebbe ad ascendere. Oh! il materialismo mi urta, l’interesse mi fa fredda, mi agghiaccia.

14 Giugno 1926

Don Michele mi dice di mettermi a capo del Circolo Femminile, che si cercherà di formare, io non so rifiutarmi; ma, Dio mio, cosa farò?

25 Giugno 1926

Giorno d’intenso lavoro. Ho fatta una gran sudata nel lavare i pavimenti. Primo pettegolezzo e primo dispiacere datomi da una giovane iscritta alla Gioventù Femminile Cattolica. Sono tutte tanto ignoranti, povere figlie, e, forse prima di comprendere lo scopo e l’alto ideale dell’associazione, si stancano e si allontanano.

29 Giugno 1926

Giorno memorabile. Anniversario …   … (sic)

22 Luglio 1926

Il 29 Giugno accennai ad una data memorabile, senza nulla spiegare. 29 Giugno giorno assai importante per me. 29 Giugno 1925 segna l’ultima fase di un periodo assai critico della mia vita, il periodo del mio fidanzamento con X.

Eravam fidanzati da 10 mesi e con tutto questo tempo non eravamo riusciti ad avvicinare minimamente le nostre anime. Era illusione nostra il credere di amarci; stavamo talmente lontani, talmente estranei l’uno dall’altro …!!! Le nostre anime non avevano quasi un solo punto di contatto.

Mi irritava la sua freddezza, la sua noncuranza per tutto ciò che è bello e santo. La sua indifferenza religiosa m’agghiacciava, la sua febbrile passione per il commercio, quel continuo voler superare gli altri, mi spaventava … Eppur corrotto, cattivo veramente non credo che sia; pur non potrei, non potrò chiamarlo un buon soggetto. Si avvicinava il mese destinato allo sposalizio ed io mi sentivo morire … non avevo il coraggio di rompere decisamente, né quello di proseguire. Che tristi momenti! Non trovavo più pace, specie dopo aver parlato col cognato, che tanto male ne disse e di essermi intrattenuta con la madre … donna assai superficiale e alla grossa in fatto di religione e di morale … da come parlava. Ciò deducevo io. Già da tempo lo riprendevo e gli additavo la via che conduceva al bene. Ma fu mia colpa il non aver saputo rendergliela luminosa, vitale, meravigliosamente bella qual’è. Non seppi con dolci maniere piegarlo a poco a poco, allettarlo al bene; quasi aspramente esposi teorie, forse incomprensibili per lui …

Signore, gran parte di colpa ne ho io. Ora mi avvedo di ciò, ora che, avendo un po’ riaperto gli occhi e la mente, capisco il mio errore, ora che non posso più rimediarvi.

Il 29 Giugno fu il giorno della rottura completa … Con freddezza e con calma dissi un bel pezzo. Dissi, tanto che il dire divenne un battibecco, che finì con la sua dipartita … Signore, perdonami, non ho saputo condurtelo e forse l’avrò allontanato di più!

Tutto finì così … come un sogno, senza lasciare rimpianti nel mio cuore. Sì, ora capisco: non era amore il nostro, ma una fredda relazione … solo arrossisco pensando e ricordando che permisi a quell’uomo di accostare le sue labbra alle mie … Sembravami, allora, amore il suo e forse non era che sensibilità bassa e materiale.

 

17 Agosto 1926

Agosto, mese di tristi memorie. Il 26 Agosto del ’22, morte del babbo mio. Il 5 Agosto del ’23 morte della mia Amalia, cara e buona sorella. La sua dipartita ha lasciato una traccia indelebile, uno stigma profondo nel mio cuore. Amalia mia, ti rivedo ancora stesa, tu pura e candida come il giglio, sul letto pur candido, adorna di fiori come in un nembo di gloria … Ricordo, non ti avevo ancor vista, non mi ti fecero vedere. Era tarda notte, mi condussero fuori; rientrando in casa, corse il mio sguardo alla finestra aperta della tua camera … Giacevi tutta candida in candida veste … i quattro lumi accesi a te dintorno fecero triste, lugubre effetto. Ti portarono via, mia carissima, non mi ti fecero vedere; il male atroce ti aveva ridotta in uno stato brutale …

Un angelo fosti in vita, breve corso di vita la tua: ma bello, pieno di innocenza e di virtù grande; la tua morte fu quella di un essere celestiale. Ed ora t’immagino cantante il Gloria, in un nembo sfolgorante di luce e di purezza … Amen.

4 Novembre 1926

Ha suonato or ora la campana a rintocchi. In questo stesso momento su a Rovereto la vostra campana, o «Martiri d’Italia nuova», vi desta, fa fremere le vostre ossa gloriose … Ma questi rintocchi scuotono anche noi, fanno ritornare la nostra mente su nell’aspro Carso, fra le doline, ove le vostre carni erano rese brandelli dall’aspra roccia, dalle sferze del freddo, dalle micidiali palle nemiche.

Vi ricordiamo e rivediamo, o cari, sull’alte vette del Trentino, baldi di giovinezza, ardenti di amore, saltare di balza in balza, a picco sui precipizi, sotto una pioggia continua di fuoco …

Nulla sentivate voi, e, come i martiri del Cristianesimo, si lasciavano, sorridenti, sbranare dalle fiere: voi, guardando in alto, intrepidi, orgogliosi, superbi, sfidaste la morte per l’Italia, per noi.

Pace, a voi, pace.

Dicembre 1926

Il nostro Assistente, Don Michele Antonini, se ne va. Temo un po’ per il Circolo, per la sua vita. Sinora qualche passo s’è fatto …

14 Dicembre 1926

E’ già venuto il nuovo sacerdote. So che è coltissimo. E’’ giovane, giovane, proprio troppo giovane; e perciò quante ne dovremo, ne dovrò sentire, massimamente io, che necessariamente dovrò esserne in maggior contatto dalle altre. Signore, fa che possa sopportare e superare tutto.

ANNO1927                                                                          19 Gennaio 1927

Piove a dirotto. Vincenzo, mio fratello, è fuori e tornerà tutto bagnato. Domani non potrò andare a Sant’Elpidio per la mia lezione.

Marzo 1927

Da tempo Suor Eletta mi parla assai di un suo fratello: ora mi dimostra il desiderio di lui di conoscermi; sarebbe ciò il primo modo d’iniziare una nuova relazione… Poi, se facesse come il fratello con Emilia?

Marzo 1927

Ho scritto a Sofia (Suor Eletta), che è inutile conoscere suo fratello, dato che io, con fermezza, quasi propongo di non cambiare stato, od almeno non scegliere la via del matrimonio.

Dio mio, zia Marietta, la sorella di mia madre, è a letto ammalata di tubercolosi… farà certamente la fine della povera mamma mia, degli zii Pasquale e Leandro e lascerà la povera sua figliola così piccina …?!

E perché pensare io, a fidanzarmi? Se il Signore vuole che anch’io faccia la fine che purtroppo prevedo per zia, perché mettere al mondo altri esseri, che sarebbero infelici tanto e di peso alla società?

22 Marzo 1927

Sento in me una tristezza immensurabile. Vedo prospettarmisi davanti vie assai scabrose … Mi sento debole, tanto debole ed incapace, da sola, a proseguire il cammino della vita …

Sento il bisogno di un forte affetto che mi sorregga … Il mio animo si dibatte ancora fra opposti sentimenti! Non so e non riesco a vincere me stessa e ciò mi rende maggiormente triste. Scatto, scatto per un nonnulla. La mia natura vuole il sopravvento, anche in certe sciocchezze. Saprò vincerla nelle difficoltà della vita?

Signore, deh aiutami tu a portare la mia croce! Oh che io non me la lasci cadere e sentirne ripugnanza! Signore, fammela amare!

