I religiosi Cappuccini al Santuario Mariano dell’Ambro: studio di p. Giuseppe Santarelli

I CAPPUCCINI E IL SANTUARIO DELL’AMBRO
La prima notizia di una presenza pastorale dei Cappuccini nel santuario della Madonna dell’Ambro risale alla seconda metà del secolo XIX, quando il rispettivo cappellano don Domenico Viceré- morto intorno al 1891 – durante la sua vecchiaia, si serviva nei giorni festivi dell’aiuto dei Cappuccini del convento di Amandola. Il loro servizio regolare, ebbe inizio nel 1890, quando Antonio Serafini, avendo riscattato nel 1889 il convento dei Cappuccini di Amandola, dal governo italiano che lo aveva confiscato nel 1867, lo restituì gratuitamente ai frati e volle, come contropartita, che essi assumessero il servizio regolare del santuario dell’Ambro, dalla primavera all’autunno di ogni anno. Un’apposita convenzione, datata 12 maggio 1890, e approvata dalla curia generale dei Cappuccini e dall’arcivescovo di Fermo cardinale Amilcare Malagola, regolò questo servizio.
P. BASILIO DA MONTEPRANDONE – P. FRANCESCO DA SAN GINESIO – P. BERNARDINO DA CASTELFERRETTI – P. LUIGI DA MONTERADO …
Il primo cappellano o rettore cappuccino del santuario fu p. Basilio da Monteprandone (1890-1892). A lui successe p. Francesco da San Ginesio (1892-1913) cappuccino di santa vita, il cui nome è legato principalmente alla consacrazione della chiesa, richiesta da lui e dal Serafini ed effettuata dall’arcivescovo di Fermo, Carlo Castelli, il 7 settembre 1908. Con p. Francesco l’accoglienza ai pellegrini si fece pastoralmente più attenta ed incisiva.
Al successore p. Bernardino da Castelferretti va il merito di aver ottenuto dal Capitolo Vaticano l’autorizzazione di incoronare la statua della Madonna dell’Ambro, avvenuta dopo il suo rettorato, il 19 agosto 1925, quando gli subentrò – dopo breve pausa – p. Luigi da Monterado (1925-1947) che ha lasciato un segno indelebile nella storia del santuario. Uomo di fervente zelo e di spiccate capacità organizzative, p. Luigi diede vita alla “Pia Unione di Maria Santissima dell’Ambro” per promuovere il culto; effettuò la decorazione della chiesa, nelle pareti e nella volta, affidandola al pittore romano Virgilio Parodi, il quale, tra l’altro ha dipinto, sopra l’altare, L’apparizione della Vergine a Santina, il dato essenziale del racconto di fondazione del santuario. Dotò la chiesa di un organo; ottenne in dono da Pio XI un bel Crocifisso ligneo che fu esposto alla venerazione in una cappella laterale; fece abbellire la facciata dall’architetto Giuseppe Breccia. In tal modo il santuario cambiò volto all’interno e all’esterno, assumendo un nuovo decoro artistico. Tutto, il p. Luigi riuscì a completare con le offerte dei devoti, entrando in collusione, talora, con la commissione amministrativa laica del santuario. Egli morì tragicamente in un’incursione ladresca, nella notte del 22 aprile 1947. Dopo i brevi rettorati di p. Corrado da Offida (1947) e di p. Federico da Mogliano (1947-1949) subentrò
P. SEBASTIANO DA POTENZA PICENA (1949-1960).
Durante il suo mandato, il santuario fu affidato alla cura pastorale dell’intera fraternità Cappuccina di Amandola e così riprese nuovo slancio. Il rettore provvide a diversi lavori di abbellimento nella chiesa e nella cappella dell’apparizione. Realizzò un nuovo altare maggiore, benedetto dall’arcivescovo di Fermo, Norberto Perini il 26 marzo 1951. Promosse interventi di ripristini e manutenzione anche fuori della chiesa. A lui si deve, oltre al resto, il prolungamento del “conventino” a fianco della chiesa, che fu fatto costruire dal Serafini nel 1905. Iniziò la pubblicazione di un bollettino de Santuario e diede alle stampe alcuni utili opuscoli sulla storia e sull’arte dello stesso. Durante il mandato, dopo laboriose trattative, fu approvata, il 1 aprile 1960, la Convenzione, che regola i rapporti tra i Cappuccini delle Marche e il capitolo metropolitano dell’archidiocesi di Fermo.
