Santa Vittoria in Matenano CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO. Studio di Crocetti Giuseppe

LA CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO A SANTA VITTORIA IN MATENANO   Studio di Crocetti Giuseppe santavittoriese

A Santa Vittoria in Matenano la Compagnia del SS.mo Sacramento fu istituita nella chiesa dei frati Farfensi, il 2 aprile 1536, in occasione della predicazione quaresimale tenuta dal Padre Sante, religioso domenicano. In seguito, il 3 giugno 1542, per il godimento di alcuni privilegi ed indulgenze, essa fu aggregata a quella esistente a Roma eretta nel 1539 nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, con bolla del papa Paolo III. Nella chiesa di santa Vittoria essa aveva l’uso dell’altare maggiore con i seguenti doveri:

-1 – Accompagnare processionalmente il priore-parroco quando si recherà ad amministrare il SS.mo Viatico agli infermi in paese e in campagna. -2 – Celebrare con solennità la festa del “Corpus Domini” con processione ed ottavario. -3 – Organizzare l’adunanza del confratelli, in veste bianca e mozzetta azzurra, ogni terza domenica del mese con santa Messa e processione all’interno della chiesa. -4 – Mantenere l’altare maggiore con ogni suppellettile, provvederlo della cera occorrente nelle messe solenni e canto dei vespri in tutte le solennità e feste maggiori dell’anno e nelle processioni generali. – 5 – Mantenere il Cappellone in tutti i suoi ornamenti di stucchi e di pitture. – 6 – Far celebrare una Messa al mese per l’anima di fu Pierluigi Bulgari suo grande benefattore per legato testamentario del 21 febbraio 1642. – 7 – Far partecipare ogni anno i confratelli alla visita del santuario di Loreto con fornitura di cibo (pane, formaggio e salato), trasporti vari e offerta al santuario.

A – PELLEGRINAGGIO A LORETO.   Ogni anno, salvo rarissime eccezioni, la compagnia del SS.mo Sacramento prese parte al pellegrinaggio cittadino avente per meta il santuario di Loreto, per un voto fatto dalla comunità di Santa Vittoria in tempo di grandi calamità. Era un evento per tutta la cittadinanza, con la partecipazione del magistrato comunale, del clero e di tutte le confraternite, istituite dentro la terra di S. Vittoria, tra le quali vanno ricordate quella di san Giacomo, patrono dei pellegrini, che gestiva un ospedale; quella del santo Rosario; quella della Santa Croce, quella di santa Monica. A queste confraternite erano aggregate anche le donne. Nel 1630, l’arcivescovo di Fermo, il card. Rinuccini volle emanare “Ordini per le compagnie che vanno a Loreto” scrivendo, tra l’altro: ” Non possano i confratelli portare alcuna sorta d’arme in questa funzione, né istrumenti da sonare, nemmeno facciano balli, o vadano a caccia in quel tempo, ma con devozione accompagnino il SS.mo Crocifisso, andando non ad uno ad uno, ma ordinati, cioè sempre in gruppo vicino al Crocifisso; e gli altri vadano dopo, però stando vicini, cosicché il Priore possa chiamarli”.

Il pellegrinaggio santavittoriese si svolgeva nei tre giorni festivi della Pentecoste; la partenza avveniva la sera del sabato con raduno alla porta San Salvatore; si procedeva a piedi col favore del chiarore della luna, seguendo un percorso prestabilito, transcollinare, con soste devozionali; si raggiungeva Loreto dopo un giorno di cammino. Il mattino del lunedì di Pentecoste era dedicato alle pratiche religiose: confessioni, santa Messa, visite, rilascio delle offerte; poi, alla sera si riorganizzava il ritorno, procedendo in forma processionale. In linea d’aria S. Vittoria dista da Loreto circa 50 Km. Il percorso transcollinare per Servigliano, Magliano, Monte S. Giusto, Morrovalle, Loreto si sviluppa per oltre 60 chilometri.

