Quando la pace per l’umanità? A Fatima la risposta.

13 luglio 1917 La Madonna dice:

«La Russia, che si convertirà, concederà al mondo un certo periodo di pace».

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L’EUCARISTIA E’ VERO CORPO SANGUE ANIME E DIVINITA’

VERAMENTE CORPO, SANGUE ANIMA E DIVINITA’ DI GESU’ CRISTO NELLA SANTA COMUNIONE

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica pubblicato dopo il Concilio Vaticano II . 15 agosto 1992

.-. Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e Sangue con la sua anima e divinità. (n.141).

.-. Cristo, realmente presente sotto le specie del pane e del vino, (è) l’offerta del sacrificio eucaristico (1410).

.-. Il pane e il vino per le parole di Cristo e per l’invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo (1333).

.-. Mediante questo sacramento della Comunione, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue (1331).

.-. La Comunione alla Carne del Cristo risorto, (è) vivificata dallo Spirito Santo e vivificante (1392).

.-.-.-.-. Or dunque, benedetto Gesù che vive di persona nel santissimo Sacramento dell’altare, pane di vita eterna che si presenta come Ostia santa conoscibile con la fede qual è, vero Dio e vero uomo, immolato per offrire il suo sangue ancor oggi e risorto per farsi mangiare nella santa Comunione. Non considerate l’Ostia consacrata come un farinaceo che lo rappresenti perché l’Ostia stessa non è per nulla un simbolo <nota 30 del libro>, ma la sua reale presenza donata.

Questa fede ci è data dalla santa romana Chiesa.

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La Cavalcata per la festa patronale a Fermo all’Assunta con ordine di sfilata editto del 1670

ORDINE CON CHE DEVE CAMMINARE LA CAVALCATA.

Decreto dei Priori di Fermo del 1670 (da Andrea de Monti stampatore Priorale e di nuovo da Gio. Francesco de Monti e Fratelli stampatori Priorali 1690) qui con revisione per l’ortografia

=.= Partenza dalla Chiesa di Santa. Lucia, fino al Duomo, nl giorno dell’Assunta,

Festa della Metropoli dell’Illustrissima Città di Fermo

Lo Straordinario a cavallo

Bifolchi

Fornaciari

Vasari

Bastari <fan basti>

Canestrari

Ortolani

Asinari

Mulattieri

Vetturini o presta cavalli

Scorticatori

Triccoli <? peli>

Tauratari <allevano tori>

Osti

Macellari

Ciabattini

Muratori

Molinari

Fornari di casa

Fornari pubblici

Ruotatori

Calderari

Barbieri

Calzolari

Sellari

Sarti

Fabri

Ottonari, e Stagnari

Falegnami

Merciari

Lanari

Tintori

Cappellari

Librari

Droghieri

Orefici

Speziali

Mercanti

Porto <San Giorgio>

Trombettieri

Pedaso

Sant’Andrea <ora a Cuora Marittima>

Alteta <ora a Montegiorgio>

Francavilla

Moregnano

Monte Rinaldo

Monte Vidon Combatte

Ripa Cerreto <ora a Montegiorgio>

Grotta Azzolina

Monte Vidon Corrado

Torchiaro <ora a Ponzano di Fermo>

Monte Appone

Monte San Pietro Morico

Massa <ora Fermana>

Moresco

Sant’ Elpidio Morico <ora a Monsampietro Morico>

Magliano <ora di Tenna>

Ponzano <ora di Fermo>

Smerillo

Ortezzano

Belmonte <ora Piceno>

Monte Leone <ora di Fermo>

Altidona

Monte Urano

S. Benedetto

Collina <ora di Monte Vidon Combatte>

Torre San Patrizio

Lapedona

Rapagnano

Monte Giberto

Carassai

Torre di Palme < ora di Fermo>

Massignano <ora di Petritoli>

Acquaviva <ora Picena>

Petriolo

Monte Falcone <ora Appennino>

Gualdo <ora di Macerata>

Campofilone

Marano< ora Cupra Marittima>

Grottammare

Falerone

Servigliano

Loro <ora Piceno>

Monte Ottone

Petritoli

Sant’Angelo <ora in Pontano>

Mogliano <ora Marche>

-.- Palo delle cavalle

 Secondo premio delli cavalli

Palio di Monte Rubbiano, con il Palio dei cavalli

= Uno dei Signori Deputati

Il Corteggio dei Signori Gentiluomini, favoriscono la Cavalcata i

 . Signori Alfieri della Contrada di Castello, e Pila

 . Signori Gonfalonieri di Castello, e Pila

 . Signori Alfieri di S. Martino, e Fiorenza

 . Signori Gonfalonieri di San Martino, e Fiorenza

 . Signori Alfieri di S. Bartolomeo e Campoleggio

 . Sig. Gonfalonieri di S. Bartolomeo, e Campoleggio

= Il secondo Signor Deputato

Il Bidello a cavallo con la Mazza di Argento

Un Famiglio con l’offerta alla Metropoli

Il Signor Alfier Generale

= MONSIGNOR ILLUSTRISSIMO GENERALE in mezzo a due Signori del Magistrato, accompagnato dal resto dei Signori del Magistrato, di Ufficiali tanto di Palazzo di Mons. Illustrissimo Governatore quanto quelli della Città, seguitando il Collegio, con i Signori Lettori pubblici

= Pescatori con la Barca <del Porto di Fermo>

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A CAMPOFILONE GLI ABATI COMMENDATARI DI SAN BARTOLOMEO NEI SECOLO XVI-XX

CAMPOFILONE – ABATI IN COMMENDA A S. BARTOLOMEO

DOPO IL CONCILIO DI TRENTO

Nel 1564 – Marco Antonio Torelli

1568 -1576 -Vincenzo Torelli  Piccolomini da Massaccio

1590 -1609 – Girolamo Matteucci arciv. di Ragusa poi vescovo di Viterbo con vicari

1609 -1627- Card. Giov. Battista Leni

1628 -1632- Lorenzo Azzolino poi vescovo di Ripatransone

1641 -1669 – Carlo Azzolino vescovo di Bagnorea

1669 -1689 – Card. Decio Azzolino iunior segretario di Cristina di Svezia regina

1690 -1194 – Francesco Azzolino poi eletto vescovo di Ripatransone

1697 -1699 – Card. Giov. Giacomo Cavallerini nunzio in Francia

1707 -1713 – Card. Giov. Francesco Negroni vescovo di Faenza

1715 -1727 – Card. Giov. Battista Patrizi nunzio a Napoli

1727 -1730 – Card. Marco Antonio Anzidei vescovo a Perugia

1730 -1742 – Card. Vincenzo Ludovico Gotti

1743-1748 – Card. Raffaele Cosimo Girolami fondatore dell’Accademia Teologica a Roma

1748 -1775 – Saverio Giustiniani poi vescovo a Monte Fiascone e Corneto

1775 -1777 – Card. Urbano Paracciani arcivescovo di Fermo

1777 -1795 – Card. Guglielmo Pallotta  maceratese

1796 -1843 – Modestino Pellicani, Nunzio presso il re di Sardegna

1844 -1850 – periodo di sola amministrazione

1851 -1893 – Felicissimo Salvini arcivescovo di Camerino

1893 – Galeazzo Mancia Salvini

N. B. La casa canonica degli Abati ha stanze dipinte e nella sala ha l’elenco storico degli Abati dal 1564.

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A FERMO le “piscine” serbatoi d’acqua di epoca romana antica. Dagli scritti di Pompilio Bonvicini

LE CISTERNE ROMANE DI FERMO. Notizie derivate dagli scritti di

POMPILIO BONVIVICINI

Le Cisterne di Fermo hanno importanza, considerando l’eccellente stato di conservazione e va inserisca nel quadro di attività tendenti allo sviluppo culturale, sociale e turistico del nostro bel territorio. Si tratta del più bello e interessante monumento romano di Fermo con la funzione originaria di serbatoio di acqua potabile.

Bisogna attribuire all’architetto Vitruvio la realizzazione nella «forma basilicale» a tre navate delle Cisterne fermane ; è necessaria la descrizione di tutto il sistema idrico di alimentazione delle Cisterne, dai pozzi di captazione delle acque freatiche alle bocchette d’immissione nelle vasche mediante tubi fittili attingenti l’acqua da un canaletto che cinge la sommità dei muri perimetrali. I canali di drenaggio del colle Sabulo sono esplorati nel preciso richiamo delle severe leggi romane sulla salvaguardia e la tutela igienica del complesso idrico.

    A Fermo sono numerose e belle le costruzioni sotterranee create dal genio romano; tra esse il complesso che ha il vanto d’essere un vero capolavoro di tecnica costruttiva è quello detto comunemente «Piscine», ma che in realtà è un «Serbatoio» di acqua potabile.

Tale complesso si trova sotto l’attuale via Paccarone e palazzi contigui (1); occupa un’area di m. 69 x 32,20 pari a mq. 2.222, con una cubatura lorda (ossia compresi i muri) di me. 15.000 circa.

Le vasche o camere sono 30, sono vuote e bene illuminate. Ogni vasca è lunga m. 9,20, larga m. 5,90 e alta al sommo della volta m. 6,00. I muri esterni o perimetrali sono spessi m. 1,65 e sono di calcestruzzo (opus coementicium), mentre i muri divisori sono grossi m. 0,75 e sono costruiti secondo la tecnica «a sacco», ossia con i paramenti in laterizio e l’interno in calcestruzzo. Questo è composto da selci sminuzzate, da due parti di calce d’ottima qualità e da cinque parti di rena magra e vetrosa. I mattoni dei paramenti sono rossi, perché fatti con argilla ricca d’ossido di ferro, ben cotti e di grande durezza; generalmente hanno le dimensioni di cm. 45 x 30 x 7.

Gli archi delle aperture di comunicazione tra una vasca e l’altra sono costruiti con conci di laterizio all’esterno e con il solito calcestruzzo all’interno. Non è vero che i detti conci siano alternativamente rettangolari e rastremati, come afferma G. De Minicis C2), essendo posti i conci rettangolari solo dopo 3 o 4 mattoni rastremati (paramento in laterixio, interno in calcestruzzo, zoccolo in «opera signina»).

Le volte di copertura delle singole vasche sono «a botte», ossia semicilindriche; sono di calcestruzzo pozzolanico (calce, pozzolana e pietre spezzate), gettato a strati sopra l’armatura di tavole, delle quali rimane ancora l’impronta, anzi si vede pure che qualche tavola si è curvata sotto il peso della volta in costruzione, sebbene generalmente siano stati usati pezzi di tufo poroso per rendere meno pesante il carico del manufatto («opus cemenitium» tavole della centinatura)

L’opus signinum (malta di calce, rena e laterizio frantumato) fu generosamente usato per intonacare tutti i muri perimetrali, per impermeabilizzare gli spigoli formati dai muri divisori con le pareti perimetrali (muro a faccia ista o intonacato e spigolo con cordolo impermeabile (in opera signina), per fare gli zoccoli, che sono alti cm. 75, per livellare e rifinire la pavimentazione eseguita in calcestruzzo.

Nelle volte furono lasciate delle aperture (botole o lucernari), alternativamente quadrate con lato cm 60  e circolari con raggio di cm. 30. Quasi tutte le botole sono al centro delle volte, ma in alcune vasche sono assai decentrate;. Naturalmente all’esterno tali botole erano protette da piccoli puteali o da fitte graticciate di metallo e chiudibili con chiusini incastranti (v. più sotto).

