Anno 1396 nello Stato Fermano. I Varano da Camerino a Smerillo: una rocca

Gabrile Nepi storiografia fermana

Assedio e conquista della rocca di Smerillo

Smerillo, piccolo e coraggioso paesino del Fermano, è posto a 806 metri di altitudine, gemma incastonata nel verde preappenninico! Gli è a fianco Monte Falcone Appennino, col quale ripete l’etimologia degli accipitriformi o meglio dai falchi: falco columbario (da nicchia) per Smerillo; falco peregrinus per Monte Falcone. Importantissimo nel medioevo, Smerillo contava 27 vassalli. Di esso parlano molte pergamene degli Archivi Statale e Arcivescovile di Fermo.

Fra Smerillo e Monte Falcone, talora in lotta fra loro, sorge un piccolo convento detto Luogo di Sasso da cui, con il frate marchigiano Matteo da Bascio (in Pennabilli), nel 1525 partì la scintilla della fondazione dell’Ordine francescano dei Cappuccini che oggi conta 12000 frati, sparsi in tutto il mondo. Fermo, la città di Girfalco (falchi ovunque, oggi!) teneva molto a Smerillo che, con Monte Falcone, erano due rocche imprendibili verso ovest.

Ma “con cùpido sguardo” i Duchi di Camerino, i Varano, agognavano a Smerillo. Verso l’interno, era uno dei più muniti baluardi strategici, ostacolo alla loro espansione. I Varano comprarono i custodi (tali Luzio e Antonio) della rocca; si fecero aprire la fortezza e il ghiotto boccone passò ai duchi di Camerino.

Figurarsi lo sdegno di Fermo. Smerillo era ribelle! Smerillo doveva essere riconquistato, e subito. Mobilitò le truppe della città e del comitato (civitatis et comitatus) e al rullo dei tamburi, bandiere al vento, corse ad assediare il castello ribelle; “die XIII mensis maii… ceperunt castrum Smerilli”, annota lo storico Anton di Nicolò. Era il 13 maggio 1396. Fu un veni, vidi, vici! L’assedio fu subitaneo, massiccio e vittorioso; anche se il cassero resisteva, il paese fu subito ripreso e Smerillo tornò nell’orbita politica fermana.

Ora nel piccolo centro, che nel 1944 all’indomani della Liberazione, si costituì in Territorio Libero di Smerillo, tutto è pace. L’aria pura e incontaminata; le acque, limpide e fresche, invitano i turisti. In alto, il cassero imponente e austero ricorda fremiti di battaglie; i falchi “dai silenzi dell’effuso azzurro” intrecciano “in tarde ruote digradanti / il nero volo solenne”. Le mura massicce nei ruderi rievocano, dopo quasi sei secoli, quel sabato fatale e fatidico: l’assedio del 13 maggio 1396, posto dalla città del girfalco al castello che si fregia pure del nome di un “falco”: lo smeriglio!

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