Nel santuario Madonna dell’Ambro di Montefortino la cappella del divin Crocifisso (nota di P. Alfonso Schiaroli)

. LA CAPPELLA DEL CROCIFISSO (pubblicato senza il nome dell’autore)
Nella parete sinistra, la cappella centrale delle tre, è dedicata al SS. Crocifisso esposto in venerazione sulla parete di fondo. La decorazione del vano, che misura cm. 550 x 380 x 280, si svolge simmetrica lungo due fasce: una lungo i pilastri e l’arco trionfale, l’altra lungo le pareti laterali e la volta. Cornici di stucco inquadrano specchi di varia forma e grandezza. In quelli dell’arco sono dipinti ornati a stampo con disegni di fogliame a riccio, stilizzato; quelli delle pareti sono dipinti a tempera, tinta unita. La cappella dedicata fin dalle origini al SS. Crocifisso e a S. Maria Maddalena fu fondata e dotata nel secolo XVII da Mariangela di Stefano da Montefortino. La decorazione originaria è da riferire al Maestro Domenico Malpiedi di san Ginesio, operante nel santuario nel quarto decennio de Seicento. Nel corso dei restauri degli anni 1927-28, la decorazione fu ravvivata dal pittore ornatista Mario di Nunzio di Loreto.
Un tempo fungeva da pala di altare un bassorilievo, modellato forse dal Malpiedi, raffigurante il SS. Crocifisso tra S. Maria Maddalena e S. Francesco, andato perduto. Tutta la parete di fondo è rivestita di marmo verde venato. Al centro si apre una larga nicchia delimitata da artistica cornice ottagonale. Sul fondo è steso un drappo damascato rosso, e sopra questo poggia il bel Crocifisso sulla croce di cm. 310×182. Il Crocifisso è una scultura lignea di cm. 182 di altezza. Le assi della croce sono lisce e brunite. Il Cristo, fisso alla croce, con chiodi sulle palme delle mani e sui piedi accavallati, con capo coronato di spine, inclinato alla sua destra, capelli e barba riccioluti, un largo perizoma ai fianchi con passante anteriore e svolazzo a destra. I particolari anatomici sono ben modellati e rilevati con tinta marrone chiaro. Sul cartiglio sovrastante il capo del Critto la solita scritta “I.N.R.I.”.
Ai piedi della Croce c’è lo stemma del papa Pio XI, Achille Ratti, il quale il 12-8-1933, ricorrendo XIX centenario della umana Redenzione benedisse e donò al santuario la sacra immagine, accogliendo le sollecitanti premure del Rettore P. Luigi da Monterado. Fu collocato nella cappella il 3 settembre 1933, con una grandiosa manifestazione popolare, che, sfilando processionalmente dalla vicina frazione di Piedivalle, ha portato il Crocifisso alla sua sede. Nulla si sa circa lo scultore, unica notizia certa è che proviene da una bottega romana.
Sul gradino dell’altare sottostante al Crocifisso c’è una coppia di statue raffiguranti i santi Pietro e Paolo. S. Paolo ha barba lunga bipartita, capelli corti, indossa una veste lunga con ampio monto con lembo riportato sul braccio sinistro, con la destra indica il cielo, con la sinistra regge la spada. S. Pietro ha la barba corta e i capelli riccioluti; indossa analoga veste con il lembo sollevato al petto dalla mano sinistra e nella destra tiene le chiavi. E’ un prodotto fatto con stampo o derma nella quale è stata colata la scagliola: è riferibile agli anni trenta del secolo XX, come prodotto di bottega romana, brunito con tinte imitanti il bronzo. E’ ignoto l’autore.
Sulla parete sinistra dal 5 settembre 1987 è stato collocato un quadro moderno < poi trasferito> che raffigura S. Veronica Giuliani, cappuccina di Mercatello (PS). E’ opera del pittore Claudio Sacchi di Mercatello. Il quadro è stato collocato nella migliore situazione perché la santa una appassionata penitente, sta bene solo accanto al Crocifisso di cui porta impressi nel cuore i segni della passione. La santa è raffigurata raccolta in se stessa e nello stesso tempo ispirata all’amore divino che la eleva dal mondo terreno, rompendo i legami che la tengono ancora legata ad esso, passando attraverso uno stato di estasi, a quello di calma contemplazione. Intento a svolgere un ruolo di mediatrice fra l’uomo e l’Assoluto.
Veronica è ritratta sospesa tra la terra e il cielo. Il paesaggio riflette la relazione fra il contingente e l’immortale nella raffigurazione del ponte che collega le due sponde, quella della vita umana e quella della vita ultraterrena.
La mensa dell’altare è costituita da un sarcofago scolpito in marmo rosso di Verona, con aggiunta di elementi in marmo bianco, raffiguranti segmenti a riccio agli spigoli, collegati tra loro da festoni floreali, che, al centro, disegnano una corona. Il sarcofago è sorretto da una base rettangolare con angoli smussati di proporzioni dimezzate, costruita con marmo bianco venato.
Il manufatto è stato trasferito al santuario dell’Ambro nel 1949 ma senza le reliquie del santo, già tolte e sistemate in altra urna in quell’anno. Il sarcofago è pregevole per la preziosità dei suoi marmi. Le sue misure sono 101x243x78. Stilisticamente è una testimonianza del barocco romano del secolo XVII. (Voce del santuario Madonna dell’Ambro anno 2005\2 pp. 28-29)

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