RAPAGNANO nella storia civile e cristiana. Sintesi

RAPAGNANO

di Carlo Tomassini. Digitazione Albino Vesprini

Rapagnano è uno dei centri urbani che impreziosiscono le belle colline Fermane, che dolcemente scendono, con splendidi panorami, sulla vallata del fiume Tenna e sul mare(1).

Non sappiamo da quale origine far risalire il nome, ma la terminazione in – ano – è tipica romana per indicare il possesso prediale di una persona, come ad esempio Servigliano (= di Servilio). Esiste il cognome Ravus e Ravianus da cui, se l’ipotesi predetta è accettata, può derivare un “praedium ravanianum”, che nella fonetica popolare, viene pronunciato Rapanianum (2). ndr Secondo un’interpretazione settecentesca il toponimo Rapagnano sarebbe una traformazione da RIPAJANI traducibile PROTEZIONE DI GIANO. Peraltro esiste una località san Jano che fa pensare a San Giovanni, ben noto patrono dei rapagnanesi. Una pergamena comunale di Fermo n. H 19 documenta la cittadinanza Fermana perpetua concessa a Marcellino Monaldi e ai suoi soci il 21 novembre 1293 per mezzo del parroco di San Matteo a Fermo.

ARCHEOLOGIA

Più certe sono le testimonianze archeologiche del periodo antecedente, dato che sono stati rinvenuti in questo territorio reperti archeologici del VI sec. a.C., segno inconfutabile della presenza delle popolazioni Picene (3).

Negli anni 268 a.C. il territorio fermano fu trasformato in agro romano e i terreni vennero divisi con la centuriazione dei  gromatici, in modo geometrico. Nel 264 a. C. Fermo divenne  colonia Romana. Furono costruite strade e ponti che facilitarono gli insediamenti lungo l’attuale via Feleriense collegata con la via Salaria (4).

Parimenti facilitate furono le relazioni commerciali, grazie alle quali sono giunti a Rapagnano quei preziosi oggetti, come il vasellame, gli anelloni e i monili che arricchivano le tombe, venuti alla luce in località S. Tiburzio, nel 1880 ed in seguito.  Gli importanti reperti, trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Ancona, sono databili dal VI  sec. avanti Cristo, tra l’altro il disco Corazza(proprietario), gli elmi di bronzo, gli scudi e le lance (5). L’archeologia fa apprezzare anche un elmo con le effigi sbalzate di due arieti affrontati, reperito a Rapagnano che fa bella mostra nei musei di Berlino.

ROMANITA’ E MONACHESIMO

Le ville dei veterani romani erano in zone pianeggianti, lungo la vallata del Tenna come si è riscontrato per gli altri paesi viciniori. Presso le ville si tenevano la sede delle ceneri dei loro defunti chiamate “edicole”, cioè piccole sedi di Lari antenati.  Con l’avvento dei Farfensi, nel secolo VIII, queste edicole divennero chiesine private e servirono ancora per seppellire i defunti nella terra adiacente.

Le ville romane furono trasformate, con i Longobardi ed i Franchi come insediamenti aziendali curtensi, centri della produttività agricola dell’Alto Medioevo, sull’esempio di quanto andavano realizzando i Benedettini Farfensi (6). Da qui  l’attuale insediamento sparso nella varie contrade riscontrabili nei catasti (7).

Mentre scarseggiano i documenti dell’Alto Medioevo, come per la generalità dei Comuni italiani, dopo il Mille, risultano vari atti notarili, in pergamena, tra i quali le concessioni di enfiteusi testimoniate dal copiario pergamenaceo n° 1030 dell’Archivio Storico di Fermo.

DOCUMENTI ANTICHI

Nel luglio dell’anno 1059 il conte Adalberto figlio del fu Adalberto riceveva in usufrutto, per tre generazioni, dal vescovo diocesano Ulderico il possesso di 100 modioli di terre, pagando 200 soldi e impegnandosi al canone annuale di sei denari d’argento (8). Le località specificate in questo contratto hanno i toponimi Stateriano, Mocclatiano, Gualdo, Popelliano, Valle, Rapaniano, Colle Patrizio, Palurecta, Casalicco, Cavallioni, Prato de Mori, Marvoriano, la cui terminazioni (-ano) indicano gli insediamenti di diversi veterani che furono mandati nel Fermano all’epoca di Augusto.