4 Aprile 1927

Emilia è sempre triste, triste. Ha perduta ogni fiducia in se stessa e nel mondo, sente nausea … e, sfido io, non vede che putredine! Povera Emilia, da quando la conosco, e son dieci anni, non mi ha mai detto di essere allegra. E’ un tipo troppo severo e troppo meditativo …

19 Luglio 1927

Che periodo d’intenso studio e di ansiosa aspettativa. Come saranno andati i miei esami di concorso? Temo molto. Pur una calma è subentrata in tutto il mio essere. Non v’è dubbio, essa è prodotta dalla mia fermissima risoluzione di non sposarmi in modo di non aver relazioni con alcuno. (Pensare P. con quale insistenza mi ha richiesta! Curioso poi, lui che non frequenta la Chiesa, venire a cercare me, che ogni giorno vado a Messa, che mi accosto quotidianamente ai sacramenti, che non faccio altro che occuparmi di Circolo e di religione, che continuamente parlo col sacerdote Don Virgio per affari di Circolo e di Chiesa …).

Sento intanto la mia debolezza ed il peso delle lotte … Sento anche bisogno di un forte affetto che mi sia di aiuto, che mi sorregga: eppure radiosa mi appare la meta, quando so per essa tutto sacrificare e tutta darmi ad un amore il più grande, l’Insuperabile.

Bello il sogno dell’altra notte. Andavo con una compagna, ci appressiamo ad un frate, che nella fantastica illusione del sogno mi figuro per P. Pio da Pietrelcina. Parlo al Padre e nella certezza di avere un consiglio infallibile gli espongo il mio pensiero riguardo alla scelta del mio stato. Ed egli risponde approvando.

Io sento sobbalzarmi il cuore di gioia a tale assentimento …

Ebbene: non sarà proprio attuabile il mio sogno? Perché sempre temere e barcollare? Non ha detto il Signore che chiunque abbraccerà uno stato, al quale si è spinto volontariamente, troverà sempre la grazia necessaria e le consolazioni? Signore, che importa dunque se Tu mi caricherai di dolori, di croci? Solo fa che io giunga a Te. Il resto accetto dalla Tua mano divina.

Signore, infiamma il mio cuore, fallo traboccare d’amore e di coraggio!

20 Luglio 1927

Proprio curioso. L’altra notte sogno della scelta del mio stato, e, questa notte, del concorso. Ero riuscita quindicesima. Che gioia! Magari fosse vero! Eppure, come tante volte ho detto al Signore, se ciò dovesse danneggiare l’anima mia, meglio non sia.

Emilia non scrive, vorrà farmi ripagare il mio lungo silenzio. Quanto, quanto la vorrei qui a me vicina!…

9 Agosto 1927

Ormai non v’è più dubbio, certissimo è l’esito negativo dei miei esami. Eppure credo in coscienza di avere studiato, sento dentro di me qualcosa che si schianta, vedo tutto, un calmo, bello, indipendente avvenire, sfumare come una leggera nebbiolina!!!  Cosa sarà di me? Quale via prenderò?

Oh Signore, se io non avessi Te, non Ti sentissi a me vicino, sentirei troppo acre, pungente, trafiggente il mio dolore. Infinite volte Ti ho chiesto che se la buona riuscita poteva avvantaggiare l’anima mia, l’avrei desiderata, altrimenti no; eppure ora provo uno schianto così forte, che quasi mi sembra ci sia un senso di ribellione.

14 Agosto 1927

Oggi, Signore, vedo la Sapienza della Tua mano operante. Grazie, o Signore, che mi hai dato un campo d’umiliazione … Bocciata … Sento almeno forzatamente che son nulla, nulla, nulla.

19 Dicembre 1927

Quanto tempo è trascorso senza che io abbia fermato un pensiero su questo diario … Mi son preso il gusto di rileggere alcune pagine e vi ho trovata discordanza e incoerenza di pensieri. Come posso dire di aver bisogno di un forte affetto terreno, quando ripongo tutto l’essere mio nel Signore, quando fo centro di tutta me stessa Lui solo?

In una pagina dico: «Vorrei un affetto grande grande che mi servisse di aiuto per innalzarmi sino a Dio. Ma, ecco, cerco, sembra, qualcosa di sensibile, di materiale».

Dice bene il mio Direttore Spirituale, che cioè bisogna amare Dio con superiorità di spirito, con animo completamente staccato dalle cose del mondo.

Avanti ieri si è fatto un giorno di ritiro, il primo ritiro. Quali pensieri hanno suscitato in me le meditazioni fatte?

Oh! Gesù che si umilia, che si fa povero, che soffre per noi, non può che destare nel nostro cuore amore verso Lui e disprezzo verso noi stesse … miserrime, che tanto accanitamente ci attacchiamo alle cose di questa terra e ci crediamo d’essere delle semidee.

31 Dicembre 1927

Oggi giorno di ritiro, come chiusura dell’anno. Considero: quanti e quali benefici ho ricevuti dal Signore in quest’anno? Salute, pace in famiglia, mia bravissima direzione spirituale, la fortuna di poter fare tante confessioni, la possibilità di frequentare i sacramenti quasi quotidianamente e di ascoltare la Messa tutti i giorni, l’aver potuto lavorare, per quanto poco, nell’Apostolato, l’appartenere alla Gioventù Femminile Cattolica Italiana, l’aver ascoltato tante belle conferenze … l’aver sentita a me vicina la mano di Dio, che, spingendomi innanzi e fornendomi infinite, minuziose grazie, mi ha fatta acquistare calma, tranquillità d’animo; le gioie intime, le soddisfazioni grandi che ho provate spendendo qualche po’ d’energia a pro del mio prossimo, il sentirmi amata da tante buone figliole, benvoluta da molti … Oh quanti, quanti sono i benefici e le grazie che mi hai dato, o Signore! E forse non sarà pure una grazia che il Signore mi ha concesso con la mia cattiva riuscita al concorso? Posso io dire, intravvedere quali effetti poteva produrre sul mio animo la buona riuscita? La mia superbia sarebbe certamente salita all’empireo e mi avrebbe trascinata alla perdizione …

Signore, io resto confusa, perché capisco di non aver corrisposto pienamente alle grazie che mi hai fornito, né di aver usufruito di tutti i benefici tuoi. Deh Signore, fa che il proposito che fo di sempre cercare il mio miglioramento spirituale, di essere più attiva e zelante nell’apostolato, d’essere lo strumento Tuo in tutto, possa essere attuato nella mia vita avvenire.

22 Gennaio 1928

Dopo un periodo di turbamento spirituale, prodotto in me durante il mio soggiorno da zia, che ora è in Porto Civitanova, ho la grande fortuna di sentirmi a Te vicina, o Signore. Fa che io possa far tesoro di tutto il tempo che mi concedi. Dodici giorni perduti coll’essermi tenuta lontana da Te Eucaristia …

… Ecco la ragione del mio turbamento, della mia fiacchezza.

22 Gennaio 1928

Com’è bello vivere in Te e per Te, Signore!

Potrei io dire di aver perduto un giorno quando l’ho vissuto in intima unione con Te? No, oggi non ho perduta la mia giornata, perché l’ho iniziata con l’intima unione al Salvatore nell’Eucaristia, e mi sono sentita più forte, più attiva, su, su, in alto …

Com’è vero, senza il Signore, non v’è che temere, senza preghiera l’anima si deteriora, si disgrega, si frantuma, marcisce.

Quando fui da zia, sentii quanto grande è la mia fragilità e quanto necessario sia che io sostenga con continua preghiera l’anima mia. Quando vidi quell’uomo, il Dottore, accarezzare e far moine alla povera paziente, sentii fremere il mio cuore, scomporsi tutto l’essere mio … tremare per la mia fragilità … Quell’uomo mi faceva paura, perché troppo seducente …

Cosa sarebbe stato di me e cosa avrei fatto io, se le parole e le carezze fossero state a me rivolte? Signore, sentivo che se Tu non eri lì a sostenermi, sarei caduta, mi sentivo vacillare e fremere, nello stesso tempo, di sdegno.

25 Gennaio 1928

Giorno non perduto, ma di poco poco profitto. Come sarà domani?

