Nepi Gabriele narra le vicende della Cavalcata e del Palio di Fermo in onore dell’Assunta a ferragosto

LA CAVALCATA ED IL PALIO DELL’ASSUNTA A FERMO

Gabriele Nepi

 Premessa 

   Il Palio dal latino “Pallium” è un drappo prezioso, ricamato, e dipinto, che veniva assegnato al vincitore di gare, in occasione di pubbliche feste, quasi sempre collegate a solennità religiose.

    In Italia troviamo il Palio sin dall’alto medioevo anche se l’Iliade di Omero e la storia di Roma antica (Tertulliano II sec. d.C. e Giulio Capitolino IV sec. d.C.) ce ne parlano a proposito di gare di tornei, di corse e di sfilate. Nel primo secolo cristiano, San Paolo ricordando le corse nomina il “Bravium”, cioè il premio per il vincitore.

    Documenti ineccepibili dell’Archivio Storico di Fermo ci confermano che il Palio dell’Assunta esisteva sin dal 1182 (nello stesso anno nasceva San Francesco) anzi tale data dovrebbe essere arretrata al 1149, poiché nel 1449, la città di Fermo lamentava la mancata consegna del Palio, da parte di Monte Rubbiano dicendo “cosa fatta sempre da 300 anni”, il nostro Palio quindi, anche se meno famoso e pubblicizzato di quello di Siena (1656) è storicamente più antico.

    Non mancano altri palii, ricordiamo quello di Ferrara (1279), di Vercelli, di Asti (1267), Arezzo (1593), di Firenze (1400), ed altri ancora indicati nella cartina finale.

(…) 

   Questa pubblicazione vuole far conoscere per ricordare e commentare le proprie radici storiche, le glorie passate di Fermo con i suoi castelli e quindi che vuole istruire ed educare; è l’occasione buona per portare al cuore dei nostri giovani del Fermano uno scrigno particolare di esperienza e di storia che è anche un augurio; da ciò nasce ricchezza di vita, di mente, di cuore.

    Sommario

– Prologo

– Anno Domini 1182

– La Cavalcata e il Palio dell’Assunta

-Le Contrade

-Cenni storici

-Altri Palii in Italia e aneddoti sul Palio

-Il gioco del Palio

-Albo d’oro del Palio dell’Assunta –

-Questionario

   .-.-.-.-      Dalla Prefazione del Sindaco di Fermo

    Roger Cousinet, autorevole pedagogista francese (1881-1973), a proposito dell’insegnamento della storia ai giovani e ai fanciulli, afferma che “deve avvenire in modo chiaro, stimolante e significativo”.

   Quale potrebbe essere allora un metodo valido per penetrare, decodificare, leggere, conoscere il senso degli eventi del passato senza stancare o annoiare?

    Se lo ha chiesto il Prof. Gabriele Nepi ricercatore storico ed ex dirigente scolastico.

(…)    Il sindaco                     Dott. Saturnino Di Ruscio

-.-.-.-.

 Prologo

–     La festa dedicata alla Madonna dell’Assunta ha radici che si perdono in tempi lontanissimi del primo cristianesimo fermano con la cattedrale dell’Assunta …

Nella storia

In una concessione immobiliare in enfiteusi nel lontano 998 Uberto, Vescovo della sede fermana, con un atto firmato di suo pugno, concede un appezzamento di terra sulla strada per consegnarlo ai figli di un tal Rodecario fino alla terza generazione e nell’atto è scritto: “…… in cambio di questa concessione, verserete il 15 agosto di ogni anno, nelle casse del vescovado quattrocento soldi. [….] Accettiamo la proposta, e la nostra offerta sarà all’Assunta, nel giorno della festa al lei dedica. In molti altri documenti dei secoli X, XI, e XII del Codice 1030 del Comune di Fermo (presso l’Archivio di Stato) viene dichiarato il pagamento delle corresponsioni delle enfiteusi vescovili nella festa dell’Assunta