Il martedì di Pentecoste, nel tardo pomeriggio, i compaesani andavano ad attenderli sul colle della “Madonnetta”, donde era possibile avvistare da lontano il ritorno dei pellegrini, riconoscibili dalle masse multicolori in movimento di tutte le confraternite. Sul prato imbandivano cibarie per una merenda ristoratrice. Dai vari resoconti che si possono leggere nei registri delle singole confraternite si deduce che mediamente prendevano parte a detto pellegrinaggio circa trecento uomini. La compagnia del SS.mo Sacramento per vitto (pane, formaggio e salato), per assistenza e noli diversi, per la buona riuscita del pellegrinaggio ogni anno spendeva circa 20 fiorini, altrettanto spendevano le altre confraternite a sostegno del pellegrinaggio e del culto mariano- lauretano.

La compagnia del SS.mo Sacramento gestiva anche il Monte di Pietà, per prestiti di denaro, fondato a Santa Vittoria in Matenano nel 1573 dal giurista Annibale Della Torre, unitamente alla moglie Umana. Nel 1715 questo Monte dei pegni fu dato dall’arcivescovo in gestione alla compagnia del SS.mo Sacramento.

B – COSTRUZIONE DEL CAPPELLONE.   Nel 1629 il papa abolì il monastero dei Farfensi a Santa Vittoria. Poi dal 1632 con il “Motu proprio” di Urbano VIII furono istituite le collegiate di S. Vittoria, di S. Paolo a Force, di S. Lorenzo a Rotella e di S. Maria in Cellis a Montedinove, presiedute  da un priore-parroco e formate da un numero fisso di canonici, proporzionato alle rendite dei benefici assegnati; per la collegiata di S. Vittoria ne furono fissati otto. Nel 1643 fu fatto nuovo il presbiterio secondo il progetto redatto dal mastro-muratore Vincenzo Agnelli di Cossignano. Il progetto esecutivo con ornato di cornici e stucchi barocchi fu redatto dal maceratese M° Bernardino Evangelista. Tutti i lavori si protrassero fino al 1647. Nel registro dell’archivio parrocchiale sono descritti in dettaglio tutti i pagamenti fatti per l’acquisto di mattoni, calce, gesso, legname per l’armatura, ferramenta, pianconi e marmi lavorati, nonché il dovuto compenso o salario corrisposto ai muratori, mastro Lorenzo Damiani, mastro Tisbo e Gregorio da Santa Vittoria, e agli altri stuccatori maceratesi M° Bernardino Evangelista e Domenico, suo fratello, i quali in più rate ricevettero complessivamente 260 fiorini, oltre pane, vino e alloggio nella casa del signor Gianfrancesco Caferri. Essi ornarono le pareti del Cappellone con stucchi di gesso, modellando cornici barocche con decorazioni floreali, statue allegoriche delle virtù cardinali, di santa Vittoria e di santa Anatolia. Le pitture ad olio sul muro, ad ornamento delle predette cornici barocche, furono eseguite successivamente negli anni 1656-1657 da Francesco Bruschi di Todi, il quale vi rappresentò “La deposizione dalla Croce” nella parete di fondo, “La raccolta della manna”, “Il pane del profeta Elia”, nella parete sinistra. “La cena del Signore” a destra, andata perduta. Il Bruschi ebbe più di 120 fiorini.

L’altare barocco che tutt’oggi si ammira appoggiato alla parete di fondo, avente al centro il gruppo scultoreo raffigurante “La Risurrezione di Cristo”, fu costruito circa l’anno1780, con spese a carico della signora Maria Vittoria Perfetti. Non è stato tramandato il nome dell’artista che lo ha ideato e ben modellato, in quel tempo, per alcuni anni, fu attivo in S. Vittoria il capomastro lombardo Domenico Fontana, che modellò le statue in gesso per la nuova Collegiata. Nel 1770 al falegname Domenico Brunetti furono ordinate credenze per le vesti e cassoni per la cera, si spesero oltre 20 scudi. Nel 1775 il M° Girolamo Moschetti di Montegiorgio intagliò la corona della grande croce processionale coperta in oro fino da un doratore di Penna S. Giovanni, spendendo in tutto sei scudi.