Un altro contratto di questo periodo storico documenta che Adalberto del fu Adamo otteneva da Azzo vescovo di Fermo la concessione in usufrutto vitalizio di 111 modioli di terre, inoltre la chiesa di Santa Maria e le decime della pievania di S. Cassiano, pagando 100 soldi ed impegnandosi al canone annuo di 12 denari d’argento. I toponimi riguardano i territori di Rapagnano e di Ripe Cerreto nei fondi Fabrici, Luziano, Usiano, Fonte da Colle, Monte Possario, Cassali, a confine da una parte tra la strada di S. Elmo (int. S. Elpidio) e Forca de Gontieri, dall’altra parte il fiume Tenna ed il fossato Rapagnano e altro fossato(9).

La contrada rapagnanese di San Severino risulta documentata negli atti con cui l’Abbazia sabinense di Farfa concedeva in enfiteusi alcuni terreni che finirono poi usurpati, come scriveva attorno al 1067 il preposito montegiorgese Giso. Di fatto lo stesso Alberto o Adalberto del fu Adamo nell’ottobre 1064 donava al vescovo il castello di Collicillo nella zona tra il fossato Fosa e Magliano di Tenna. Donare al vescovo i terreni avuti da Farfa per poi riaverli, in possesso, dallo stesso vescovo concessionario, finiva con il libero uso da parte del donatore. Così il gioco spodestava Farfa, mentre l’episcopato Fermano si contentava di una convergenza filoromana pontificia (10).

Così nella pianura del Tenna tra Magliano e Rapagnano si stabilì il castello dei figli di Teuzone con i mulini. Questo nell’anno 1160 diveniva possesso del vice domino Masso. Esisteva allora il “ministero” o Ufficio della Zona Tributaria di San Severino che risaliva dalla valle del Tenna nei territori di Rapagnano, di Magliano di Tenna e nella parte orientale di Montegiorgio (11).

MONTEGIORGIO IMPERIALE

Il potere civile del vescovo Fermano andò scomparendo perché le enfiteusi a terza generazione divennero ereditarie, mentre il canone annuale si ridusse a ben poco. Inoltre la dominazione romana pontificia era insidiata dai fautori del potere imperiale. L’influenza della città dominante di Fermo dava la cittadinanza fermana ai rapagnanesi ed una loro rappresentanza era nel Parlamento secondo lo Statuto della città stessa. Il governo sui castelli subiva i colpi dell’invadenza imperiale, ad esempio nel 1229, quando il duca ghibellino Rainaldo da Spoleto, delegato di Federico II, scelse Monte Giorgio come sua sede per contrastare il Governo Fermano e concedeva un diploma per annullare gli obblighi nei confronti di questa città capoluogo, come la consegna del pallio, e il disporre delle truppe ausiliarie. Allora Montegiorgio divenne il centro politico e giudiziario dominante,  al posto di Fermo, per amministrare Alteta, Cerreto, Magliano di Tenna, Rapagnano, Monte San Pietrangeli Collicillo e Monte Vescovile (12).

L’invadenza imperiale per l’egemonia di governo e per la riscossione delle tasse nei castelli portò a scontri militari, nei quali Fermo era sorretto dall’unità con gli altri paesi ragion per cui Montegiorgio venne a soccombere e dovette ritirare il suo dominio su Rapagnano e sugli altri castelli e sottomettersi ai capitoli (accordi non sfavorevoli) della pace (13).

Lungo la strada romana che collegava Fermo con Urbisaglia il controllo di Fermo, osteggiato da Monte Giorgio, divenne definitivo dopo la morte di Federico II (anno 1250) con la venuta nel Fermano dei podestà veneti: Rainer Zen (poi doge a Venezia) e Lorenzo Tiepolo (anch’egli divenuto doge) che rafforzarono le libertà comunali con la cittadinanza fermana.

Dell’epoca medievale Rapagnano conserva una parte della cinta muraria e delle torri, con al nord la porta di Bora, a sud della porta della Pesa che introduce nella piazza ove spicca il palazzo municipale edificato in stile neoclassico, del tardo settecento, su disegno (si riferisce) del celebre architetto Virginio Bracci, ideatore dell’impianto urbano ammirato di Castel Clementino, rinominato Servigliano.

