Pittori nell’arte diocesana di Fermo agli inizi del secolo XVI: notizie di

RASSEGNA D’ARTE DIOCESANA DEL FERMANO

Pittori agli inizi del Rinascimento:  opere a MONTEFORTINO, a MONTE SAN PIETRANGELI e a FERMO

Un maestro di pittura è Giulio Vergari da Amandola nelle cui opere si scorge un composto decoro. Il disegno e la resa dei movimenti sono debolmente intesi. Nella colorazione, dominata da gamme di rossi, di gialli e di azzurri, si hanno accordi con incarnati perlacei e con la tonalità sbiadita del paesaggio.

Del Vergari, di cui si conosce una tavola con la Madonna del Rosario in San Michele di Bolognola, firmata e datata 1519, abbiamo due repliche della Madonna del soccorso, firmata e datata 1520, esistente a Montemonaco (chiesa di s. Giovanni Battista, a. 1521), una di essa è nella pinacoteca di Montefortino e l’altra nel palazzo municipale di Amandola.

La Vergine è in atto di scacciare, con un randello levato in alto,  il demonio il quale insedia un bambino tenendolo per la sinistra, mentre la madre di lui, in veste verde, sta in ginocchio ad implorare. La scena si svolge in una stanza con pavimento a quadri marmorei intersecati da fasce: di là da un parapetto grigio con due colonne e un tenda verde si scorge il paesaggio con colline, acque, un ponte. La Vergine è una nobile prestante figura con tunica rosa e manto turchino a risvolti verdi,  in cui si riflettono i caratteri del Perugino. In sostanza il dipinto è opera corretta di qualche distinzione.

(Libro: Antonelli, M.- Gagliardi, G., Giulio Vergari, Ascoli Piceno 2002)

Un’opera rinascimentale è il grande politico che si osserva nella parete destra della chiesa dei francescani di Monte San Pietrangeli e che un tempo costituiva la pala dell’antico altar maggiore. Siccome i caratteri non sono spiccati, il dipinto è stato di difficile classificazione, anche perché  si riscontrano delle affinità oltre che con il Perugino, con Raffaello, con Cola d’Amatrice e con il Pagani. L’ipotesi più probabile lo attribuisce ad un ” pittore locale ” sotto l’influsso del grande maestro Perugino di cui riflette i modi.

Il polittico, dipinto ad olio su tavola, è a cinque scomparti, predella, colonnine a spina di pesce, archetti polilobati, cimase mistilinee, pinnacoli, cornice originale gotica, riadattata nel settecento con aggiunte barocche.

Nell’ordine inferiore sul pinnacolo centrale è raffigurata la Madonna  seduta in trono, sorreggente il Bambino  adorato da San Giovannino (Battista) in atto d’inginocchiarsi sui gradini del trono (il gruppo richiama modi raffaelleschi).

Nei pannelli laterali, da sinistra, sotto architettura a loggiati, sono in piedi e di prospetto S. Antonio da Padova e s. Pietro (al modo del Pagani). S. Francesco e S. Sebastiano  che fanno pensare segnatamente al Perugino).

Nell’ordine superiore è raffigurata al centro la Pietà di Cristo, ai piedi della croce, sorretto da Giuseppe da Arimatea ed assistito dalla Vergine Maria,  mentre la Maddalena si china a baciargli la mano.

Ai lati, da sinistra, a tre quarti di figura S Lorenzo, S. Biagio, S. Bernardino e S. Caterina.

Sulla cuspide del pannello centrale è rappresentato, a mezzo busto, l’Eterno Padre, mentre sui pinnacoli sono inserite quattro mezze figure di Santi.   Nella predella appare Cristo risorto affiancato dagli Apostoli, a mezza figura, dentro nicchie lobate.

Alcuni hanno voluto pensare a ” Giuliano Presutti o Persciutti da Fano,” attivo 1490-1554. Egli dipinse a Fabriano ed a Jesi.  A Fano, nella chiesa di S.Tommaso  dipinse il quadro L’incredulità di  S. Tommaso, firmato e datato 1545. In un primo tempo rifletteva i modi del Perugino, in ultimo invece divenne eclettico, forse con influenze venete nel paesaggio. A Fermo si hanno di lui alcuni affreschi nell’ex-convento di San Domenico e una tavola nella pinacoteca civica.

La tavola, dipinta ad olio, firmata e datata 1510, raffigura la Madonna, (dagli spiccati caratteri del Perugino),  seduta in trono, sul recente il S. Bambino nudo, in piedi, sulle ginocchia, con ai lati S. Bartolomeo e S. Antonio abate; dietro il gruppo si allarga uno sfondo architettonico a tre archi. Sul davanzale dei due archi laterali sono genuflessi due cherubini, mentre altre due testine alate di angeli spuntano dall’alto. Sulla base del trono, fra due sfingi decorative, è un medaglione che reca la iscrizione latina con la data ed i nomi del pittore e del committente.

Degli affreschi esistenti nell’ex convento domenicano, uno è inserito in una lunetta dell’antico chiostro, raffigura San Domenico; e l’altro, sul fondo di un corridoio, esprime la Madonna e quattro santi aggruppati sotto l’arco di una costruzione architettonica oltre la quale si stende l’azzurro del cielo.                             < F. M. > In Voce delle Marche 1947. Consultabili ANTONELLI, M. “Guida di Amandola” ed 2005; IDEM, “Gli affreschi di Amandola” ed. 1990; libro con GAGLIARDI,G.  “Giulio Vergari” ed. 2022 per studiare Giuliano da Fano utile il numero speciale sui Pittori nel periodico cittadino FANO” anno 1974 e vol. “Pittura a Fano 1480-1554” ed. 1984

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