FRANCAVILLA D’ETE storia ed arte di Gabriele NEPI

FARNCAVILLA D’ETE di Gabriele Nepi

Francavilla d’Ete comune di 1000 (anno 2013) abitanti, è posto a 234 metri sul livello del mare e fa parte dell’Archidiocesi di Fermo ed ora della rinomata “Provincia di Fermo”. La denominazione Indica una villa libera da tasse, uno degli insediamenti che negli anni attorno al mille erano indipendenti. Per distinguerlo da altre Francavilla a tempo del regno Savoia è stato aggiunto il toponimo Ete, dal fiume Ete ”morto” che ne attraversa il territorio. I documenti Fermani  nominano la pievania francavillese dal sec. XII e nel territorio c’erano insediamenti aziendali detti “curtes”nel 1130 per merito dei servi dei figli del conte Smidone (Ismidone) signori di Gualdrama e Montirone.  Con il diffondersi delle organizzazioni comunali,  questi scapparono da loro padroni e si riunirono sul monte  dove costruirono le loro case. Questo nucleo abitativo venne chiamato Francavilla per ricordare l’affrancamento dalla servitù dei primi abitanti. I padroni degli insediamenti aziendali rurali nipoti del conte Smedone si riorganizzarono, soprattutto quando un loro fratelli divenne vescovo di Fermo di cui divennero enfiteuti, probabilmente per ottenerne la protezione.      Poco  si conosce di Francavilla per il XIII secolo, quando, come tutti gli altri paesi delle colline pedemontane, venne governato da un signore, tra le alterne vicende di guelfi e ghibellini. È da ritenere che nel sec. XIV vennero costruite delle mura ed alcuni torrioni a difesa delle abitazioni. E’ chiaro che aumentavano gli abitanti, e il centro abitato si estese fuori dalle mura castellane.       Questi insediamenti comportarono nuovi impegni per i cittadini, nel rispettare le norme stabilite dai consigli della comunità.    Fermo con i suoi castelli si reggeva con un governo popolare, autonomo, ma sotto l’egida della Sede Apostolica. In quel tempo lo Stato fermano contava un centinaio di castelli, tra piccoli e grandi.   Quando il Papa si trasferì da Roma ad Avignone, molti Fermani passarono al partito dei ghibellini che si affermò in città dal 1327, di conseguenza l’intero stato si sottopose al volere dell’imperatore Lodovico IV il Bavaro. Ma intervennero le censure ecclesiastiche preannunciate dal Papa, e Fermo ritornò all’ubbidienza della Santa Sede. In quel periodo tutti i castelli del fermano, quindi anche Francavilla, subirono le vicende della città di cui seguivano le sorti anche se normalmente non erano protagonisti nelle vicende stesse, né avevano interessi o peso nelle correnti lotte tra il papato e l’impero.     Nel 1331 Fermo cadde nelle mani del tiranno Mercenario da Monteverde, uomo prepotente, ambizioso della famiglia Brunforte e siccome era anche capo dei ghibellini la città questa volta venne a trovarsi nell’alveo imperiale. Ma quando i Fermani nel 1340, dopo aver subito angherie e ingiustizie decisero di porre termine al dispotico governo di questo tiranno, lo uccisero e per evitare che altri prepotenti potessero impossessarsi della città, si posero avvedutamente sotto la protezione della Santa Sede. Nello stesso anno anche Francavilla, Monteverde e Montappone si sottomisero ancora una volta e volontariamente a Fermo. Lo Stato fermano venne sottoposto a rapine e scorrerie da parte di varie compagnie di ventura che scorrazzavano nella Marca e anche Francavilla non rimase indenne da tale flagello. Infatti il 17 ottobre 1385 le soldatesche di Averardo della Campana, detto il Teutonico, si impadronì di Mogliano e Francavilla. Fermo riscattò  Francavilla pagando ben 3000 ducati, ma che l’anno successivo lo cedette in godimento a Marco Zeno (residente a Montegranaro) della nobile famiglia veneziana che aveva varato due podestà a Fermo. La famiglia Zeno possedeva terre a Francavilla.     Nel 1413 questo castello venne occupato dalle truppe di Carlo Malatesta di Cesena che aveva invaso la Marca per combattere Ludovico Migliorati destituito delle signoria Fermana da Gregorio XII. Il castello cadde nelle mani del Migliorati  e si suppone che rimase in suo potere sino al 1418, anno in cui si stipulò la pace tra il Malatesta e il Migliorati, consolidata con il matrimonio di quest’ultimo con Taddea, figlia di Pandolfo Malatesta, signore di Pesaro. Alla morte di Ludovico Migliorati lo Stato Fermano passò alla Chiesa e l’allora pontefice Martino V inviò nella Marca un suo Legato. Correva l’anno 1428.