COMUNE CON LO STATUTO DI FERMO

Nelle cronache di Fermo si ha notizia del passaggio di truppe mercenarie, pericolose predatrici del territorio, ma andando oltre il racconto delle avventure dei signori tiranni del Fermano, come Mercenario da Monteverde o Gentile da Mogliano, che finirono scacciati (14), è interessante notare il trattato di concordia con cui nel 1361 si definivano i confini territoriali dei due comuni limitrofi, Rapagnano e Monte San Pietrangeli. Paolo Iacobi rappresentava il Comune di Rapagnano, e Cicco Rainaldi quello di Monte San Pietrangeli. Intervennero tre periti di Fermo, Cola Salimbene, Tommaso e Vanne figli di Adrea che decisero che dei sei monti e sei avvallamenti intermedi tra i due paesi, ne venivano assegnati: tre ai rapagnanesi e altrettanti tre ai monsampietrini, con rogito del notaio Giovanni di Nicola Deutaleve di Fermo (15).

Sarebbe lungo riferire le notizie sulle varie chiese di Rapagnano che sono descritte negli inventari. Le nomine di rettori, degli altaristi, e dei parroci e le visite pastorali  si leggono nei registri dell’Archivio Storico Arcivescovile a Fermo (16).

Si nota una viva partecipazione religiosa espressa tra l’altro dalle confraternite. Parimenti generosi risultano i rapagnanesi che hanno creato l’arredo liturgico con opere d’arte di pittura, scultura, oreficeria e oggetti liturgici.

Le parrocchie storiche (17) sono state Santa Maria di Staturano, San Severino, San Giovanni Battista e San Paolo. Qui fu concessa la collegiata nel 1805 con un edificio grandioso riedificato nel 1825, e  con splendore nelle decorazioni parietali di un’architettura resa preziosa da dipinti, statue, da altari laterali che fanno memoria di San Sebastiano, San Bernardino, San Pietro, S. Giovanni Evangelista, la Vergine del Rosario, Santa Rosalia, Santo Stefano (18).

L’amore alla musica sacra e al canto è testimoniata, tra l’altro,  dall’organo.

Inoltre altre 10 chiese monumentali: Suffragio, Santa Rosalia, Santa Maria degli Angeli, Sant’Antonio Abate, San Giovanni, Santi Tiburzio e Susanna, San Paolo, Santi Colomba e Giovanni Battista, Santa Maria del Carmelo e San Filippo Neri. Nel territorio si notano inoltre otto edicole con decorosa conservazione.

PERSONALITA’ (19)

Tra i rapagnanesi illustri sono ricordati molti frati francescani, tra cui p. Alessandro (+1596); Frà Filippo (+ 1639), Frà Bernardino ministro dell’Ordine nel 1564, P. Francesco(1626, P. Giovanni (sec.XIX), Frà Giuseppe Biondi (+ 1947).

Inoltre alcuni rapagnanesi si distinsero nella musica come Montanari Luigi Giuseppe organista(+ 1933); Riccardo Rutili  (+ 1927). Molto apprezzato nel mondo culturale Rodolfo Emiliani (1951). E’ rapagnanese anche il vescovo mons. Ernesto Focaccetti (sec.XIX).

PUBBLICHE ISTITUZIONI

Tra le pubbliche istituzioni di memoria storica (20) si notano, tra le altre,  le scuole (documentate dal 1600), l’asilo infantile (1925), l’archivio notarile (dal 1478), la neviera con grotte, le fontane dell’acquedotto, l’illuminazione pubblica, i locali di ristoro.

Parimenti storiche sono le cinque Confraternite: la Confraternita del Suffragio, la Compagnia del Santo Rosario, la Confraternita del Corpus Domini (dal 1551) o SS. Sacramento, la Confraternita di San Giovanni Battista, ciascuna delle quali curava forme specifiche di feste liturgiche e di fraternità spirituale (21).

DEMOGRAFIA

In tutti i secoli la fertilità demografica ha favorito l’aumento della popolazione residente. Per dare un’indicazione, in cinquantenni, notiamo che nell’anno 1861 gli abitanti erano 1464, nel 1911 gli abitanti erano 1611, nel 1961 gli abitanti erano 1739 e nel 2011 c’erano 2044 abitanti.

La laboriosità della gente consente un dignitoso tenore di vita con nuovi edifici abitativi, ricreativi e turistici.

STEMMA

L’antico stemma comunale riprodotto nelle stampigliature sfragistiche aveva le immagini di San Giovanni Battista e di San Tommaso d’Aquino con interposta una rapa. Tolte le figure dei santi, ora tre monti si innalzano, con un cipresso al centro, ed ha i lati una rapa da una parte ed una stella cometa dall’altra.

FESTA PATRONALE

La festa patronale di San Giovanni Battista viene solennizzata il 2 giugno con l’esposizione del prezioso reliquiario in cui è rappresentata la mano destra di San Giovanni Battista, il profeta dei profeti, che condannò l’opportunismo delle personalità politiche a tal punto da essere martirizzato per una scommessa del governante.