       1182    Tra le molte pergamene dei Castelli Fermani che si obbligarono al palio nel Medioevo, la più antica rimasta numero 1933 riguarda il castello di Monterubbiano nell’anno 1182 e in sintesi vi si legge: “Rodesio, Morico di Rinaldo, Alberto da Tebaldo e noi Signori di Coccaro, cioè Bambo, Tebaldo di Oggiero, Rambone, Lupo, Leone promettiamo con giuramento, a nome nostro e dei nostri eredi di rimanere in perpetuo e senza inganno, cittadini abitatori della città di Fermo, a seconda dell’arbitrio dei Consoli che saranno al potere, e vi promettiamo di distruggere, nel Castello di Monterubbiano, tutte le novità fatte in esso, eccettuato l’antico castello di Monterubbiano e di Coccaro. Vi promettiamo cioè di spianar dalle fondamenta le chiese, le case e le carbonare, e rilievi e riedificheremo, senza fallo, gli antichi nostri Castelli che consegneremo sia in tempo di pace che in guerra, se per caso accadesse che altre persone ne rialzassero un Castello, noi ci uniremo a Voi per abbatterlo o farlo abbattere; e, vi promettiamo di portare ogni anno un bel Palio ornato di tutto punto per la festa dell’Assunta, e se noi i nostri eredi tentassimo quando che sia di infrangere o non curare questa convinzione concordata da ambo le parti, vi pagheremo a titolo di pena mille libbre di monete perugine e i patti rimarranno in vigore anche dopo pagata la pena. [– ratifica -] …io Martino di Attone di Martino, notaio, dietro richiesta dei suddetti signori di Montotto, Coccaro e Monterubbiano, privo e notifico questo contratto! (…) In sua presenza siamo tutti d’accordo a firmare ciò che lei signor notaio ha notificato!! – Questo contratto venne notificato sotto la testimonianza dei seguenti signori del tempo, Filippo di Montefiore, Montanello di Monte Secco \ Gentile di Monte Nordino, Giustiniano, Ruggero di Alberto, Giovanni di Gilberto, Rinaldo Maccamani, Rinaldo di Bralamore, Giovanni Medico e molti altri.”

      In quel tempo, Monterubbiano, Montotto, e Coccaro, si riunivano per raggiungere la città di Fermo per onorare e festeggiare la Madonna dell’Assunta.

…….Dopo che erano partiti da Monterubbiano, una volta arrivati a Fermo, al momento della cerimonia di consegna dichiaravano: “Signore, accettate quest’offerta e sarà nostro impegno portare ogni anno un Palio in onore dell’Assunta”.

Il Podestà di Fermo li accoglieva: “Accetto volentieri questa vostra offerta e vi benedico il nome del Pontefice, nostro Signore!

Insieme: ”Amen!”

LA CAVALCATA E IL PALIO DELL’ASSUNTA

    Il quindici Agosto, giorno dedicato a festeggiamenti in onore dell’Assunta, patrona della città di Fermo era solennizzato magnificamente. lo scampanio festoso delle campane di tutte le chiese, lo sparo dei cannoni dalla rocca, lo squillo delle chiarine e il rullo dei tamburi…… e tanta gioventù fiorente manifestavano che la festa aveva avuto inizio. PPEEE !! PE-RE-PE !!  RUU!! POO-PO!! TATATATA!! TARATA!! TA!! TA!!

      Uno “Straordinario” a cavallo apriva la sfilata seguito da fornai, vasai, pastai, bifolchi, asinari, mulattieri, canestrai, ortolani, vetturini, triccoli, scorticatori, rotatori, calderai, sarti, tavernieri, macellai, ciabattini, muratori, molinari, fornai di casa e pubblici.