28 Gennaio 1928

Questa mattina, parlando con D. Virgio del Circolo, che purtroppo non cammina troppo a gonfie vele, ho veduto lui turbato, sfiduciato, quasi sopraffatto di pessimismo. (Sfido io, la leggerezza delle ragazze è assai compromettente per lui, massimamente dovendoci stare in continuo contatto per le prove del canto), io mi son sentita triste … prevedo la caduta del mio Circolo; poiché radiando quegli elementi che vengono, in certa maniera, a minare il prestigio di esso, verremo a minare del tutto l’edificio …

Non possiamo, è vero, pretendere la perfezione, ma … dopo tante istruzioni, essere così provocanti anche davanti ad un Sacerdote! Il mio cuore soffre e lotta fra sacrifici, disinganni e titubanze. No, Signore, che non dipenda mai da mia inettitudine, fiacchezza, svogliatezza, la caduta; datemi forza di poter sopportare e sostenere, perché, a costo di tutto, credo sia sempre bene mantenere il Circolo in vita.

31 Gennaio 1928

Il mio Assistente è tornato ad interessarsi del Circolo, non è stato che un fuggevole abbattimento. Anch’io sento maggior vigore e per la mia vita intima spirituale e per quella del Circolo.

Signore, ch’io possa spendere tutto quello che la bontà Vostra infinita mi ha dato a Vostro esclusivo servizio. . . Allora solo raggiungerò la felicità.

2 Aprile 1928

Oggi giorno di ritiro. Cosa ho considerato? Cosa ho proposto io?

Nella meditazione di stamane sono apparse nitide e ben distinte alla mia mente le tre figure che per prime s’incontrano nella passione di Gesù: Giuda, Pietro, la Maddalena, tre figure tanto diverse, ma ugualmente scultorie: tremendo, orribile, schifoso Giuda nel suo tradimento, losco addirittura. Pietro vano, fiacco e troppo fiducioso in sé, banderuola che crede resistere da sola alla bufera … Maria Maddalena, la donna uscita dal fango, che sa, nell’amore, sublimarsi, redimersi.

lo, benché non mi sia trovata in condizioni sì pressanti, quante volte in piccole cose non ho ripetuto il tradimento di Giuda? Quello almeno aveva per attenuante l’umanità di Nostro Signore, che poteva in certo qual modo, offuscare la mente … Quante volte non ho ripetuto, come Pietro, «non conosco il mio Signore …». Necessita, senza porre un minuto di mezzo, rivedere il mio carattere, come mi diceva pur la meditazione di questa sera. A che riuscire, se non ho la padronanza di me stessa?

Si diceva oggi che il contegno è manifestazione di carattere, benché possa l’uno, in qualche caso, essere l’opposto dell’altro … ma si sarebbe allora nel caso di maggiore perfezione, poiché un bel carattere solo per umiliarsi può mostrare cattivo contegno … In conclusione, seriamente propongo di tanto rinforzare il mio carattere acciò non cada in traviamenti di sorta e ripongo fiduciosa tutta me stessa in Dio.

4 Aprile 1928

Al mattino meditazione su «La Comunione salute del corpo»; poi Comunione Pasquale in gruppo di tutte le Circoline, Messa.

Adorazione del Santissimo a sera, predica splendida sull’istruzione dell’Eucaristia in rapporto alla bontà.

Bella, splendida giornata, intensa d’insegnamenti e d’incitamenti, che, dopo la bella confessione di ieri sera, acquistano un senso più profondo.

Signore, mi sento il cuore più a Te vicino, riempilo d’amore. Fa ch’io viva per Te, in Te, con Te.

Come mi ha fatto male il vedere stasera in chiesa M. ed A. slanciarsi quasi ad afferrare il distintivo che un uomo aveva trovato. Quel sorriso di leggerezza, quell’aria di spensierate, di franche, com’è a loro dannosa, e non se ne avvedono.

2 Luglio 1928

E’ da parecchio che mi sono alzata, ma la mia convalescenza non fa un passo innanzi. Zia sta malissimo ed io non potrò vederla.

 

15 Luglio 1928

Finite le lunghe sofferenze della mia povera zia. Ho pianto alla notizia, pur ho sentito quasi sollievo, era troppo doloroso saperla in vita così sofferente …

Consolante sentire la bella, calma morte … una candela che si spegne poco a poco! almeno ha ricevuto tutti i conforti religiosi, e di ciò temevo molto, perché essa sempre, sempre sperava (straziante), benché avesse saputa tutta la malvagità del suo male.  Signore, fiat voluntas Tua.

19 Luglio 1928

Spossatezza grandissima.

20 Agosto 1928

Da più di un mese non metto una parola su questo libretto. E ne avrei avute cose da scriverci, di pensieri da fermarci…

Non ho più scritto ad Emilia dopo che le feci sapere d’essere a letto malata; forse penserà ch’io sia assai aggravata, se non pur morta.

La spossatezza dura ancora … mi vado trascinando come uno straccio … Oh la mia salute non è più un minuto costante, un continuo alto e basso … ogni tanto lineette di febbre, dolori di spalle ecc., tanto da farmi credere sulla via della povera zia. O sì, alcuni giorni ho fermamente creduto essere affetta già da tisi. Che momenti tristi ho passati…

Signore, come mi lascio sopraffare da malinconia, da fissazione.

Il Dottore dice che è semplicemente una pleurite non conosciuta durante il mio periodo di febbri. Domani parto per Ancona, a fine di potermi veramente accertare di che si tratta.

Se il Signore mi volesse provare? Oh! con Santa Teresa ripeto: “Signore, sì, provami; ma tu che vedi la mia fralezza, donami la forza e la fede sufficienti per andare al salvamento”.

In tutto questo tempo dall’Aprile ho tanto trascurato il mio Circolo. Vedo alcune figliole allontanarsi, vedendomi tanto mal ridotta, temono forse di avvicinarmi, io sento pressante il mio dovere di dimettermi: perché occupare un posto, quando posso essere dannosa alle altre e quando non posso soddisfare a tutti i doveri che esso m’impone? Oggi ho provato a parlarne a Don Virgio … Ma egli intravvede e legge in me turbamento, dolore ecc. ecc. e fa in modo che io seguiti a tenermi il mio posto, non facendomi mai terminare di parlare… Egli legge troppo bene tutto ciò che passa nell’anima mia e non vuole accondiscendere. Certo che abbandonando tutti e tutto, mi riconcentrerei e fisserei sempre più nel mio male. In tutti i modi se dovrò accertarmi d’essere affetta da tisi, troncherò tutto, a costo di apparire cattiva. Ho cercato di regolare oggi tutte le cosucce di circolo, ho scosso un pochino le figliole. O Signore, le raccomando a Te, come a Te affido tutta me stessa. Fa di me quel che Tu vuoi, ma dammi tanta, tanta forza …

31 Agosto 1928

Il mio polmone destro è affetto in basso da vecchia pleurite; il mio sinistro fa sentire dei rantoli… E’ necessaria una cura d’aria più di tutto … è necessario partire, lasciare le Casette, le figliole, i miei cari, la mia casa, tutto. Dio mio, dammi forza, poiché eccomi nella prova. Fiat voluntas tua.

9  pomeridiane, 12 Settembre 1928

Il corpo langue sotto il morbo occulto, l’anima freme; non vuol essere soggetta a prostrazione, vuol alzare il volo in mistico profumo di dedizione, di amore.

19 Settembre 1928

Domani parto per Monte Monaco.

Monte Monaco, 22 Settembre 1928

Siedo su d’un macigno a 1020 metri sul livello del mare. Ho dietro alle mie spalle un torrione mezzo diroccato d’un castello medievale … e davanti i miei occhi il Vettore, il Rossone, la Sibilla e un’infinità di altre montagne. Mi sembra che con un salto io possa raggiungere le cime, mi sembra che stendendo la mano possa quasi toccarle: illusione, illusione, crediamo avere raggiunto la meta, quando ci accorgiamo che sempre ci si allontana.

