Lettera di suor Maria Eletta Sani clarissa nel monastero di Falerone al padre spirituale. – cc. 19- 20

Maria Eletta Sani lettera cc. 19- 20
Viva Gesù e Maria!
A gloria di voi, SS.ma Vergine, incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Con mia grande confusione dirò la poca gratitudine verso la SS.ma Vergine a sì grandi misericordie le quali mi incominciò a fare da piccola età, dopo la prima cognizione di Dio che fu dopo i tre anni. Se vedevo qualche immagine di Maria SS.ma che avesse portato Gesù Bambino, io subito mi invogliavo di quel Bambino che portava in braccio e a Lei lo richiedevo e la pregavo acciò me lo desse. Desideravo di fargli qualche cosa (per) piacergli, ma nulla sapevo. Sentivo dire le litanie della Madonna, ma io non le sapevo dire: mi era di gran dispiacere. Incominciavo a impararle e dicevo la Corona. Siccome non sapevo contare i Pater Noster e le Ave Maria, segnavo la corona e la legavo con un laccetto e lì facevo il nodo per segnare le Ave Maria, dove trentatré, dove dodici e dove nove e via discorrendo di mano in mano. Siccome non mi ricordavo di contare, perciò ci avevo fatto il segno del nodo (del) laccetto, allora le recitavo avviatamente. Alcune volte, se io stavo sola davanti a qualche immagine di Maria SS.ma, subito incominciavo a discorrere con Lei come se io avessi parlato con una persona. Mi trattenevo a fare lunghi discorsi e sempre più mi sentivo accendere nella sua devozione: non sapevo che fare per darle gusto. La visitavo e a Lei ricorrevo. Dopo qualche tempo, un anno, nella festa del santo Natale, la SS.ma Vergine mi usò misericordia e facendo orazione mi comparve con il Bambino in braccio e da una mano portava una fascia e sciogliendola la mostrò a me: io ‘ insensata’ dall’ammirazione e bellezza (ché) era piena di fiori di oro. La mia ignoranza era ben grande che dicevo: ” Oh, adesso, credo che voi SS.ma Vergine siete la Regina delle ricchezze perché (con) questa sorte di fascia, ci fasciate questo vostro Figlio tanto vago, bello che mi sento staccare il cuore dal petto perché io lo vorrei tra le mie braccia!” E lì incominciai ad esclamare verso la SS.ma Vergine ed ebbi da Lei un insegnamento di quel che dovevo fare per dargli gusto e se volessi avere il Figlio Gesù, avessi fatto la fascia per fasciarlo. Io con la mia ignoranza dicevo: “Come ho da fare per lavorare a fare questa sorte di fasce?” Ma la gran madre di Misericordia mi disse: ” Senti, o figliola, se tu sarai fedele e una mia serva, te lo prometto e sarà tuo sposo, e l’avrai dentro al tuo cuore e lo potrai amare e stringerlo. Avverti di tenere il cuore vuoto di ogni affetto e impara a servirmi ché più vantaggio sarà tuo: per darmi gusto e donarmi qualche fiore, impara a vivere mortificata in tutti i tuoi sentimenti”. Io gli rispondevo:” Come ho da fare, o vera mamma mia?” Così la chiamavo per mamma mia. Da lei ebbi insegnamento di mortificazione negli occhi cioè nella modestia di non guardare anche agli uomini e se mi dava nell’occhio di averlo guardato, questa era una spada che mi trafiggeva l’intimo dell’anima, perché mi accorgevo del mancamento, poi con grande confusione, non avevo faccia di andare ai piedi di Maria SS.ma. Della privazione di non mangiare carne il mercoledì e il sabato, il digiuno, e di levarmi qualche cibo più gustoso, co(mp)ivo e lo davo a qualche poveretto per fare qualche fioretto alla SS.ma Vergine. Procuravo di mortificarmi in tutti i sentimenti, ma non sempre. Se qualche volta mancavo, questi erano gli acutissimi rimorsi di coscienza, i quali mi facevano riconoscere la più indegna e infame creatura che vivesse sopra la terra. Se mangiavo e mi fossi intesa ripiena, allora era tanto il dispiacere e pentimento perché intendevo che il cuore vuoto fosse il non mangiare e (per) questo mi astenevano d(al) mangiare tanto, acciò fosse il cuore vuoto, come mi aveva detto la S. Vergine. Così la mia ignoranza mi dava. Bensì quando mi sentivo debole lo stomaco e vuoto, allora con più contento e giubilo mi figuravo Gesù dentro al cuore e con annesso desiderio mi trattenevo a discorrere. Venivo crescendo negli anni, in otto