Alla sommità dei muri lunghi perimetrali e in corrispondenza degli assi delle vasche, ci sono dei piccoli canali in muratura; stanno a livello con la chiave delle volte, hanno la sezione rettangolare di cm. 22 x 25; essi servivano per l’immissione delle acque nelle vasche sottostanti. Ma non tutte le vasche ne sono fornite perché nella navata occidentale ce ne sono solo 5 e cioè nelle vasche (da nord): 1, 5, 8, 9 e 10, e nella navata orientale solo 4 e cioè nelle vasche; 4, 5, 6, 10. I predetti piccoli canali ricevevano l’acqua da un condotto in muratura di sezione quadrangolare aderente alla sommità della parete esterna nei muri lunghi perimetrali (3); tale condotto riceveva l’acqua da una conduttura proveniente certamente dalla vasca di decantazione.

A metà del lato meridionale, esattamente in mezzo alla vasca mediana, fu costruita una scala di 22 scalini, per entrare ed uscire dalle Cisterne. É evidente, per lo strappo che si nota nel muro meridionale, che la scala fu eseguita in un secondo tempo, quasi certamente sotto l’imperatore Antonino Pio, come fanno ritenere il bollo d’un mattone usato nei lavori di restauro e la qualità dei mattoni di colore grigio chiaro e di spessore inferiore a quello dei paramenti delle vasche. Negli anni precedenti la sua costruzione si poteva usufruire del pozzetto (botola), fornito di grappe di ferro orizzontali come scala, situato presso l’angolo nord-est dell’ultima vasca della navata orientale. É logico supporre che la scala fosse coperta da un padiglione, la cui porta stava vicino all’attuale ingresso del Collegio Fontevecchia, perché ivi appunto termina la scala predetta. Questa non è visibile dall’esterno perché resta nascosta dal selciato stradale.

Il De Minicis (4) pensa che sopra le vasche già descritte ve ne fossero altre delle stesse forme e dimensioni; ma tutto porta ad escludere una tale supposizione. Invece è certo che sopra le volte delle Cisterne, colmati i rinfianchi, fosse eseguita una grande terrazza o solaio di copertura, la cui esistenza è provata da alcuni lastroni, rettangolari o quadrati, di pietra calcarea e soprattutto da alcuni chiusini forniti di doppia battentatura per serrare le botole, ritrovati durante il vuotamento delle vasche. Detta terrazza in origine era a livello col suolo circostante o lo superava di poco, mentre ora i suoi resti sono a m. 1,20 sotto il piano medio di Via Paccarone, causa l’accrescimento delle quote dovuto all’accumularsi, durante i secoli, delle macerie e al fluitare della terra dal colle sovrastante.É molto probabile che detta terrazza fosse isolata e recintata con un basso muretto o con una cancellata (ringhiera) per impedire il libero accesso, date le severe disposizioni di legge a tutela degli acquedotti e in particolare dei serbatoi e cisterne; infatti Frontino (5) ricorda che ogni operazione doveva farsi a non meno di m. 1,50; e l’editto di Venafro, commentato dal Mommsen (6) prescriveva una zona di rispetto di m. 2,40.

Si deve escludere, contro quanto pensa il De Minicis (7), che le Cisterne si trovassero al di sotto dell’Anfiteatro e ne dovessero quindi sorreggere il peso. Invero l’Anfiteatro stava, probabilmente, a nord-ovest delle Cisterne, dove un tratto di muro con il profilo di due grandi nicchie si vede presso l’abitazione del Dott. Moschini ad est di via dell’Anfiteatro Antico.

Si deve escludere pure che le Cisterne servissero a conservare le acque piovane e specialmente quelle raccolte dall’Anfiteatro, perché tali acque non sarebbero mai potute divenire «potabili», neanche con gli accorgimenti escogitati dal De Minicis.

OPERE PER LA DERIVAZIONE DELLE ACQUE

Invece è certo che le trenta vasche servissero a conservare, particolarmente per i periodi di siccità o di assedio bellico, le acque potabili che scorrono abbondantemente negli strati sabbiosi del colle fermano. Infatti nel 1934, durante gli scavi archeologici compiuti nei sotterranei del Duomo, venne alla luce un pozzo romano, il quale è profondo m. 14, ha il diametro di m. 0,90 ed è rivestito nel primo metro con selci conce; sono visibili agli strati di sabbione, spessi in media cm. 70, separati da straterelli di tufo, che formano degli anelli aggettanti sulla sabbia, la quale si è alquanto arretrata per naturale sgretolamento e caduta (nei sortterranei del duomo). A livello col fondo ci sono due cunicoli, diretti uno verso levante e uno verso ponente; sono alti m. 1.80 circa, larghi m. 0,75 c. e lunghi rispettivamente m. 7 e m. 9 circa; tali cunicoli sfociano in altri pozzi uguali al sopradescritto ed hanno una pendenza unica verso levante. Evidentemente si tratta di una serie di pozzi intercomunicanti, che furono trovati pieni di macerie e calcinacci, messi lì per rendere più sicuro il pavimento della chiesa paleocristiana costruitavi sopra (8).

Tutto il complesso dei pozzi è conforme con la precettistica di Vitruvio (9): «… quando si sarà trovata la vena principale dell’acqua, si scavino attorno dei pozzi, le cui acque per mezzo di cunicoli saranno convogliate in un sol luogo… Queste vene si trovano più facilmente nelle parti settentrionali dei colli; le loro acque sono di buon gusto, più salubri e più abbondanti, perché sono più riparate dalla veemenza dei raggi del sole e perché ivi gli alberi crescono più numerosi e più grandi… Inoltre, le acque filtranti dal sabbione maschio sono più sicure (ossia: più pure), di più costante quantità e di miglior gusto…».

Questo brano sembra scritto appositamente per noi; infatti, il pozzo suddetto con i suoi cunicoli sta proprio nella parte settentrionale del colle Sabulo, presso il versante ancor oggi ricoperto da piante silvestri. Naturalmente nella parte meridionale del colle vi erano altri pozzi simili, che fornivano acque alle Cisterne, come possiamo ricavare dagli «Atti dei Consigli e Cernite» comunali di Fermo.

Infatti, vi si legge che l’8 novembre 1463 fu deliberato che si facesse una fontana presso il muro occidentale della Piazza (10); evidentemente si tratta di quella seminterrata, ma ancora attiva, che sta presso la scala d’accesso alla Biblioteca Comunale. Nei medesimi Atti (n) è scritto che il 3 agosto 1506 la popolazione della contrada Pila chiese ed ottenne che si facesse una pubblica fontana con le acque che sgorgavano abbondantemente dal suolo della chiesa di san Rocco, allora in fase di costruzione.

Altre acque, che non riescono a fluire verso Piazza, a causa della ricordata ostruzione dei cunicoli, scorrono in quello esistente a notevole profondità (anche oltre i 12 metri) sotto il Corso Cefalonia, il Corso Cavour e Via Recanati; però tali acque dovevano essere destinate agli utenti del suburbio e forse anche al Castellum Firmanorum (odierno Castiglione), dato che l’ultimo tratto del cunicolo esplorato passa sotto il palazzo della SIP. , cioè alla quota 270, che è notevolmente inferiore a quella 282 delle Cisterne.

Tutte le acque predette provenivano e provengono ancora dalle viscere del colle Sabulo, i cui strati geologici sono formati prevalentemente di sabbione maschio (granulare e siliceo), alternati a piccole falde di calcare, che raccolgono le acque freatiche, per cui anticamente era assicurato il costante rifornimento delle grandi Cisterne fermane. Naturalmente non solo i pozzi scavati nell’area del Duomo, ma anche quelli profondi sino alla quota delle bocchette d’immissione potevano alimentare le Cisterne. D’altra parte, la falda acquifera era assicurata da un’area d’impluvio di circa centomila mq. di superficie entro il perimetro del Girfalco.

É logico supporre, in conformità con le prescrizioni vitruviane (12), che tra i pozzi di captamento delle acque e le Cisterne vi fosse qualche vasca di decantazione, che servisse non solo a migliorare la qualità delle acque depurandole da eventuali impurità, specie nei periodi di piogge prolungate e dello scioglimento delle nevi, ma anche a interrompere o prevenire la violenza del flusso entro gli specus (condotti in muratura), dovuta al forte dislivello (m. 20) esistente nel breve percorso (m. 150-180) tra il colle Sabulo e le Cisterne stesse (13). Si può ritenere che la vasca di raccolta e di epurazione delle acque provenienti dai pozzi romani stesse dietro al muraglione situato fra il locale Helios e la scarpata del Girfalco. Il dislivello fra detta vasca e le bocchette d’immissione nelle Cisterne poteva essere superato mediante “cadute” disposte lungo i canali adduttori; mentre la breve distanza esistente fra la detta vasca e le Cisterne poteva essere superata adottando il sistema delle condotte a linea spezzata, cioè a zig-zag.

Le acque s’immettevano nelle vasche con un salto di 6 m. o scivolando lungo le pareti, su cui si vedono numerose tracce di concrezioni calcaree, e poi attraverso le varie aperture dei muri divisorii m. 1.20 x 3,15 passaggio 0,45×0,35 si diffondevano sino alle vasche più interne. La massa d’acqua generalmente non raggiungeva il metro d’altezza, in armonia con gli zoccoli in opus signinum, ma poteva salire sin oltre l’imposta delle volte di copertura (m. 3). All’areazione delle acque provvedevano le numerose aperture o botole delle volte, mentre le acque che cadevano dall’alto delle bocchette le agitavano alquanto e ne facilitavano, insieme con le prese di distribuzione, il continuo rinnovamento.

TUBATURE DELLA RETE DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA

Attualmente si vedono solo due tubature d’uscita (tubi di piombo), presso l’angolo di nord-est del monumentale complesso, ma certamente altre stanno nel muro meridionale, a sud-est, non visibili a causa delle murature eseguite per il funzionamento dell’acquedotto dell’Ascensione.

Di solito le «fistole» di piombo erano fatte curvando delle lastre intorno a un’anima cilindrica e bullonando i due lembi marginali rialzati e sporgenti. Invece quelle delle Cisterne fermane sono state eseguite in modo completamente diverso, ossia sono state saldate e non bullonate.

La «fistola» più grande è posta a cm. 10 sopra il livello del pavimento e a cm. 90 dallo spigolo del muro; ha il diametro interno di cm 27, quindi è una «sexagenaria» (cioè un tubo da 60 quadranti romani) e mostra che la sutura longitudinale fu eseguita colando piombo fuso tra i labbri rialzati della lastra arrotolata, cosicché la saldatura acquistò la forma d’un listello a T, di cui si vedono ancora le sbavature all’interno (saldatura a piombo fuso). La lunghezza d’ogni tubo era di m. 3, come risulta anche da quel ritrovato intatto nell’ottobre 1972 in Sanseverino Marche.

La «fistola» minore è collocata a cm. 25 sopra il pavimento e cm. 15 a sinistra della precedente; ha il diametro interno di cm. 9 circa, è quindi una «vicenaria» (cioè un tubo da 20 quadranti); presenta frontalmente un ispessimento della parete cilindrica: è il cerchio di sutura con calix aeneus (presa di bronzo), che stava a filo con la parete interna della vasca.