IL CORPO BANDISTICO

Il Corpo Bandistico di Rapagnano risale allo Stato Romano Pontificio, con amatori della musica che rallegravano le feste patronali, le processioni solenni e le festività patriottiche.

I suoi 40 musicisti fruiscono dell’annuale corso di orientamento musicale per le varie sezioni strumentali, sotto la direzione del maestro Daniele Berdini, con vasto repertorio di stile antico e moderno.

UNIONE SPORTIVA

L’Unione Sportiva Rapagnanese è tra le più antiche associazioni ciclistiche della regione Marche. A Rapagnano è vigente anche la passione per lo sport del pallone con una squadra che ha trascorsi in Prima Categoria, e con il l’Archetti Calcio per il settore giovanile. Nel settore femminile la pallavolo (volley)è in gran fervore.

Il calciatore Andrea Mazzaferro è nativo di Rapagnano (a. 1966) ed è apprezzato come allenatore oltre che come ex centrocampista. Complessivamente ha collezionato 148 presenze in serie B con quattro reti.

NOTE—-

(1)  RUTILI G. Rapagnano storia, arte e tradizioni (comune di Rapagnano) Fermo 2006 con documenti pp. 169-180. PUPILLI L. Rapagnano in MAURO M: “Castelli rocche torri cinte fortificate delle Marche. I castelli dello stato di Fermo“, Vol.IV tomo II, Ravenna 2002, pp. 486s.

(2)   AMADIO G. Toponomastica marchigiana, Vol III, Ascoli Piceno 1954 p. 47.

(3)  Notizie degli Scavi di antichità, Accademia dei lincei: anno 1881 pp. 164-165. Raffaelli F: Scoperte archeologiche a Rapagnano presso Fermo nella provincia di Ascoli Piceno Annunzio….. Fermo 1881.

(4)  BONVICINI P. La centuriazione augustea della Valtenna, Fermo 1978 passim; GALIE’,V., Nell’area di Novana, Macerata 1985 p. 37 n. 51. Resti di murature romane a Fonte della Ripa di Rapagnano.

(5)  DALL’OSSO I. Guida illustrata del Museo Nazionale di Ancona , Ancona 1915pp. 113-116; 138. SERRA L. Museo Nazionale delle Marche, Roma 1934pp. 24-27. Per capire meglio i reperti DUMITRESCU V. L’età del ferro nel Piceno  fino all’invasione dei Galli Senoni . Bucarest 1929 passim  e p. 159 la statuetta di Rapagnano.

(6)  Il regesto di Farfa vol.5 Roma 1879-1914 vol. V pag.269 menziona San Severino. Altrove, il toponimo di San Severino nei pressi del fossato Inferno era a Belmonte Piceno, menzionato anche questo nel Regesto.

(7)  Interessante la mappa topografica nel citato studio di Rutili, p. 36 e la segnalazione dei mulini pp. 38-39.

(8)  Liber Iurium dell’Episcopato e della città di Fermo a cura di PACINI D. vol I; AVARUCCI G. vol.II; PAOLI U. vol.III,  Ancona 1996. Questi documenti dell’Archivio Storico di Fermo, dattiloscritti prima da Carlo Tomassini vengono qui  citati come Copiario 1030 ed. p.555 ss per l’atto notarile del 1059.

(9)  Copiario 1030, cit. ed. p.604 ss.

(10) Regesto di Farfa vol V pp. 269-270 da una relazione scritta da Giso preposito di Santa Maria in Georgio (Montegiorgio) che notava come il vescovo di Fermo del suo tempo, Ulderico, possedeva alcuni dei beni ex farfensi. Rapporti con il papato cfr  THEINER A. Codex diplomaticus dominii temporalis sanctae Sedis, Romae 1861, si vedono nell’indice molti  documenti per Fermo. La concessione beneficiaria era il modo cavalleresco con cui il concessionario otteneva beni immobiliari per garantire l’omaggio e la fedeltà personale al concedente. In un periodo di contrasti  tra il Papa Onorio III imperatore Federico II, nell’anno 1225, Rainaldo, vescovo della Diocesi Fermana, rinnovava un  beneficio concesso quasi vent’anni prima dal vescovo fermano Adenulfo (1205-1213) ad una persona di Rapagnano, chiamata Firmo, il quale si era trasferito perciò ad abitare a Castro, nella zona costiera di Sant’Elpidio a Mare (ora Porto Sant’Elpidio) dove amministrava alcune case (allora dette Manso) dietro giuramento di fedeltà e pagava l’annuo  censo di dodici denari a Ferragosto, nella celebrazione della festa dell’Assunta in cattedrale ed inoltre diciotto  denari a Natale. Copiario 1030 cit. p.475 ss.