   Sfilavano poi i rappresentanti dei Castelli che facevano parte dello Stato di Fermo in testa tutti Porto di Fermo, oggi Porto San Giorgio, poi seguivano le autorità di Pedaso, Sant’Andrea, Alteta, Francavilla, Moregnano, Monterinaldo, Monte Vidon  Combatte, Ripa Cerreto, Grottazzolina, Monte Vidon Corrado, Torchiaro, Montappone, Monsampietro Morico, Massa Fermana, Moresco, Sant’Elpidio Morico, Magliano, Ponzano, Smerillo, Ortezzano, Belmonte, Monteleone, Altidona, Monte Urano, S, Benedetto del Tronto, Collina, Torre San Patrizio, Lapedona, Rapagnano, Monte Giberto, Carassai, Torre di Palme, Massignano, Acquaviva, Petriolo, Montefalcone, Gualdo, Campofilone, Cupra Marittima, Grottammare, Falerone, Servigliano, Loro Piceno, Montottone, Petritoli, S. Angelo in Pontano, Mogliano.

      Portavano cospicue offerte alla Vergine Assunta. Erano doni prevalentemente in natura maiali, prosciutti, oche, uova, polli….

……Astaldo di Montolmo, oggi Corridonia, portava un maiale e cento meloni. Quello di Monte Urano un maiale, quello di Civitanova cento uova e sei polli, Campo Filone dava quattro soldi e cento denari. Il comune di Fermo partecipava con vistose offerte in denaro e natura.

    Tutti insieme avevano preparato e portavano verso la Cattedrale un grande cero “elaborato e ornato” e grandi quantità di cera. Quest’offerta, volendo la sostituivano con la somma di denaro equivalente, e le somme venivano usate per acquistare lampade d’argento, paramenti sacri, tovaglie.

    I mugnai i macellai, facevano portare dai loro valletti una guantiera d’argento con una somma di monete d’oro.

   Spiccavano nel corteo il Palio della Cavalcata, il Palio di Monterubbiano, uno dei Signori Deputati e il corteo dei nobili Signori gentiluomini che favorivano la manifestazione …

   Seguivano gli alfieri e i gonfalonieri delle contrade Castello e Pila poi quelli di Fiorenza e il San Martino, infine era la volta di San Bartolomeo e Campolege, sfilavano poi il secondo Signore Deputato, il Bidello con la mazza d’argento, seguito dall’Artiere Generale Monsignore Illustrissimo Governatore in mezzo a due Signori di Magistrato, anche bambini

      Ecco passare i capitani d’armi e le alte autorità cittadine. Tutti quelli che partecipano al corteo dovevano sfoggiare con i più ricchi e sontuosi abiti, come si conviene in una passarella alla quale partecipavano le maggiori autorità fermane e dei castelli indipendenti…

….. I cittadini del Porto di Fermo, vestiti di broccato conducevano le loro donne ornate di gioielli e splendidamente vestite e potevano introdurre in Cattedrale la loro tipica imbarcazione,

   Chiudevano il corteo i Sindaci e Vicari dei Castelli in sella a cavalli riccamente bardati.

      Era tutto uno scintillare gli elmi e di corazze, un garrire di gonfaloni e orifiamme, in un incedere ieratico e festoso tra lo sventolare delle bandiere, la ricchezza dei costumi, le ghirlande di profumati fiori. E i tamburi TARATATA’ !  TARATA’!! TATATA’!! TATATA’!

   Il popolo veniva usualmente rallegrato nella festa con la corsa dei cavalli al galoppo, il gioco dell’anello, la giostra della quintana, lo spettacolo dello steccato e si permetteva l’entrata in città a giocolieri, guitti e saltimbanchi con animali ammaestrati.

   La corsa del Palio si svolgeva al mattino, era una corsa di cavalli lanciati al galoppo in salita, ogni cavallo rappresentava una contrada.

Il Palio era l’ambito premio per il vincitore della sfida.

Come premio per il secondo classificato era offerto un astore, mentre al terzo si dava uno sparviero, rapaci di particolare valore venatorio.

Ai cavalieri era consentito l’ingresso alla cattedrale.

