Dante Alighieri spiegato da Mancini D. Dino appunti degli studenti

DANTE ALIGHIERI – SPIRITUALITA’ – Appunti dalle lezioni del prof. MANCINI D. DINO.   La spiritualità di una persona è costituita dal suo modo di intendere, di sentire, di vivere la vita. Parlando della spiritualità dell’Alighieri è necessario che esaminiamo le sue facoltà, che ne osserviamo le potenzialità naturale e lo sviluppo che ha saputo dare ad esse il poeta.

1 L’intelletto e la cultura dell’Alighieri

   Dante ebbe un’intelligenza chiara, capace di affrontare molti problemi, ansiosa di approfondirli e di risolverli per dare solide basi al pensiero e all’azione. Egli accolse in pieno la concezione del reale e della vita che fu propria dello spirito medievale. Il centro di tutta la realtà è Dio e le creature muovono verso di lui spinte da una forza che potrebbe dirsi “istinto della Mèta”, l’Empireo, destinato all’uomo,  dove Dio si manifesta più immediatamente e più chiaramente alle sue creature. Per attrarre a sé l’uomo a sé Dio si serve di vari mezzi:

a – dell’amore istintivo al sommo Bene, per cui lo spirito umano, pur  compiacendosi dei beni finiti, sente l’insufficienza e la limitatezza di questi ed anela alla conquista dell’Assoluto.

b – della Grazia, degli aiuti concessi gratuitamente all’intelletto e alla volontà dell’uomo affinché costui veda con chiarezza la verità (o la ritrovi dopo essersi smarrito nella selva oscura del peccato) e si decida a tradurla in azione. Dante, nel secondo canto dell’Inferno, immagina che l’iniziativa della sua salvezza sia presa da Maria, simbolo della Grazia preveniente coadiuvata da Lucia, simbolo della grazia illuminante, che si avvale della collaborazione di Beatrice e di Virgilio simbolo della ragione

c – della luce della fede, resa accessibile dalla teologia

d – della luce della ragione, resa accessibile e chiara dalla filosofia

e – della morale, cioè dei principi fondamentali dell’agire che indicano all’uomo la via migliore e più sicura per realizzare il suo perfezionamento naturale e soprannaturale

f – della scienza, la quale rivela l’ordine e la grandiosità dell’universo, insieme rivela la sapienza e la potenza del “Motore immobile” delle cose

g – dell’amore della donna-Angelo, che Dio manda dal cielo in terra per dare un raggio della sua bellezza e della sua bontà e per fare innamorare del buono e del bello Assoluto gli spiriti soverchiati dalla forza degli istinti deviati da false immagini di bene

h – dell’arte, che presentando il vero e il buono in forme splendide, ed attraenti educa ed eleva lo spirito

i – della Chiesa, che è la società in cui vengono organizzati e nutriti spiritualmente i cristiani

l – dell’impero, che è la società in cui i cristiani sono organizzati ed assistiti nel raggiungimento dei loro fini terreni, ed avviati attraverso la pace e il benessere temporale, verso i fini soprannaturali.

   Questi due ultimi mezzi muovono l’uomo dall’esterno, con la disciplina religiosa e politica che gli impongono esternamente, così lo aiutano a saper ben valersi di tutti gli altri mezzi che operano dall’interno. In forza di questa concezione che riallaccia a Dio la vita dell’uomo e rapporta al problema religioso e morale tutti gli altri problemi, gli intellettuali del medioevo, particolarmente Dante, si occupano di filosofia, di teologia e di tutte le altre attività dello spirito che hanno rapporto con la filosofia e la teologia.

   È raro perciò trovare, nel medioevo, un intellettuale che non abbia una buona cultura letteraria, scientifica, giuridica, filosofica e teologica. Non fa meraviglia che Dante abbia rivolto la sua attenzione a svariati problemi e di essi si sia interessato non con la superficialità di un dilettante, ma con l’impegno serio di chi sa che non avrà una formazione spirituale sufficiente finché non avrà risolto i problemi più importanti riguardanti la vita umana. Perciò l’Alighieri si preoccupò dei problemi teologici, filosofici, giuridici, politici, morali, scientifici, psicologici, letterari, e lo soddisfacevano le soluzioni date ad essi dal pensiero contemporaneo, specialmente dal tomismo. Inoltre egli ha cercato:

a – di chiarire le varie questioni fino ad eliminare, nei limiti delle sue possibilità, ogni dubbio, cosicché nel suo intelletto tutto fosse chiaro, tanto nel campo della ragione che in quello della fede; né si trova nel suo spirito alcuna traccia di scetticismo o di incertezza

b – di approfondire i vari problemi cogliendone i motivi fondamentali ed osservandone l’estensione ai vari aspetti della vita individuale e collettiva, cosicché evita il superficialismo caratteristico dei dilettanti che fanno un po’ di tutto; ma non sanno fare, bene, niente

c – di elaborare le cognizioni in modo che diventino persuasioni, convinzioni che alimentino lo spirito e non restino alle condizioni di pura erudizione ornamentale, fredda e priva di ogni funzione vitale

d – di dare unità alle soluzioni dei vari problemi, rapportandoli a Dio, cioè unificando la sua cultura in un inquadramento religioso di tutto il reale.

   Riassumendo le caratteristiche della cultura di Dante, si notano la vastità, la chiarezza, la profondità e serietà, la convinzione e l’unità.

2)  Il mondo affettivo dell’Alighieri.

   Il temperamento dell’Alighieri è impulsivo e veemente, il suo cuore sente con ardore tutti gli svariati affetti. Sarebbe stato un uomo affettivo turbinoso e scomposto, se non fosse venuto a disciplinarlo e ad illuminarlo l’intelletto con il suo vigore e la serietà razionale.

   Nell’animo dell’Alighieri si verifica una intercomunicazione meravigliosa fra intelletto e sentimento, le idee passano nel mondo affettivo e diventano convinzioni appassionate, gli affetti sono illuminati dalla luce dell’intelletto e diventano passioni ideali. Così la verità è professata con entusiasmo e con ardore, e la vigoria del temperamento impulsivo viene incanalata verso il vero e il bene ed è messa a servizio delle idealità superiori.

   Il poeta sentì in modo vivace e intelligente l’amore mistico e anche l’amore sensuale per la donna “pietra(simbolo), sentì odio per i malvagi e per i suoi nemici personali (ad esempio Bonifacio ottavo) e provò disprezzo per i vili, i vanitosi e gli ignari (Filippo Argento); sentì pietà per le sciagure materiali e morali dell’uomo (Paolo e Francesca; Ciacco; Pier della Vigne); sentì la gioia della verità e del bene, come sentì anche il disagio della vita nel peccato. Fu comprensivo ed intollerante, superbo ed umile, vagheggiatore appassionato di tutte le forme di virtù, ed esperto delle debolezze umane. Insomma il mondo affettivo dell’Alighieri è vastissimo e densissimo: i più svariati sentimenti del cuore umano furono da lui vissuti con virile intensità.

   I momenti dell’evoluzione del suo mondo affettivo sono principalmente tre: anzitutto la giovinezza riscaldata ed illuminata dal sole dolcissimo di Beatrice, piena di gaudi sereni nell’amore e di soddisfazioni nell’arte di cui è espressione la “Vita Nova”; poi il periodo tempestoso delle lotte politiche esterne e delle passioni intime, (periodo della “selva oscura”) durante il quale rivela la sua impulsività e la sua fierezza quasi barbarica; ed infine il periodo dell’esperienza matura, dell’ascesi meditativa ed eroica durante il quale rivive, con mentalità superiore, i ricordi del passato ed esercita il suo spirito nell’acquisizione di uno stile che lo prepari alla vita fra i Beati nella “candida rosa”.

   Così dalla gentile e luminosa spiritualità giovanile, passa a quella tempestosa e tenebrosa della prima virilità, e giunge a quella pacata, seria e ardente degli ultimi anni di vita, nei quali compose la divina Commedia. In tutti le tre fasi troviamo la caratteristica della “affettività vigorosa e lucida”.

3) L’energia volitiva

    In forza dell’agile intercomunicazione tra le sue facoltà dello spirito, l’Alighieri non poteva arrestare la passione nel mondo del sentimento, ma la trasferiva immediatamente nella vita vissuta e ne faceva programma per la sua indomita volontà.

   Il vero e il buono non sono stati oggetti di pura contemplazione intellettuale, né di ozioso sentimentale vagheggiamento affettivo, ma costituiscono programmi di azione per la volontà, nella quale va a confluire tutto il moto dello spirito. L’Alighieri ebbe dalla natura una volontà indomita con cui servì eroicamente l’ideale, opponendosi anzitutto alle meschinerie ed alle riluttanze della sua natura ed alla malignità degli uomini o all’avversità della fortuna.

