Lapedona: storia, arte, personalità. Note di NEPI Gabriele

LAPEDONA di Gabriele Nepi

Etimologicamente il nome forse significa Monte di pietra (“lapis dunum”). Lapedona venne probabilmente fondata dai Liburni o dai Siculi che avevano edificato la vicina Palma. Lo Speranza ritiene che nel secolo XV avanti Cristo i Pelasgi fossero in questa zona. Nel primo secolo a. C. c’erano  colonie romane nel Piceno, e municipi collegati con Roma. Lapedona ha un cippo di epoca imperiale che conteneva le ceneri di Tito Accavo Filadelfo, magistrato ottovirale.     Nel 774, tramite l’intervento di Carlo Magno contro i Longobardi, portò il territorio Fermano a sottomettersi al papa.  Nel secolo X faceva parte del Ducato  Fermano.      Testimone dello splendore di Lapedona, era anche il castello di Saltereccia[1] di cui si posseggono documenti che lo danno preesistente all’anno 1028.     Nel 1088 Lapedona venne ceduta a Fermo dal conte Ugone. Nel 1199 Fermo, insieme con altri 80 castelli, formava uno Stato autonomo sotto gli auspici della Santa Sede: fra questi è Lapedona[2]. Nel 1247 Lapedona viene riconfermata a Fermo e annoverata fra le città ‘medie’ come San Benedetto e Porto di Fermo (attuale Porto San Giorgio).       Il 22 settembre 1355 anche Lapedona viene invitata dal cardinale Egidio Albornoz a prestare giuramento di fedeltà e accettare altri obblighi dovuti a Fermo.      Nel 1405 dipende direttamente da Fermo, tanto non avere un proprio podestà, ma manteneva un suo balivo della curia del Podestà di Fermo.    Il Comune era formato da un certo numero di Buoni Uomini (Consiglio di Credenza) che governavano al nome del Consiglio Generale (di tutti i capi-famiglia).    La fortificazione delle mura cittadine risale al 1451 mentre pochi anni prima Francesco Sforza l’aveva scelta insieme ad Altidona come base per i propri saccheggi.     Dal 1537 al 1547  fa parte dello Stato Ecclesiastico in Agro Piceno fondato da Paolo III per i nipoti Farnese.      Nel 1798 si registra un cambiamento storico di una certa importanza: in quell’anno infatti i Francesi si scontrarono con i Napoletani presso Torre di Palme. Questi ultimi avevano le loro batterie di cannoni sulla collinetta dove oggi sorge il cimitero lapedonese. I Francesi vinsero la battaglia e per vendicarsi distrussero l’archivio comunale di Lapedona, spogliarono le chiese e ridussero la collegiata di San Lorenzo, da poco consacrata, ad una vera e propria stalla.     Nel 1808, di nuovo sotto il governo napoleonico, ritroviamo Lapedona dipendente da Fermo, capoluogo del Dipartimento del Tronto. Per un certo periodo il paese dipese da Altidona e questo stato di cose portò a delle scaramucce per cui anche in seguito si ebbero anche scontri con dei morti (1834).

Nel 1860 Lapedona, sottomessa ai Savoia, venne aggregata alla Provincia di Ascoli Piceno e l’Amministrazione comunale dell’epoca non mancò di far sentire la sua vibrata protesta.

Nel 1944 Lapedona  subì un bombardamento notturno da parte degli Alleati, fortunatamente con pochi danni e nessuna vittima.

Il turista che giunge a Lapedona trova un notevole patrimonio storico e artistico da ammirare. Una delle opere più rare e  belle è la chiesa romanica di San Quirico e santa Giulitta e databile al secolo XI, appartenuta agli Avellaniti. All’interno si nota un presbiterio con altare in pietra arenaria e alle pareti ci sono pitture risalenti ai secoli  XIII e XV secolo. Questa chiesa possiede una cripta in cui, secondo la tradizione, venne rinvenuta l’antica statuetta di San Quirico, protettore del paese.