Quando i canonici di Santa Vittoria decisero di costruire la nuova chiesa collegiata, la confraternita del SS. Sacramento stabilì, il 4 giugno 1771, di contribuire con il versamento di 20 scudi ogni anno per sessant’anni. La confraternita del S. Rosario, più povera, assunse l’onere di versare 4 scudi ogni anno per 20 anni. I confratelli del SS.mo Sacramento, nel 1778, ordinarono al M° Luigi Moschetti, intagliatore montegiorgese, la manifattura di due paia di lampioni processionali, ornati con intagli e dorature, diversi da quelli in uso al presente.

C – ALTARE E DIPINTO NELLA COLLEGIATA.   Nella adunanza del 7 settembre 1778, al 1° punto: “Essendo ormai al termine della fabbrica della nuova insigne Collegiata, e dovendo perciò la nostra Compagnia pensare e provvedere alla erezione del suo Altare, corrispondente alla qualità e grandezza della stessa Chiesa e l’altare stesso fornito di ‘Quadro’, suppellettili ed arredi convenienti al medesimo, che dovrà essere l’Altare maggiore della Chiesa stessa, isolato in mezzo al Coro e Presbiterio”  il consultore, Giuseppe Gentili, propone che si dia incarico al Sindaco della compagnia di prendere gli opportuni accordi utilizzando il sopravanzo da amministrare senza fare debiti”. Il 5 ottobre 1778, tramite il notaio santavittoriese Giuseppe Pacioni, fu stipulato il contratto per il grande quadro de “L’ultima cena di Gesù con gli Apostoli”, da collocarsi sopra il coro della nuova collegiata, ad opera del pittore Giuseppe Mistichelli di Monte San Pietrangeli (1762-1809), e con impegno di versare in tre rate 110 scudi.

La grande tela raffigurante “La cena del Signore con gli Apostoli”, dipinta secondo i canoni dello stile neo-classico, fu consegnata finita nell’autunno del 1790. Con 20 scudi fu compensato il mastro-falegname santavittoriese Luigi Contucci per avere perfezionato il telaio del “Quadro” e costruito la sua cima, intagliata a giorno e dorata; lo stesso mastro-falegname il 24 ottobre 1784 ricevette dal Capitolo scudi 4,50 per aver fatto le porte alla torre, alla chiesa e una porta laterale.

La costruzione del nuovo coro con 17 stalli fu affidata al maestro falegname Domenico Brunetti, originario di Tolentino, ma sposato e residente da tempo a Santa Vittoria; aveva la sua bottega in piazza, in un fondaco sito a destra dell’attuale ex-palazzo Monti, acquistato dal Comune. Il coro fu ultimato nel 1765. Su commissione della stessa sig.ra Maria Vittoria Perfetti, lo stesso Brunetti costruì l’artistico altare maggiore nella chiesa di S. Caterina delle monache Benedettine in S. Vittoria e, probabilmente, anche quelli laterali.

La costruzione dell’altare maggiore fu affidata al mastro falegname santavittoriese Giuseppe Brunetti, figlio di Domenico, il quale, per conto della parrocchia, eseguì gran parte dei lavori in legno nella collegiata: porte, confessionali, cantorie, credenze della sacrestia, sistemazione in semicerchio del coro, costruito dal padre nel 1765 con impianto rettangolare. Egli completò la struttura del coro con l’aggiunta delle antiporte laterali, che costituiscono l’accesso alla sacrestia ed alla cappellina del Sacro Cuore, lavorate con legno di radica impellicciato. L’altare maggiore, poi, fu dotato di tabernacolo e della serie dei candelieri con croce. Una muta fu provvista dalla confraternita del Santissimo, ed un’altra serie fu ordinata dal capitolo dei canonici, unitamente a sei semibusti con reliquie di due vescovi e quattro abati benedettini, da esporre nelle maggiori solennità. La chiesa collegiata di santa Vittoria, aperta al culto nel 1793, fu consacrata dal venerabile Bartolomeo Menocchio, vescovo titolare di Ippona, l’8 maggio 1798. Due giorni prima, nella città di Fermo, i Francesi avevano piantato in piazza l’Albero della Libertà.