o nove anni circa, in onore di Maria SS.ma e per aver memoria di Lei, feci un cuore tutto di punte di ferro e ci formai il suo nome ss.mo. Poi ne feci un altro e ci formai le sette spade dei dolori suoi. Io per invitarla, portavo in petto questo cuore e sempre la pregavo che mi desse da patire e quando volevo che mi esaudisse, a Lei ricorrevo e mi dava lunga malattia ed io con sommo giubilo la ringraziavo e con più quiete e pace mi trattenevo a fare lunghi discorsi. Per le scale dove io continuamente passavo, al muro c’era l’immagine (del)la SS.ma Vergine e da quella, (la) Madonna, più e più volte, mi parlava con diverse riprensioni, quando io commettevo degli errori e più volte mi chiamava per nome acciò io l’avessi salutata. Altre volte mi chiamava per figlia e che voleva darmi quel caro Bambino e che io fossi stata vera serva e fedele. Io più volte mi credevo che volesse dire che fossi serva dei miei domestici (=famigliari) e perciò mi esercitavo di fare la servetta di casa con mio gran giubilo. Nelle vigilie della Madonna, digiunavo a pane e acqua e i giorni delle sue feste tutta mi consacravo a Lei. P(oi) ebbi lume e feci il voto di castità e ogni festa lo rinnovavo perpetuo, ma senza sapere che fosse voto di castità. Venivo crescendo negli anni e sempre più con gran desiderio di essere tutta di Maria SS.ma e con più cognizione della sua grande potenza presso il suo divin figlio Gesù. Giunto il tempo di dovermi Comunicare, con somma ansietà e desiderio ricevei indegnamente Gesù Sacramento. Terminarono le comparse visibili, ma non mancava la Madre di misericordia; di continuo, nel fare orazione mi trovavo raccolta con le potenze dell’anima e con tutto lo spirito (a) trattenermi con vista intellettuale; più e più volte mi faceva tenere il suo figlio Gesù dentro al mio indegno cuore, in particolare nelle sue feste. Io nelle novene delle feste di Maria SS.ma, le facevo e mi esercitavo, (di) più le virtù della carità e della mortificazione e orazione, con gran fervore e accendimenti di amore verso di Lei, perché era Madre del mio Gesù. Se era tanto l’accendimento del mio cuore verso Gesù, altrettanto cresceva verso Maria SS.ma ed i lunghi discorsi e trattenimenti e lumi intellettuali e le esclamazioni che facevo con la mia ‘mamma mia’. Nel recitare le orazioni di Maria SS.ma mi sentivo portare via la mente e con raccoglimento ogni mattina mi donavo tutta a Lei acciò, per mezzo suo, donavo tutto il mio cuore a Gesù con varie orazioni e preghiere. Recitavo ogni giorno il Santo Rosario e i cinque salmi del nome di Maria e il suo Officio e salutavo, con (la) memoria, i sette dolori. Più volte al giorno, andavo ai suoi piedi e perché non potevo fare quello che gli fosse di più gusto, mi mettevo a fare lunghi ringraziamenti alla SS.ma Trinità, da sua parte, ora come Figlia del divino Padre, ora come Madre di Gesù e ora come Sposa dello Spirito e vivo tempio della SS.ma Trinità. Se qualche persona mi diceva di pregare per loro, io sempre la raccomandavo alla SS.ma Vergine perché conoscevo il ‘mare’ e la porta per ottenere grazia a tutti i peccatori. Mi trattenevo a rallegrarmi con Lei e benedivo tutti i suoi sentimenti, ma più quel Cuore ss.mo, vero tabernacolo di Dio. Più volte la SS.ma Vergine, nel fare orazione, mi mostrava suo figlio … piangendo le enormità e (i) peccatori che lo facevano piangere. Io, a questi eccessi di compassione verso Gesù e Maria, non posso dichiarare la pena e le smanie dell’afflitto mio spirito e allora (ac)crescevo le penitenze e le orazioni e preghiere alla Madre di pietà, acciò mi avesse esaudito e richiedevo al Ministro di Dio di fare le discipline a sangue, recitandoci le litanie della Madonna e nove (o) dieci Magnificat, finché facevo la disciplina. Alcune volte mi dava lume e mi mostrava il suo Cuore Ss.mo … Si rinnovavano le sette spade dei dolori di Maria SS.ma e trafitto lo vedevo. Io la pregavo che mi concedesse la partecipazione dei suoi dolori dentro al mio cuore, e molte volte, dal dolore e dall’amore verso Maria SS.ma, io restavo svenuta e come morta da dolore e pena che provavo dentro al mio cuore. Recitavo la