Ecco, le cime si nascondono dietro a un nuvolone che passa … sono così indefinite; portano il nostro pensiero su, su, tanto in alto. Qui si sente la mano operante di Dio, qui ci soggioga la grandezza della creazione, della potenza divina, tutto concorre ad elevare l’anima …

Verde cupo, purissimo di boschi e di macchie; verde chiaro di castagneti; strisce bianche di terra improduttiva; strisce scintillanti al sole di pietre, che, essendo permeabili, permettono alle pure acque di scaturire dai loro pori; aria purissima, non intossicata dai fumi di opifici; acqua purissima uscente or ora dalla roccia colla stessa limpidezza e purezza del giorno che uscì dalle mani di Dio. Tutto puro, tutto alto, tutto nobile, tutto maestoso, tutto bello, benché rustico, anzi più bello perché non profanato dalla mano avida dell’uomo, che trasforma le bellezze naturali in qualcosa di artificioso che deprime, che talvolta appesantisce l’anima.

Qui mi sembra d’essere sola al mondo, ma tanto vicina a Dio.

23 Settembre 1928

Oggi termino il 24° anno di vita. Il fior fiore della mia giovinezza è già passato, pur l’anima mia ora solamente sente la purezza, la bellezza di una vigorosa e sana giovinezza.  Fisicamente sto assai bene.

Oggi è Domenica e forse per la prima volta le mie figliole si riuniranno in adunanza con Iolanda, ora vicepresidente. Cosa faranno? Signore, illuminale!

24 Settembre 1928

La prima neve sul Vettore. Aria quasi rigida. Si fa gustare però, perché satura di ossigeno.

25 Settembre 1928

Aria di primavera, pace deliziosa dell’anima, pace simile a quella che regna su queste immensità. Quanto bella è la natura!!! Quanto pura uscì dalle mani del Signore!!!

Da noi sembra tutto profanato. Vorrei arrampicarmi sino alle cime di questi monti e inebriarmi della vista che di lassù devesi godere.

27 Settembre 1928

Don Virgio prima di partire, mi regalò un bel libretto: LA VITA SPIRITUALE: bellissimo, facile e profondo. Bisogna che io ne lo ringrazio.

\ Reverendo, gusto le bellissime meditazioni del P. Meschler, che, lette su questi dirupi, con davanti la prospettiva grandiosa delle alte cime dei Sibillini, acquistano un senso più profondo, inebriano maggiormente l’anima.

Queste portentose masse, questo verde di macchie, quest’aria purissima, queste acque scorrenti sui massi e scintillanti al sole portano di per se stesse alla mistica, poiché fanno forzatamente quasi sentire l’onnipotenza divina.

Ed io mi trovo pienamente bene e vorrei condurre qui tutte le nostre ragazze che si perdono in tante piccinerie.

Abbia pazienza d’indirizzarle un pochino anche per me ed inciti Iolanda che è un po’ titubante.

Fisicamente sto molto meglio, già noto un considerevolissimo miglioramento.

Mi voglia salutare la sua mamma ed ossequiandola, chiedo a Lei benedizioni e preghiere.  Dev.ma … …

27 Settembre 1928

Oggi mi sono intrattenuta, nella sosta fatta durante la passeggiata, con una pastorella molto rozzamente vestita, con certi scarponi, analfabeta, ma con un bel visetto e certi occhi… Quale non è stata la mia meraviglia allorché, tutta animata, vedendo il mio distintivo, mi ha domandato se anch’io appartenevo alla Gioventù Femminile Cattolica Italiana.

Com’è consolante vedere che la nostra Associazione sa penetrare fra boschi e montagne e sa ingentilire ed accomunare tanti cuori diversi! Forse, anzi, amano più sinceramente e squisitamente Dio queste anime semplici, così lontane dai viventi, che noi, poste nel centro dell’azione.

Cara, cara quella pastorella, che mi ha promesso di pregare pel mio circolo, che col sorriso sulle labbra mi ha raccontato le pene della’ sua vita… che mi ha fatto conoscere con poche parole le grandezze della sua anima. Che preghiera soave deve salire a Dio da quel cuore!

Signore, quanto sei grande, come sai avvincere i cuori! Signore, me, che circondi di grazie gentili, fini, delicate, specie da quando sono a Monte Monaco, me avvinci, incatena con le auree catene d’amore, fa ch’io viva d’amore per Te, in Te.

29 Settembre 1928

Oggi è fiera in paese, la gente è venuta da tutte le vicine Ville. Come è divertente l’osservare. Qui si ritrovano i costumi antichi; al rozzo vestire contrasta la gentilezza del parlare. L’Umbria vicina fa sentire la sua influenza. Sul tardi gli uomini sono avvinazzati. Un vecchio ubriaco cade e mi fa prendere una stretta forte. Una signorina, in serio contrasto con la gente di qui, ultima novità, viso dipinto … passa spesso per la via, ha in sé qualcosa di provocante. Un giovane conoscente le si avvicina e l’accompagna, in lui, galanteria caricata, in lei un non so che di strano, di morboso.

Lungo la strada di Montefortino incontro due signorine, sorelle, accompagnate da un giovane, che suppongo fidanzato di quella delle due che tiene stretta a sé, cingendola con un braccio per la vita; e lei poggia la sua testa alla spalla di lui, sembrano avvinghiati. Tremendo: la mamma li segue e forse si compiace. Se vuol rovinare la sua figliola, perché incitare solleticare i sensi ad altro mettendola in mostra così?!

Io mi son sentita tutta rimescolarmi (purtroppo porto la mia natura con tutte le sue passioni con me) ed ho invocato il Signore.

I sensi s’eccitano tanto facilmente, ecco la prova fragrante della mia fralezza.

30 Settembre 1928

Oggi è festa alle Casette. Signore, fa che la Vergine Santissima, passando per le vie del mio villaggio, sparga benedizioni e grazie, più commuova i cuori e li conduca a Te.

Mi scrive Sofia. E’ tutta contenta ch’io stia assai meglio. A suo riguardo mi scrive che le sembra essere una navicella sperduta nel grande oceano della vita, senza pilota, senza meta, in balia del mare, come stordita dopo i colpi d’una grande tempesta. Povera cara! Dover lasciare il monastero, dopo 10 anni di vita da suora! … Sogna di ritornare fra quelle mura. Ma come tentare ancora?

4 Ottobre 1928

Emilia scrive. E’ felice sul mio conto, ma non a suo riguardo. Mi dice: «Hai ragione di rimproverarmi, ma come fare, se non ho il coraggio né la forza per prendere la penna e dirti di tutto il mio grande sconforto? Tranquillizzata un po’ sul tuo conto, perché mi dicevi di star meglio sempre, ho lasciato trascorrere i giorni in attesa di momenti migliori per scriverti; ma il migliore non viene, lo scoraggiamento e la tristezza non passano … e ti scrivo, tanto per farti sapere che ti penso, che m’interesso vivamente del tuo stato … Vorrei non essere un enigma, ma vedo bene che lo sono anche per me stessa. Fare uno sfogo generale mi farebbe bene, ma non ci riesco mai, perché rifuggo dal fermarmi istintivamente da tutte quelle cose che sono il mio tormento, lo spasimo segreto di tutte le ore … Come potrei riassumerti il mio doloroso stato d’animo? Ecco posso accertarti solo, che, dopo la grande delusione che tu sai, io non sono stata più io, da allora tutto è crollato, tutto è finito, non riesco a trovare un po’ di azzurro, un po’ di roseo sul mio orizzonte. Tutto mi scompiglia e mi addolora: mi sento sperduta e sola, vedo tutto nero e non ho la forza per ricominciare una nuova vita … Ti sembrerò una creatura piccola, a te che sei riuscita ad innalzarti di più; ma forse se tu conoscessi bene da vicino tutta la mia vita, se tu sapessi tutte le cose che son passate in essa e intendessi bene il mio cuore, mi compatiresti. So però che tu hai sofferto e soffri anche più di me … e perciò non ho mai avuto il coraggio dì parlarti a lungo di me. Oggi ti do un accenno per accontentarti, ma sempre con la speranza che tu non abbia a rattristarti troppo, solo perché veda il bisogno di raccomandarmi a Dio, come una povera anima debole e stanca …».