Nel 1433 Filippo Maria Visconti, duca di Milano, inviò nella Marca, per occuparsi in suo nome, un suo esercito al comando del capitano Francesco Sforza, il quale dopo avere sconfitto le truppe che il Pontefice aveva assoldato per respingerlo, prese possesso di Fermo e dei suoi castelli e fra questi anche Francavilla che in tali circostanze dovette subire scorrerie da parte dei soldati della Chiesa guidati dal capitano di ventura Nicolò Piccinino che cercavano di contrastare le operazione di conquista dello Sforza. Le milizie della Chiesa e quelli sforzeschi si scontrarono, il 14 agosto nei pressi di Montolmo (l’attuale Corridonia) dove Francesco Sforza riportò una strepitosa vittoria. Con questo importante successo Francesco Sforza consolidò il suo personale dominio su tutta la Marca Fermana. Questi successi vennero pagati in sangue di denaro dagli abitanti della città di Fermo e da quelli dei castelli del suo contado. E per questo oneroso tributo, che veniva spesso richiesto alle genti  del Fermano, gli Sforza si crearono nemici in tutte le terre a loro soggette. Il tirannico governo Sforzesco ebbe fine con la rivolta dei Fermani del 1446 il cui esito a loro favorevole recò la libertà e la pace. In questa circostanza Francavilla, come quasi tutti gli altri castelli dello Stato, rimase fedele a Fermo. Nel secolo XV ci furono ondate di epidemie, e gli abitanti usavano invocare San Rocco come protettore per essere liberati dal male.  Da allora  il patrono del paese è San Rocco la cui festa liturgica cade il 16 agosto.  Ai primi anni del ‘500, apparve sulla scena marchigiana e fermana un altro tiranno, Oliverotto Eufreducci che  l’8 gennaio 1502 si proclamò signore di Fermo. Ma il suo dominio, per la fortuna dei Fermani, durò poco, poiché l’Eufreducci venne fatto strozzare a Senigallia da Cesare Borgia, figlio dell’allora papa Alessandro VI. Nuovamente nel 1514 Ludovico Eufreducci, nipote del precedente, si impadronì della città e venne dichiarato traditore, nemico pubblico dal papa. In una battaglia combattuta il 21 marzo 1520, nelle piane di Montegiorgio, il tiranno fu sconfitto e ucciso dalle truppe della Chiesa, comandate dal vescovo Nicolò Bonafede. Così a Fermo e nei suoi castelli tornò la pace che però durò assai poco poiché nel 1536 Fermo brigò per acquisire il castello di Monte San Pietrangeli; ma non riuscendo nell’intento lo assalì, e subito dopo dovette cederlo al  Legato pontificio per la Marca. I Fermani cercarono di riavere pacificamente tale castello dalla Sede Apostolica, ma non lo ottennero, pertanto lo conquistarono e lo saccheggiarono. Per tale fatto la città venne dichiarata ribelle dal pontefice Paolo III e subì un saccheggio da parte delle truppe di Pier Luigi Farnese, figlio del lo stesso papa Questi cambiò capoluogo stabilendo per il suo vicario Ranuccio Farnese la residenza a Montottone dove  Il 24 ottobre 1537, convennero i rappresentanti di tutti i castelli fermani, compreso quello di Francavilla, per costituire il “consiglio dei castelli”. Questo governo durò dieci anni fino al 1547, poi con forte somma Fermo ritornò capoluogo. Nel 1550 chiede ed ottenne di esser governata dal parente più stretto del papa nel tempo.  Fermo e il suo territorio rimasero sotto il governo papale sino alla conquista napoleonica.    Francavilla fece parte della prima repubblica romana nel 17799, poi, nel 1808, del Regno francese d’Italia. Come tutti gli altri comuni delle Marche dovette subire danni e rappresaglie da parte dei francesi occupanti contro i quali facevano guerriglie i cosiddetti insorgenti napoletani, per la restaurazione del governo papale. Lo storico Antonio Emiliani scrive che il 12 agosto 1799 vennero a Mogliano alle ore 13 e mezza, quattordici insorgenti ai quali furono date le loro razioni e poi dopo le 21 partirono per Petriolo. Alle 14:00 di notte vennero altre undici insorgenti a cavallo da Alteta e alla mattina del 13 ne arrivarono sedici a piedi e vollero anche loro razioni e dopo le 13 partirono tutti, parte per Francavilla, a fare provviste di vino …” Le Marche vennero divise amministrativamente in tre dipartimenti: quello del Metauro, del Musone e del Tronto. Francavilla fece parte di quest’ultimo e fu compreso nel Distretto Terzo di S. Ginesio e nel cantone di Montegiorgio.  Dopo sconfitto Napoleone e cacciato dalla Francia, nel 1815, nei pressi di Tolentino, il cognato re Gioacchino Murat fu sconfitto dagli Austriaci. Le Marche tornate nello Stato Pontificio, vi rimasero sino al 1860 anno della monarchia dei Savoia, eccetto l’anno 1849  nella Repubblica Romana di Mazzini.  Con il R. Decreto n. 1126 del 11/1/1863, il Comune di Francavilla modificò il suo nome in quello di Francavilla d’Ete.    Con il nuovo re, un certo numero di cittadini di Francavilla furono presenti alla 2^ guerra d’indipendenza nel 1866, alla presa di Roma nel 1870, alla 1^ guerra mondiale durante la quale il primo capitano di fanteria Aldo Giangrisostomi ottenne una medaglia d’argento e il capitano maggiore di fanteria Costantino Grilli, una medaglia di bronzo. Numerosi  francavillesi parteciparono anche all’ultima guerra mondiale 1940-1945.