Sulla tecnica di congiungimento del calix con la fistula occorre notare che non fu eseguito nel solito modo, ossia infilando un capo del tubo nella tazza dell’altro, ma per «giustapposizione», cioè comprimendo la «fistola» contro la «presa di bronzo», previa immissione di piombo fluido nel giro frontale delle due sezioni destinate alla saldatura; pure in questo caso si notano le sbavature interne ed esterne del piombo cementante.

La «presa», secondo Frontino (14), doveva esser lunga non meno di 22 cm., evidentemente per poter restare ben salda nel muro. Era di bronzo perché molto più idonea, che non l’imboccatura plumbea delle fistole, ad esser chiusa ed otturata con tappi di metallo. Nelle Cisterne fermane il calix della conduttura vicenaria era lungo cm. 50 e quello della tubatura sexagenaria cm. 60, almeno a giudicare dal vuoto restato a seguito della loro asportazione, della quale non è possibile precisare l’epoca, essendo anteriore al recente vuotamento delle quindici vasche.

Si deve considerare, infine, che la sutura tra i margini delle lastre di piombo è riuscita ottimamente, costituendo quasi una «saldatura autogena», mentre quella tra piombo e bronzo si deve considerare più «tamponamento» che saldatura, non essendosi verificata la coesione, tanto è vero che, quando furono asportati i due calices di bronzo, non si effettuò nessuno strappo sullo strato plumbeo di congiungimento, che presenta ancora una superficie liscia.

Le «fistole» furono rafforzate esternamente con uno strato di opus signinum (impasto di calce, rena e frantumi di coccio), che le avvolse come «camicia di contenimento», la quale talvolta ha deformato un po’ la cilindricità del tubo ammaccandolo. Ciò è accaduto specialmente con la fistola più grande, che ha una parete spessa appena 11mm., mentre il tubo più piccolo, pur avendo lo stesso spessore, ha logicamente resistito meglio alla pressione esterna.

In altra posizione, cioè all’esterno della navata orientale delle Cisterne, è visibile lungo l’attuale corridoio d’accesso e precisamente entro un vuoto del muro medievale, un tratto di conduttura formata di piccoli tubi in cotto. Ogni pezzo è lungo cm. 30 circa, è leggermente rastremato, ha la luce media di cm. 4,5 e quindi è una «denaria» (cioè un tubo da 10 quadranti romani); presenta da una estremità un ampliamento a tazza per l’innesto del tubo successivo e perciò è simile ai moderni tubi d’eternit.

Durante la ripulitura delle vasche si è trovato anche un altro tipo di tubi fittili, rastremati, lunghi cm. 45 circa e con luce minima di cm. 4,5; hanno un’estremità tronco-conica fornita d’anello di raccordo (tubo in terracotta del tipo lingulato), questi tubi erano detti «Ungulati» (cioè «a spada») ed erano molto adatti a infilarsi gli uni negli altri anche in curva, avendo la punta conica, mentre quelli con tazza cilindrica erano più semplici ma idonei solo per le condutture rettilinee.

Le giunture tra un tubo e l’altro risultano eseguite con malta di calce viva stemperata nell’olio, come prescrive Vitruvio (15).

Sull’impiego delle varie tubature di distribuzione non conosciamo tutte le «prese» che stavano nelle Cisterne. Comunque, con la scorta degli autori romani che hanno trattato la materia e con l’analisi delle leggi romane sugli acquedotti e serbatoi, possiamo farci un’idea abbastanza sicura in merito.

La tubatura «sexagenaria» molto probabilmente alimentava un serbatoio «particolare» (castellum aquarum), come per esempio quello del quartiere latino (oggi «rione di San Francesco») o quello di Castiglione, il famoso Castellum Firmanorum, costruito a sostegno e difesa del porto-canale di Fermo, che stava nella foce dell’Ete Vivo, ad ovest dell’attuale chiesa di Santa Maria a Mare (16).

La fistola «vicenaria» poteva alimentare la rete idrica cittadina, e pertanto dovevano esservi altre tubature simili, specialmente nei lati meridionali e orientale delle Cisterne, per servizio dei rispettivi quartieri della città.

La tubatura «denaria» (nei due tipi fittili descritti sopra), quasi certamente portava l’eccedenza delle acque (aquae caducae) ai serbatoi «privati» delle tintorie e lavanderie (officinae fullonicae), dei mulini e forni (pistrina), dei bagni gestiti da privati (balnea), ecc.

La fornitura di tali acque veniva concessa dietro pagamento di un canone annuo (vectigal), concordato con le magistrature locali (17).

Vitruvio (18) aggiunge che la conduttura di terracotta era meno costosa e più igienica e perciò da preferirsi a quelle di piombo.

IPOTESI SULLA DATA DI COSTRUZIONE DELLE CISTERNE

Non è possibile sapere se le fistole plumbee fermane avessero delle iscrizioni, perché sono andate tutte disperse, altrimenti da tali iscrizioni si sarebbero potute ricavare notizie utili sulla data della costruzione delle Cisterne e probabilmente anche sul loro architetto e sul loro funzionamento.

Comunque, è quasi certo che la costruzione delle Cisterne fermane sia dovuta alla generosità e benevolenza di Augusto, che poté farle negli ultimi decenni della sua vita. Infatti, le notevoli dimensioni dei laterizi usati (cm. 45 x 30 x 7), il loro colore (rosso cinabro), la loro ottima qualità (argilla depurata, compatta e a sfaldatura cocleare), il piccolo spessore delle malte nei giunti dei mattoni (mm. 10 – 15), la tecnica delle volte assai progredita, fanno ritenere quasi certa la datazione qui proposta (19).

Questa conclusione, di carattere tecnico-edilizio, è confermata dal sistema e dal metodo seguito per il rifornimento delle acque sorgive del colle Sabulo, in conformità con le prescrizioni di Vitruvio, che era proprio l’architetto dell’imperatore Augusto. Forse non è troppo azzardato pensare che il costruttore della Basilica augustea di Fano, cioè Vitruvio, sia anche l’autore delle cisterne fermane, dato che queste non sono indegne del suo valore e della sua arte ed hanno una pianta” basilicale”.

Inoltre, concorda con queste osservazioni e quindi ribadisce la data proposta, la seguente considerazione di carattere storico-politico.

Fermo aveva seguito, durante le guerre civili, la politica degli ottimati, ossia del partito conservatore, ligio a Pompeo e a Cicerone, e s’era apertamente schierata contro Marcantonio. Pertanto, Ottaviano, divenuto principe e signore assoluto di Roma, pensò di sistemare i suoi «carissimi quartani» (20) a Fermo, ma per non disturbarne troppo i cittadini, creò o trasformò per i suoi veterani il quartiere occidentale della città, che si chiamò «Campus legionis», nome corrispondente all’attuale toponimo di «Campolègio». Ottaviano non si limitò a porre i suoi diletti legionari in un quartiere nuovo o rinnovato, ma volle mostrarsi benevolo coi Fermani dei quartieri sud-orientali della città, sia che fossero degli indigeni, ossia dei veri «piceni», oppure i discendenti dell’antica colonia latina, costruendo per essi, nel fianco orientale del colle, le grandi Cisterne, onde cattivarsene l’animo e attrarli nella sua sfera politica.

Certamente l’astuto Ottaviano non poteva fare un dono più gradito, più signorile e più apprezzato ad una cittadinanza romanizzata nella lingua, negli usi e nei costumi: basti ricordare che la più grande ambizione dei Romani del tempo imperiale era quella di avere ottime acque potabili e di poter fare molti bagni: freschi d’estate e caldi di inverno e con ogni comodità in casa propria! Si aggiunga che, essendo Fermo il «cardine della dominazione romana nel Piceno» f21), non doveva sfuggire ad Augusto l’eventuale pericolo d’un lungo assedio e quindi la necessità di ottime e grandi riserve d’acqua.

STATO DI CONSERVAZIONE DELLE CISTERNE E REPERTI ARCHEOLOGICI

Durante il ricordato vuotamento delle vasche, furono trovate svariate cose, tra cui sono da ricordare: due ritratti marmorei di grande pregio, uno di Augusto ancor giovane e l’altro d’un personaggio a noi sconosciuto (forse di Terenzio Senecione), ora tali sculture sono conservate nella Sala dei Ritratti Romani nel Museo Nazionale delle Marche di Ancona; due iscrizioni latine, scolpite in onore di illustri cittadini fermani (traduzione: “A Quinto Terenzio Senecione Fanniano, figlio di Caio, della tribù Velina, Duunviro Quinquennale, Pontefice – Dedicato l’Augusteo e offerto il banchetto, i coloni e gli abitanti dedicano”) da me edite negli «Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei» (22); numerosi pezzi di pietra calcarea; qualche chiusino per botola, pure di pietra, di cui uno presenta 4 fori passanti presso gli spigoli. Si tenga presente che tutte le suddette cose furono trovate aderenti al pavimento delle vasche più settentrionali.

A questo punto conviene fare una breve riflessione. Il ritratto di Augusto in età pagana godeva non solo del rispetto dovuto al grande imperatore, ma anche di un’autentica venerazione come a un dio; d’altra parte le due iscrizioni mettono in evidenza il culto degli imperatori divinizzati, per cui quando si affermò il cristianesimo con Costantino (313 d. Cr.) e soprattutto dopo i decreti di Graziano (382) e di Teodosio (391) contro i culti pagani e i loro beni, non mancarono eccessi di zelo, specie tra i neofiti di umile origine, che causarono la distruzione degli oggetti di culto, anche se di grande pregio artistico. Pertanto, non ci sorprende se le ricordate sculture furono tolte dalle loro sedi e scagliate con disprezzo nel fondo delle vasche ancor vuote. Conseguentemente dobbiamo ritenere che l’uso della parte settentrionale delle Cisterne Romane si protrasse in maniera regolare ed igienica sino a tale «iconoclasti- co» episodio di storia fermana.

Nel periodo delle incursioni barbariche, come tutte le opere monumentali, anche le Cisterne caddero nel più desolante abbandono. Dal basso medioevo in poi invece furono usate e manomesse dai proprietari delle case, dei palazzi e dei conventi ad esse sovrastanti. Inoltre è tradizione costante che durante l’Inquisizione qualche vano servisse come carcere. Durante l’uso (abuso) delle vasche da parte di privati, molte volte di copertura furono squarciate e parzialmente demolite per scendervi dall’alto con scale di legno (cfr ripostiglio arbitrario costruito sopra la terra e le macerie d’una vasca della navata orientale), mentre in molti muri divisori furono eseguite delle aperture ad uso di porte, per passare da un vano all’altro restando al di sopra della terra e delle macerie e utilizzando così quei locali a proprio talento.

Ora le Cisterne fermane sono state riparate per conto della Soprintendenza delle Antichità delle Marche, a varie riprese, dal 1964 al 1969. Ma un danno maggiore alla monumentale costruzione romana è stato causato, presso l’angolo di nord-est, dalle infiltrazioni d’acqua, che per secoli ha corroso e abbassato la falda sabbiosa, su cui poggia l’edificio, causando una depressione del pavimento e conseguentemente uno spiombo verso l’esterno dei muri maestri per una lunghezza di m. 13 a levante e di m. 9 a nord e inoltre un grave squarcio nelle volte delle ultime due vasche. Lo squarcio del pavimento è indicato nella «pianta delle Cisterne» con una leggera linea tortuosa. A questa grave lesione, naturalmente, non si è potuto porre riparo, salvo che si è cercato d’impedire l’ulteriore infiltrazione dell’acqua piovana.