Povera cara, forse il Signore che ti vuole a sé più vicina, ti agita e non ti fa trovare posa. Vai a Lui, cara, e allora solo potrai trovare l’azzurro del tuo orizzonte …

7 Ottobre 1928

Ieri sera mi hanno scritto le mie figliole. Una busta piena di fogli cari. Il loro affetto mi ha commosso. Gesù mio, a Te le raccomando di cuore.

11 Ottobre 1928

Neve al Vettore.

11 Ottobre 1928

Scrive Don Virgio:

« Fo riscontro ora al suo scritto del 22 mese scorso. Ad altro tempo una lettera, ora non posso scrivere! Dopo la perdita della mia indimenticabile mamma, sento inibite tutte le forze della mia intelligenza e l’occuparmi minimamente mi è di gran peso. Mi raccomando, preghi Dio per l’anima della diletta genitrice e più per me, che solo sento più che mai il vuoto e l’amarezza della perdita. Mi sono riposato unicamente nelle alte regioni della fede, che mostra la sua grandezza e il suo valore quando le cose di questo mondo si dichiarano completamente vinte …»

Poveretto, in un anno la perdita di ambedue i genitori; ed ora dover vivere solo in quella casa …

Rispondo: «Tanto inaspettata e dolorosa mi è giunta la triste notizia, che ho dovuto rileggere lo scritto per persuadermene. Che dirLe? Vane e vuote giungono le parole di estranei, quando ci si trova immersi in un dolore così immenso e si sa che gli altri non ne arrivano a comprendere tutta la potenza e la intensità. Chi non ha provato cosa sia la perdita dei genitori, non può assolutamente concepire il gran vuoto ch’essi lasciano intorno a noi, poiché non hanno misurato il valore del loro affetto …  lo, che, bambina, perdei la mamma e non capii allora la mia sventura, poi, goccia a goccia ho assaporato l’amaro calice, maggiormente colmo da triplicate disgrazie, sento ora tutto lo smarrimento che La circonda e tutta l’amarezza che Le riempie l’animo. Ho messa la sua cara fra i miei defunti, per averla sempre presente e raccomando di cuore Lei al Signore, affinché nell’apostolato sempre più intenso e fecondo possa lenire ed addolcire il suo dolore.  Sentitamente La ossequio e Le domando benedizioni, pregandoLa di non accasciarsi sotto le molteplici gravi prove. …

14 Ottobre 1928

Cade la neve a larghi fiocchi.

14 Ottobre 1928

Mi hanno scritto i miei. Cari, cari tutti, quanto bene vi voglio!

In fondo in fondo non vedo l’ora di ritornare per rivedere tutti e dimostrar loro il mio affetto. Sono incerti se farmi ritornare o no. Vogliono persuadersi che io mi sia rimessa proprio bene. Pertanto si sacrificano.

Cari, tanto cari, specie la mamma (mia matrigna) … è forse rude, ma il suo affetto pur è forte. La lettera, piena di buone notizie. Zia Angelina, ammalata d’infiammazione vescicale, è molto migliorata. La raccolta dell’uva abbondantissima. L’altra zia, fuori pericolo. E’ proprio il Signore che ci porta per mano e dice: «Non temete».

lo sento proprio che mi conduce con una premura così delicata, così sottile, che non v’è l’uguale . . .

14 Ottobre 1928

Passeggio e scrivo. Il cielo è di un sereno meraviglioso. Sembrerebbe una giornata di primavera, se la rigidezza dell’aria e la bianca neve che tappezza le cime dei Sibillini non mi facessero ricordare che, a Monte Monaco deve considerarsi l’ottobre quasi come l’inverno.

Se avessi il pennello di Raffaello, la penna di qualche grande, vorrei pitturare a colori o in versi la bellezza di tutto quello che ho davanti.

Dio, quanto grande devi essere, Tu che addirittura meraviglioso sei in tutte le tue manifestazioni creatrici, dalla infima alla più grande cosa.

Bianchezza di neve, azzurro profondo, verde cupo, scroscio delle acque scorrenti e scintillanti al sole, mormorio e fruscio delle foglie; grida e canti di pastorelli, tintinnio di campane: tutto bello e caro, caro, caro.

Qui tutto si oblia, il mondo coi suoi frastuoni, le sue lotte, le sue insidie, i suoi tranelli; qui l’anima si purifica come l’aria che si respira, come l’acqua che si beve. Tutto puro, tutto bello, tutto grande, tutto patriarcale …

14 Ottobre 1928

Mi hanno scritto nuovamente i miei e hanno mandato soldi, dicendo di trattenermi sino al trenta. Poveri cari, quanto si sacrificano, quanto mi vogliono bene!

Signore, quanto grata Ti sono che mi hai donata una famiglia, ove regna, con la pace, l’affetto.

Ha scritto pure Iolanda, dandomi tante buone notizie delle ragazze che si portano egregiamente. Signore, grazie. Cara quella aspirantina di Annetta, mi chiama mamma e mi scrive così graziosamente in dialetto.

14 Ottobre 1928

Passeggio e mi allontano assai, mi siedo all’ombra, riprendendo la passeggiata, ed ecco, vedo quasi presso di me un uomo, che da alcuni giorni noto sul mio cammino. Signore, son sola sola, tremo. Riprendo la via del ritorno e fortunatamente vedo che lui si sdraia su di un masso. Respiro. Ecco però davanti a me due carabinieri che, ad ogni istante, si voltano e rallentano il passo …

Sono sul punto di prendere un’accorciatoia, ma facendo notare di aver notato, potrebbero affrettare il passo e trovarmisi di fronte. Seguito la strada, giungo presso una svolta deserta assai, che non lascia vedere chi mi è causa di timore. Mi fermo, aspetto … ma non vedendo nulla comparire all’altro giro della strada, giudico che anche quei tali si siano fermati. Intanto vedo quello del masso riprendere il cammino … Dio mio, che fare? Mi raccomando di cuore, recito una breve preghiera, e, col nome di Dio, della Vergine e dei miei cari sulle labbra, riprendo la via.

Non vedo più nessuno. Temo molto. Ah sì eccoli, hanno or ora preso un’accorciatoia, sono stati indubbiamente fermi, mi vedono, si fermano, sono sul punto di ritornare.

Dio mio!… allungo il passo ed anche loro riprendono la via … Tutto è passato, non vi è più da temere. Dio, Ti ringrazio. Tu vedi la mia fragilità e sei sempre lì a soccorrermi, mi porti per mano e quindi non devo temere.

27 Ottobre 1928

Con che ansia attendo i miei! Ora qui mi annoio assai.

Casette d’Ete, 1 Novembre 1928

I miei sono andati al Cimitero, io sono restata … ma forse, o miei cari, mi sento a voi più vicina, tanto vicina … Son due giorni che sono ritornata; quanto piacere ho provato e provo ancora nel riveder tutto … Ritrovo qui a me dintorno l’alito dei miei cari, rivedo tutte le cose che loro hanno toccate, che hanno avute care…

Sto con Vincenzino, l’ho qui a me dappresso, caro, buono fratello mio, quanto bene ti voglio!!! Eppure non ce lo manifestiamo. Le mie figliole, le circoline, mi fanno commuovere con il loro affetto. Signore, quanto sei buono.

Tutti prendono interesse a me, tutti mi vogliono bene. Oggi mi hanno tanto raccontato della morte della povera Adele, dello strazio del figlio, lo sento di prendere viva parte al dolore di Don Virgio, sento che lo stimo tanto, sento l’altezza e la finezza dell’animo suo, mi sento di nutrire un certo affetto. Signore, per carità illuminami e fa che il mio cuore rimanga sempre puro … puro come allorché si estasiava sulle altezze dei monti ad ammirare le opere Tue. Su si sentiva più tua quest’anima. Signore, anche qui possa io portare gli alti sentimenti, e, benché tanto vicina al mondo, non mi vi attacchi mai.

