Madonna del Pianto a Roma e a Fermo sotto il pontificato di Paolo III Farnese.

IL CULTO DELLA MADONNA DEL PIANTO INIZIATO ROMA nel 1546 e PROGREDITO a FERMO (Antimo Lorcassi)

Una breve notizia storica di alcuni eventi del secolo XVI mette in correlazione il papa Paolo III Farnese, che avviò il famoso Concilio di Trento, con la devozione alla Madonna del Pianto. La diocesi Fermana era guidata dal fiorentino mons. Nicolò Gaddi 1521-1549, onorato e influente, che ebbe successore nell’episcopato il nipote Lorenzo Lenti, alunno del civitanovese Annibal Caro. Questo insigne umanista marchigiano fu a servizio dei figli e dei nipoti di Paolo III, Pier Luigi e Alessandro Farnese, e per loro conto scriveva molte lettere, e fu lui a dare nel 1581 una lodata traduzione dell’Eneide. Il papa per contentare i suoi figli, creò uno Stato nuovo nel territorio Fermano chiamandolo”  Stato Ecclesiastico nell’Agro Piceno ” durato dal 1537 al 1547, anno dell’uccisione del governatore Pier Luigi Farnese a Parma.

In questo periodo accadde a Roma un fatto che diede origine ad una delle più numerose, pie, operose ed esemplari confraternite della capitale. Vediamone gli inizi. A Roma, dal medioevo, lungo la via degli artigiani che facevano i catini (Catinari o Calderari, rione XI) esisteva una chiesa del SS. Salvatore, nei pressi della quale, sul muro esterno di un edificio, era stata dipinta l’immagine della Beata Vergine Maria nell’atto di allattare il pargolo suo Figlio. Il 10 gennaio 1546 presso questa immagine si fermarono due uomini che per questioni fra di loro, si erano già inimicati. Mentre uno di costoro voleva pacificarsi, l’altro manifestava disprezzo, al punto che l’avversario, ardente di sdegno, lo colpì a morte con il pugnale. I passanti si fermarono, accorsero i vicini, e si andò radunando una folla. Allora essi videro scendere lacrime dalla Madonna dipinta al muro.

Questo fatto del pianto era sorprendente e fu presto conosciuto diffusamente dai romani e in particolare dal clero, tanto che l’immagine mariana lacrimante fu portata dentro la chiesa vicina e si cominciò poi a ricostruire nuova questa chiesa. Questo evento fu all’origine della confraternita della Madonna del Pianto, pio sodalizio romano benedetto da Paolo III e benemerito per il generoso servizio di fraternità, le visite ai malati, i doni alle spose povere, sotto la guida di un curato, nominato appositamente. L’epigrafe latina apposta nella chiesa romana ricordava che l’immagine della Madre di Dio lacrimante il giorno 10 gennaio 1546, durante il pontificato di Paolo III, fu ornata a spese del fiorentino Nicola Acciaioli patrizio romano.

Nello Stato Piceno dei Farnese, in territorio Fermano, questa notizia ebbe eco e la confraternita a Saletto di Fermo, ampliò il suo titolo dichiarandosi del SS. Crocifisso e della Madonna del Pianto, senza che all’inizio risulti una specifica pittura per questa raddoppiata devozione. Risulta invece che la confraternita di Fermo aveva presentato richiesta per essere aggregata alla arciconfraternita della Madonna del pianto di Roma e fu accolta nel 1585. Nel 1607 si accresceva la devozione alla pietosa Mediatrice del genere umano con la conferma che ebbe a ricevere dal papa. I confratelli fermani chiesero all’arcivescovo una chiesa dentro la città di Fermo ed ebbero nel 1609 da mons. Alessandro Strozzi la chiesa del SS. Crocifisso di Santa Chiara, che in seguito fu dedicata alla SS. Trinità. Nello stesso anno 1614 nella predetta chiesa rurale di Saletto si stabilirono Frati Agostiniani Scalzi che seguirono la riforma voluta dal concilio tridentino. I confratelli stabilitisi in città decisero di procurarsi una bella statua per cui si si affidarono a Bastiano Sebastiani nativo di Camerino, entrato nella bottega dei fratelli Lombardi a Recanati. Fecero dipingere la nuova statua dal pittore Pompeo Bagnoli. Una nuova chiesa dedicata alla Madonna del Pianto fu costruita e ufficiata dalla confraternita dal 7 aprile 1681.

La preziosa e prodigiosa statua è un’opera scultorea e pittorica meravigliosa, degna di Michelangelo. La Vergine siede in soave maestà. Posa una sua mano sul cuore addolorato, mentre distende l’altra mano aperta, come ad attendere conforto. Il manto che scende dal capo, aderisce alla persona e si chiude sulle ginocchia. Sporge il piede sinistro, in posa di immobilità e con senso di affetto. Il volto dolce, di verginale bellezza, esprime mestizia, inclinato su un lato, con lo sguardo rivolto al Cielo. I fedeli devoti di Fermo e del Fermano presero l’abitudine di solennizzarne la festa a gennaio, con devoto raccoglimento e con la concessione dell’indulgenza plenaria per ciascuno dei sette giorni che precedono la festa di sant’Antonio abate. Dopo oltre due mesi e mezzo, nel triduo pasquale, il venerdì santo, ogni anno, di fronte alla sacra immagine si celebrava l’ora della Desolata con canti, preghiere e meditazioni. La nuova chiesa risultando insufficiente per l’afflusso dei moltissimi devoti, fu ampliata ad opera dell’architetto Lucio Bonomi da Ripatransone. Qui fu celebrata la liberazione dalla prima invasione delle truppe francesi il 19 giugno 1799. Qui il 20 giugno di ogni anno si ricorda la passata liberazione dalle truppe occupanti nel 1944.

 

 

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