Se da una parte le varie crepe, visibili nei muri perimetrali e nelle volte, testimoniano le dolorose vicissitudini cui le Cisterne sono andate soggette, e se d’altra parte esse sopportano bene da molti secoli il gravissimo carico d’un intero quartiere costruitovi sopra, si deve proprio concludere che la tecnica costruttiva, la qualità del materiale edilizio e il calcolo delle resistenze sono superiori ad ogni elogio e fanno delle Cisterne fermane una grandiosa realizzazione architettonica, la quale ad una immensa solidità unisce un’austera bellezza e un’incomparabile utilità pubblica.

NOTE

(1) Precisamente in corrispondenza delle seguenti indicazioni catastali: foglio 62, particelle 55, 57, 58, 60, 61 e foglio 61, particelle 386, 387 e frazione della 391.

(2) DE MINICIS, Intorno alla Piscina Epuratoria in Fermo, p. 7.

(3) E’ merito della Prof.sa M. Pasquinucci l’avere individuato e descritto il complesso architettonico dell’alimentazione idrica delle Cisterne fermane; cfr. FIRMUM PICENUM, Pisa 1988, p. 230, figg. 77, 94 e 95.

(4) Op. cit., pp. 6, 10,21

(5) De aquaeductibus Urbis Romae, 12

(6) BONVICINI, «Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica», Roma 1850, p. 53.

(7) DE MINICIS, Intorno alla Piscina Epuratoria, pp. 6 e 14.

(8) Queste notizie mi sono state gentilmente fornite dal sig. Umberto Cassiani, che eseguì lo vuotamento del pozzo romano.

(9) De architectura, VIII, 1.

(10) Archivio storico del Comune di Fermo «Consigli e Cernite» anni 1463-64, c. 67 v.

 (11) Op. cit., anni 1505-1508, c. 58 v.

(12) De architectura, Vili, 7.

(13) Il problema della pendenza delle condotte era molto sentito dai costruttori romani, che bene spesso cercavano di diminuirla evitando il percorso rettilineo e adottando quello a linea spezzata, i cui segmenti erano congiunti da pozzetti in muratura; questi servivano anche a frenare l’impeto delle acque; in alcuni casi si è costatato un percorso tre volte più lungo di quanto sarebbe stato se rettilineo. (Fr. PELLATI, Acquedotto, in «Encicl. ital. », vol. I, pag. 385).

(14) De aquaeductibus urbis Romae, XXXVI, 3.

(15) De architectura, Vili, 6.

(16) G. NAPOLETANI, Fermo nel Piceno, p. 171 e 174.

(17) De aquaeductibus, XCIV, 4.

(18) De architectura, VIII, 6.

(19) G. LUGLI, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, vol. I, p. 585

(20) I “quartani” erano i militari della quarta legione; CIL., IX, 5420,

(21) MOMMSEN, CIL., IX p. 508.

(22) BONVICINI, P., «Rendiconti di Scienze Morali ecc.», voi. XXVII, fase. 5-6, 1972

       Bibliografia

ADAMI, F., De rebus in civitate Firmana gestis, Roma 1591, lib. I, cap. 3.

BARDI, B., Epigrammata variorum antistitum …, Fermo 1726, II, epist. 116.

BRANCADORO, V., Notizie storiche della città di Fermo, ms. del 1687 ca. ms. Biblioteca Comunale a Fermo.

CICCONI, G., Il più insigne monumento antico di Fermo «La Piscina Epuratoria», Fermo 1911.

COLUCCI, G., Antichità Picene, Fermo 1788, tomo II, p. 138.

DE MINICIS, G. Intorno alla Piscina Epuratoria in Fermo, Roma 1846.

DE MINICIS, R., Iscrizioni Fermane antiche e moderne, Fermo 1857, n. 963.

FRACASSETTI, G., Notizie storiche della città di Fermo, ivi 1841, p. 11 e segg.

GENNARELLI, A., Sopra alcuni monumenti ed iscrizioni fermane, in «BulIettino dell’Instituto di Corrispond. Archeol.», Roma 1839, pp. 86- 92.

Liber Coloniarum (ed. Lachmann), p. 254, 23.

MARANESI, F., Guida turistica di Fermo, Fermo, 1957, p. 283 e segg.

MARIANI, L., La cavalcata dell’Assunta a Fermo, Roma 1890, p. 35.

MELA, P., De situ orbis, II, 4, 65.

MOMMSEN, T., C.I.L., IX, p. 508. t

NAPOLETANI, G., Fermo nel Piceno, Roma 1907, p. 77 e 140-147.

PAIS, E., Storia della colonizzazione di Roma Antica, Roma 1923, p. 283.

PLINIO SENIORE, Naturalis Historia, III, 13, 11.

SPERANZA, G., Il Piceno, Ascoli Piceno 1900, voi. II, p. 192 e seg.

STRABONE, P. Geograph., V. 4, 2  sul Castello dei fermani

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Governabilità delle vicende umane con il papa Bendetto XVI

Benedetto XVI.fiducia

Nell’enciclica CARITAS IN VERITATE Benedetto XVI (tanto ben ricordato) invia a tutti il messaggio che oggi l’umanità ha il compito e i mezzi per guidare il mondo in cui viviamo. Non siamo soggetti ad una fatalità, ma possiamo dirigere gli avvenimenti in modo che crescano l’amore e la giustizia nel campo sociale ed economico-

Io commenterei che non si  deve far prevalere la previsione di catastrofi ingovernabili.

A me pare che ci siano cristiani attenti agli annunci divini che ora si sentono stanchi di aspettare il realizzarsi degli eventi. E’ giusto non domandare quando il mondo si convertirà e necessita pregare per la conversione di ciascun peccatore.

   Ancor più malamente accolgono Medjugorje quelli che misconoscono (o non considerano) che non esiste nessuna cattiveria al mondo (cfr. Putin) che non possa servire al bene di tutti coloro che amano Dio e tale è la volontà di bene del Padre.

   Il cristiano non conformista non teme di fronte alle guerre atomiche minacciate perché sa che Gesù è la pace che si realizza tramite sua Mamma. Siamo nel tempo della purificazione che i buoni accolgono senza intimorire alcuno.

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STATUTA FIRMANORUM INDEX.

indice latino deghi Statuti dei Fermani

STATUTA FIRMANORUM

FIRMI Apud Sertorium de Montibus

impressa Anno Domini 1589

TABULA RUBRICARUM

TOTIUS OPERIS

RUBRICAE PRIMI LIBRI

1 Rubr.1- De veneratione festi Sanctae Mariae de mense Augusti.

1 Rubr.2- De cereis et alijs luminarijs, et lampidibus offerendis in dicto festo Beatae Mariae.

1 Rubr.3- De officialis eligendis ad custodiam,  manutenendum introitum, et res laborerij dictae Ecclesiae Sanctae Mariae.

1 Rubr.4- De expensis fiendis Scindicis Communantiarum, et alijs quibusdam forensibus venientibus ad dictum festum.

1 Rubr.5- De veneration Sanctae Spinae.

1 Rubr.6- De festo beati Bartolomei Apostoli singulariter honorando.

1 Rubr.7- De scindicis, et procuratoribus eligendis in qualibet Ecclesia Civitatis.

1 Rubr.8- De palijs dandies infrascriptis Ecclesijs.

1 Rubr.9- De Statuto Ecclesiae Sancti Salvatoris.

1 Rubr.10-De captivis offerendis.

STATUTORUM COMMUNIS FIRMI

LIBER SECUNDUS

FELICITER INCIPIT

2 Rubr.1- De cursu Palij.

2 Rubr.2- De bursiatis, et forma aperiendi cassettas, et extrahendi eos, et conservatione cassettarum, et remittendi alterum pro altero.

2 Rubr.3- De auctoritate Dominorum Priorum, et eorum officio.

2 Rubr.4- De speciali prohibitione DD. Priorum et Confalonerij et Regulatorum ac etiam Bancherij Communis.

2 Rubr.5- De officio Confalonerij Communis Firmi.

2 Rubr.6- De electione Potestatis, et Capitanei.

2 Rubr.7- De iuramento Potestatis, et Capitanei, et eorum auctoritate, et officio.

2 Rubr.8- De deveto officialium forensium.

2 Rubr.9- De officio Cancellarij.

2 Rubr.10- De officio Notarij Dominorum.

2 Rubr.11- De officio, et ordine tenendo per Confalonerios Contratarum, et alios ci ves  dictarum acontratarum.

2 Rubr.12- De modo congregandi Concilia, proposotas proponendi, et arrengandi et reformandi in eis.

2 Rubr.13-De Concilia speciali populi.

2 Rubr.14-De auctoritate, iurisdictione, et balia dicti  Concilij specialis.

2 Rubr.15-De Concilio generali.

2 Rubr.16-De arbitrio Concilij generalis.

2 Rubr.17- De modo mittendi partita ad fabas nigras, et albas.

2 Rubr.18- De modo suspendendi Statuta.

2 Rubr.19- De Regulatoribus, eorum officio,  et de introito, de exitu Communis et de revisoribus rationum Communis, et eorum officio.

2 Rubr.20-De officio Bancherij, et de eius Notarij.

2 Rubr.21- De officio Consulum Mercatorum.

2 Rubr.22- De officio Massarij, qui providere, et revidere habet massaritias,  et m unitiones Communis.

2 Rubr.23-De electione Notariarum Bancherium civilium, et appellationum, et eorum officio.

2 Rubr.24-De officio Advocati, et Sindici Communis ad causas.

2 Rubr.25- De officialibus Castrorum Communis Firmi imbursandis.Nomina Castrorum Maiorum.

2 Rubr.26-Nomina Castrorum Mediocrium.

2 Rubr.27- Nomina Castrorum Minorum.

2 Rubr.28- Officiales sic extracti pro exercendo dicta officia non possint eligi nisi fuerint cives Civitatis Firmi vel comitativi Comitatus Firmi.

2 Rubr.29- De imbursatione Castellanorum Roccharum comitatus.

2 Rubr.30- De Scindacatu DD. Priorum populi, et Vexilliferi iustitia, et Regulatorum, et eorum Notariorum.

2 Rubr.31- De Scindacatu officialium forensium.

2 Rubr.32-De Scindacatu officialium Castrorum comitatus.

2 Rubr.33- De Bannitoribus Communis, et eorum officio.

2 Rubr.34- De officio Baliorum Communis Firmi.

2 Rubr.35 -De officio custodis carcerum.

2 Rubr.36- De picturis in ianuis faciendis.

2 Rubr.37- De deveto officialium comitatus.

2 Rubr.38- De deveto officialium in civitate, et concursu officiorum.

2 Rubr.39- Quod nullus praesumat trahere cives, vel districtuales extra forum civitatis Firmi.

2 Rubr.40- Quod nullus Firmanus, vel districtualis audeat ire ad stipendium, vel provisionem alicuius sine licentia.

2 Rubr.41- De fortilitiis de novo non costruendis, et de destructis non reficiendis.

2 Rubr.42- De officio Ambasciatorum Communis Firmi.

2 Rubr.43- Quod Potestas, et Capitaneus, et alii officiales Communis non vadant pro ambasciatis.

2 Rubr.44- De recipientibus honorem militiae.

2 Rubr.45- De venditionibus  factis de bonis  exbannitorum.

2 Rubr.46- De officio Notarij Potestatis, qui debeat stare in Portu.

2 Rubr.47- Quod Potestas, vel Capitaneus, vel eorum officialis teneatur, quotiens opus fuerit, ire extra civitatem eorum expensis.

