Nel santuario della Madonna dell’Ambro la cappella di sant’Antonio da Padova (nota di p. Alfonso Schiaroli)

. LA CAPPELLA DI S. ANTONIO DA PADOVA (Schiaroli p. Alfonso)
Questa cappella è la prima a destra, entrando nel santuario. Fu eretta e dedicata a S. Antonio da Padova dalla famiglia Lamponi originaria da Santa Vittoria in Matenano, nel secolo XVII. Nello stesso secolo è passata alla famiglia Spagnoli di Montefortino, per successione ereditaria. Era dotata di un discreto beneficio aumentato nel 1688 da un lascito di Priscilla Lamponi: il cappellano vi doveva celebrare nei giorni festivi. Nel 1751 don Pietro Sestilio Lamponi vi istituiva una cappellania di amministrazione laicale e quindi passava in giuspatronato della famiglia dei Cesari.
La decorazione del sacro ambiente riguarda l’arco trionfale, le pareti laterali con vari riquadri, la volta, la parete con l’altare in muratura e stucchi, alcuni dipinti. Le composizioni decorative che vi si ammirano sono analoghe a quelle delle cappelle laterali, ma non uguali. Soffermiamoci ad un attento esame delle varie parti, così armonicamente avvicinate. La prima che ci interessa è l’altare.
Una superficie di cm. 98×190 di legno marmorizzato intagliato e dorato di fattura artigianale costituisce il paliotto [davanti all’altare]. Oltre la mensa si innalzano, su due plinti a basi disadorne, le due colonne portanti eseguite in muratura, in parte ornate e in parte striate a spirale, con capitelli. Sopra ci sono la trabeazione ed il timpano spezzato, dove, al centro, due putti alati sorreggono uno scudo con monogramma Mariano. Una cornice di stucco inquadra la tela che funge da pala d’altare.
L’opera pittorica di medie dimensioni (cm. 220×135) raffigura la Beata Vergine del Carmelo col Figlio e S. Antonio da Padova. La dolce figura della Madonna con il Bambino in braccio si staglia su un fondo chiaro attorniato da nubi di varie forme, senza scorci panoramici. Ha veste rossa e manto azzurro, in atto di offrire lo scapolare carmelitano a S. Antonio che è inginocchiato con sguardo supplice e le braccia protese a palme aperte. Due putti alati sorreggono un libro e un giglio, segni iconografici del santo di Padova che indossa il saio france-scano. Altri cinque putti circondano la Madonna.
Non se ne conosce l’autore e c’è disaccordo sull’attribuzione. Da alcuni, il dipinto è attribuito a Ubaldo Ricci (+1731) di Fermo per il classicheggiante impianto marattesco e per il confronto con alcune opere dello stesso pittore. Non ci sono documenti per confermare, né per smentire. Altrettanto probabile potrebbe essere l’attribuzione in favore del nipote Filippo Ricci (1715-1793) presente a Montefortino con due tele firmate nel 1750, con analoghe caratteristiche, che si conservano nella chiesa di S. Michele.
Ignoto è pure l’autore della tela sulla parete sinistra raffigurante il Sogno di S. Giuseppe dove il santo è raffigurato seduto e dormiente con in mano il bastone fiorito, con veste marrone e manto verde. Dietro di lui un Angelo si libra nell’aria; con la mano sinistra appoggiata alla testa per comunicargli un celeste messaggio.
Dentro due cornici a stucco con ornato barocco, su fondo chiaro, sono dipinte due figure di sante monache prive di simboli iconografici (cm. 175×100). Quella a destra, probabilmente, è Santa Chiara raffigurata in piedi con la mano sinistra sul petto; l’altra Santa Scolastica raffigurata in piedi a braccia incrociate sul petto, indossante abiti benedettini. Le cornici dei due quadri sono da assegnare al Malpiedi per analogie di disegno con le cornici eseguite dal maestro ginesino in al-tre cappelle. Probabilmente anche i due dipinti furono eseguiti dallo stesso artista.
Negl’intradossi dell’arco trionfale, dentro cornici a stucco con rosette e testine alate in basso, su sfondo verde cupo, sono state raffigura-te due sante protettrici. Quella a sinistra è Santa Caterina d’Alessandria con corona regale, veste beige, manto marrone chiaro, che sorregge una palma e una ruota spezzata. L’altra di fronte è Santa Vittoria che si presenta con un manto verde e veste rossa, con in mano un aspersorio e un drago legato ai suoi piedi. E’ stato un dono votivo della famiglia Lamponi oriunda da santa Vittoria in Matenano. Sono due piccoli dipinti manierati in stile barocco, efficaci nella loro rappresentazione votiva e devozionale.
L’attribuzione delle due devote figure è per il pittore Domenico Malpiedi (1570-1651) come delle altre due sante: Apollonia e Lucia nella cappella [presso l’organo] di S. Antonio abate, per lo stile delle figure e delle loro cornici. Al centro della volta spicca il monogramma IHS di nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore degli uomini, al quale va l’onore della cappella come luogo di celebrazioni eucaristiche, devozionali e di riconciliazione. (Voce del Santuario Madonna dell’Ambro n. 88 a. 1996-1, pp. 11-12)

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