Dio mio, mio tutto.

11 Novembre 1928

Questa sera ho dato libertà alle mie circoline di venire a mangiare le castagne.

Un’occasione più chiara per dovermi purtroppo accorgere che il buon accordo non vi è. Le N.N. che tutte le sere son venute, questa sera sono state assenti. Mostrano di essere offese con le altre per il fatto che le prime parlano troppo delle altre. A. si è piccata per una sciocchissima sciocchezza.

M.B., V. e M.G. fanno le vivacissime, saltano, giocano, cercano dare sull’occhio. Non voglio che stiano in saletta, ove ci sono alcuni ragazzi con mio fratello e loro si sbrigliano in terrazza; e in un momento, quando alcuni di quei si sono allontanati, si accostano per giocare alle carte, io parlo forte e secco: «non voglio». Mi ubbidiscono, ma, annotiamo il viso, si sono alterate.

Altro incidente. A., è uscita, chiamata da una ragazza. M. B. mi dice che si è veduta assieme a quel tristissimo soggetto, che la tiene incatenata in un amore di sortilegio. Per vedere e meglio persuadermi, esco assieme alle altre (fo un po’ male forse), ma ho incontrato l’A. tutta sorridente, con in mano dei dolci, regalatile da un tale — dice lei — che la pretende. Perché accettare? Ed io lo dico a lei. – Perché? –

Povera ragazza, la sua leggerezza la perderà …

Non sto a fare altri giudizi ed apprezzamenti. Vedo purtroppo che tutto non cammina come vorrei …

25 Novembre 1928

Stamane abbiamo ripreso A. per quel fidanzamento. Essa ci ha assicurato che ormai è ufficiale, che crede di non aver mai mancato; ma purtroppo notizie di qua e di là dimostrano non esser ciò troppo vero.

Perché raccontar la confessione? Perché nella confessione accusare le altre? Perché dire che M. fa la cara con C. (uomo ammogliato), se ciò non è vero? M. stasera l’ha saputo e ci ha tanto pianto e strepitato.

Dio mio, non so chi credere, non so come contenermi.

28 Novembre 1928

Avanti ieri aprii in confessione tutto l’animo mio al mio Direttore. Mi rimproverò sentendomi chiamarmi spostata, perché, infatti mi sento così, quando non ho il Signore con me, che mi sorregge, mi nutre, riempie l’anima. Signore, sento la tua voce a me vicina, sento che m’inviti al Tuo Banchetto, Signore avvinci il mio cuore, ch’io non viva che per Te. Dio mio, Dio mio, oh quanto bello, luminoso il mio avvenire se io potrò tutta congiungermi a Te. Sento la tua grazia vicina, la tua mano paterna sorreggermi e riempire il mio cuore di affetto … Sento tanto d’amarti … pur sento ancora che il mio amore deve essere più intenso, tanto intenso da gioire nel rompere col mondo e di lasciare i miei cari . . .

Il mio Vincenzino … sì, Signore, gli voglio tanto bene, tanto bene. Ed egli mi si attacca come un bambino alla mamma. Caro fratello mio, tu non hai goduto mai quasi la carezza della mamma, il sorriso del babbo … Egli ha riconcentrato tutto in me il suo affetto … Signore, se mi vuoi con Te, dammi forza sufficiente per lasciarlo … Chiama a Te anche lui … Come sono pretensiosa!!! … Eppure, sì, o Signore, Te lo chiedo con tutto l’animo: fa che Vincenzino senta la necessità di stringersi sempre fortemente a Te …

29 Novembre 1928

Stamane ho dovuto riferire a Don Virgio quella chiacchiera di B., che si diceva amoreggiasse con NN. La mamma di lei ha saputo ciò da certi suoi lontani parenti. La cosa si propaga sempre più. Ho tanto sgridata la figliola, dicendole che invano ho sperato il suo miglioramento, permettendole di stare nel circolo, anzi le ho fatto notare che ormai può andare in un luogo di pubblico disonore … Terribile! Abbiamo mandata Iolanda a chiamare A. e amorevolmente le si è chiesto se veramente lei ha detto ciò. A. subito slagrimata protesta, dicendo che l’ha inteso dire. Temo d’esser sul punto di tutto chiarire, dico temo, perché l’una con l’altra potrebbero scoprire certe cosucce non troppo divertenti. Ed allora ne succederebbe una scena dolorosissima e uno sfacelo per il Circolo. M. si è saputa abbastanza frenare ed ha taciuto anche quando si trovava quasi aizzata.

ASSISTENTE: « lo ti ho sempre accolta bene in casa mia, tu ti sei allontanata da me, come tutte le altre ».

Io proprio temevo rispondesse l’altra. «Sì, proprio come quando ti ho trovata avvinghiata col tuo fidanzato». Fortunatamente ha taciuto, poiché troppo vergognoso era il trattare certi argomenti davanti ad un sacerdote.

Dio mio, raccomando a Te queste figliole! Temo e tremo per l’avvenire del mio circolo. V., povera bambina, si lascia sedurre da divertimenti, da gite, da sorrisi e parole. Va a Montegranaro troppo volentieri, trova su un ambiente non troppo sano per il continuo contatto con giovani e lei si attacca a tutto e a tutti.

Povera bambina, già in casa non trova affetto, bensì solo scene brutali di un patrigno ubriacone … il quale ha saputo assorbire quel po’ che lei ed i fratellini avevano del padre. Vede la madre tutta premurosa per il marito … vede tutto ciò che non dovrebbe e sente nausea della casa: ecco com’è che si attacca a chiunque le mostra un po’ d’interesse …

Dio mio, dammi lume e forza, fa che tutto non crolli con me; soffro, fa che a costo di sacrifici si possa purificare il circolo, fa che io possa scoprire il cattivo germe per toglierlo via!

30 Novembre 1928

Mi sembra che la mia incertezza e titubanza nell’avvenire vada man mano scomparendo. Signore, sempre più chiara e cara mi si mostra la via, Ti sento a me dappresso, sento la tua voce che a sé m’invita …

Mio fratello da stamane alle tre e mezzo tossisce, è stanco e tutto preso da raucedine. Dio mio, come mi sento attaccata a lui! E’ ventenne, eppur tanto bambinone ancora … Dio mio, che non perda quella bontà e candore d’animo che ha ora! Mamma, fallo buono; tu che non hai potuto dare al tuo Vincenzino le carezze e i baci del tuo affetto, veglia su di lui!

2 Dicembre 1928

Mi sembra in coscienza di aver lavorato oggi per le mie figliole. Consolante l’entusiasmo delle piccole. Signore, fate che io possa far sempre più e sempre meglio. Dato uno sguardo scrutatore all’animo mio; trovo sì che ho lavorato con fervore, ma che un fiIo di superbia vi è passato sopra.

Leggevo e spiegavo un piccolo brano di meditazione sull’eccellenza della preghiera; vedevo le socie tutte attente, vedevo che intimamente proprio tutte partecipavano con interesse … ed ho sentito in me una certa compiacenza … l’ho avvertita però e mentre seguitavo a parlare, pensavo e cercavo di scacciare l’importuna … Quanto facilmente mi credo essere qualcosa! Non mi accorgo che nulla è mio, che io non son che polvere, che cado ad ogni minimo soffio! … Signore, che io possa innalzare l’anima mia a Te! Ch’io non viva che degli aromi del tuo amore …

6 Dicembre 1928

Il mio Signore conduce l’anima mia … sento la sua mano a me vicina, sento che egli preserva il mio cuore dalle turbolente passioni. Quanto grande e buono è il mio Signore. Oh! egli che sa la mia miseria, la mia debolezza stragrande, mi preserva con mano paterna da tutto ciò che può condurmi nel baratro. Sento di godere purezza di cuore e di sentimento.

L’anima mia magnifica il Signore: egli solo è buono, egli solo è buono.

7 Dicembre 1928

Don Virgio m’indica un luogo splendido ove esplicare la mia vita religiosa: si tratta di domenicane, dedite all’educazione delle adolescenti, luogo veramente incantevole situato in città. Signore, a Te chiedo lume e forza.