2Rubr.48- De Castellanis non recipiendis in districtu Firmi.

2 Rubr.49- Quod omnes de Castris, et villis Communis Firmi pro civibus habeantur.

2 Rubr.50- De salario notarij, et baliorum a syndicis Castrorum, et villarum non recipiendo.

2 Rubr.51- De libertate concessa venientibus ad docendum, vel studendum ad Civitatem Firmi.

2 Rubr.52- Ut cives, a quibus Commune Firmi non habet obsequium, non defendantur pro civibus.

2 Rubr.53- Quod notarij Potestatis, Capitanei, vei iudicis iustitiae, vel alterius officialis forensis non possint publicare instrumenta.

2 Rubr.54- Quod Potestas teneatur observare franchitiam venientibus ad habitandun in civitatem.

2 Rubr.55- De immuni tate concedenda venientibus ad habitandum per terras, et possessiones estimatas hominibus civitatis Firmi.

2 Rubr.56- Quod nobiles comitatenses non solvant collectas.

2 Rubr.57- De notario appretiorum Communis Firmi.

2 Rubr.58- De pacibus faciendis per Potestatem.

2 Rubr.59- Quod Potestas, vel Capitaneus, vel eorum officiales nemini dicant iniuriam.

2 Rubr.60- De libertate, et franchitia illorum, qui per decem annos habitaverint in civitate Firmi, et vassallis venientibus, et volentibus habitare in civitate: et quòd nullus possit esse Procurator pro forensibus in casu praedicto.

2 Rubr.61- Quod Notarij teneantur conficere instrumenta.

2 Rubr.62-De Syndico, et Procuratore habendo in Romana Curia, et Curia D. M archianis.

2 Rubr.63- De lampadibus Mercatorum, civitatis Firmi.

2 Rubr.64- Quod liceat renunciari Statuto.

2 Rubr.65- Quod quando tractatur de negotio Potestatis, vel alicuius singularis persona in aliquo concilio, vel cernita, debeat de ipse recedere.

2 Rubr.66- Quod si aliquis abitare, vel domum haberet in confinio contratarum, sit ei licitum se facere in contrata in qua magis sibi placuerit.

2 Rubr.67- Quod Potestas, Capitaneus, et alij officiales Commumis tentantur facere copiam  de se ipsis.

2 Rubr.68- De custodia, et immunitate S. Benedicti, Montis Falconi set Smirilli.

2 Rubr.69- Quod habitatores Castri S. Benedicti dictum Castrum die, noctuq. Bene custodiant.

2 Rubr.70- De Capitaneis faciendis per Molendinarios.

2 Rubr.71- De vinditionibus, et donationibus factis per aliquem, qui civis efficeretur.

2 Rubr.72- De observatione Statutorum.

2 Rubr.73- Quod predia sint tributaria.

2 Rubr.74- De parte danda officialibus de condemnationibus veteribus.

2 Rubr.75- De iurisdictione militis Potestatis.

2 Rubr.76- De delegationibus pecuniarum Communis alicui faciendis.

2 Rubr.77- Quod milites, et officiales Potestatis, et Capitanei non possint intrare do mos pro executionibus civ.m malefic. et c.

2 Rubr.78- De observatione Statutorum Societatum, et Castr. Civ. Fir.

2 Rubr.79- Quod omnia pignora consignentur Depositario.

2 Rubr.80- De mercede scripturarum, executionum realium et c. solvenda officialibus comitativ.

2 Rubr.81- De electione, et officio Barisielli.

2 Rubr.82- De civibus, qui sunt de regimine in officio Prioratu.

2 Rubr.83- De non venientibus ad Cernitam, et Concilium, et de prohibitis venire.

2 Rubr.84- Quod claves carcerum  sint in minibus Potestatis.

2 Rubr.85- Quod debitores Communis scribantur in libro speculi.

2 Rubr.86- De facientibus rumorem in Cernitis, et in Concilijs.

2 Rubr.87- De exctione condemnationum, tam malefaciorum, quam damnorum datorum, et aliorum debitorum fiscalium.

2 Rubr.88- De insignijs Communis non  dandis dono Rectoribus.

2 Rubr.89- De favore praestando civibus Firmanis, st districtualibus pro beneficijs consequendis.

2 Rubr.90- Quomodo possit de maleficijs supplicari, et de solutione capitum solidorum, et gratijs obtinendis.

2 Rubr.91- De custodibus eligendis in Castris riveriae maris.

STATUTORUM COMMUNIS FIRMI

LIBER TERTIUS

FELICITER INCIPIT

3 Rubr.1- De officio, et iurisdictione Potestatis, et Capitanei, et eorum vicarij in civilibus causis .

3 Rubr.2- De citationibus in civilibus causis.

3 Rubr.3- De modo, et ordine procedendi in civilibus causis ordinarijs seu libellarijs.

3 Rubr.4- De interrogationibus in iudicio faciendis, et de hic, qua ad fundamentum futuri iudicij tendunt.

3 Rubr.5- De ferijs.

3 Rubr.6- De summaria cognitione in causis forensium, et de damno reficiendo damnum passo per repraesalias.

3 Rubr.7- De causis inter cives, et comitatensis in civitate terminandis.

3 Rubr.8- De testibus, et eorum examinatione.

3 Rubr.9- De confessis.

3 Rubr.10- De partitas, et iureiurando.

3 Rubr.11- De causis, et litibus potentiorum.

3 Rubr.12- De executione publici instrumenti, de scripturae privatae.

3 Rubr.13- De executione instrumenti guaretisiae.

3 Rubr.14- De executione scripturae factae per notarium deputatum pro scribendo credentias mercatorum.

3 Rubr.15- Quae res in tenutam capi non posit.

3 Rubr.16- De capiendo debitorem suspectum et fugitivum.

3 Rubr.17- De debitore norante in comitatu.

3 Rubr.18- De revocatione tenuta accepta de bonis alterius, quem debitoris.

3 Rubr.19- De alienatione pignoris, tam conventionalis, quam praetotij.

3 Rubr.20- De modo praestandi patrocinium, et de salario patrocinantium.

3 Rubr.21- De non matricolato in iudicium non admittendo.

3 Rubr.22- De officio, et mercede Notariorum bancharum.

3 Rubr.23- Quod Notarij sint scripti in Collegio seu Matricula.

3 Rubr.24- De abbreviatoris, et protocolli Notariorum.

3 Rubr.25- De instrumentis iam solutis restituendis.

3 Rubr.26- De regressu fideiussoris contra principalem.

3 Rubr.27- De arbitris, et arbitratoribus.

3 Rubr.218-De compromissis fiendis inter coniunctos.

3 Rubr.29- De rerum communium divisione.

3 Rubr.30- De muris communibus faciendis.

3 Rubr.31- De habentibus arbores in alieno, et de arboribus impedimentum vicino praestantibus.

3 Rubr.32- De societatibus, colligantijs, et rebus communibus, et ipdsarum rerum petitione.

3 Rubr.33- De emancipationibus liberorum.

3 Rubr.34- De tutoribus.

3 Rubr.35- De furiosis, mentecaptis, prodigis, mutis, et similibus, et eorum curatoribus.

3 Rubr.36- De praescritionibus.

3 Rubr.37- De ementibus rem habilem.

3 Rubr.38- De rebus publice emptis, vel Pyratis.

3 Rubr.39- Quod propter inettam petitionem qui non succumbat in causa civili.

3 Rubr.40- De simulatis contrattibus reprimendis.

3 Rubr.41- De alienationibus rerum Minorum.

3 Rubr.42- De alienationibus rerum dotalium .

3 Rubr.43- De sponsalibus, et lucra sponsi, et sub cuius administratione sponsa,  eiusque bona regantur.

3 Rubr.44- De restitutione dotium.

3 Rubr.45- De ultimis voluntatibus.

3 Rubr.46- De hereditatibus, et legatis factis Hospitali Sanctae Mariae Charitatis, et laborerio Sanctae Mariae Episcopatus, et alijs hospitalibus.

3 Rubr.47- De legatis pijs locis, vel ad pias causas factis.

3 Rubr.48- De inventario conficendo.

3 Rubr.49- De successionibus ab intestato.

3 Rubr.50- De executione sententiarum causarum civilium.

3 Rubr.51- Secundum qua causae civiles, et negotia debeant terminari.

3 Rubr.52- De repraesalijs concedendis.

3 Rubr.53- Quod DD. Priores populi, et Vexillifer iustitiae possint optre omnes repraesalias.

3 Rubr.54- De praescritioninus contra Iudeos.

3 Rubr.55- De iuramento Iudeorum.

3 Rubr.56- De trium iudicum causis.

3 Rubr.57- Quod supplicationes super civilibus causis non acceptentur in cernita.

3 Rubr.58- De debitore contumace exbanniendo.

3 Rubr.59- Quod quando partes contrahunt, de florenis intelligi  debeat, non autem de ducatis, et è converso.

STATUTORUM COMMUNIS FIRMI

LIBER QUARTUS

FELICITER INCIPIT

4 Rubr.1- De quibus maleficijs, et delictis per inquisitionem procedi possit.

4 Rubr.2- Quod Syndici Castrorum, et Villarum possint, et debeant denunciare maleficia.

4 Rubr.3- De modo, et ordine procedendi in criminalibus causis, vel mistis.

4 Rubr.4- Quomodo procedatur in criminalibus contra comparentem.

4 Rubr.5- Quomodo procedatur in criminalibu contra contumacem.

4 Rubr.6- Ut nemo invitus accusare cogatur,  et de non admittendo denunciatorem secretum.

4 Rubr.7- Quod minores, et filij familias habeant legitimam personam in criminalibus,  et de beneficio ipsorum.

4 Rubr.8- Quomodo, et quando in criminalibus causis procurator, tutor, vel curator, et pster pro filio admittatur.

4 Rubr.9- De abolitione concedenda.

4 Rubr.10- Quod mulieres non cogantur intrare Palatia.

4 Rubr.11- De processibus non initiati per unum Rectorem initiandis, et terminandis per alium.

4 Rubr.12- Qui admitti possint in criminalibus ad testimonium, et de testium  examinatione.

4 Rubr.13- De tormentis.

4 Rubr.14- De sententijs  criminalibus in Concilio proferendi, et per quem proferri possint.

4 Rubr.15- Quando, et quae sentntiae non possint proferri in criminalibus.

4 Rubr.16- De beneficio confessionis, et pacis.

4 Rubr.17- In quibus casibus pax operetur, vel non.

4 Rubr.18- De poena dimidianda hominibus Castrorum, et Villarum comitatus, et districtus Firmi.

4 Rubr.19- De duplicazione poenarum.

4 Rubr.20- De multi, et earum modis.

4 Rubr.21- De tempore solvendi condemnationes.

4 Rubr.22- Quod propter defectum solennitstis, criminali sententia non reddatur invalida.

4 Rubr.23- De bonis damnatorum.

4 Rubr.24- De blasphemantibus, vel maledicenti bus Deum, vel Sanctos eius, et malè, et turpiter importune de eis, vel per eos iurantibus, vel contra eorum imagines, vel figures quic quid facientibus.