Lo stemma. D’argento al castello di rosso, torricellato di un pezzo, merlato alla guelfa, aperto e finestrato di nero. Ornamenti esteriori da Comune.

LE CHIESE

La chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo sorgeva anticamente nell’interno del castello. Una nuova chiesa pure dedicata all’apostolo venne costruita fuori dalla cinta muraria alla fine del secolo scorso su disegno dell’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi e venne aperta al culto nella notte di Natale del 1899. L’edificio, costruito a croce greca, ha delle arcate sorrette da pilastri e colonne maestose, adorne di splendidi stucchi.  Ci sono due cappelle: una dedicata alla Vergine del Carmelo, il cui altare di legno stuccato e decorato proviene la chiesa del Carmine già esistente. La seconda cappella dedicata alla SS. Maria Addolorata è dotata di un altare costruito su disegni di Luigi Fontana da Monte San Pietrangeli. Nell’abside dell’altare maggiore un affresco del prof. Silvio Galimberti di Roma, rappresenta il Cristo fra gli angeli, con ai lati  san Pietro apostolo, titolare della chiesa, e San Rocco, patrono del paese. Annesso alla chiesa esiste un oratorio della Confraternita del Carmine nel quale si conserva l’atto di costituzione della confraternita stessa risalente al 1690 e altre pregevoli opere d’arte del secolo XVII.

Chiesa di San Rocco La Chiesa, situata nella piazza Guglielmo Marconi, venne eretta nel XV secolo. Lo stabile, già di proprietà comunale, è stato ceduto al Terzo Ordine Regolare di San Francesco nel 1941. Il comune si è riservato il diritto dell’uso delle campane per segnalare l’inizio delle lezioni scolastiche, le riunioni del consiglio comunale e per tutte le ricorrenze delle feste nazionali. I Francescani hanno provveduto ai restauri della chiesa. La cappella della parete sinistra (per chi entra) è dedicata al “SS. Crocefisso”, vi si ammira un santo martire (con la palma) ed un santo in abiti di antico romano. La chiesetta è dotata di un bel campanile ricostruito nel 1823. Nella cappella di destra, detta della “Misericordia” si possono ammirare le figure di pastori e una veduta del paese. Nell’abside vi è rappresentato il Cristo fra uno stuolo di angeli. In mezzo  sono dipinti nei simboli i quattro evangelisti. Dal registro dei consigli del comune si rileva che il 28 maggio 1662 venne stabilito “che la campana di San Rocco suoni nei tempi cattivi essendoci l’offerta di Troiano Stefanucci con lo stesso salario dato negli anni passati”. Con breve pontificio del 3 agosto 1772 il papa Clemente XIV, concesse l’indulgenza plenaria durante i successivi sette anni per “i fedeli veramente pentiti, confessati e comunicati, che avranno visitato la chiesa di San Rocco ed ivi avranno piamente pregato il Signore per la concordia dei principi cristiani, per l’estirpazione delle eresie, per l’esaltazione della S. Madre Chiesa, concediamo misericordiosamente nel Signore l’indulgenza plenaria e la remissione di tutti i loro peccati”.