      Aveva poi luogo “Il gioco dell’anello”, dove il cavaliere al galoppo, doveva infilare con la lancia un anello fisso o mobile!

   C’era pure la giostra della “quintana” che era una scultura in legno, rappresentante un guerriero armato di scudo, contro il quale si scagliavano i cavalieri con lunghe lance.  Hoop !!!

   Questa statua viene chiamata “Lu Marguttu” e se ne custodisce l’originale nella Pinacoteca Comunale.

   La gente si divertiva anche con la “Giostra del toro”, il cosiddetto “Sticcato”, non si sa bene però se sia stata una giostra simile per molti versi all’odierna corrida spagnola, oppure un assalto di cani addestrati e affamati contro un toro, che spesso e volentieri aveva la peggio.

   Era una festa in onore della Madonna dell’Assunta, patrona della città di Fermo, ma anche la rassegna della potenza e della grandezza dello Stato Fermano.

ECCO LE CONTRADE ODIERNE DELLA CITTA’ DI FERMO

  1)- Castello

  2)- Pila

  3)- San Martino

  4)- San Bartolomeo

  5)- Fiorenza

  6)-Campolege

  7)- Campiglione

  8)- Torre di Palme

  9)- Capodarco

10)- Molini Girola

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      STEMMI o ARMI per la descrizione delle singole contrade

. -. CASTELLO –   Stemma: Leone e ramo di cotogno.    Colori: giallo e blu a scacchi.

lo stemma ricorda quello degli Sforza che dominarono Fermo dal 1433 al 1446 e legarono il loro nome al Castello del Girfalco. Distrutto dai Fermani il 20 febbraio 1446, dopo la capitolazione di Alessandro Sforza. 

.-. PILA   –   Stemma: mascherone di fontana e due lance.     Colori: bianco e azzurro a righe ondulate.   Lo stemma riproduce un ornamento che in bronzo o in pietra, si può ancora vedere sulle fontane di Fermo, due lance ricordano le armi dei Fermani, custodi in questa zona all’epoca di Roma, secondo quanto riferito da Varrone.

.-. SAN MARTINO   –   Stemma: spada avvolta da un mantello.       Colori: bianco e azzurro a triangoli.     Lo stemma rappresenta il famoso santo di Tours (330 d.C.-397) a cui era dedicata la chiesa esistente nella zona tra il Palazzo Arcivescovile e il Palazzo dei Priori per cui prima la piazza grande, e successivamente l’attuale piazza Matteotti vennero anche dette di San Martino.

.-. FIORENZA   –   Stemma: giglio di Firenze.     Colori: bianco e viola a righe diagonali.     Lo stemma rappresenta il giglio fiorentino in onore del podestà di Firenze che governavano la città di Fermo per gli esuli fiorentini che qui si fermarono e per i cittadini Fermani che, guidati da Ludovico Migliorati, al fianco dei Fiorentini, combatterono contro Pisa.

.-. SAN BARTOLOMEO   –   Stemma: le lettere S(an) e B(artolomeo) separate da due frecce e corona.     Colori: rosso e nero a righe diagonali.     Lo stemma si ispira ad una scritta alla base di alcune colonne del portico di San Rocco (1528). La contrada prende il nome da San Bartolomeo a cui era dedicata l’attuale Chiesa della Pietà del 1192.

.-. CAMPOLEGE   –   Stemma: gladio romano e biscia viscontea.     Colori: giallo, viola e rosso.     I simboli della popolare contrada, ricordano, con il gladio, la fedeltà a Roma da parte di Fermo e la destinazione della zona ad accampamento delle legioni romane (Campus legionis, Campo della legione), con la biscia, insegna della famiglia Visconti, la saggia amministrazione a Fermo, dal 1360 al 1366, di Giovanni Visconti da Oleggio.