4 Rubr.25- De poena turbantis divina officia.

4 Rubr.26- De poena committentium proditionem, vel rebellionem.

4 Rubr.27. De poena ambasciatoris excedentis fines mandati.

4 Rubr.28- De poena facientis conventiculum, conspirationem, seditionem, vel similis.

4 Rubr.29- De poena offendentium DD. Priores populi, et Vexilliferum iustitiae, vel eorum Notarium, vel Cancellarium Communis.

4 Rubr.30- De confinis, seu relegationibus statuendis.

4 Rubr.31- De poena offendentiun Rectores, vel  officiales Civitatis, et Comitatus, et eorum familiam,

4 Rubr.32- De fractoribus carcerum.

4 Rubr.33- De poena opponentium se executioni Curiae, seu eandem executionem  impedientium.

4 Rubr.34- De poena  prohibentis aliquem testari, vel  contrahere, vel aliter disponere de proprijs.

4 Rubr.35- De privatis carceribus.

4 Rubr.36- De assassinis, et earum poenis, et de facientibus offendi per assassinos.

4 Rubr.37- De intercipientibus, auferentibus, surripientibus, subtrahentibus, vel occupantibus de bonis Communis mobilibus.

4 Rubr.38- De poena committentis baractariam, vel fraudem in eius officio.

4 Rubr.39- De poena committentiun robbariam, plagium, vel similis, et deviantium fantescham.

4 Rubr.40- De poena auferentis rem mobilem.

4 Rubr.41- De poena imponentium taleam, seu facentium redimi per taleam, vel similis, et de nuncijs earum.

4 Rubr.42- De homicidio.

4 Rubr.43- De maleficis, veneficis, nigromanticis, et similibus.

4  Rubr.44- De adulterijs, stupror, incestu, raptu virginum, sanctimonialum, vitio sodomitico, nephario, et damnato coitu, rt similibus, et de lenonibus.

4 Rubr.45- De furtis, et pactuali, vel bubulco furtum patrono committente.

4 Rubr.46- De poena expilantium bona hereditatis.

4 Rubr.47- De falsis.

4 Rubr.48- De poena submittentis partum.

4 Rubr.49- De poena fabricantium, seu expendentium falsam monetam.

4 Rubr.50- De poena revelantium credentias, vel secreta Communis.

4 Rubr.51-De poena facientis insultum cum collacta, vel sine.

4 Rubr.52- De poena adminantis cum armis, vel sine.

4 Rubr.53- De poena percutientis  cum armis, vel sine.

4 Rubr.54- De poena percutientium alterius pactualem.

4 Rubr.55- De forense offendente Civem.

4 Rubr.56- De verbis iniuriosis.

4 Rubr.57- De poena reimproperantium.

4 Rubr.58- De his, qui offendunt aliquem ad sui defentione, et de poena declinantis iurisdictionem Communis.

4 Rubr.59- De poena rumpentium pacem.

4 Rubr.60- Decretum Concilij de vindictis transversalibus, confirmatum per Breve Pij Quarti sub. Dat.Romae die X Februarij  1560.

4 Rubr.61- De fidejussoribus dandies de non offendendo.

4 Rubr.62- De poena intrantis, et exeuntis Civitatem, vel Castra, aliter quàm per portas.

4 Rubr.63- De poena frangentis, vel occupantis muros Civitatis vel Castrorum.

4 Rubr.64- De incendiarijs, et fractoribus molendinarum, et domo rum, et similium.

4 Rubr.65- Quod Advocati, Procuratores, et Notarij non recipiantur in fidejussores.

4 Rubr.66- De poena diferentiumm arma.

4 Rubr.67- De poena euntium post tertium sonum campanae.

4 Rubr.68- De poena ludentium ad taxillos, vel alium ludum prohibitum.

4 Rubr.69- De poena negantis filiationem, notarium, vel similia.

4 Rubr.70- De poena petentis debitum iam solutum, vel pòud debito

4 Rubr.71- De poena invadentium, vel occupantium rem immobilem vel turbantium  aliquam in possessione sua.

4 Rubr.72- De poena fodientis, vel moventis terminos.

4 Rubr.73- De poena invadentis tenutam datam per Curiam.

4 Rubr.74-De offendentibus exbannitos.

4 Rubr.75- De exbannitis pro offensionibus factis contra iuratos populi.

4 Rubr.76- De capiendis  forensibus offendentibus Cives,

4 Rubr.77- De ijs qui se aubtraxerint, seu excusaverint ratione alicuius privilegij.

4 Rubr.78- De malefactoribus, qui post maleficium commissum  religionem intraverint.

4 Rubr.79- De receptatoribus exbannitorum.

4 Rubr.80- De poena praestantium patrocinium, ausili, consilium, er favorem alicui           exbannito, vel condemnato.

4 Rubr.81- De beneficio exbanniti repraesentantis alium exbannitum.

4 Rubr.82- De Advocatis, et Procuratoribus paciscentibus de quota.

4 Rubr.83- De poena occupantium, et non probantium.4

4 Rubr.84- De poena praestantium auxilium, consilium, et favorem alicui maleficio, vel committenti aliquod maleficium.

4 Rubr.85- De provocantibus ad duellum, sine bellum.

R ubr.86- De executione sententiarum criminalium.

4 Rubr.87- Quod unum genus aliud,  et singularis numerus pluralem, et è converso concipiat.

4 Rubr.88- De possessionibus Civium, et rebus stabili bus non alienandis, vel transferendis in non  subiectis, et non prentando in non subiectis.

4 Rubr.89- De poena occidentis, vel aliter percutientis bestias alicuius.

4 Rubr.90- De naleficijs non cognitis intra mense in Comitatu.

4 Rubr.91- De poena, quam DD. Prioribus inobedientes incurrunt.

4 Rubr.92- Quod Albanenses ad civitatem Firmi,  vel comitatum eius  pro maleficijs commissis exstra districtum puniantur, ac si in Civitate, et Comitatu deliquissent.

4 Rubr.93- De poena committentium fraudem in suo apprecio.

4 Rubr.94- De poenis non terminatis per statutum.

STATUTORUM COMMUNIS FIRMI

LIBER QUINTUS

FELICITER INCIPIT

5 Rub.1- De officio et jurisdictione Domini Capitanei.

5 Rub.2- De eadem juridictione Domini Capitanei contra homines portantes

ornamenta vetita.

5 Rub3-  De eadem juridictione Domini Capitanei .

5 Rub. 4- De eadem juridictione Domini Capitanei.

5 Rub. 5- Quod Capitanes teneatur exercere officium gabellae.

5 Rub. 6- Quod Capitaneus possit cognoscre de omnibus maleficiis.

5 Rub. 7- Quod Capitaneus teneatur exigere condemnationes.

5 Rub. 8- Quod Capitaneus inquirat contra offendentes Potestatem et eius officiales.

5 Rub.9-  Quod Capitaneus inquirat contra extrahentes grassiam.

5 Rub. 10- De bannis imponendis per Dominum Capitaneum.

5 Rub. 11-De baliis Domini Capitanei.

5 Rub.12- In quibus casis in criminali causa sit licitum appellari et de quibus non.

5 Rub. 13-   De appellationibus in causis civilibus.

5 Rub. 14-  Nihil innovari appellatione pendente.

5 Rub. 15-  De poena Iudicis non permettentis appellare.

5 Rub. 16-  Quod omnia statuta loquentia in causis appellationum, intelligantur in

primis et secundis appellationibus.

5 Rub. 17-  Quod statuta loquentia in Capitaneo habeant locum in Iudice iustituae et

                     e converso.

INCIPIUNT DAMNA DATA

5

Rub. 18-  De iurisdictione et balia Iudicis damnorum datorum viarum, pontium et fontium.

5 Rub. 19-  De hiis qui in prima citatione non venerint.

5 Rub. 20-  Quod Dominus Capitaneus mittat Notarios suos ad inveniendum

damnum dantes.

5 Rub. 21-  Quod officialis non recipiat aliquod ab aliqua persona.

5 Rub. 22-  Quod Capitaneus faciat et fieri faciat bannimentum de non dando

damnum, personaliter vel cum bestiis.

5 Rub. 23-  De abolitione concedenda.

5 Rub. 24-  De damnis datis in casinis.

5 Rub. 25-  De hiis qui debent admitti in accusandum.

5 Rub. 26-  De damnis datis personaliter.

5 Rub. 27-  De poena colligentis olivas alienas.

5 Rub. 28-  De damnis datis cum bestiis.

5 Rub. 29-  De poena incidentis olivas et alias arbores.

5 Rub. 30-  De poena incidentis vites.

5 Rub. 31-  Qomodo debat emendari damnum de die et de nocte et per quem et per

quos.

5 Rub. 32-  De hiis qui inventi fuerint per Dominum Capitaneum, vel suos officiales

et familiam cum fructibus seu lignis in civitate vel via aliqua et non habeant possessionem et laboritium suum.

5 Rub. 33-  De poena facientis causarolam.

5 Rub. 34-  De poenam facientis exvarchum.

5 Rub. 35-  Quod nullus Notarius possit sedere ad banchum Domini Capitanei vel

Iudicis.

5 Rub. 36-  Quod Dominus Capitaneus seu Iudex iustitiae debeat ferre sententias.

5 Rub. 37-  De beneficio confessionis et pacis.

5 Rub. 38-  De poena mettentis ignem.

5 Rub. 39-  De poena damnum dantis in mali aranciis.

5 Rub. 40-  De poena mutantis sibi nomen.

5 Rub. 41-  Quod unicuique liceat sua auctoritate propria capere bestias inventas

damnum dare in sua possessiione et habeat quartam partem.

5 Rub. 42-  Quod dominus non possit cogi ad solvendam condemnationem factam de

famulo vel bubulco.

5 Rub.43-  De damno dato cum bubus et aliis animalibus cuius malefactor non

reperiatur.

5 Rub. 44-  De parte danda accusatori vel denunciatori.

5 Rub. 45-  Quod Capitaneus seu Iudex damnorum datorum et eius officiales

teneantur dare copiam petenti accusationis, denunciationis et inquisitionis.

5 Rub. 46-  De citatis non camparentibus in termino.

5 Rub. 47-  De bannis imponendis per Dominum Capitaneum, suosque Iudices et

officiales damnorum datorum.

5 Rub. 48-  De exbannis Curia Domini Capitanei seu Iudicis capiendis.

5 Rub. 49-  De hiis qui inventi sunt de nocte per officilem seu familiares Iudicis

damnorum datorum damnum dare.

5 Rub. 50-  Quod nullus portet cum bestiis, vel sine. legnamina, vites, cannas grossas

vel minutas et de damnis datis in rotis custoditis.

5 Rub. 51-  Quod dominus Capitaneus debeat mittere unum ex suis notariis per vicos

 et pages et contratas ad inquirendum pro damnun dantibus.