La chiesa rurale del SS. Crocefisso si trova sulla strada che conduce  verso Monte San Pietrangeli, a circa 400 m dal centro abitato. Si pensa che sia stata costruita nel secolo scorso. Davanti all’unico altare vi è una tela dipinta che rappresenta Cristo in croce sul Calvario ed alla base della croce la Madonna e alcune donne. L’autore è ignoto. La chiesuola è dotata di un campanile a vela rinnovato di recente.

Chiesa rurale di S. Carlo ora in completo abbandono.  Nella parte sottostante, v’è una grande tomba che venne usata per le normali tumulazione dall’antichità al 1812, epoca in cui entrò in vigore la legge napoleonica che proibiva di seppellire i cadaveri nelle chiese.

Chiesa rurale di S. Maria delle Grazie comunemente chiamata “Madonnetta”. E’ situata poco lontano dal centro abitato, sulla strada provinciale verso Montegiorgio.  Dai dipinti in essa esistenti si può desumere che sia stata costruita nel XV secolo. Un dipinto di autore  ignoto, ma di pregiata fattura, rappresenta la Madonna con il Bambino con ai lati le figure di S. Lucia, Sant’Agata, San Francesco e San Rocco.

Chiesa rurale di S. Eurosia chiesa  di proprietà privata, nella contrada Pieve Vecchia. Pensando alla pievania di san Giuliano in Pietrafitta, si ritiene che la sua prima costruzione risalga al 1140, epoca in cui venne eretto il castello di Francavilla. L’altare è di legno artisticamente scolpito e finemente dorato, così pure il paliotto e i candelieri. Vi è un grande e pregevole dipinto, ad olio su tela, raffigurante S. Eurosia che subisce il martirio. Non si conosce l’autore. In una parete una tela dipinta raffigura la Madonna seduta in trono avente sulle ginocchia il Bambino.

PERSONAGGI ILLUSTRI

Padre Emidio Maricotti, nacque a Franca villa nel 1834, fu dottore in teologia e  Ministro Generale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco dal 1885 al 1897. Venne eletto Provinciale dello stesso Ordine nel 1884. Nel suo paese natale costruì un collegio del suo ordine e, come Ministro Generale, nel 1889 ristampò la Regola e le Costituzioni dell’Ordine, ormai introvabili. Fra le sue qualità va ricordata la sua spiccata attitudine per lavori artistici in metallo. Costruì lo splendido paliotto in metallo che adorna l’altare della chiesa dei SS. Cosma e Damiano in Roma. Morì nel 1897 a Roma.

Padre Angelo Demattia, nacque a Francavilla nel 1839. Entrò nel Terzo Ordine Regolare di San Francesco. Svolse per oltre 20 anni il ministero di parroco a S. Ginesio. Fu ministro provinciale e Ministro Generale dell’Ordine. Continuò con vigore l’opera di rinascita dell’Ordine iniziata la suoi predecessori. Morì a Roma nel 1923.

Padre Giovanbattista Perticarani, nacque a Francavilla nel 1841. Come i precedenti anche il Perticarani fece parte del Terzo Ordine Regolare di San Francesco. Collaborò con il Maricotti e Demattia nell’opera di rinascita del loro Ordine. Autore di un sistema pedagogico che si ispirava  a quello originale di Don Bosco, fu un ottimo maestro e autore di una grammatica latina che venne usata per moltissimi anni nelle scuole dell’Ordine. Morì a Francavilla nel 1902.

Padre Camillo Cosimi, nacque a Francavilla nel 1899. Frate Minore Conventuale, poeta apprezzato molto all’estero, si rivelò profondo ellenista, cantore spontaneo, originale e dalla vena agile e copiosa. Morì in Osimo nel 1964.

Dr. Francesco Sagrini, nacque a Francavilla nel 1849. Esercitò la professione di medico nelle repubbliche dell’America Centrale, formandosi un buon nome e un cospicuo patrimonio. Rimpatriato a Francavilla, ricoprì la carica di sindaco riscuotendo stima e benevolenza dei cittadini. Con testamento destinò metà del suo ingente patrimonio ad opere di beneficenza. Di questo suo lascito fruirono numerosi enti morali del paese natio, di Mogliano, di Macerata, e specialmente di Fermo per un padiglione dell’Ospedale Civile “Augusto Murri” e per il Ricovero delle Fanciulle Povere che porta il suo nome (Istituto Sagrini). Morì a Macerata nel 1927.

Il territorio è intermedio tra le due province contigue di Macerata e di Fermo. Comuni confinanti: Corridonia (MC), Mogliano (MC), Monte San Pietrangeli, Fermo (Gabbiano) Montegiorgio, Rapagnano.