D –  PROPRIETA’ DI TERRENI E DI BENI MOBILI.   Sul finire del sec. XVIII la compagnia del SS.mo Sacramento possedeva quattro appezzamenti di terra, tutti in territorio di S. Vittoria in Matenano nelle contrade Poggio, Scentella, Castagneto e Monti. Le fu concesso di utilizzare la chiesa di S. Giacomo come oratorio, e di gestire l’amministrazione del “Monte Frumentario”, fondato da Pietro Janni nel 1544 con assegnazione dotale di 100 salme di grano, equivalente a circa 130 quintali.

Nel secolo XIX fu costruito, in bello stile neo classico, il trono per l’esposizione eucaristica in forma solenne per le “Quarantore”, unitamente alle sagome dell’apparato scenico che ornava l’altare maggiore con l’accensione di cento e più candele, utilizzato anche nella prima metà del secolo XX. Nel registro dell’Esito del 1856, si legge: Al Signor Morelli (Sante) di Montegiorgio per manifattura di n.7 candelieri di legno intagliati, dell’altezza di palmi 8, con croce e carte gloria, scudi 26….. Per trasporto di detti da Montegiorgio a Santa Vittoria, baiocchi 40.”  La misura di 8 palmi corrisponde a cm. 174. Tale è l’altezza del candelieri che al presente sono stati messi fuori uso e che sul fronte della base recano intagliato un calice con ostia e raggiera.

Inoltre dal rendiconto dell’anno 1860, si ricava che ad Ariodante Brinci per inargentatura di n. 6 candelieri con croce e Crocifisso ad oro buono col suo piede, con tre carteglorie, e verniciare le n. 6 padelle di latta; in tutto furono dati scudi 28,80. Il Brinci, nato a Fermo, ma residente a Santa Vittoria, nel 1855 aveva eseguite le dorature nella volta della chiesa di santa Caterina, in collaborazione col pittore Mariano Bianchini e col decoratore Raffaele Petrarca, ambedue fermani. Si annotano anche altre piccole spese, relative ai suddetti: Per ferri reggi candele scudi 0,20; per sei padelle di latta, lavorate da Luigi Tentoni, sc. 0,60; stampe a colori delle carte gloria sc.0,18; cristalli per dette carteglorie, sc. 0.40; per Crocifisso di legno e nuova croce, uno scudo. Ad Ariodante Brinci per alcuni lavori fatti nel 1861 nello altare maggiore, il sacrista Marcellino Cocci versò scudi 3,50.

In attuazione delle leggi eversive del governo sabaudo risorgimentale con Decreto del 2 gennaio 1861, emesso dal commissario Valerio, plenipotenziario di Vittorio Emanuele II per le Marche, avente per oggetto la soppressione ed incameramento degli enti e congregazioni clericali, tranne quelli che attendevano alla cura d’anime, la nostra confraternita fu spogliata di tutti i suoi beni, compresa la gestione del Monte Frumentario. Pertanto nei registri amministrativi successivi a tali eventi sono annotati solo introiti di elemosine raccolte nelle tornate mensili, e spese di poco conto per cera, vesti, tovaglie. Fu anche abolita la visita collettiva al santuario di Loreto. Non avendo i mezzi per la manutenzione ordinaria e straordinaria del proprio oratorio nella storica chiesa di san Giacomo, decorata con affreschi votivi del sec. XV, la confraternita, amaramente ed impotente, ne vide la degradante rovina fino al completo suo abbattimento.

Nei registri dei verbali e della contabilità, nei tempi più recenti, l’unico impegno è promuovere con solennità il culto eucaristico in occasione delle “Quarantore” nella settimana dopo Pasqua, con partecipazione plebiscitaria di tutta la popolazione, alla predicazione straordinaria, alla solenne processione con canti sostenuti dalla banda musicale e sparo di mortaretti. E’ l’ora del coraggio per risorgere ed adeguarsi. Questo studio sia di stimolo per riprendere il cammino verso nuove mete, col medesimo ardore cristiano che ha animato i santavittoriesi nei secoli passati, realizzatori delle monumentali opere rievocate in queste pagine di storia.

NOTA. Dall’archivio parrocchiale di santa Vittoria abbiamo tratto le notizie scritte nei registri di amministrazione di questa confraternita; inoltre nell’archivio storico arcivescovile di Fermo abbiamo consultato gli inventari di questa confraternita scritti negli anno 1765 e 1771. Crocetti d.Giuseppe

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