Maria Eletta Sani lettere monastero Falerone diario epistolare cc.246.247

SANI Maria Eletta cc. 246- 247 <29 aprile 1753>
(Viva Ges)ù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, e per obbedienza del Vostro Ministro.
La domenica della Resurrezione, la divina Misericordia mi si mostrò nello spirito, come mi accadde di vedere una nuvoletta sotto al sole, (e) si vide una cosa limpida e chiara: formava l’umanità santissima di Gesù, ma non so termini per dichiararmi. Mi accadde che lo spirito era tirato da un impeto, desiderio di unirmi con chi mi tirava; ma la gravezza delle mie miserie mi teneva come incatenata; bensì mi si levò un volo dalla vista con più chiarezza: il mio spirito vide dalle piaghe di Gesù cinque sfavillanti raggi di sole ed uno ad uno vedevo che in quelli vi erano piaghe di misericordia. Ed ebbi un’intelligenza infusa nel mio intelletto che non so spiegarmi: che quella piaghe fossero come un Paradiso per i Beati in Cielo, ché in quelle piaghe si internava un nuovo godimento e come se in ogni piaga vi fosse un Paradiso e tutti i Beati vi godevano una somma allegrezza e giubilo. Nel medesimo tempo si internava e tutti in istante si trovavano nel godimento della piaga del Costato e mani e piedi. Oh, cosa di sommo stupore! Mi va via la testa al solo rammentarmi il sommo godimento che Gesù sfavillava nel volto della sua Ss.ma Madre che la rendeva con una allegrezza infinita. Al mio spirito causò un acceso desiderio di non tornare a vivere, ma di giungere ad unirmi e trasformarmi in quelle piaghe di amore e di misericordia. Dopo, Dio mi fece intendere che quelle piaghe saranno piaghe di giustizia per quelle anime che non si sono volute approfittare di queste piaghe di misericordia e perciò di vera piaga di giustizia per punire le loro infedeltà e ingratitudini e incostanza e perversa ostinazione alle loro iniquità e da quella piaghe …. la (sentenza dell’eterna) dannazione.
Il sabato santo già la Chiesa fa mia Maestra mi disse: “Andiamo a fare l’allegrezza Vergine”. Ma non posso ridirgli la pena del mio interno perché la Ss.ma Vergine la vedevo sommamente addolorata e non mi si pot(eva) levare di mente. Nel mio interno dicevo: “Oh, se poteste vedere come sta Maria Ss.ma addolorata! Non ci rallegreremmo, no sicuro”. La settimana santa si leggeva la Passione nel tempo della mensa. Ed io mi sentivo non so che di pena che mi levava da non potere mangiare. Anche: se vedo qualche pittura di Gesù, che rappresenta come su strapazzato dai Giudei, non la posso guardare con gli occhi. Mi fa tanto senso che subito cerco di divertere gli occhi. Questo lo dico perché V.R. mi impone che scriva per minuto.
Il lunedì e martedì di Pasqua, nel recitare le ore canoniche, mi sentivo staccare il cuore e l’anima dal petto con quei soliti impeti di unirmi con Dio. Finito di dire in coro, mi ritirai nel mio letto perché questo solo abbiamo di libertà, quel sito solo da potersi ritirare. Bensì è coperto con le cortine di lino. Con tutto ciò, tanto vi fu una monaca che mi venne a trovare. Presi scusa che mi sentivo male. Non potevo reggere di star(ci), forte le dissi: “Andate, ché io vor(rei) starmene un po’ quieta”. Bensì, temo che poco creda di quello che gli dico che mi sentivo male. Alla fine restai sola. Diedi sfogo all’impeto del cuore e per qualche tempo restai con quiete in Dio. Dopo feci la Comunione invitando gli angeli che venissero in mia mancanza per adorare e ringraziare il mio Sacramento Gesù. Così a me parve. Siccome anche abbiamo per fede che moltissimi sono gli angeli che di continuo stanno alla custodia di questo Angelico Pane, a (me) pareva che molti angeli venissero con me per corteggiare il sommo monarca. Siccome lo tenevo nel mio povero e indegno cuore, come la faccia del sole risplendeva. Non so dichiarare come restava la povera anima mia, piena di confusione, ma ripiena di quella fede viva che Gesù, per sua infinita misericordia, mi diede. Più volte in alcuni salmi, che dicevo in coro nell’uffizio divino, mi sento alcune cognizioni e lumi, come nel recitare:” Nunc dimittis servum tuum, Domine”; il simbolo di S. Atanasio che è tutto sopra alla Ss.ma Trinità e via discorrendo, secondo quel che si recita; così mi pare di avere lume di capirne quel che vuole significare, benché io del latino poco son pratica, anzi ci prego Iddio continuamente acciò mia dia un po’ di franchezza nel leggere il latino cioè l’Officio acciò possa adempiere l’obbligo di soddisfare il coro, per lodare Dio e che mia un po’ di voce che n’ho tanto poca che … niente … Ricevo una sua dove (vuo)le che faccia il “giorniario” di scrivere e segnare giorno per giorno, di maggio darò principio di fare il “giorniario”. La sua lettera la ricevei al 25 del corrente mese, dove mi quiet(o) che V. R. mi dà licenza di aiutare i miei prossimi. Io lo f(acci)o per obbedienza. Bensì, mi causa confusione; ma consolazione quando ne vedo la gloria di Dio e lo ringrazio perché da lui ricevo tutto. La mia Badessa più volte mi ha comandato che andassi a pregare e quietare alcune monache e converse le quali per cose di niente volevano lasciare la Comunione e ritirarsi dai sacramenti. Io, prima di andare a parlare con queste sorelle, ricorrevo e prego il Signore che lui mi dia lume e parole acciò possa quietare queste anime inquiete.