5 Rub. 52-  De poenis duplicandis in damnis datis de nocte.

5 Rub. 53-  Quod Dominus Capitaneus seu Iudex damnorum datorum non possit

cogere aliquem ad solvendum ante condemnationem de eo fiendam.

5 Rub. 54-  De poena forensium damnum inserentium in possessionem Civium et

Comitatensiun Cicitatis Firmi.

5 Rub. 55-  Quod condemnationes non cancellentur non satisfacto domino damnum

passo.

5 Rub. 56-  Intra quantum tempus possit procedi de damnis datis.

5 Rub. 57-  Quod non possit pro cancellatione aliquid accipi.

5 Rub. 58-  Quos Dominus Capitaneus vel Iudex Iustititiae non possit aliquem ponere ad torturam occasione damnorum datorum.

5 Rub. 59-  De parte danda officiali damnorum datorum.

5 Rub. 60-  Quod de damnis datis non possit fieri gratia.

5 Rub. 61-  Quod custodes portarum non possint ire cum officiale damnorum

datorum.

5 Rub. 62-  De poena capientis columbas columbariae.

5 Rub. 63-  De poena capientis, vel necantis pisces in fonte vel in piscina.

5 Rub. 64-  De poena capientis seu devastantis examen apium.

5 Rub. 65-  In quibus casibus admittatur accusator, in iisdem admittatur denunciator.

5 Rub. 66-  Quod Scindici Castrorum et Villarum Civitatis Firmi, ad quos, spectat,

debeant accipere copiam dictorum statutorum omnium in praesenti volumine contintorum.

INCIPIUNT EXTRAORDINARIA

5 Rub. 67-  De diebus festivis celebrandis in Civitate et districtu Firmi.

5 Rubr.69- De poenis extrahentium grassiam de civitate, et districtu.

5 Rubr.70- De pedagijs non accipiendis.

5 Rubr.71- Quod nullus de Castro riveriae vadat alibi ad habitandum.

5Rubr.72- De deveto salis.

5 Rubr.73- De vestibus, et ornamentis mulierum.

5 Rubr.74- De doniis.

5 Rubr.75- De modo, et forma servandis in luctu mortuorum.

5 Rubr.76- De convivijs, et ordinamentis in ipsis servandis.

5 Rubr.77- Quos nulli licet aliquod novum opus facere, vel fabricare, seu fieri facere, vel fabricari iuxta viam publicam, vel vicinalem, non habita licentia, etpraesentia, et auctoritate officialis, sei D. Capitanei, et vicinorum.

5 Rubr.78- Quod nullus possit vendere uvas, vel alios fructus non maturos.

5 Rubr.79- De grantijs non faciendis in primis, vel secondi senaitis.

5 Rubr.80- Quod nullus habeat nisi unam grantiam per contratam, seu vicum.

5 Rubr.81- Quod nullus bubulcus posit portare aliqua arma.

5 Rubr.82- Quod nullus posit retinere nisi quatuor boves armentitios.

5 Rubr.83De vijs et stratis mundandis, et tergendis ubique per civitatem.

5 Rubr.84- De poena facientis suxuram in vijs publicis.

5 Rubr.85- De proijciente aliquam bestiam mortuam propè muros.

5 Rubr.86- Quod nullus emat fructus alibi, quam in platea.

5 Rubr.87- Quod nullus apprehendat  aliquam grevariam.

5 Rubr.88- Quod nullus proijciat aliquam bructuram, seu suxuram ex alto.

5 Rubr.89- De carrarijs, et vecturalibus, et mulaterijs cogendis per D.  Capitaneum, seu Iudicem.

5 Rubr.90- Quod Iudex habeat arbitrium inquirendi, et procedendi contra omnes,  qui eccipissent lapides via, qua est iuxta stratam S. Francisci.

5 Rubr.91- De iurisdictione Iudicis circa pontes, fontes, viae, et de parte Iudicum quam exigerit.

5 Rubr.92- Quod nullus proijciat letamen, vel suxuram in via maris, vel intra muros.

5 Rubr.93- Quod nullus debeat dare expensas aliqui laboratori.

5 Rubr.94- De vijs sive landronibus vicinalibus murandis.

5 Rubr.95- De vijas, ponti bus, et fonti bus aptandis, et reparandis.

5 Rubr.96- De ijs, qui occupaverint, et occupatam teneat aliquoa viam Communis, vel vicinalem, pontem, vel fontem, vel paedictorum terrenum.

5 Rubr.97- De poena pacientum immunditiam in splatio S. Salvatoris.

5 Rubr.98- De biblia non fluenda.

5 Rubr.99- De non cavando ad pedem limitis alicuius, vel fossati, vel via.

5 Rubr.100- Quod nemo possit fodere terram in vijs Communis.

5 Rubr.101- De quaestionibus confinium summariè confinandis.

5 Rubr.102- De poena habentium aliquam fornacem intra muros Civitatis Firmi.

5 Rubr.103- De grugiarijs.

5 Rubr.104- De poena pistantibus agrestas.

5 Rubr.105- De porcis non retinendis in Civitate.

5 Rubr.106- De poena lanantium propè fontes.

5 Rubr.107- Qui possint ire impunè ad Monasterium.

5 Rubr.108- De pecudibus quae mittantur in pasquis Firmanae Civitatis.

5 Rubr.109- De mercede capienda pro bestijs ad hospitium ductis.

5 Rubr.110De leprosis expellendis extra Civitatem.

5 Rubr.111- De domibus destruendis causa incendij.

5 Rubr.112- De domibus non destruendis.

5 Rubr.113- De terris in Civitate, et districtu Firmi colendis.

5 Rubr.114- De famulis, et pactualibus recedentibus à dominis ante tempus 5 promissum.

5 Rubr.115- De buzzettis Communis, et alijs mensuris.

5 Rubr.116- De stateris, et alijs mensuris.

5 Rubr.117- De mensuris aqualibus faciendis in Castris, et Villis Communis Firmi, et de modo mensurandi fructus.

5 Rubr.118- De non excastellando de aliquot Castro Communis Firmi.

5 Rubr.119- Quod liceat habentibus Molendina accipere de terreno alieno ad caput acquae, ubi colligitur aqua pro dicta Molendina.

5 Rubr.120- De Molendinarijs.

5 Rubr.121- De Beccharijs, sive Macellarijs.

5 Rubr.122- De piscibus vendendis.

5 Rubr.123- De Fornarijs.

5 Rubr.124- De panifaculi, et vendiriculis.

5 Rubr.125- De rebus comestibilibusintra sentita non emendis.

5 Rubr.126- De modo, et forma danda hospitatoribus.

5 Rubr.127- Quod nulla persona capiat in tenutam possessionem Communis.

5 Rubr.128- De auditorio faciendo volenti bus facere cisternam.

5 Rubr.129- De vino, et musto deferendo ad Civitatem, et de securitate venientium ad  eandem Civitatem  ad iosum vinum  et mustum emendum.

5 Rubr.130- De calce, petra, et rena cantonibus, coppis, et de fornachiatijs.

5 Rubr.131- Quod mercatores monstrent pannum extra domos, sive fundicos.

5 Rubr.132- Quod Fornarij non calefaciant furnum cum nocchis.

5 Rubr.133- De Tabernarijs.

5 Rubr.134- De lino non battendo in Civitate.

5 Rubr.135- Quod Iudei non intrent Palatia, nec vendant prohibita, et incedant signati.

5 Rubr.136-De stipulatione paenarun in fabricam murorum Civitatis Firmi.

5  Rubr.137- De civibus recusantibus solvere dativas possessionum, quas habent in comitatu.

5 Rubr.138- De non faciendo seccas in flumine Tenna.

5 Rubr.139- De Turrionibus Communis non locandis.

5 Rubr.140- De non emendo fructus ante tempus.

5 Rubr.141- De curribus non mittendis in Civitatem.

5 Rubr.142- De foeminis impudicis exspellendi de contrata, et de loco in quo possunt meretrices mansionem facere.

5 Rubr.143- De poena euntium ad pretium extra districtum.

5 Rubr.144-De poena euntium ad macinandum extra districtum

5 Rubr.145- Quod virtuali vendatur ad culmum.

5 Rubr.146- Quod civis et comitativus, qui esset leno,  posset capi per manigoldo.

5 Rubr.147- De venditione oleum, et aliarum herbarum.

5 Rubr.148- De aptatione stratarum Civitatis.

5 Rubr.149- Ne ligna per mare extrahantur.

5 Rubr.150- De pretio, et mensura circulorum.

STATUTORUM COMMUNIS FIRMI

LIBER SEXTUS

FELICITER INCIPIT

6 Rubr.1- De gabellis solvendis per libram.

6 Rubr.2- De gabella olivae, quae venditur, et emitur.

6 Rubr.3- De gabella olei.

6 Rubr.4- De gabella olei conducendi à Terris non subiectis.

6 Rubr.5- De gabella pistrinorum.

6 Rubr.6- De gabella drappariae pannorum.

6 Rubr.7- De vegeticuli, lignaminis, et circulis.

6 Rubr.8- De gabella ponderis mercantiarum.

6 Rubr.9- De gabella lini, ponderis, et mensurae, ac pannorum.

6 Rubr.10- De furnis.

6 Rubr.11- De pelliciaris.

6 Rubr.12- De vendiriculi.

6 Rubr.13- De gabella Fornachiarum, et cunctiarum curaminis.

6 Rubr.14- De mensura bladi, et aliarum mercantiarum

6 Rubr.15- De gabella panis.

6 Rubr.16- De gabella rerum soluta semel amplius non solvenda.

6 Rubr.17- De straciariae pannorum.

6 Rubr.18- De gabella nucum, ficuum, et seminis lini.

6 Rubr.19- De lignamine novo, et veteri laborato, quod non extrahatur de Civitate.

6 Rubr.20- De mittentibus linum graminatum, atque scapecciatum in Civitate Firmi.

6 Rubr.21- De mittentibus caseum, mala, arancia, et avellanas.

6 Rubr.22- De venditione cera, et speciariae.

6 Rubr.23- De lana vendenda in Civitate.

6 Rubr.24- De carbone.

6 Rubr.25- De castaneis.

6 Rubr.26- De vitrio laborato.

6 Rubr.27- De mola pro molendinis.

6 Rubr.28- De mercantijs non mittenti nisi per portas Civitatis.

6 Rubr.29- De non mittendo gravariam Communis.

6 Rubr.30- De Victurarijs, et Barcharolis.

6 Rubr.31- De falmis scholarum, et officialium.

6 Rubr.32- De notificatione empionis, et venditionis omnium rerum de quibus solvitur gabella.

6 Rubr.33- De arbitrio Iudicis, et aliorum officialium gabella Communis in exactione gabellarum.

6 Rubr.34- De exactionibus gabellarum.

6 Rubr.35- De auxilio, et favore praestando officialibus gabellarum.

6 Rubr.36- De poemis exigendis.

6 Rubr.37- De officialibus positis ad exigendum gabellas.

6 Rubr.38- De prohinitione Advocati, et Procuratoris in gabella.

6 Rubr.39- De non exigendo ultra gabellam debitum, vel gravando contra formam praesenti statute.

6 Rubr.40- De rebus non nominatis.

6 Rubr.41- De poenis illarum, qui contrafacerint contra formam  praesentium statuto rum.

6 Rubr.42- De tempore solvendi gabellsm, et quibus.

6 Rubr.43- De his, qui habent aliquam immunitatem  gabellae.

6 Rubr.44- De gabella vini venditi ad salmam, et ad spinam.

6 Rubr.45- De gabella fundicaria in Portu Firmi.

6 Rubr.46- Quod nullus patronus possit carcare, et descarcare aliquas mercantias ipsius sine licentia officialis.

6 Rubr.47- De navigijs, et barchis.

6 Rubr.48- De ramine novo, et veteri.

6 Rubr.49- De gabella becchariae, et eius membris, et de mittentibus carnes salitas, vel recentes in Civitate, vel Portu Firmi.

