Maria Eletta Sani nel monastero di Falerone 1753 Diario epistolare cc. 256- 257

P. ALOISI Giacinto cc. 256- 257 27 Giugno 1753
Molto Reverenda Madre,
P.C.
Mi dispiace che la sua condiscendenza abbia dato occasione al Confessore prevalersi della Novizia per conferire tanto spesso con una Religiosa che, al vedere opera con poca riflessione o riguardo e alla giovane e alla comunità, la cosa non mi pare lodevole, sì perché dà sugli occhi alle altre questa continua legatura massime con una ancor Novizia; sì perché ambedue mancano alla ricreazione comune che Dio vuole, e che fanno una singolarità che, da Dio e dagli uomini, viene d’ordinario riprovata. Da ciò può ella vedere che risposta sarei per dare, se il Confessore volesse per mezzo mio continuare la condotta sua. Anzi su di questo si faccia dire dalla Maria i miei sentimenti più volte scrittile. Ma che vuole che io faccia di più? Il Confessore così comanda, la giovane per mio consiglio ancora deve obbedire. Tocca alla prudenza della Superiora il rimediare quando si vede un disordine nella Comunità.
Lodo la carità che sempre ha usato secondo il bisogno alla giovane. Ma sappia che ella patisce alcuni mali che non devono far specie, né esigono medicine, come sempre più andrà conoscendo, e quando mai non arrivasse a sempre distinguerli, dalla medesima lo potrà sapere per non correre subito a chiamar medici, e prender medicine. Del resto la giovane è stata nel secolo di buona sanità, e ora la conserva, per quanto so io.
Negli ultimi Ordinari ho scritto alla sopradetta che, in Coro, canti per quanto può come le altre, e se per il passato avessi avuto notizia che non cantava, prima le avrei fatto il comando. Così lei esiga che legga in Tavola, se le Novizie sogliono leggere, perché io desidero che faccia in tutto e per tutto ciò che si fa dall’altre, e fugga ogni minima singolarità. La poca santità del Confessore (a parlar con libertà) ha fatte accadere varie cose che non mi sono piaciute, e mi hanno messo qualche volta in pensiero di lasciar affatto questa direzione. Ma la carità mi ha trattenuto dall’eseguire ciò che era venuto in idea.
La prego, secondo le regole della prudenza e discrezione, a volerla mortificare qualche volta, a romperle la propria volontà, a riprenderla ancor quando non lo merita, ad imporle qualche penitenza piccola per qualche difetto ancor apparente. Insomma si ricordi che è Novizia, e va trattata come tale.
Ho fatto fare più volte orazione per la sua lite, e seguiterò a farlo. Ma non si scordi che lei con le sue Religiose di pregare Iddio per me acciocché viva secondo il mio stato. Con che pregandola dei suoi comandi con tutto l’ossequio me le dico.
Città San Sepolcro 27 Giugno 1753
Um(ilissimo) e Dev(otissimo) Servo Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù
(Ceralacca e indirizzo) Alla Molto Rev.da Madre e Padrona Osservantis(sima) la Madre Suor Maria Gesualda Emiliani – Badessa nel Monastero di S. Pietro. – Macerata per Falerone

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