   Si troverà, in seguito, nel Petrarca, l’uomo che vuole e non vuole, l’uomo che non sa decidersi; e nell’Alighieri troviamo l’uomo d’acciaio, il lottatore. Negli ultimi anni della sua vita, egli ebbe la sensazione di essere una specie di profeta mandato da Dio a illuminare l’umanità cristiana in crisi. Di questa missione e gli si fa dare l’investitura dell’eroico Cacciaguida e da san Pietro, e per essa egli è deciso ad affrontare le reazioni della parte avversa dell’umanità.

 

4) L’azione

   Tanta è l’energia, nella spiritualità dell’Alighieri, che il programma, una volta formulato, non resta nel mondo dei progetti. È naturale che come uomo dall’intelletto vivace e sicuro, dal sentimento ardente, dalla volontà vigorosa, egli sia anche l’uomo d’azione.

   L’ Alighieri nel periodo della giovinezza, da stilnovista, partecipava a due imprese militari: alla battaglia di Campaldino e all’assedio del castello di Caprora. Dal 1295 egli era iscritto all’arte degli speziali; nel 1300 fu priore della città di Firenze; nel 1301 fu ambasciatore a Roma ove conobbe Bonifacio ottavo e trattò con lui; nel 1302 fu bandito in esilio e fino al 1304 insieme con altri fuoriusciti fiorentini, prese parte a numerosi tentativi per ritornare in patria; e da questo anno 1304 si distaccò dalla “compagnia malvagia e scempia “ e andò vagando, fino alla morte, attraverso varie parti dell’Italia e provò “ quanto sa di sale lo pane altrui e come è duro calle lo scendere e il salire l’altrui scale(Paradiso XXII, 58-60). Quando nel 1310 scese in Italia Arrigo VII, con il proposito di restaurare l’autorità imperiale, Dante cercò in vari modi, con gli scritti e con l’azione, di appoggiare l’opera del pacificatore nel quale vedeva una garanzia di felicità per l’Italia discorde e tempestosa. Il programma di Arrigo fallì e allora l’Alighieri pensò di contribuire alla rinascita della “ respublica christiana” e specialmente dell’Italia con la sua Commedia che fu la più efficace e la più gloriosa delle imprese di Dante.

Dall’esercizio della vita attiva e specie dall’esperienza dell’esilio l’Alighieri trasse i seguenti vantaggi:

a )  Ebbe modo anzitutto di sperimentare direttamente la psicologia umana e di rendersi conto in modo tangibile dei bisogni spirituali dei suoi contemporanei; conobbe varie forme di vita e fu in grado di descriverle con concretezza ed evidenza.

b )  Rafforzò i suoi ideali e le sue decisioni, o li corresse a contatto con una realtà che suggeriva maggiore prudenza e calma; smorzò le angolosità aspre di certi suoi atteggiamenti spirituali.

c )  Imparò ad essere intransigente contro i maligni, ma comprensivo con i deboli; intollerante con gli egoisti, e pietoso con i generosi soverchiati talvolta dalle passioni.

d )  Ampliò gli orizzonti del suo spirito e le finalità dei suoi programmi, superò i limiti della sua vita individuale, quelli della città di provenienza, e venne a contatto con l’umanità intera.

   L’esilio, distaccandolo dalla famiglia e da Firenze, lo rese profeta di tutta la “ respublica christiana.“ Sotto questo aspetto si può dire, che nella vita di Dante, l’esilio gli sia stato provvidenziale. Comprese la necessità di principi religiosi, morali e politici ben definiti, su cui basare la vita pratica individuale e collettiva. Comprese come si inseriscono le soluzioni teoriche nelle esigenze concrete della storia. La meditazione filosofica, teologica e politica non costituiva solo un rifugio ideale per lui esule, ma un alimento sostanzioso della sua azione. Pensiero ed azione formavano il binomio inscindibile del programma dell’Alighieri: l’ideale e il reale diventavano una cosa sola e la poesia dell’Alighieri ebbe il grande vantaggio di poter esprimere pensiero, passione e vita in una sintesi lucida e concreta, più unica che rara.

   In conclusione, la spiritualità dell’Alighieri è la più complessa ed unitaria, è la più illuminata ed appassionata che sia stata registrata nella storia della letteratura italiana. L’espressione di questa spiritualità è la “Commedia” in cui i motivi e i problemi più svariati sono svolti con ispirazione chiara, con ardore di sentimento, di fantasia ricca e concreta, con linguaggio pieno ed efficace.

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