E per mia confusione ci conosco che Dio molto ci concorre con la grazia sua, per sua misericordia. Le ritorno a dire che quando mi trovo nella cognizione del proprio spirito, sul principio, desidera lo spirito di sollevarsi ad unirsi a Dio. Ma vi è che, quando sto sul colmo della cognizione, resto per qualche tempo senza poter sapere se io sia morta o viva e se sia salva o no, e nemmeno posso sollevare lo spirito di pregare e di sperare e sollevarlo alla speranza: resto come una cosa morta sotterrata un quel gran fango di miserie. Onde questo mi ha (dato qual)che timore dopo essere ritornata bene in me in cambio andar avanti nella via di Dio. Non vorrei (rest)are ferma che sarebbe quanto ritornare indietro.
Le dico che prima che io fossi entrata in monastero avevo grandi ed alti desideri di fare santa la povera anima mia, perché nelle anime più inique si deve spiccare la divina misericordia. Ora che mi ci trovo, non f(acci)o nulla particolare, ché non si può per non essere singolare parte la mia debolezza, ché sempre sto malaticcia per causa delle mie infermità o del petto o di non poter respirare o di non potermi muovere, che mi ridurrò come un corpo di piombo. Questa gravezza non so da che sia cresciuta tanto, da poco tempo in qua.
Venerdì dopo la Comunione, subito mi intesi come da una parte staccare il cuore e dissi: “Mio Dio, che fate? Mi staccate il cuore! Questa è una pena da farmi morire!” In questo punto, mi intesi queste precise parole: che così dovevo distaccarmi dall’amor proprio che sta attaccato e perciò devo fare questa forza di distaccarmi dall’amor proprio. Ma in questo, se Dio non mi dà una maggiore forza e lume, non so come distaccarmi. Sento nella sua la prim …. della Causa del Cardinal Bellarmino. Io non manco di pregare perché ne godrò e so(gno) che sia innalzato anche quaggiù in terra e spero che non passerà gran tempo. Della sua Compagnia le dico che è molto protetta da Maria SS.ma e di questa Compagnia pochi sono quelli che si perdono: quasi tutti vanno salvi e le inculco che per quel poco lume che Dio mi ha dato, vorrei che sempre vi fossero Padri che si esercitassero nelle Missioni, perché il demonio fa quanto può per levare (da) questa Compagnia le sante Missioni. Questo dispiacerebbe molto a Dio. Di V. R. più volte quando lei anima mi ci sento questo impulso e lume che si …. (trova nell’instab)ilità ora combattuto della propria salute con mille timori e altre volte che si trova affatto senza desiderio di essere santo cioè di avere un’ardente sete della perfezione; ma questa sete e desiderio della perfezione gli va e gli viene. Bensì in quel tempo che V. R. non si sente questo desiderio, l’anima sua nulla acquista: sta ferma benché vi sia il solo desiderio, pure l’anima sua si va avanzando con merito. Non gli ho scritto …. per il passato perché mi affidavo che il Signore la custodisse e gli desse grazie di essere perfetto secondo quel che la divina Bontà vuole e poi perché e più volte non ci conosco cosa necessaria. I miei saluti all’Angelina che preghi per me che io lo f(acci)o per tutti. Gli richiedo la sua santa Benedizione.
\Ceralacca e indirizzo di altrui grafia \ Al molto rev.do Padre e padrone colen.mo – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro.

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