Degna di nota anche la collegiata dedicata a s. Pietro e s. Lorenzo contenente una tela di Pietro Tedeschi, un Crocifisso di legno dipinto (opera dell’arte marchigiana del XV secolo) e una statua lignea della Madonna del Carmine  attribuita al Sebastiani.

Inoltre citiamo la chiesa della Madonna Bruna eretta agli inizi del sec. XI, la chiesina della Madonna di Manù che esisteva nel 1032 e apparteneva all’abbazia di Monte Cassino e infine la chiesa di San Giacomo e san Quirico che racchiude un polittico  di Pietro Alemanno.

Lapedona ha dato i natali al medico Giovan Battista Scaramuci (nato nel 1655) assertore della meccanicità della circolazione sanguigna; al pittore Tobia Paoloni che ha lasciato numerose opere in alcune località marchigiane. Anche padre Antonio Brandimarte, autore di una importante opera storica “Plinio Seniore illustrato nella descrizione del Piceno”, visse a Lapedona. Sono di Lapedona il vescovo Clemente Fares, illustre poliglotta, umanista e giure consulto e Don Amelio Loy, cappellano militare della “Iulia” decorato con medaglia d’argento e bronzo al valore militare, deceduto nel 1945 in Russia dove era prigioniero.

NEPI Gabriele, Lapedona, in “Riviera delle Palme” inserto  a. XVI, n. 2 marzo aprile 2000 pp. XI-XII

Comuni contigui a Lapedona: Fermo, Montefiore dell’Aso, Monterubbiano, Moresco, Altidona, Campofilone.

Tra gli antichi storiografi: BRANDIMARTE, Antonio, Plinio seniore illustrato nella descrizione del Piceno. Roma 1815, tratta specificamente di Lapedona.  SPERANZA, Giuseppe, Il Piceno dalle origini alla fine d’ogni sua autonomia sotto Augusto. Ascoli Piceno 1900.

Nell’archivio storico del comune di Fermo depositato presso l’Archivio di Stato, ivi, due pergamene dell’elenco fattone da Hubart riguardano i pagamenti e le tasse per il personale che proveniva da Fermo: anno 1405 Hubart n. 1648 il comune di Lapedona accetta di pagare il Vicario Fermano e gli officiali.  Anno 1407 Hubart n. 1649: il comune di Lapedona impone nel suo territorio una dativa per il salario del Vicario Fermano e del balivo.


[1] AA. VV. Liber iurium dell’episcopato e della città di Fermo. 977-1266. Codice 1030 dell’archivio storico comunale di Fermo (liber 1030). Ancona 1996 p. 163s   Transarico dona all’episcopato di Fermo varie proprietà tra cui il castello di Saltariccia,  e p. 165s – donazione dell’anno 1055 vi è nominata la chiesa di santa Maria assieme al detto castello che fa intendere avesse una chiesa intitolata a san Martino;  p. 745 – Aldobradino marchese d’Este e di Ancona nel 1214 conferma a Fermo il dominio su vari castelli tra cui Monte San Martino e Lapedona. Il castello di  San Martino in Plumbariano è elencato tra le chiese confermate da Alessandro III nel 1179 e  da Innocenzo III nel 1209 al monastero di San Savino in Fermo, v. TARABORRELLI, U. Documenti pontifici e vescovili dell’Archivio storico del Capitolo Metropolitano di Fermo: le carte di san Savino, santa Maria a Mare e san Pietro Vecchio (secoli XI-XIV) alle pp. 59 e 79.

[2] CATALANI, . De Ecclesia Firmana. I vescovi e gli arcivescovi della Chiesa Fermana. Commentario secc. III-XVIII. Traduzione e note di TASS, Emilio. Fermo 2012 p. 39. A p. 317 padre Basilio Fidi da Lapedona convinse le autorità di Fermo a richiedere un collegio (ginnasio, università) dei Gesuiti in città.

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