ARTE SACRA riflesso della fede comunitaria cristiana incarnata nella storia. Studio di Germano LIBERATI

IL MUSEO D’ARTE SACRA COME SPECCHIO DELLE FEDE DI UNA COMUNITA’ INCARNATA NELLA STORIA Note di Liberati Germano

Il visitatore che entra in un museo di arte sacra, grande o piccolo che sia, percepisce subito che non sta solo, o non soltanto a bearsi di pregevoli opere d’arte. Sa che va ad ammirare, apprezzare, contemplare dipinti, arredi, suppellettili propri di un edificio sacro, che un tempo erano, e talora ancora sono di uso normale nella liturgia o oggetti di venerazione e di devozione o simboli di storiche aggregazioni religiose, quali le confraternite.

Sorge tuttavia spontanea la domanda sul perché di questo museo. Vi sono musei, infatti, che, per lo più, raccolgono sacro e profano, perché obbediscono a criteri cronologici o dall’autore o, peggio, metonimicamente, a materia e tecnica delle opere stesse. In questi casi, l’opera d’arte sacra vi è a pigione, diminuita del suo valore intrinseco, svilita di ogni senso, proprio perché viene annullata la funzione del codice che li trasmette: “un pasticcio di giovedì grasso e di venerdì santo” avrebbe esclamato l’acuto Manzoni.

Il frutto di tutto ciò è, da un lato, retaggio di requisizioni forzose di chiara memoria storica, di tortuosi percorsi antiquariali, di illegittime appropriazioni, e eufemisticamente dette depositi o prestiti dei beni della Chiesa.  E’ anche la conseguenza inevitabile di un mutamento di orientamenti all’interno della Chiesa, con interventi sui riti liturgici e sulle forme della vita religiosa.

La prima ragione ha condotto ad un accumulo eterogeneo di opere ormai considerate solo per i pregi storico-artistici; l’altra, “e converso”, ad un dismesso uso di arredi e suppellettili o di quant’altro non ritenuto più utilizzabile. Proprio da questa situazione di fatto, è sorta la caratterizzazione del museo di arte sacra, ove trovino posto le opere di carattere religioso, con criteri adatti ad una lettura propria e adeguata, in dignità e decoro, garantite nella tutela della conservazione.

Del resto, questo modo di custodirle e di renderle fruibili ha radici assai lontane nella storia del cristianesimo: grandi cattedrali, fiorenti abbazie, famosi santuari hanno da sempre avuto il cosiddetto tesoro, che, in alcuni casi, esiste tuttora. Le fabbricerie di monumentali edifici sacri hanno istituito i ben noti musei dell’opera. Quanto ivi custodito poteva essere ammirato e nel contempo usato quando le esigenze liturgiche lo richiedevano.

Se, dunque, improprio può  essere il termine museo, per l’idea che evoca, è certo valida  la realtà della istituzione dei musei di arte sacra che ha molte e differenti valenze rispetto all’uso corrente. Resta comunque il fatto che una tale istituzione debba essere l’estrema “ratio” per opere di interesse religioso, qualora, cioè, esse non possano essere altrimenti conservate e tutelate. Resta infatti irrinunciabile il principio, ora accolto finalmente dallo Stato, che l’opera debba essere conservata là dove la committenza l’ha voluta, l’artista vi ha fatto riferimento nel crearla, le fede e la pietà l’hanno fatto oggetto di venerazione o oggetto di uso liturgico.

Un museo di arte sacra, dunque, istituito come soluzione alternativa, non può non essere che la ideale continuità dell’edificio sacro cui le opere appartengono, disponibili all’uso ogni qual volta la liturgia lo richieda. Va collocato perciò il più possibile vicino alla chiesa stessa, e in modo ottimale, nei locali di pertinenza, sicché il visitatore o il fedele che vi voglia accedere ne fruisca in contiguità all’edificio sacro con lo stesso spirito.

Si tratta infatti, di una sorte di “prolungamento” della vita ecclesiale della comunità, ne testimonia la fede, ne ricostruisce la storia. Questa particolare caratterizzazione individua la natura, diversa da quella di un museo di civili istituzioni, dove le opere spesso vi sono confluite per motivazioni improprie o per casualità, in un assemblaggio eterogeneo, fortemente straniante e senza un filo conduttore che possa determinare e “ricondurre all’unità”  il loro significato.

La peculiarità dunque, di un museo di arte sacra è data dalla possibilità di ricostruire una storia di secoli della comunità cristiana cui ogni opera fa riferimento: suppellettili e arredi qualificano la dignità e il decoro delle azioni liturgiche, le donazioni mettono in evidenza cura e fede di famiglie e di singoli fedeli; opere pittoriche o reliquiari richiamano la devozione, la preghiera nel bisogno o nel pericolo, il ringraziamento per gli interventi provvidenziali. Gli arredi delle confraternite testimoniano la capacità di aggregazione ai fini di culto e carità, del popolo cristiano. Tutto ciò attraverso vari secoli, in forme e stili diversi, quasi una gara incessante di fede e di pietà.

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