Disoccupazione giovanile e capacità. Speranze e scoraggiamento

COERENZA  RESPONSABILE   A SOSTEGNO DELL’OCCUPAZIONE  GIOVANILE

Antimo  Lorcassi

L’Istituto Toniolo di Milano ha realizzato nella primavera scorsa un “Rapporto Giovani” con risultati che smentiscono alcuni luoghi comuni, come l’accusa che i giovani non vogliano lavorare. Chiedono che si creino le condizioni di possibile occupazione, attraverso una politica economica adeguata, presente in vari Paesi Europei. I limiti della mancata crescita pesano sulle nuove generazioni e compromettono anche le opportunità future. I partiti non riescono a farsi interpreti dell’esigenza di investire nell’occupazione.

L’accusa rivolta alla classe dirigente politica è di non valorizzare al meglio le risorse che esistono, e di  sprecare la voglia di fare dei giovani. Non sono i giovani a mancare di disponibilità nel mettersi in discussione, sono piuttosto i partiti politici con conseguente caduta di credibilità di questi.  Si nota che i nostri giovani qualificati spesso trovano in altri paesi del mondo una possibilità di impiego che hanno cercato vanamente in patria. I giovani frustrati incorrono in situazioni di marginalità e sono aggrediti dall’ansia, dalla rabbia, dalla noia.

Conosciamo lo stato di sofferenza  che la vita pone sulle spalle dei disoccupati involontari, benché questi nascondano agli altri il loro soffrire, per pudore. La fede cristiana aiuta a sopportare situazioni che altrimenti potrebbero diventare intollerabili.   La Costituzione Italiana fonda la Repubblica sul lavoro, pertanto la dignità dei giovani, forzatamente disoccupati, tradisce lo spirito della Costituzione. Come sperare che questi giovani delusi possano realizzare le loro giuste aspirazioni, senza esser costretti a rassegnarsi? Le leggi sarebbero giuste se garantissero, secondo la Costituzione, questa dignità umana nella possibilità di occupazione. Vi sono responsabilità di cui ciascuno deve farsi interprete nel proprio partecipare alla vita pubblica. Occorre  che ciascuno si prenda cura della “città dell’uomo”.

Non si può affrontare l’attuale crisi con il criterio del consumismo e dire che si sta peggio perché si spende meno. Non sarebbe neppure  saggio pensare che consumando di più, per conseguenza, si starebbe meglio. La crisi ci ha insegnato la sobrietà, che si può scegliere serenamente solo di propria iniziativa. Ci sono situazioni veramente difficili:  nel Vangelo di Luca si narra la parabola del povero Lazzaro la cui dignità è calpestata nell’indigenza. Gesù ha usato una sicura predilezione per gli emarginati.

Ci sono giovani adulti che sentono la necessità di crearsi con le proprie forze una famiglia e poter pensare alla cura dei figli. I vescovi italiani nel corrente settembre fanno pregare con l’apostolato della preghiera affinché i giovani che non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro non si scoraggino e possano realizzare le loro giuste aspirazioni ad un futuro dignitoso e sicuro.

I principi validi e  non negoziabili;  dei quali nel dramma attuale si è persa la condivisione, sono alla base del vivere umano. I cristiani vivono nella cooperazione con tutti coloro che praticano tali valori. “Se il disimpegno è stato sempre inaccettabile, il tempo presente lo rende ancor più colpevole” scriveva Giovanni Paolo II nella Cristifideles laici, 3. Il beato papa Giovanni XXIII ha insegnato che colui che ha denaro ha l’obbligo di  dare lavoro. Lo facciamo?

Secondo i dati ufficiali per l’anno  del Ministero del Lavoro e Unioncamere, nelle Marche diminuiscono in aggiunta agli anni passati decisamente negativi, altri 7420 posti di lavoro, di cui 1520 nell’edilizia. Tra i comportamenti che violano le speranze occupazionali, per fare qualche esempio c’è  chi ha doppio lavoro; c’è chi si assume varie deleghe e sottrae emolumenti ad altri, c’è chi lavora in nero per “arrotondare” benché non abbia reale necessità di farlo. In Germania, il reddito minimo è garantito ai disoccupati. In Inghilterra ci sono sgravi fiscali alla famiglie create dai giovani.

Occorre consapevolezza per l’unità sostanziale che deve costituire il criterio di coerenza nelle scelte fondamentali nel campo del lavoro.  La forte domanda di una valida politica  spinge a vincere le grandi sfide del nostro tempo; in cui  i giovani vogliono mettersi in gioco con le proprie capacità e  con la propria voglia di fare.

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