9 Dicembre 1928

Ieri giornata quasi paradisiaca. Ha incominciato con la Messa del mattino ad inebriarsi il mio cuore ed in tutta la giornata ho goduto pace divina.

Ieri mattina nella confessione manifestai al mio Direttore il desiderio di sottomettere la mia volontà a quella degli altri. Non me lo permette che in linea ristrettissima, soltanto cioè quando io credo sia un bene lasciar fare. Mi indica sol-tanto di mostrare sempre, per non mancare di rispetto a mia madre, il mio parere e convincere con gentilezza. I miei mi lasciano fare ed egli mi dice di fare … (sic).

Ebbene, Signore, la parola del mio confessore è parola tua, ed io desidero sottomettermi.

ANNO 1929                                                                         1 Gennaio 1929

Ieri sera dopo il ritiro, il mio cuore rigurgitava di molteplici sentimenti. Era riconoscenza verso Dio, rammarico per la freddezza e l’incostanza mia per non aver saputo usufruire di tutte le infinitesime grazie che il Signore mi ha fatto durante l’anno. Più il tempo trascorre e più sento la mano di Dio a me vicina.

Durante il 1928 poi posso dire che il Signore mi si è fatto continuamente sentire qual padre amoroso che conduce i suoi figli per mano.

Fo oggi, riflettendo ed osservando il passato, fermi e seri propositi, simili a quelli che feci sulla culla del Pargoletto Gesù nella Notte di Natale, così paradisiaca per me. Signore, ho poco e quel che ho è tuo. Ebbene fa che io spenda tutto per te, che io non viva che in te. Dio mio, fammi sentire la tua voce che mi chiama, affinché io sempre risponda prontissima e con tutto l’essere mio …

Dio mio, infinitamente grande e misericordioso, grazie, grazie … ma non abbandonare mai la tua figliola troppo fragile e troppo piccina per comprendere le tue cure minuziose e stragrandi.

3 Gennaio 1929

Dopo tante titubanze finalmente sono riuscita stamane a fare la mia confessione generale. Ne avevo bisogno, dopo tanto tempo. Eppure ero titubante.

Signore, no, non voglio nemmeno più pensarci … Ma, grazie infinite, la tua misericordia, il tuo occhio vigile e paternamente onnipotente, allora più che mai, mi tenne per mano. Oggi mi fa quasi meraviglia pensare ch’io fui lì lì per cadere tanto in basso … Meraviglia come? Perché? Non so ancora bene che sono quel nulla? … Eppure il Signore ha voluto rinobilitare il mio cuore . . . che ora si sente suo, benché tanto deficiente …

Dio mio, grande e buono, grande ed immortale, l’anima mia è magnificata dalla tua grazia costante, l’anima mia quasi baldanzosa si affida, nelle tue braccia. Dio mio, mio tutto, fa che possa tutto vincere, tutto superare per donarmi tutta a Te … Non potrò più darti l’anima candida del battesimo … eppure ti prego non sdegnare per sposa chi propone nell’amor tuo riabilitare l’essere da te datogli.

Il mio Padre spirituale mi ha tanto ripetuto un motto di S. Paolo, dicendomi di averlo sempre presente. Volevo ora scriverlo sul frontespizio di questo libretto, ma mi è sfuggito: mi serviva per combattere la superbia.

19 Marzo 1929

Da tanto tempo non scrivo più una parola sul mio giornale. Che c’è stato di me durante questo periodo? Nulla di straordinario … Si sono susseguiti sì gli alti e bassi della nostra fragile anima. Zia A. ha fatto rottura completa con zio T., ora è dai B. ed io … io penso di non aver usato e di non usare nemmeno presentemente tutta quella carità cristiana che vince i cuori e sa riabilitarli.

Ogni mattina, alzandomi, mi propongo esplicare nella giornata tutta la carità cristiana che mi sarà possibile … amare, far traboccare il mio cuore d’amore. Amare le mie figliole, che si portano bene, ma più quelle che lasciano desiderare … Avvicinare chi si allontana perché in via di deperimento morale … Insomma amare, amare, e non riesco. Signore, quanto sono misera!

19 Marzo 1929

Mia madre mi ha domandato una cosa a riguardo del contadino. Le ho risposto svelta, dicendo il mio parere e non mi sono accorta che potevo essere più gentile. Il «mi pento» non è mai tardi.

25 Marzo 1929

Ieri non si è fatta l’adunanza, perché la maggioranza era assente. A. e M. erano partite alla mattina per Sant’Elpidio e sono tornate tardissimo. Avranno sentito forse un po’ di compiacenza perché, loro assenti, hanno mandato in fumo l’adunanza?

Oggi, dopo aver acconsentito, man mano son tornate … Che stiano combinando qualcosa!!! Nemmeno V. s’è vista! Signore, dammi lume e forza! Cuor di Gesù, confido in voi.

Mi ha irritata un pochino sentire che non sarebbero venute perché non vi era Don Virgio … ed ho risposto un po’ male …

1 Aprile 1929

Le suore di Empoli propongono ch’io vada a visitare il luogo, accompagnata da Don Virgio, che dovrà recarsi nei pressi di suddetta città.

Io sono contenta di andare, di vedere e di abbreviare la mia vita secolare … lo sento ogni giorno che divento un’estranea … che mi stacco dal mondo.

La prospettiva del viaggio mi mette in pensiero, in apprensione; c’è da salvaguardare la morale di un popolo gretto e piccino, che vedendomi partire con un sacerdote, con questo sacerdote … Dio ne liberi, poi temo ancora sempre la mia troppa, troppa, troppa debolezza e fragilità … potrei incontrare chissà quanti e quali pericoli … Eppure il Signore sa sempre e dovunque vigilare sulle sue pecorelle!!!

Le mie figliole vanno a rotta di collo. Povere figliole, hanno una mamma spirituale troppo debole, che non sapendo sufficientemente amare, non sa sacrificarsi e vincere sempre … sì, vincere con l’amore intenso ed alto, senza retorica.

19 Aprile 1929

Don Virgio non mi dice più nulla del viaggio. Certamente egli lo protrarrà parecchio …  E l’anima mia come si sente? Gretta, piccina, piccina ancora. Superba poi tanto, tanto … Signore, che ne farete del mio cuore arido, della mia mente ristretta, della mia coscienza gretta?…

Ogni sera, facendo il mio esame, trovo di non essere caduta in peccato grave ma sento pena di non aver approfittato di tutte le occasioni che mi si sono presentate per avanzare nella perfezione del nuovo spirito, ed allora sento nostalgia del tempo perduto e malcontento di me stessa … Le mie figliole che mi mettono in apprensione maggiore, cioè A. M.-V., si sono (sembra) ufficialmente fidanzate. Cerco di essere affettuosissima con loro, dire parole buone ed incitarle al bene … ma l’animo mio sente che il loro spirito va allontanandosi . . .

Sono stata contenta quasi che si siano fidanzate, poiché incominciano col suggere del nuovo affetto ed essere un pochino più posate. M. ha, in questi giorni, una calma, una tranquillità d’animo … Spero, e ciò sarebbe la loro tavola di salvezza, che gli uomini che hanno preso a trattare, posseggano serietà e rettitudine di principi e carattere fermo.

Dio mio, a voi le raccomando; aprite le loro menti, infiammate i loro cuori, fate che non siano rovina per se stesse e per gli altri …

Ieri il primo ritiro per aspiranti. Quanta consolazione ho provato, vedendo l’entusiasmo e la commozione di tutte …

Mi ha fatto veramente piacere il numero delle intervenute (quasi completo) e l’interessamento che hanno mostrato. Care figliuole! Signore, proteggile tu contro l’aria malsana che le circonda.