P. DANIELE DA MOGLIANO – P. VITO DA VENAROTTA – P. CESARE UGOLINI –
Successe al p. Sebastiano, p. Daniele da Mogliano (1960-1964) che intraprese diversi lavori per un maggior decoro della chiesa e, su suggerimento di p. Cesare, progettò una Casa del Pellegrino. Di seguito, P. Vito da Venarotta (1964-1967) si prodigò, come i suoi predecessori, nella manutenzione del santuario con diversi interventi, tra cui l’elettrificazione delle campane e il componimento di una penitenzieria per gli uomini, ricavata nel lato nord della chiesa.
Sotto il primo rettorato di p. Cesare Ugolini (1967-1973) furono realizzate due opere di grande importanza per il santuario: la Casa dei pellegrini, inaugurata dall’on. Danilo De Cocci il 3 settembre 1972, e la nuova strada di collegamento da Amandola al santuario dell’Ambro, compiuta, dopo lunghe pause, nel luglio 1973. Le due opere hanno dato notevole incremento al flusso peregrinatorio.
Durante il rettorato di p. Maurizio Pierantoni (1973-1979) è stata ripristinata, nel 1974, la facciata della chiesa su disegno di Aldo Pettorossi, il quale l’ha alleggerita della tribuna eseguita dal Breccia; e sono stati restaurati i muri della torre campanaria e del “conventino”. I lavori di risanamento continuarono con p. Aurelio Pera (1979-1982) il quale provvide a ricavare nuovi locali per uso dei religiosi e a risanare l’abside della chiesa. E curò una nuova sistemazione dell’Altare maggiore, secondo le nuove disposizioni liturgiche. Promosse poi la costruzione del monumento in bronzo a Santina, posto presso la “cascata”, opera di Edgardo Mugnoz, inaugurata nel 1982.
I rettori successivi, ormai compiuti i lavori di carattere logistico, curarono soprattutto la cura pastorale dei pellegrini, non trascurando l’ordinaria manutenzione nel tempio con varie iniziative. Si sono susseguiti nel mandato: p. Michele Germondari (1982-1985), p. Gregorio Ambrogi (1985-1988; 1994-1997), p. Cesare Ugolini (1988-1994), p. Serafino Rafaiani (1997-2004), p. Saverio Santini (2004-2011) e p. Gianfranco Priori, insieme con i confratelli in Amandola.
Da questa rapida rassegna potrebbe apparire che l’attività dei rettori e dei loro confratelli si sia limitata ad iniziative di carattere edilizio e logistico. Così però non è perché essi hanno avuto a cuore, in primo luogo, l’accoglienza dei pellegrini, offrendo loro la possibilità di accostarsi facilmente al sacramento della Penitenza; di assistere alle celebrazioni dell’Eucaristia di e di partecipare a funzioni liturgiche di vario genere.
Tutte le realizzazioni sono state finalizzate esclusivamente a un’accoglienza decorosa del pellegrino, in base al presupposto secondo cui una pastorale adeguata ha bisogno di strutture adeguate. (p. Giuseppe Santarelli storiografo dei Cappuccini Marche \ Voce del Santuario, n. 112 anno 2008 -2, pp. 6-9)
p. Gianfranco Priori dal 2011 è padre superiore e rettore del Santuario della Madonna dell’Ambro.

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