.-. TORRE DI PALME   –   Stemma: una torre su due rocche sovrapposte e due palme.     Colori: giallo e verde oliva a righe verticali.     Lo stemma rappresenta l’antico castello di Torre di Palme, di cui sono visibili ancora alcuni ruderi, mentre le due palme, simboleggiano la remota città di Palma, ricordata anche da Plinio il Vecchio.

.-. CAMPIGLIONE   –   Stemma: tre spighe di grano legate da un nastro.     Colori: giallo e il nero a scacchi.     Campiglione è il simbolo della civiltà rurale e di tutto ciò che fa riferimento a tradizioni, usanze, testimonianze, lavori agricoli non ancora meccanizzati, al vestire, a giochi e superstizioni, passioni e riti religiosi, tutto questo rappresentato dalle tre spighe che allegoricamente indicano l’operosità.

.-. CAPODARCO   –   Stemma: un arco con freccia e due stelle laterali.      Colori: bianco e rosso.      Lo stemma sta a significare la vigile difesa della città da parte della frazione che era avamposto verso il mare. La leggenda riferita al nome della contrada racconta di barbari invasori discesi dal Nord Europa abbiano visto poggiare su quella altura l’estremità di un arcobaleno, il ponte che dal cielo comunicava con la terra.

.-. MOLINI GIROLA   –   Stemma: vuota a pale dei mulini ad acqua.      Colori: celeste e verde.     Lo stemma ricorda gli antichi mulini della zona mossi dal fiume Tenna, usati allora per trasformare i cereali in farina. È un simbolo che rappresenta nel corteo le tre corporazioni del “Nostro pane quotidiano” i molinari, i fornai di casa e i fornai pubblici.

          LA PAGINA MINIATA NEL MESSALE

Nel 1436, Giovanni di Mastro da Milano, dipinse la pagina miniata, del “Messale de Firmonibus” e sulla pergamena rappresentò in modo molto eloquente i suoni, i colori e la festa in onore della Patrona della Città di Fermo.

Durante il corso dei secoli

      La cavalcata ebbe gloria fino ai primi del 1600, poi dopo un periodo di decadenza venne riportata agli splendori iniziali da monsignor Amedeo Conti che stabilì il seguente decreto del Pubblico Consiglio della città tenuto il 23 settembre 1638.

1. Che si preghino gli illustri Governatori per i tempi <del loro governo> e gli altri officiali che si contentino di favorirla con le loro presenze.

2. I signori Priori e regolatori siano tenuti a cavalcare con altri officiali con maggior pompa possibile di gualdrappe e di quello che potranno.

3. I signori Confalonieri debbano personalmente intervenire a cavallo e se fossero impediti per infermità siano tenuti a procurare un altro cittadino a suo bene placido che debba cavalcare in suo luogo e ciascuno si provveda di due giovani con due alabarde che gli camminino innanzi e l’alfiere che porti il gonfalone sotto pena di tre scudi per ciascuno da farglisi a puntatura.

4. Tutte le arti e ciascun artigiano siano tenuti ad accompagnare il suo gonfalone sotto pena di uno scudo per testa a chi manca e il magistrato faccia le diligenze e camminare secondo l’ordine della cartella della richiesta.

5. Il magistrato deputi due gentiluomini a disporre ed ordinare che chi accompagna la cavalcata vada ciascuno a suo luogo senza confusione e procurino che nella chiesa non si faccia rumore né si dia molestia a chi porta i palii.

6. Il magistrato faccia due deputati a far accomodare la strada della cavalcata e si mettano i tappeti alle finestre.

7. Il primo giorno di agosto si mandi a ricordare ed intimare a tutti i Castellani che conferisca a cavallo con di presente si fa.

8. Lo stesso primo giorno di agosto si faccia ogni anno pubblico bando, acciò ciascuno si metta in ordine a tempo.

9. E perché si conservino gli stendardi fatti dalle arti, si faccia una cassetta sotto chiave della stanza della Regola, e questi stendardi quando ciascun delle arti li vorrà prelevare in occorrenza delle loro feste, i signori regolatori ordinano ai loro cancellieri che li diano e, nel giorno della festa dell’Assunta, ciascuna delle arti metta il suo stendardo nella finestra intorno alla piazza e i palii dei castelli si mettano nelle finestre dei particolari per le strade pubbliche per tutto il giorno della festa.

