Lettera di Maria Eletta Sani – monastero Falerone (FM) al padre spirituale -cc. 78- 79-


Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, incominciò a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. ‘Miserere mei Deus’ O Dio, abbi misericordia di me, grande è la mia miseria, o mio divino giudice (ab eterno), non riconosco che la mia miseria e la vostra grandezza, la vostra giustizia e la vostra bontà. Ritrovandomi nelle tenebre della mia miseria, vedo la grandezza della divina giustizia la quale mi fa come un fulmine che cade sopra la terra, così cade un raggio della divina giustizia nel mezzo del mio spirito e lo trafigge e lo penetra tra banda a banda. Resto nel colpo immersa e da questo viene un lume scuro, ché senza luce vedo la mia miseria. Ohimè, che disfacimento di spirito! Non può reggere il mio misero spirito. Oh, che pene insoffribili! Vorrebbe trovare sollievo di rialzarsi al suo centro che Dio, ma ohimè …. è tanto il riconoscimento della propria indegnità che da Dio si riconosce indegna e dalla medesima propria miseria si rigetta dal suo Dio. Oh, che distillamento di spirito! Da questo viene un’altra ben penetrante pena: vede distintamente tutti dolori di Gesù appassionato. Pare che si imprima talmente nello spirito, come un sigillo che vi lascia l’impronta, così fa a me nell’intimo dello spirito. Resto tra il dolore e lo spasimo di questi dolori. Anche in questa quaresima più e più volte mi è accaduto. Mentre stavo più fuori di me che in me, mi sentivo cadere nello spirito una favilla di calore di fuoco e mi dava lume e accendimento di amore verso Dio. Volevo dare voler correre verso Dio, ma più mi sentivo accendere, più mi (si muoveva-?) Iddio in lontananza: volevo avvicinarmi e Iddio più mi si allontanava. Ah, che pene! Da non poterlo esprimere. Mi prende un timore come di dover perdere Dio e perdermi anc(he) io con il timore che mi fa temere con fondamento e (parmi) già di essere al caso di perdere Dio. (Vedendo) che da me si allontana, io non so spiegare in che colmo di afflizione di malinconia: non trovo conforto né sollievo. Mi accade che sento nello spirito un peso delle mie miserie. Mi tira al basso come se lo spirito fosse coperto di piombo e di metalli, ché non mi posso alzare. Oh, quanto pesano la mia miseria e i miei peccati! Solo io che lo sento, lo intendo. Di continuo vedo l’orrida piaga delle mie miserie in ogni tempo, ho nella mente i miei innumerabili difetti: se medito, se leggo, se f(accio) le devozioni; se dormo, se parlo, se mangio, di continuo vedo la caverna, la vena delle mie miserie. Mi tiene sballottata e la mia mente pare che altro non sappia pensare se non …. quelle grandi tenebre di me medesima. La domenica di Passione, dopo la s. Comunione, in questo stesso modo mi intesi parlare nell’interno, con queste stesse parole: “Preparati che il cuore ti ritornerà luminoso come prima nello stesso modo e venerdì prossimo si imprimerà una Croce e ti darà dolore perché i tre chiodi della Croce ti arriveranno al cuore e ti porteranno lume e non più tenebre fino alla domenica in Albis e patirai più e più dolori sensibili. Ti incominceranno in questo venerdì e ti seguiteranno fino all’ottavo giorno e la seconda volta il venerdì santo proverai di nuovo la Croce. E tra questi giorni più volte ti darò vari dardi di ferite al cuore”. Così la divina Misericordia mi faceva intendere. Io gli chiesi: “O mio buon Gesù, perché questo venerdì e poi il venerdì santo?” Mi intesi rispondere: ”Sai tu che questo è il giorno in cui morii sulla Croce per redimere il genere umano e questo sia per te memoria del mio amore. Il venerdì santo lo proverai perché la Chiesa fa memoria della mia morte: devi preparare il cuore come per vero tempio del mio Amore. Il venerdì santo come Chiesa cattolica devi fare memoria dei miei patimenti!” Io nel sentire queste parole, nello stesso tempo comprendevo che la Croce sarebbe stata accesa di calore di fuoco e che inchiodata nel cuore mi avrebbe dato spasimo. Questo mi causò quasi timore di patire. Richiesi aiuto e forza da Dio.
Non sono potuta venire questa mattina, ma spero di venire domattina. Io già mi trovo fra i dolori: da questa notte in qua non ho trovato mai riposo, non posso reggere. La testa (in) continuo giramento. Se potrò, vorrei andare a Santa Maria della Porta a fare la Comunione. Domani gli riferirò il tutto.
Richiedo la sua s. Benedizione.
‘Al P. Aloisi’

Aprile 1752 \ ‘Secolare. Lume che fa conoscere le sue tenebre. Unione dei patimenti della Passione di Gesù. Favilla di fuoco e suoi effetti: suo timore di perdere Dio. Peso delle sue miserie e tenebre. Parlata di Gesù Cristo dopo la Comunione nella Domenica di Passione. Patimenti nella notte.’

This entry was posted in Chiese, DOCUMENTI, Documenti in cronologia, LUOGHI, PERSONE and tagged , , , , , , , . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gentilmente scrivi le lettere di questa immagine captcha nella casella di input

Perchè il commento venga inoltrato è necessario copiare i caratteri dell'immagine nel box qui sopra