Corona dei dolori e dicevo una certa devozione di Maria SS.ma. Recitavo cento Magnificat in onore suo e altre orazioni di salutarla sempre: “Vergine e Figlia e Madre e Sposa di Dio”. Recitavo una certa devozione di salutare le dodici stelle che le fanno diadema: con ogni salutazione di stella recitavo dodici corone di sei poste che in ogni stella fanno il numero di settecento venti Ave e per salutare dodici fa ottomila seicento venti Ave Maria. Questa devozione la fo (di) continuo e con fede per ottenere grazia dalla mia Avvocata. Un giorno mentre facevo varie pre(ghiere) alla SS.ma Vergine, Lei mi fece cenno e mi fece capire che trentatré anni dovevo vivere, siccome io gli chiedevo la morte per non offendere il suo figlio Gesù. Ma io non so se questo volesse dire che io dovevo morire a 33 anni oppure che io dovevo vivere 33 altri anni di vita; io non so. Entrai nel travaglio e tempesta di tentazioni e a Lei feci ricorso di visitarla, scalza per ogni stagione di freddo e caldo, alla Madonna delle Vergini e della Misericordia (=chiese). Nelle novene delle sue feste, ogni notte ci andavo visitarla con grande agitazione e terro(re) per i diabolici impedimenti, ma con l’aiuto di Maria: l’ha vinta Maria SS.ma. Nelle sue feste, io restavo libera e quieta e facevo la Comunione con somma pace e quiete e sempre più speranza e fede che n(el) giorno della sua festa, io sarei stata liberata dal travaglio diabolico. Più volte da Maria santissima ebbi grazie: una volta mi disse che rimirassi Lei e non temessi, un’altra volta mi fece intendere che nelle tempeste diaboliche, prendessi la sua immagine in mano, e che sarebbe stata la spada (con) cui mi potevo difendere. Un’altra volta mi insegnò che dovessi sperare in lei che avrei riportato vittoria e che la mia vittoria sarebbe stata la Sua. Un giorno dell’Assunta in cielo, mi fece intendere con lo Spirito, che nel suo seno era come un torrente, fiume e ne scorrono copiose acque di grazie e che perciò io mi gettassi in questo fiume di grazie e di misericordia e che ogni anima che a Lei fa ricorso, ottiene tutto. Vedevo, con lo spirito, che nelle sue feste, liberava molte anime dal Purgatorio. Un’altra volta mi fece vedere le cinque lettere che formano il nome di Maria con caratteri d’oro. Un altro giorno della sua festa mi fece vedere la Croce scura e poi la cintura in cui era una “F” che voleva dire la Fede, una “S” che mi diceva la Speranza, una “A” che indicava Amore. Un altro giorno, festa di Maria SS.ma, nella Comunione fui portata al suo trono con lo spirito, e lì mi diede notizia della sua immensa grandezza e dignità (co)n cui risiede sopra a tutti i cori angelici con una compagnia di vergini e con una Croce in mano che mi dava la Benedizione. Un giorno della sua festa della Presentazione al Tempio, lei mi prese e mi disse che dovevo fare la scala per salire al tempio per unirmi con il mio Signore e che fossi fedele e non temessi. Nella festa della sua natività, mi dissi che nascerebbe Lei con la visita nel mio cuore e che ci avrebbe lasciata l’impronta e che dovessi accender(mi) di amore costante e forte. Nel santo Natale più volte, mi usava misericordia che mi mostrava il suo Bambino, ma coperto di un velo: (a)l che io dicevo di non essere degna, riconoscendo la mia indegnità. Altre volte mi faceva sentire quelle parole ‘Gloria in excelsis Deo’(gloria a Dio nell’alto dei cieli) e che la pace veniva nel mio cuore. Un’altra volta mi fece intendere che stessi contenta, perché lei godeva di vedermi penare e con volto sereno e gioviale mi assisteva. Per vero miracolo di Maria io non andavo in precipizio: lei era il mio sostegno; altre misericordie grazie: di avermi liberato dal (furore) diabolico e sanata per miracolo in un istante, subito guarita da molti mali, come accennai nei fogli da me scritti, e (da) dolori cagionati per diabolic[ità], dolori e martiri, come il giorno della Purificazione e Annunziata e Assunta in Cielo. Per grazia di Maria SS.ma sono libera e in stato di ritornare a pentimento e di convertirmi a Dio. Richiedo la sua santa Benedizione.

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