E i detti palii dei Castelli si conservino con ordine, e non possano adoperarsi ad altro uso.   \

\                 Nella sfilata a tre castelli principali Monterubbiano, Cuccu e. Si unirono nel 1205 Ripatransone che era in lotta con Fermo da anni. Finalmente stipulata la pace ebbe a portere in una sola volta ben 22 palii arretrati nell’anno1267.

    Il castello di Monte Santo oggi potenza è documentato dal 1318.

Montegiorgio dal 1348. Nel 1336-1387 c’era anche Arquata. L’attuale Corridonia (allora Montolmo e Pausola) sfilava nel 1561.

La cavalcata fu poi abolita nel 1808 durante il Regno napoleonico quando Fermo era diventato capoluogo del Dipartimento del Tronto.

Ripristinata la cavalcata dopo il congresso di Vienna non aveva più il primitivo sfarzo e lo splendore, fino a che nel 1860 fu abolita definitivamente con l’avvento del re di Piemonte e il regno di Vittorio Emanuele II.

   Si fece un tentativo di ripristino prima del 1897 e di nuovo nel1921 ma senza apprezzabili risultati. Finalmente è tornata a vivere dal 1982 con l’iniziale splendore e con l’antica importanza.

   La sfilata partiva dalla chiesa di Santa Lucia, passava per Campolege, risaliva il colle e faceva sosta nella Piazza Grande oggi Piazza del Popolo.

   Dall’altra parte, l’antico percorso partiva da fuori porta Santo Francesco risaliva via Perpenti e giungeva al traguardo di fronte al Palazzo dei Priori.

Nell’anno1449, quando si scrisse l’usanza da trecento anni, nella notte della vigilia della festa dell’Assunta, il podestà e i cittadini di Monterubbiano con una sortita sulle terre di Petritoli rubarono 15 buoi e fecero prigionieri due uomini. Fermo non fece ricorso alle armi e accettò la restituzione del maltolto, ma pretese la giunta dell’offerta di un palio che onori la celeste patrona della città per tutti gli anni a venire.

\       ALTRE NOTIZIE FERMANE

   Da un antico registro rinvenuto nell’archivio di Stato del comune di Fermo è rilevato che alla data del 20 aprile 1502, al tempo della tirannia di Oliverotto e Eufreducci, le contrade della città di Fermo fossero otto anziché sei: Castello; San Martino; Fiorenza; San Bartolomeo; Campolege, inoltre San Silvestro e San Savino. È da supporre che il tiranno abbia voluto modificare la forma di governo dei priori a vantaggio proprio, quindi non è da escludere che i priori delle due contrade fossero uomini di fiducia dello stesso Oliverotto.

   In seguito le due contrade di San Silvestro e San Savino non vengono più menzionate in nessun documento storico insieme alle altre sei.

   Oggi abbiamo dieci contrade perché alle sei sopracitate dobbiamo aggiungere Torre di Palme; Campiglione, Capodarco e Molini Girola.

   Nella manifestazione Monterubbiano ritorna oggi con i suoi figuranti della propria sagra “Sciò la pica” assieme alla legazione di città sedi di note rievocazioni storiche.

   I cavalli non corrono più per i loro proprietari ma per le contrade che rappresentano. Quella che vince conserva il palio nella sua chiesa principale.

   Ad Offida nella collegiata il Palio vinto nel 1840 dall’offidano Giuseppe Desideri.

ALTRI GIOCHI PRATICATI: Un gioco chiamato Quintana; altro Striccato o Steccato; infine “Spada Torta”.

   Nel 1980 l’artista scultore Aldo Sergiacomi da Offida illustrò la cavalcata nelle formelle di bronzo della basilica metropolitana di Fermo.

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