NOTA

Nel 1130 il vescovo di Fermo Liberto concedeva l’usufrutto della “curtis” (azienda) di Monterone  (entro i torrenti Ete e Fosa) al conte Giberto di Smedone escludendo dall’uso la pievania di san Giuliano di Petrafitta che era nei pressi dell’attuale chiesa di santa Eurosia. Nel 1141 Gentile figlio del conte Smedone donava due gruppi di famiglie con lavoratori al pievano di san Giuliano. Affidava i figli al vescovo di Fermo. Nel 1145   vescovo riceve in dono dai fratelli il castello di Francavilla. Nel 1157 Balignano concedeva ai fratelli  e figli del conte Giberto due parti delle “curtes” aziendali a Gualdrama e Monterone; concessione enfiteutica rinnovata nel 1227 cioè alla terza generazione. Nel 1210  Rainaldo da Monteverde si impadronisce di Gualdrame e Monterone.

DOCUMENTI esistenti negli archivi di Fermo. L’archivio storico comunale di Fermo è depositato presso l’Archivio di Stato nella stessa città capoluogo di provincia. I documenti più antichi sono in un libro di copie di atti notarili precedenti, dattiloscritto da Carlo Tomassini dalla copia dell’anno 1740 presso l’archivio storico arcivescovile fermano (III.C.2)  Cfr.  AA. VV. Liber iurium dell’episcopato e della città di Fermo. Codice 1030 … Ancona 1996 di cui citiamo le seguenti pagine: p. 173, anno circa 1117: Nell’elenco dei donativi di servizio al vescovo di Fermo c’è la pievania di san Giuliano de Pretafitta; p. 408, anno 1141 donazione francavillese alla pievania; p. 406, anno 1145 agosto 28 donazione francavillese al coadiutore della Chiesa Fermana; p 178s, anno 1145 donazione alla Chiesa di Fermo; pp. 379-382 anno 1157 enfiteusi francavillese da parte del vescovo Fermano; pp. 382s, anno 1210 enfiteusi francavillese da parte del vescovo Fermano; p.255, anno 1223 il papa conferma poteri regali al vescovo di Fermo; pp. 379s, anno 1227 rinnovo dell’enfiteusi dell’anno 1157.  Altre notizie sono contenute nel volume  Cronache della città di Fermo, curato da DE MINICIS, G. Firenze 1870,  nell’indice pp. 581-593 e agli anni 1385 e 1413; inoltre per le pergamene a cura di TABARRINI, M. Sommario cronologico delle carte fermane anteriori al secolo XIV … ivi pp. 297-607: p. 538 (doc. dubitato) anno 1221 Francavilla viene data da Federico II ai signori di Monteverde; p.540 anno 1223  fedeltà dei francavillesi ivi; p. 546 anno 1254 Francavilla in eredità a Ugolino di Fildesmido; p.577, anno 1375 Francavilla libera da tasse dopo che era stata data in governo a Ricciardo Cancellieri di Pistoia; inoltre nell’elenco delle pergamene Hubart anno 1341 pergam. 1629 nell’eredità di Mercenario da Monteverde la nomina del rettore della chiesa di San Pietro di Francavilla; anno 1451 nel ms MARINI, A.M, Rubrica eroum omnium quae continentur in libris conciliorum et cernitarum ill.mae communitatis civitatis Firmi c. 200 anno 1451 i francavillesi hanno tolto acqua ad un mulino moglianese; anno anno 1461 pergam. 1630 Confini delle proprietà di Fermo e di Montolmo (Corridonia) con quelle dell’asse ereditario dei signori di Monteverde;  1493 pergam. 1628 Tra i comuni di Alteta e di Francavilla si stabiliscono  concordemente i confini. Per la chiesa di San Pietro si hanno riscontri anche nelle Rationes Decimarum Italaes saec. XIII-XIV a cura di SELLA, P. Città del Vaticano 1950 per gli anni 1290-1299 ai numeri  6096; 6701; 7071;7262. In archivio storico arcivescovile di Fermo tra gli Inventari pos. II.O. 1\5 Francavilla al n. 18 inventario di San Giuliano in Petraficta anno 1404.

Bibliografia

NEPI Gabriele Francavilla d’Ete, in ”Riviera delle Palme” inserto di Arte e Cultura anno XX n. 5 novembre dicembre 2004 pp. I-V

PERTICARANI, Carlo Maria. Francavilla d’Ete. Fermo, La Rapida, 19721

Il convento Sant’Antonio a Francavilla d’Ete: il Terzo Ordine Regolare di san Francesco. Roma, Ed. Franciscanum, 1998.

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