(11) Copiario 1030 cit. pp. 186 ss

(12) HAGEMAN W. L’intervento del duca Rainaldo di Spoleto nelle Marche nel 1228-1229, atti del convegno ”Le Marche nei secoli XII e XIII” Studi Maceratesi n.6, Macerata 1972 pp. 29-35

(13) HAGEMANN Studi e documenti per la storia del fermano secoli XII e XIII, Fermo 2011 p. 130, documenti editi pp. 194 s. Cfr Montegiorgio nella storia e nell’arte a c. di LIBERATI M. Fermo 2008 pp. 33-39.

(14) DE MINICIS G. Cronache della città di Fermo, Firenze 1870 ora tradotte Annali della città di Fermo a c. di Petruzzi P. Fermo 2009, nomi nell’indice.

(15) HUBART M. Summarium scripturarum et privilegio rum archivi veteris…Firmi. Anno 1624. Manoscritti presso l’Archivio di Stato di Fermo e la Biblioteca Comunale di Fermo. Ivi pergamena n. 2224.

(16) L’Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, sistemato in nuovi locali dell’arcivescovo mons. Cleto Bellucci è dotato di  inventari preziosi per le citate Visite Pastorali, per gli inventari, per le “Collazioni” ,nomine direttori, grazie alla  solerte opera del Direttore professor Don Emilio Tassi.

(17) Chiese antiche in SELLA P. Marchia Rationes Decimarum Italiae. Città del Vaticano 1950 per i versamenti degli anni 1290-1292 1299; Santa Maria di Staturano nn. 5784; prebenda 6136; 6608; 7077; 7321;S. Paolo nn.6808; 7075;

S. Colomba 5865; 7474; S. Giovanni 5876; 6634;7074;7209;7291; San Severino7076;7290.

(18) Foto e cronistoria delle chiese rapagnanesi in RUTILI, Op. cit. pp. 69-112. CALISTI M. Percorsi di arte sacra a  Rapagnano dal  XVI al XX secolo (GIROLAMI) 2000. Discorso a parte richiederebbe il Papa Giovanni XVI (chiamato XVII) in base al Liber Pontificalis che tra le fonti è la più antica e qualificata al riguardo e scrive: “Giovanni, chiamato Secco (Sicco) nativo Romano, il rione Biberatico, fu nella sede (papale) per sei mesi (traduzione)” Liber Pontificalis ediz. c. Louis DUCHESNE Paris  1955 vol.II pag. 256 s e 265. E. MORI www.accademia-etrusca.org ha fatto una rievocazione per il primo millennio dell’incoronazione di Giovanni XVII. Riguardo alla epigrafe molto tardiva gli studiosi non hanno dato la dovuta importanza allo stemma del vescovo di Fermo, Francesco Todeschini  Piccolomini (-1483 1503) poi il Papa Pio III. Ben chiaro il CATALANI M. De Ecclesia Firmana. I Vescovi e gli Arcivescovi. Della Chiesa Fermana. Commentario – secc. III-XVIII. Traduzione e note di TASSI E. Fermo 2012, p. 294. Non si fa cenno alla origine marchigiana nell’Enciclopedia  dei Papi.   Giovanni XVII di SENNIS A. vol I,  Roma 2000 pp. 125-126.

(19) Per varie personalità rapagnanesi del passato, tra cui il bibliotecario fermano dott. Rodolfo Emiliani, cfr il cit. RUTILI pp. 130-136. L’autore ha raccolto notizie anche sulle guerre del regno Savoia in Italia; pp. 119-129 e varie  commemorazioni in bibliografia.

(20) Per dettagliate notizie, oltre all’Archivio Comunale, fondamentale l’Archivio di Stato di Roma, cfr LODOLINI E. L’Archivio della Congregazione del Buon Governo 1592-1847, Roma 1956; nella Serie II, Rapagnano buste 3969- 3772. Per il Fondo proveniente dall’Archivio Segreto Vaticano busta 23 Rapagnano.

(21) Cronistoria della parrocchia e delle confraternite nel citato volume del RUTILI, cap. V e pp. 116-118.

Digitazione Albino Vesprini

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