25 Aprile 1929

Mio Dio, grazie. Il dado è gettato. Signore, dammi forza. Ormai tutti in famiglia sanno la mia ferma risoluzione e … nel cuore del mio Vincenzino si sta svolgendo la lotta aspra e dolorosa … Ieri ho scritta la domanda alla Madre Priora delle Domenicane di Empoli …

30 Aprile 1929

Dal 21 una pace e una gioia celestiale invade l’anima mia … Grazie, o mio Dio, solo tu sai rendere dolce il sacrificio e la lotta, sacrificio di affetti, di distacchi, che fanno sanguinare il cuore, ma sublimano l’anima.

6 Maggio 1929

Il 1° Maggio mi sono stati rubati due anelli … Mi è tanto dispiaciuto … Sospetto su di un tale e mi nascondo per poter scoprire … Eppure la certezza del sospetto porterebbe tanto dolore a me e a mia madre, perché dovremmo lottare fra il castigo da infliggere e l’affetto. Orribile! Un figliuolo gettare forse l’infamia e il disonore su se stesso e sulla famiglia e trafiggere il cuore di due ormai canuti genitori …

Intanto il Signore mi fa toccare, direi quasi con mano, il fango, affinché più speditamente io vada a lui, affinché senta sempre più nausea di questo mondo basso e volgare.

9 Giugno 1929

Oggi anniversario della morte della mia povera mamma. Sono 19 anni … Quale dolore, quale vuoto nella casa il 9 Giugno 1910!!!…

Mamma mia, io non ricordo … non ricordo nemmeno la tua fisionomia, io ero dai nonni .   giocavo, ridevo, mentre perdevo il tesoro più grande di questa terra …

Mamma mia, tornai nella casa vuota, sentivo che mi mancava qualcosa, ma non capivo … non potevo capire. Dopo, a poco a poco l’acuto spino doloroso penetrava nel cuor mio e lo trafiggeva. Sentii ira contro tutti quelli che non mi ti fecero vedere magari morta, poiché almeno avrei sentito nella forte impressione una chiara memoria …

Mamma mia, ti ho invocata nelle notti di dolore, nelle difficoltà della vita, ho sentito nostalgia della tua carezza, del tuo bacio, la sento tuttora. Eppur mi sembra, e anzi son certa che il tuo spirito mi ha sempre protetta …

Mamma, veglia veglia sempre sui tuoi figli e fa’ che mai e poi mai tradiamo le vie del Signore. Loro imploreranno dal Signore a Te eterno riposo.

Don Virgio mi ha domandato il numero delle presenti all’adunanza e mi ha imposto di tener conto delle assenze per radiare chi manca senza giustificazione.

Io non ho potuto parlare, pure è necessario che io parli. Penso di proporre una sospensione … completa. A. forse tradita nel vero senso della parola.

  1. in via …

M.V., bandiera che gira a tutti i venti.

M.B., non posso precisare, non so.

  1. incostante …

E giù giù. Le C. sbagliano forse un po’ troppo nel parlare. Si dice che abbiano parlato male di M. con la sorella, la quale lo ha riferito alla madre del fidanzato.

Dio mio, non so da quale parte farmi e come agire.

26 Luglio 1929

Signore, io sia olocausto … fiat, fiat voluntas tua. Dammi forza, o Signore, che il mio Calvario mi conduca a Te . . Dio mio … Cadono le illusioni … la realtà è cruda … Dio mio dammi forza, non potrò essere la tua sposa in vita, possa esserlo almeno in cielo. Dio mio, ch’io perseveri fino alla fine. Usque in finem.

La caverna al polmone vi è, perché l’eruzione sanguinea si è manifestata. Credevo godere salute, quando il morbo minava sotto. Dio mio! Usque in finem!

Oggi venerdì sera, quando avrà sofferto Gesù nella dura sua passione? Signore, grazie che mi dai da soffrire un pochino anche a me!!! Signore, datemi forza, fino in fine.

9 Ottobre 1929

Dopo aver girovagato fra montagna e marina, dopo aver sostenuto gli alti e i bassi dell’anima mia, dopo aver conosciuta più o meno la cruda realtà e le brutture della vita mondana, eccomi sola nella mia cameretta a . . meditare su me stessa.

13 Dicembre 1929

Perché non scrivo più sul mio diario? Non so, eppure fa bene all’animo il fermare i moti di esso per meditarli!

0 Signore! Come mi appariva vicina la meta nell’ottobre!!! Come tu vincevi ogni ostacolo da parte dei Superiori, che mi invitavano ad andare!!! Signore, tutto ho provato … ma l’animo mio ancora non ne esce degno e forse ne sarà degno mai!!!

Dio mio, cosa avrà pensato la Superiora sulla mia risposta?

«No», dicevo, «non posso, Madre mia, accettare ciò che mi propone, perché in coscienza debbo dire di non sentirmi sufficientemente bene e mai acconsentirò recare peso e danno a persone sì generose con me»

Lei non ha più risposto, né lo stesso don Virgio. Capisco che altre occupazioni lo assorbono … O forse egli capirà che la corrispondenza, invece d’essere un bene per l’animo, è un turbamento?!

Signore, dammi lume e forza; fa che io possa conoscermi chiaramente, fa che io possa sopportare tutto con gioia; ch’io possa vincere me stessa ed essere tua in tutto e per tutto. Dio mio, mio tutto.

17 Dicembre 1929

Il mio nuovo direttore dice che il Signore vuol ora un po’ baloccarsi con me.

Grazie, Signore, che ti degni giocare con un ninnolo tanto imperfetto!

Ero lì lì per raggiungere la meta: bastava che stendessi la mano ed ora è sfuggita, non lo scorgo più. La Superiora d’Empoli non ha più risposto alla mia lettera …

Le C. hanno avuto la risposta di accettazione. Grazie, o mio Signore, che mi hai permesso di lavorare un pochino per te, che le due figliuole siano presto tue.

23 Dicembre 1929

Siamo verso la fine d’anno. Poi domani, Natale, fra 7 giorni finirà l’anno giubilare per le nozze d’oro di SS. Santità. Ed io, oltre al giubileo, vorrei fare un po’ i conti anche dell’anno con l’anima mia.

La mia vita spirituale è stata in generale un po’ tiepida. Benché avessi sempre cullata nel mio cuore quasi la certezza di essere presto la sposa di nostro Signore, pure non sono riuscita a togliere i miei soliti difetti e le mie imperfezioni: carattere importuno ed irascibile, superbo e perciò tanto poco caritatevole.

Le croci che il Signore mi ha mandate fisicamente mi sembra in fondo di non averle disprezzate, benché spesse volte non abbia saputo frenare le lagrime e gli scoraggiamenti.

Le grazie che il Signore mi ha elargite sono state innumerevoli, specie durante il nuovo soggiorno di montagna. Pensavo da tanto tempo lasciar la mia carica nella Gioventù Femminile Cattolica. Il Signore non me lo ha permesso, ed io, dal canto mio, cercherò di fare quel che potrò, mi metto nelle sue mani e son sua, faccia un po’ Lui di me. Fiat voluntas tua usque in finem.

Ho scritto a Don Virgio ed alla Priora per gli auguri.

1930                                                                                     1 Gennaio 1930

Ecco la prima data che scrivo con l’anno nuovo e desidero che serva a fissare proprio il mio proposito, ciò che mi dovrà servire per avanzarmi nel cammino della perfezione.

Sento che il Signore mi vien chiamando, ed io per tutto il tempo che mi rimane ancora non propongo altro che di essere un suo piccolo strumento. Su me si adempia la sua volontà divina … Ed il mio fiat sia gioioso: ecco quello a cui debbo giungere, sorridere nel dolore, pensando di adempiere la volontà del mio Signore, che largisce a me tanti deliziosi fiori e profumi.

Nota editoriale

<questo diario segue in altre due parti riguardanti gli anni 1930 e 1931>

This entry was posted in ALTRO, Chiese, DOCUMENTI, Documenti in cronologia, LUOGHI, Notizie Recenti, PERSONE and tagged , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gentilmente scrivi le lettere di questa immagine captcha nella casella di input

Perchè il commento venga inoltrato è necessario copiare i caratteri dell'immagine nel box qui sopra