6 Rubr.50- De mittentibus agnos, caprittos, vel porchettas.

6 Rubr.51- De ementibus agnos, caprittos, et porchettas causa revendendi.

6 Rubr.52- De bestijs emendis per Beccharios.

6 Rubr.53- De venditione carnium per Beccherios, et ipsorum ponderatione.

6 Rubr.54- De gabella bestiarum venditarum per Baccherios intra terminum solvenda.

6 Rubr.55- De porchetis coctis vendendis.

6 Rubr.56- De carnibus emendi pro convivijs, festibus, et nupsijs.

6 Rubr.57- De gabella piscium.

6 Rubr.58- De porcis occidendis per cives.

6 Rubr.59- De carnibus salitis extrahendis per mare.

6 Rubr.60- De bestijs infectis, et morticini vendendis.

6 Rubr.61- De corils mittenti in Civitate, et Portu.

6 Rubr.62- De bestijs emendis per Becharios, quae debent macellari in certum tempus.

6 Rubr.63- De corijs, et pellibus emendi in Civitate.

6 Rubr.64- De gabella equorum, et someriorum, et aliarum bestiarum.

6 Rubr.65- De gabella bestiarum pro vita, seu retinendarum in pascuis.

6 Rubr.66- De gabella equorum dando rum ad vecturam.

6 Rubr.67- De gabella bozzae, et membrorum, et bladi quod venditur.

6 Rubr.68- De gabella farinae.

6 Rubr.69- De ponderazione bladi.

6 Rubr.70- De gabella coptimorum.

6 Rubr.71- De pane mittendo in Civitate, et Portu.

6 Rubr.72- De gabella bestiarum locatarum ad soccitam.

6 Rubr.73- De gabella fori Belmontis.

6 Rubr.74- De gabella bestiarum, quae transiterint per districtum Firmi.

6 Rubr.75- De gabella passus.

6 Rubr.76- Quod forensis possit extrahere de Comitatu omnes mercantias, exeptis lino,  et canavatio.

6 Rubr.77- Quod comitativus posit conducere omem mercantiam in Comitatu sine gabella, quia solvit affectum.

6 Rubr.78- Quod quilibet extrahens de Civitate, et Comitatu linum, lanam, pennos, canavatios, sementam, nuces, vel aliam mercantiam, solvat gabellam.

6 Rubr.79-  Quod forensis conducens maximè vendens aliquid in foro Belmontis solvat gabellam, et  posit retro portare id quod non venderet.

6 Rubr.80-  Quod liceat comitativus  extra Comitatum cambiare, et vendere bovem  deterioratum.

6 Rubr.81-  Quod liceat forensi retrahere mercantiam non venditam, solutis sex den.  per libram de venditis.

6 Rubr.82-  Quod nemini liceat extrahere bladum ex districtum recollectum in ipso districtu,  et comitatu.

6 Rubr.83-  Quod liceat comitativis inter seipsos vendere, emere, et portare mercantias, quia solvent effectum.

6 Rubr.84-  Quod quilibet forensis conducens mercantias teneatur solvere gabellam primo gabellario invento in comitatu.

6 Rubr.85-  De gabella passus.

6 Rubr.86-  De carcantibus, et excarcantibus.

6 Rubr.87-  De gabella salis, et pascuorum, baractariae,  et scarfina non includendo in venditionibus gabellarum.

6 Rubr.88-   De portantibus pannos ad tinctoria in Civitate.

6 Rubr.89-  Quod comitativi possint venire cum sex bobus sine solutione gabella.

6 Rubr.90-  De exemptione fcientium artem lanae.

6 Rubr.91-  Quod mercatores forenses possint mittere eorum mercantias, et non vendendo a decimal quinta Iulij extrahere sine datio, et gabella.

6 Rubr.92-  De exemptione Clericorum super gabellis

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SATIRA POLITICA COMUNALE DEL 1948

per un comune maceratese

  • =

Il Sindaco vanga e zappa patate,

guarda le viti se son ben potate,

a tarda sera viene in bicicletta

a bere con gli impiegati una foglietta:

l’han conosciuto ch’ è un bonaccione.

E dietro le spalle lo dicon ‘piedone’

       Il vice sindaco fa il fattore,

       in estate pure da trebbiatore.

       E’ un chiacchierone, da menestrello:

       prima fascista poi verde pisello,

       chiude con arte le sue chiacchierate

      in merendine o con maccheronate.

C’è testa grossa e cervello fino

a far da assessore e da strozzino.

Però da brav’uomo non è fazioso.

Ma della carica è molto ambizioso.

Ha preso il posto di un tale fesso

che, riconosciutosi, si è dimesso.

       Viene su da Salti un altro assessore

       che nel Consiglio fa da relatore.

        Di tutto questo poco ne capisce.

       Però lui a questo molto ci ambisce

       e di giorno arriva primo al palazzo:

       poveretto però capisce a sprazzo!

Ed ecco l’ultimo assessore supplente:

un tipo, però, che non capisce niente:

per ogni sciocchezza, per ogni spilla

alle riunioni schiamazza e strilla.

E’ un uomo grosso che sembra un atleta.

Ed ecco la giunta tutta completa!

       Degli altri otto ora vi bisbiglio:

       essi completan l’intero Consiglio:

       stanno tutti seduti come pupazzi

       e non farebbero mai schiamazzi.

       Quando debbon votare titubano «Sì»

       In ogni cosa fanno sempre così.

La conclusione di questo mio dire,

cari lettori, ora state a sentire:

a prendere lo stipendio, gli impiegati

dall’esattore vanno per mandato

e tutti in coro cantano la canzone:

“Sempre sia lodato Pantalone”.

       Il nostro comune fu ed è un modello

       e sempre continua a fare quello.

        Signori del Consiglio e della giunta:

       “La democrazia è defunta!

       Chiamate giovani a dare un piglio

       perché producete solo «Scompiglio»

                   (Poeta dialettale ignoto dell’anno 1948)

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Silvestro pittore di un dipinto a Monsampietro Morico (FM) dell’anno 1527

IL DIPINTO DEL 1527 A MONSAMPIETRO MORICO (FM)

A Monsampietro Morico in provincia di Fermo un dipinto su tavola che un tempo era sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale raffigura la Vergine Madre e il Figlio Gesù con san Pietro apostolo e san Sebastiano. La varietà dei colori è arricchita dalle piante con rami, fiori, foglie e frutti variopinti. Su trono rosso siede la Vergine dipinta in manto verde e placca pettorale; il Figlio in veste rosea con collana rossa. Sotto il trono l’iscrizione su cartiglio (tradotta dal latino) informa che l’opera fu fatta fare dal signor Marino di Bartolo. Silvestro per mandato degli eredi. 1527.

L’opera restaurata quarant’anni fa in tonalità rosea è segnalata nell’inventario nazionale del 1936 (VIII,285) come proprietà della parrocchia. Sono tantissimi i beni artistici e storici a Monsampietro Morico che nella località urbana di Sant’Elpidio Morico ha la meravigliosa chiesa di San Michele che racchiude dipinti prestigiosi del secolo XV, opera dei Crivelli. Quello che non è stato ancora studiato è il pittore Silvestro. Un pittore Silvestro detto Buono risulta attivo a Napoli e altrove intorno alla metà del secolo XVI. Le Marche hanno opere meravigliose di autori ancora da studiare. Anche questo dipinto di Silvestro è ancora poco conosciuto.

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EUROPA CRISTIANA da Pio II ai cattolici democratici

«L’Europa» è il titolo di un tarttato scritto da ENEA SILVIO PICCOLOMINI – PAPA PIO II

(De Europa, 1458-1461) in cui si parla dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, (oggi di Malta) che il Piccolomini considerava un mezzo per evitare il diffondersi dell’islamismo. Il timore che i mussulmani potessero invadere anche l’Italia recentemente era condiviso da san Giovanni Paolo II. Tra i primari impegni dei ‘Templari’ c’era l’attenzione e la dedizione gratuita verso gli infermi e i bisognosi senza distinzione di religione.   L’Europa ha radici cristiane.

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Pio X. \ L’Unione elettorale cattolica italiana era il movimento voluto da san Pio X per i laici cattolici, dopo che egli aveva soppresso l’Opera dei congressi. Gentiloni nel 1909 ne era Presidente perché il papa voleva che i cattolici fossero stati presenti in Parlamento e di fatto si associarono ai moderati liberali e nel 1913 ebbero il successo elettorale. Sei anni dopo, finita la Grande guerra, sorse ed ebbe successo il partito popolare di don Sturzo. Un volume che ne tratta – L’Unione Elettorale Cattolica Italiana 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici, Cristianità, Piacenza 1993

Socialisti a Bologna 1904

Il Partito Socialista Italiano nacque a Bologna nel 1892 a Bologna, dopo il congresso di Genova e in dieci anni andò conquistando, in alcuni luoghi, gradualmente, i successi elettorali autoritari. Nel 1894 Andrea Costa fu eletto deputato a Budrio e Imola. Ebbero maggior successo nelle votazioni politiche nazionali e in quelle amministrative con accordi con partiti di sinistra, sotto la guida radicale della massoneria che univa repubblicani, radicali e socialisti. A Bologna nel 1902 quattro socialisti entrarono in Consiglio comunale. Francesco Zanardi fu eletto assessore. Ma i favoreggiatori “borghesi” ben presto si svogliarono degli ideali forti della propaganda socialista. Nel 1904 il PSI a Bologna si presentò da solo ed ebbe 5 deputati su 8 con 15.424 voti contro i 13.890 dei candidati della destra. I repubblicani insieme con i radicali ebbero poco più di un migliaio di voti.

CATTOLICI DEMOCRATICI a Bologna

All’inizio del secolo XX, si discuteva sul “non expedit”, cioè sulla mancata partecipazione dei cattolici all’attività politica. I democratici cristiani preparavano un partito cattolico autonomo passando attraverso un’alleanza “tattica” che poi avvenne con i moderati liberali. Furono avversati dai radicali e dai socialisti, anticlericali. I cattolici a livello locale si alleavano con i liberali in funzione anti-socialista. Nelle elezioni amministrative del 1895, a Milano, cattolici e moderati vinsero con 14.400 voti contro i 13.200 degli avversari repubblicani e socialisti alleati. Nello stesso anno nelle elezioni a Roma l’Unione Elettorale Romana cristiana vinse. Per evitare che i socialisti conquistassero il potere, l’alleanza dei fedeli cristiani con i liberali era considerata come scelta del “male minore”. La novità erano i progetti del movimento “democratico cristiano”, con un vasto programma di riforme sociali per tutelare gli interessi della grande parte della popolazione italiana costituita da operai e contadini.

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