A SERVIGLIANO la chiesa rurale Santa Lucia permane millenaria già edicola dei legionari romani defunti, poi culto cristiano grazie all’opera dei monaci Farfensi e del Vescovo di Fermo

SANTA LUCIA NELLA CONTRADA DI SERVIGLIANO

Tra le contrade campestri del comune di Servigliano è nota quella di Santa Lucia per le manifestazioni tradizionali che coinvolgono le contrade viciniori del versante collinare del fiume Ete, tra cui la contrada di San Filippo.

Storicamente è stata molto popolosa per l’operosità degli abitanti e per il numero degli edifici adibiti ad abitazione, con impianti per gli allevamenti. Questa contrada ha antiche memorie perché è situata lungo il percorso della strada collinare Fermana che un tempo muoveva da Santa Vittoria in Matenano verso Belmonte Piceno, fino al capoluogo.

Le notizie più antiche si riferiscono alla venuta dei soldati veterani romani a cui furono concesse queste terre, dopo le guerre civili, sul finire del primo secolo avanti Cristo, nel territorio Piceno. Tra essi c’era Servilio che ha dato nome all’attuale Servigliano per la sua villa nei pressi del fiume Tenna, dov’è l’attuale centro storico.

Altra villa romana era nel ripiano dell’antica fornace della famiglia Galli. Qui l’edicola dei defunti romani divenne per i cristiani la chiesetta di Santa Lucia, in posizione elevata a 285 metri di altitudine.

Le più antiche memorie scritte sono riferite nella pergamena della vita di San Gualtiero che è stata pubblicata nel 1695 negli Acta Santorum (Atti dei santi al 4 giugno). In particolare vi è menzionato il luogo “Mara” vocabolo latino che significa fossato, oggi fosso di Santa Lucia. Qui esisteva un “vico” cioè un insieme di case abitate presso una strada nella campagna popolata da agricoltori.

Il 13 dicembre, quando il sole vittorioso sulle tenebre ricomincia ad allungare la durata della luce diurna, ricorreva la memoria liturgica di santa Lucia il cui culto era diffuso a Roma ed i monaci Farfensi venuti nel Piceno hanno lasciato molte cappelle, oratori o chiesine dedicate a questa santa.

San Gualtiero venne da Roma, si stabilì presso il fossato Mara e la chiesa di Santa Lucia, nella seconda metà del secolo 13º accompagnato da un monaco ‘Armeno’, e favorirono la vita sociale attiva, per organizzare i servizi utili alla gente nell’infermeria, nell’istruzione, nella manutenzione di strade e ponti, creando incarichi a persone specificamente demandate all’amministrazione di questo territorio.

La chiesa di Santa Lucia è nota non soltanto ai Serviglianesi, anche agli abitanti dei paesi vicini e frequentata da gente di molte provenienze nell’occasione della festa della stessa santa che ogni anno è solennizzata, da quasi dieci secoli, con larga partecipazione nel giorno 13 dicembre, come si fa ancora, tanto che recentemente vi è intervenuto anche l’arcivescovo di Fermo, monsignor Rocco.

Dopo che i Savoia nel 1866 per il loro demanio hanno sottratto i beni dei benefici ecclesiastici, le altre chiesette rurali sono abbandonate, talora ridotte a ruderi. Questa è rimasta custodita dalla popolazione nel corso degli anni.

Come accennato, la strada collinare, un tempo detta Fermana, univa le case della contrada di Santa Lucia. Oggi è asfaltata. La percorrevano bambini e bambine del posto che sono divenuti già nonni e nonne quando raggiungevano la sacrestia di questa chiesa per frequentarvi le prime classi della scuola elementare sotto la guida di un insegnante. Attualmente resta unita alla chiesa di Curetta che è stata fatta parrocchiale nel 1784.

Chi visita oggi questa chiesa trova la statua della santa nella tribuna ed alcuni dipinti nei quadri alle pareti. In confronto alle dirute chiese rurali che esistevano nei versanti destro e sinistro del fiume Ete, questa di santa Lucia è ben curata nella manutenzione, con restauri, e tra l’altro tutti gli anni,  è frequentata ogni giorno del mese mariano di maggio, per la recita serale del Rosario e per l’incontro degli abitanti delle contrade intorno.

 

 

 

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