All’Ambro di Montefortino il Santuario Mariano nelle notizie dell’anno 1766.

SANTUARIO FERMANO DELL’AMBRO (Montefortino). Notizie dalla Visita pastorale del 12 giugno 1766 card. Urbano Paracciani e dal libro di Giovanni Cicconi (Fermo 1910)
La chiesa di Sana Maria dell’Ambro era stata costruita sin dal secolo XV in forma ampia, vicino all’omonimo fiume tra le due montagne Castel Manardo e Monte Novo, grazie alle elemosine dei molti devoti che accorrevano ad onorare la miracolosa immagine posta in un luogo “rustico”. In epoca successiva, furono costruite le cappelline laterali. La torre era stata fatta moderna nel 1759 con una campana di 600 libbre circa (x grammi 340). La costruzione era ben fondata con muri forti e doppi di pietra rustica. Non era stata consacrata. L’ingresso aveva un portale di travertino a forma arcuata. Sopra questo, in facciata, il finestrone dona luce all’interno. Il soffitto a volta reale con un grande cornicione e molti stucchi. L’impianto globale era a forma di croce latina con sei cappelle laterali e la navata di transetto rialzato di quattro gradini, in cui dominava l’altare maggiore. Una grata di ferro dona luce alla cappellina della beata Vergine. Ai lati dell’altare due colonne di gesso dorato e ornato. In alto un quadro con tela rappresentante Maria Vergine Annunziata. Il paletto dell’altare era di legno indorato con sopra altro di cuoio dipinto. Nella cappella della beata Vergine un altare di pietra con il tabernacolo. La nicchia a forma di baldacchino era ornata con pitture e attorno legno dorato. Nella nicchia la statua raffigurante la vergine Santa seduta sopra un sedile di legno dorato, con sul ginocchio destro il Bambino Gesù. Statua in gesso dipinto al naturale. Sul capo di Gesù e della Vergine le corone d’argento. Diverse pitture ad olio di valenti pittori e stucchi dorati alle pareti e sulla volta ornavano l’interno della cappella. Una lampada d’ottone pendeva davanti all’altare ove era custodita una reliquia della Vergine, con autentica. Due particelle laterali della cappella giungevano al coro, fatto a volta, con sua finestra, ornato da stucchi ben elaborati di da pochi anni (circa 1759). Il pavimento del coro e della cappella erano lastricati. Ai lati dell’altare maggiore una porticina d’accesso alla sagrestia e dall’altar parte la porta di accesso alla stanza dove pendeva la corda della campana, entro una torricella ben edificata nuovamente. Le porte in legno di noce con chiavi. Ecco le cappelle disposte nella navata, partendo dall’ingresso. A destra la prima cappella, ornata a stucchi dorati, era dedicata a Sant’Antonio da Padova con pala dall’altare raffigurante la Madonna del Carmine, con lo stesso sant’Antonio. Alle pareti altre pitture. La seconda cappella a destra, ornata da stucchi a gessi, era intitolata a san Liberato ed aveva la pala d’altare raffigurante la beata Vergine Madre con il santo Bambino in braccio, contemplati sa san Sebastiano e san Filippo Neri. La terza cappella a destra, ornata a stucchi e con pitture alle pareti, era dedicata a Sant’Antonio abate, era custodita ed ornata a spese della congregazione dei cavallari che si recavano a lavorare in Maremma e mantenevano un sacerdote. La pala d’altare raffigurava la beata Vergine con il santo Bambino in braccio, onorati da sant’Antonio abate e da san Carlo Borromeo. Di seguito v’era il tumulo o sepoltura e subito appresso il transetto laterale con un grande confessionale in legno. Pe le cappelle laterali dell’altra parete, partendo dall’ingresso della chiesa, la prima non avena un suo altare ma un dipinto raffigurante sant’Antonio da Padova, come quella dirimpetto. La seconda cappella a sinistra era dedicata a santa Maria Maddalena, ornata in legno e con un Crocefisso: ai lati e ai piedi di Gesù Crocifisso due statuine, una raffigurante san Francesco e l’altra santa Maria Maddalena. Subito appresso, alla parte, il pulpito in alto e sotto questo un confessionale. La terza cappella a sinistra, ornata con stucchi e gessi era dedicata a San Michele Arcangelo raffigurato nella pala d’altare. Ne transetto di sinistra, presso la porta della sacrestia una campana di libre 50 usata per segnalare l’inizio delle liturgie. Al termine del transetto la porta laterale di questa chiesa. A seguito della riforma fatta nel 1574 da monsignor Felice Peretti vescovo di Fermo e futuro papa Sisto quinto, il capitolo metropolitano dei canonici di Fermo aveva diritto a nominare i sacerdoti religiosi per il servizio della Chiesa dell’Ambro. Ecco alcuni lasciti del secolo XVII amministrati da una commissione con incaricati del Comune di Montefortino. Nell’anno 1620 donna Livia Lamponi donava 75 scudi. Donna Anna Andreozzi sposa di Giovan Domenico Gualtieri di Servigliano nel 1644 dava 50 scudi. Donna Sista Fortuni nel 1649 donava una casa e scudi 17,50. Donna Priscilla Mancini donava una casa nel 1688. Donna Mariangela di Stefano donava un mogiuro e mezzo di terreno, de valore di scudi 60. Varie donazioni per gli altari. Nel 1733 Antonio di Nicola Spagnoli donava scudi 25. Il comune aveva contratta un censo con i beni di questa chiesa e nel 1766 era attivo il censo di scudi 126,25alla ragione del 3% con rendita annuale di sc. 3,78 da pagare al depositario della commissione amministratrice, Domenico Antonio Manardi. Sindaco amministratore era Giuseppe Agostini e cappella don Nicola Agostini. L’arcivescovo di Fermo, da sempre controllava la gestione e gli impegni liturgici della stessa chiesa. Il capitolo dei canonici della metropolitana vi avevano stabiliti due “romiti” (eremiti) che abitavano in una casa poco discosta dalla chiesa e avevano lì un orto che coltivavano. Questi vestivano l’abito bianco dei Camaldolesi. Nel 1766 erano presenti Fra Nicola Biondi da Fermo e Fra Pietro Jachino da Palmiano di Ascoli. Il cappellano aveva l’abitazione a Montefortino ed era tenuto ad officiare questa chiesa in tutti i giorni festivi a cominciare dal 25 marzo, festa dell’Annunziata, fino alll’1 novembre, memoria di Tutti i Santi.

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